mercoledì 31 marzo 2010

Il quasar è nudo


Quando due galassie ricche di gas collidono, i buchi neri al loro interno vengono incanalati verso il centro di quella fusione cosmica, subendo un incremento spaventoso. “Abbiamo scoperto che come risultato di questo violento scontro, i buchi neri si ingrossano e rimangono oscurati dietro una spessa cortina di polvere per un periodo compreso tra i 10 e i 100 milioni di anni”, spiega Ezequiel Treister dell’Università delle Hawaii e autore di uno studio in collaborazione con la Yale University, pubblicato su Science. “Dopo questo arco di tempo, la fortissima pressione di radiazione spazza via la polvere, lasciando il quasar nudo e brillante nello spettro ottico per altri 100 milioni di anni”.

Finora, gli astronomi non erano riusciti a stabilire con precisione per quanto tempo un quasar – la regione centrale di una galassia con un buco nero supermassiccio al centro – restasse nascosto dietro a questa nube di polvere. Combinando le osservazioni dei telescopi spaziali Hubble, Chandra e Spitzer, il gruppo è riuscito a identificare un gran numero di quasar oscurati dalla polvere a distanze fino a 11 miliardi di anni luce, quando l’Universo aveva solo un quinto della sua età attuale. “Per molti anni, gli astronomi hanno creduto che queste sorgenti fossero rare. Ora le stiamo osservando ovunque”, continua Treister.

Per fendere la cortina di nebbia e osservare queste sorgenti oscure, gli astronomi hanno cercato la “firma” di polveri ad alta temperatura nelle lunghezze d’onda infrarosse e X. Una volta identificate, hanno utilizzato la nuova Wide Field Camera 3 di Hubble per confermare che questi quasar erano effettivamente il risultato di fusioni.

I ricercatori hanno trovato che il rapporto tra il numero di quasar oscurati e non oscurati era significativamente più alto nell’universo primordiale rispetto a ora. “Sapevamo dai modelli teorici che queste fusioni di galassie massicce e ricche di gas erano più frequenti nel passato”, proseguono i ricercatori. “Ora abbiamo trovato che queste fusioni sono responsabili della produzione sia della popolazione di quasar oscurati sia dei loro parenti distanti.”

fonte:
http://www.media.inaf.it/2010/03/29/il-quasar-e-nudo/


Una supernova in 3-D

Dalla prima volta che Galileo puntò un cannocchiale verso il cielo, circa 400 anni fa, una miriade di progressi tecnologici hanno permesso agli astronomi di osservare oggetti molto deboli e distanti, anche nella luce che è invisibile all'occhio umano . Tuttavia, un aspetto è rimasto fuori portata: il beneficio di una prospettiva in 3-D.
I nostri telescopi mostrano la Via Lattea solo come appare da un solo punto di vista: il nostro Sistema Solare. Ora, usando una tecnica semplice ma potente, un gruppo di astronomi guidati da Armin Resto della Harvard University ha visto una stella supernova che esplode da angoli diversi.

"L'evento ha un aspetto diverso se osservato da diversi luoghi della Via Lattea", ha detto Rest. "Per la prima volta, possiamo vedere una supernova da una prospettiva differente". La luce della supernova Cassiopea A è giunta sulla Terra circa 330 anni fa. Ma la luce dell'esplosione ha avuto un percorso più lungo, riflettendosi tra le nubi di polvere interstellare, giungendo solo adesso. Questa debole luce riflessa, è ciò che gli astronomi hanno individuato. La tecnica si basa sul familiare concetto di "eco", ma applicato alla luce invece che al suono. Se urlo, "Echo!" in una grotta, le onde sonore rimbalzeranno tra le pareti e si rifletteranno indietro alle nostre orecchie, creando appunto gli echi. Allo stesso modo, la luce della supernova si riflette sulla polvere interstellare fino alla Terra. La nube di polvere si comporta come uno specchio, creando echi di luce che provengono da direzioni diverse a seconda di dove esse si trovano.

"Proprio come gli specchi in uno spogliatoio che mostra un abito da tutti i lati, le nubi di polvere interstellare si comportano come specchi per mostrarci i diversi lati della supernova", ha spiegato Rest. Inoltre, un eco sonoro è in ritardo perché ci vuole più tempo per le onde sonore di rimbalzo, stessa cosa anche per gli echi di ritardo dalla luce che attraversa la polvere e si riflettere indietro. Come risultato, la luce facendo eco potrebbe raggiungere la Terra centinaia di anni dopo che la supernova stessa è svanita. Gli echi di luce, non danno soltanto agli astronomi la possibilità di studiare direttamente le supernovae storiche, ma forniscono anche una prospettiva in 3-D dell 'esplosione stessa.

La maggior parte della gente pensa che una supernova è come una potente esplosione di fuochi d'artificio, che si espande verso l'esterno in ogni direzione come un guscio sferico. Ma studiando gli echi di luce, il team ha scoperto che una direzione, in particolare, sembra molto differente rispetto agli altri, raggiungendo una velocità di quasi 9 milioni di miglia all'ora (2.500 chilometri al secondo), più velocemente di qualsiasi altra direzione osservata

"Questa supernova ha due facce!" ha detto il co-autore Smithsonian e Clay Fellow Ryan Foley. "In una direzione della stella l'esplosione è avvenuta ad una velocità molto più elevata." I precedenti studi sostengono le conclusioni del team. Ad esempio, la stella di neutroni creatasi quando il nucleo della stella è collassato si è ingrandito nello spazio a quasi 800.000 miglia all'ora in una direzione opposta alla luce eco. L'esplosione potrebbe aver colpito il gas da una parte e la stella di neutroni dall'altra parte (a seguito della terza legge del moto di Newton, che afferma che ogni azione ha una reazione uguale e contraria). Combinando le misurazioni della nuova luce eco e il movimento della stella di neutroni con i dati a raggi X sul resto di supernova, gli astronomi hanno assemblato una prospettiva in 3-D, dando loro nuova comprensione più completa di quello che sta avvenendo in Cassiopea A.

"Ora siamo in grado di collegare i punti dell'esplosione, dalla luce della supernova, al resto di supernova", ha detto Foley. Cassiopea A si trova a circa 16.000 anni luce dalla Terra e contiene sostanze a temperature di circa 50 milioni di gradi F, emettendo luce a raggi X. Un modello al computer in 3-D del resto è in linea. Il telescopio Mayall di 4 metri a Kitt Peak National Observatory è stato utilizzato per individuare gli echi di luce. Gli spettri sono stati ottenuti con il Keck I Telescope da 10 metri.

a cura di Arthur McPaul

Link: "http://www.sciencedaily.com/releases/2010/03/100331104925.htm"

La NASA alla ricerca della vita extraterrestre


Quello che gli scienziati della NASA, dell'ESA e delle altre agenzie spaziali minori stanno compiendo nello spazio è un gigantesco piano di ricerca, che punta in un'unica direzione. Spesso leggiamo dalle fonti ufficiali, interessanti notizie, che ci riportano sempre più, spettacolari foto dal cosmo e dai corpi celesti del nostro Sistema Solare. Il più delle volte, l'occhio rimane affascinato dalle sensazionali immagini della superficie di Marte, dei satelliti di Saturno e di Giove e alla mente sfugge il significato recondito attribuibile a tutto ciò.

In maniera più o meno discontinua. la NASA, dagli anni '60, quando ha iniziato costantemente ad inviare sonde automatiche nello spazio, si è posta un obiettivo: scoprire la verità, cioè se siamo soli nel Sistema Solare e nell'Universo. Questo lungimirante programma di ricerca, spesso giunto alla cronaca in modo assai frammentario e a volte rallentato o bloccato da vari fattori, analizzato nel complesso, sta procedendo assai speditamente verso la metà.

Sempre e comunque un gradino più avanti, rispetto alle altre nazioni, gli Stati Uniti stanno cercando di scoprire le nostre origini, come se un programma indissolubile nel tempo, stesse guidando di generazione in generazione questi ricercatori. L'analisi delle imprese spaziali, potrebbe sembrare, come poc'anzi accennato, spesso frammentario agli occhi del comune appassionato di scienza e astronomia. Tuttavia, appare chiaro, osservando il tutto in maniera estraniante e con occhio cinico, che, un filo conduttore, lega ogni evento, ogni tappa, ogni foto, ogni video, ogni dispaccio che viene diramato per i media, dalla stessa NASA.
La NASA, pur non essendo un'agenzia militare, è strettamente subordinata ad una organizzazione decisionale molto rigida, molto schematica, che assomiglia a quel modus operandi tipico di un ente militare.

Questo modo di operare, che potrebbe sembrare negativo, visto soprattutto le recenti impopolari azioni belliche americane nel mondo, è in questo caso un bene, in quanto permette la continuità del programma, di anno in anno, di situazione in situazione. Il disegno di ricerca della vita, che serpeggia e lega tutte le imprese spaziali, nessuna esclusa, purtroppo è spesso ritardardato da cause esogene, come le congiuture finanziarie che obbligano il governo a tagliare fondi alla ricerca, o da fallimenti di natura tecnica. In ogni modo, la lentezza estenuante del grande disegno, avviene anche perchè grandi sono le distanze da percorrere e grandi sono i limiti tecnici da superare, affinchè si crei l'impresa.

Ma cosa in realtà sta cercando la NASA nello spazio e perchè?
Già Einstein, ebbe modo di dire che l'Universo puppula di vita, ma questa sua personale opinione, considerata tabù, da molti uomini e da molte religioni, è in effetti una certezza così assoluta che, sarebbe clamoroso il contrario, scoprire cioè che siamo l'unico pianeta abitato dell'Universo. L'idea che invece, la vita sia presente in maniera massiccia nel cosmo, deve essere nata assai presto nella mente dei moderni scienziati e prima ancora nelle antiche civiltà.
I Sumeri, gli egiziani, gli antichi filosofi greci e romani, i Maya, gli Aztechi, gli Inca, o i singoli i geni come Leonardo da Vinci e gli astronomi come Galileo Galilei, Copernico, Newton, Schiapparelli, solo per citare qualche esempio, di certo avevano intuito che il cosmo non era soltanto un freddo e buio posto sospeso nel cielo. Per gli antichi, le divinità erano spesso esseri celesti, scesi dalle stelle per portare la progenia umana, discernendola dal caos primordiale. Zecharia Sitchin, per quanto abbia mentito, traducendo a suo piacere le antiche tavole sumere, ci ha fornito la prova che già migliaia di anni fa, l'uomo fantasticava guardando il cielo e si sentiva figlio e discendente delle stelle e delle divinità a loro associate.

Ma anche la Bibbia ebraica, ci vede figli del dio YahWeh, essere sovrumano celeste, che risiedeva in ogni cosa creata da lui stesso come anche nelle stelle e nel Sole e nella Luna. I greci associarono alle costellazioni delle storie, delle figure, degli eroi, proprio come avevano già fatto i sumeri. Nacque lo zodiaco, nacque un'idea precisa, anche se empirica, che gli dei erano esseri più o meno come loro, ma immortali e "celesti".
D'altronde basta osservare l'immensità del cielo stellato, per rendersi conto di quanto siamo piccoli di fronte allo scintillio di stelle, evanescenti ammassi stellari visibili anche ad occhio nudo, al moto dei pianeti o alla maestosa grandezza apparente della Luna o al torrido calore accecante del Sole estivo.

L'uomo ha sempre saputo inconsciamente di non essere solo in questo sterminato Universo e nonostante l'oppressante dittatura delle varie religioni, che imponevano di volta in volta questo o quel rito e questo o quel dio, l'uomo ha sempre creduto dentro se che nelle parole scritte mancava il senso compiuto delle rigide leggi della fisica. Il lungimirante Sant'Agostino, nelle sue "Confessioni", si dilettava a definire il moto, lo spazio e l'accelerazione, con sconcertante precisione, confortato da una preghiera o da una lode al buon Dio. Non era certo stupido lui o gli antichi Sumeri, che celavano un sapere scientifico dietro l'oppressione intellettuale del credo a cui si erano loro stessi votati, forse perchè semplicemente figli del loro tempo e obbligati a farlo mascherando le conoscenze con la religione. Ma se a questi pensatori del passato, mancava il sacrificio sul rogo, scampato per un pelo da parte di Galileo Galileo, avevano quello del Cristo morto sulla croce. La necessità di giungere ad una società più equa e solidale, più giusta e umana, distolse gli antichi e i pensatori medievali, dalla necessità di stuadiare l'enigma su basi scientifiche.

Quando fu il tempo della rivoluzione industriale, con i primi assaggi di benessere e le prime conquiste tecnologiche, l'uomo ha iniziato a scrivere di pari passo i viaggi sulla Luna del romanzo di Jules Verne e studiare seriamente come realizzarli davvero.
Siamo giunti nell'epoca "genetica", dove l'uomo vuole addirittura riportare in vita il suo parente più prossimo, l'uomo di Neanderthal e sogna di far nascere dalle uova di struzzo o di coccodrillo un Tirannosauro Rex. La fantasia ha iniziato a sconfinare nella realtà e non più viceversa.
Ma il desiderio dell'uomo di esplorare, non si ferma ai cinque continenti e Odisseo adesso vuole andare tra le stelle e conoscere i propri dei, guardarli in faccia e non più soltanto cantarli, come facevano gli aedi nelle gloriose gesta nei loro poemi. L'uomo, libero da mille costrizioni, forte di mezzi e ricerca continua, ora sa che quel lontano dubbio, è una certezza che va soltanto dimostrata.

Un primo indizio a questa disarmante certezza deve essere avvenuto quando, i moderni biologi e chimici, hanno compreso il meccanismo che da origine alla vita.
Con la comprensione dell'infinitesimamente piccolo, ci si rese conto che, lassù, esistono gli stessi identici elementi che compongono la materia sulla Terra e che valgono le stesse identiche leggi fisiche che sono teorizzate, sperimentate o sperimentabili in assenza di gravità e con temperature estreme.
Ma su cosa si basa la vita? Quali elementi la compongono, quali leggi fisiche ne permettono l'esistenza? Einstein ha rotto ogni indugio e ci ha regalato il senso compiuto dell'inpensabile.
Queste domande, ampiamente discusse nel secolo scorso, oggi hanno una risposta inequivocabile.
La vita, è differenziata in base all'ambiente in cui è sorta e si può presentare in maniera assai differente e con livelli di intelligenza relativa.

Gli scienziati, già nell'800 e nel '900, si erano accorti che in qualunque ambiente trovassero forme di vita sulla Terra, nonostante le enormi differenze ambientali e biologiche, un filo conduttore le legava tutte, indifferentemente se si stava osservando un battere o un elefante. La base comune è infatti composta da alcuni elementi base (idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno, zolfo, magnesio) considerati i mattoni base della vita e della cellula e alcune molecole che essi compongono, prima fra tutte l'acqua. La possibilità che queste sostanze si uniscano per formare molecole organiche, necessita di alcune condizioni ambientali ideali che dipendono principalmente dalla temperatura planetaria e dalla presenza di atmosfera e di acqua allo stato liquido. A tal proposito, gli esobiologi hanno introdotto da qualche anno il concetto di zona abitabile, che ha spinto la ricerca per la vita anche al di fuori del Sistema Solare, grazie alla continua scoperta di esopianeti attorno a stelle lontane dal nostro Sole.


Esiste una zona nelle vicinanze di una stella chiamata "ecosfera", in cui per un corpo roccioso è possibile che l'acqua sia presente allo stato liquido. La distanza da una stella dal quale un pianeta potrebbe sostenere forme di vita può essere calcolata conoscendo la dimensione e la luminosità della stella stessa secondo la seguente equazione:

in cui:
indica il raggio della zona abitabile espresso in unità astronomiche, mentre
indica la luminosità della stella, e
indica la luminosità del Sole.

Ovviamente la Zona Abitabile si spostera in base alla variazione di luminosità della stella durante la sua evoluzione. La Terra, si troverebbe proprio nella sua zona abitabile, mentre Venere e Marte sarebbero escluse soltanto per pochi milioni di km. Da tempo, la scienza si chiede con insistenza, dove quando e come incontreremo la vita extraterrestre. E.T. esiste? Dove vive? Quando lo vedremo e potremo comunicare con lui? La vita si basa principalmente su pochi elementi, come poc'anzi accennato, tra cui il carbonio e l'acqua, che a sua volta è composta da idrogeno e ossigeno. Si pensa quindi, al di là delle dimensioni, della forma e dell'intelligenza, che le forme di vita aliene dovrebbero in ogni caso essere costituite da tali elementi.

Ed ecco che ritorniamo al punto di partenza e oggetto di questa discussione. La NASA, ente principe della ricerca umana aerospaziale e astronomica in senso lato, sta cercando la vita, con le unghia e con i denti, oltre l'atmosfera terrestre.
Se il perchè è in effetti una domanda senza risposta, il come lo si può intuire dai loro programmi di ricerca.
In attesa di sviluppare mezzi di propulsione "fantascientifici", capaci di portare comodamente e in tutta sicurezza, l'uomo nel cosmo, la NASA ha in scacco con continue missioni automatiche in tutti i luoghi dove la vita potrebbe essere presente.

Grazie agli immani passi da gigante dell'esobiologia, sfruttando quelle che sono state le conoscenze sulla Terra dei biologi, dei chimici, e di altre discipline ad esse correlate, la NASA, con il pretesto sacrosanto di comprendere la storia dei corpi rocciosi, non perde mai l'occasione di cercare la vita, suo obiettivo primario.
In realtà, quel disegno di cui ho accennato all'inizio, segue una logica così ferrea e cinica, che meriterre un applauso, con l'unica pecca di essere spesso assai lenta.

Riprendendo il discorso dall'inizio, la NASA, ha cercato come obiettivo primario di capire, come fosse strutturata la composizione chimica dei corpi rocciosi del Sistema Solare, nessuno escluso. Dopo un primo ventennio di superficiale abnegazione, l'idea che l'acqua fosse ovunque, ha iniziato a ridare entusiasmo agli stessi scienziati. Comete, asteroidi, piccole e gelate lune o gli stessi crateri della Luna potrebbero ospitare l'acqua e una miriade di composti organici. Se la vita non è stata solo una divina prerogativa terrestre, potrebbe essere dovunque.

(Le molecole base della vita presenti nel cosmo)

L'esobiologo Dirk Schulze-Makuch della Washington State University, è molto fiducioso che potremmo presto trovare la vita su Europa, la grande luna di Giove. Se venisse confermata la presenza di un oceano sotterraneo sotto lo strato di ghiaccio della superficie, grazie alla presenza di idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto, silicio, zolfo, potassio e qualche percentuale di metalli, potrebbero esistere una vasta biodiversità di forme di vita, con una catena alimentare che comprenderebbe, prede e predatori della grandezza anche di un grammo di peso. Cosa c'è di piu meraviglioso dunque di questa possibilità che pochi elementi possono donarci?

Ma secondo il biochimico Steven Benner della Foundation for Applied Molecular Evolution in Gainesville, Florida, la vita potrebbe essersi sviluppata anche in assenza di acqua. Su Venere per esempio, pianeta in cui le temperature arrivano anche a 450 gradi C, basato su un'atmosfera di acido solforico, potrebbe aver ospitato in un remoto passato forme di vita capaci di diventare progressivamente acido-resistenti. Potrebbero esistere presenze biologiche basate sul vetro, o esseri con la configurazione chimica simile a sostanze che sulla Terra conosciamo bene, come il silicone o il tephlon, capaci di resistere alle proibitive condizioni climatiche venusiane: "Esistono flessibili polimeri che sono resistenti agli acidi, come il Teflon, il Polietilene e il Silicone" ha detto.
Cosa vieta a queste sostanze di fornire la base biologica acido-resistente a molecole biologiche?



(Titano agli infrarossi)

Ma esistono posti dove immensi oceani come sulla Terra, si agitano ai venti e bagnano le coste nell'emisfero nord di Titano. I suoi oceani però sono composti da una miscela di idrocarburi, come l'etano e il metano allo stato liquido. Secondo il parere di Schulze-Makuch, la vita su Titano potrebbe assumere forme a noi sorprendendi. Sulla terra, la tensione dell'acqua essendo molto alta impedisce la formazione cellulare macroscopica, ma su Titano, se fosse davvero basata sugli idrocarburi, consentirebbe, invece la nascita di esseri cellulari enormi, giganteschi. Forme di vita dall'aspetto scurissimo, che potrebbero essere già sorte migliaia di anni fa e capaci di vivere bene ai 93 gradi K dei suoi oceani.

(fiumi su Titano)


Inoltre, dato che Titano è così freddo, la quantità di energia disponibile per la costruzione di strutture biochimiche complesse potrebbe essere limitata. Ma, secondo Lunine non è un fattore limitante. "Noi non abbiamo molta esperienza con la chimica a queste temperature." Non sappiamo che cosa è possibile in realtà. La possibilità di scoprire una forma di vita con una base chimica diversa da quella della vita sulla Terra ha portato alcuni ricercatori a considerare il Titano il luogo più importante dove cercare la vita extraterrestre.
In un articolo recente sulla rivista Astrobiology, Robert Shapiro, professore di chimica all'Università di New York, e Dirk Shulze-Makuch di Washington State University, hanno di fatto valutato Titano un obiettivo più importate di Marte.

(emissioni di di vapore e polveri di ghiaccio da Encelado)

Ma un'altra luna di Saturno sembra interessare molto gli scienziati della NASA: "Anche se non è una sorpresa che ci sia l'acqua su Encelado, la scoperta di ioni di breve durata sono la prova supplementare per sostenere che nella sub superfice di Encelado ci possa essere acqua, carbonio ed energia, alcuni degli ingredienti più importanti per la vita", ha detto l'autore Andrew Coates da University College di Londra Mullard Space Science Laboratory. "La sorpresa per noi è stato osservare la massa di questi ioni. Ci sono stati numerosi picchi nello spettro, e quando li abbiamo analizzati, abbiamo visto l'effetto di molecole d'acqua agitarsi insieme una dopo l'altra. "Le misurazioni sono state effettuate quando Cassini si è immerso nel pennacchio di Encelado il 12 marzo 2008.

Marte, Europa, Titano ed Encelado, sono dunque al centro degli sforzi astrobiologici per la ricerca di vita a base di acqua. Non tutti sono d'accordo che Titano sia la priorità per questa ricerca. La NASA e l'ESA hanno recentemente dato l'assenso ad una missione di che esplorerà Europa, la luna di Giove. Potrebbero passare decenni prima che un'altra missione importante voli verso Saturno e Titano. Ma un lander su scala ridotta e meno costoso conosciuto come il Titan Mare Explorer (TiME) potrebbe essere lanciato già nel 2015, arrivando nel 2022 o 2023. Ellen Stofan del Proxemy Research di Rectortown, in Virginia, ricercatore principale della missione TIME, ha descritto il lander come una boa a forma di capsula che si tufferà in uno dei laghi del Nord di Titano e galleggierà sulla sua superficie per un periodo minimo di due giorni titanici (16 giorni terrestri).

"Monterà una serie di strumenti a bordo. Il più importante da un punto di vista scientifico è uno spettrometro di massa", ha detto Stofan. "Analizzerà in sostanza un sorso di liquido, più volte, per determinare la composizione chimica. Sappiamo che c'è il metano, sappiamo che c'è l'etano", ma il tempo potrebbero esserci complesse molecole organiche tuttìora sconosciute.
Se c'è vita su Titano, potrebbe essere difficile da rilevare. "Non mi aspetto di trovare nei laghi delle strutture filamentose fatte di cellule che sono di dimensioni macroscopiche o facilmente visibile", afferma Lunine, che è un co-investigator della missione. Gli indizi potrebbero essere sottili. "Dovremmo cercare peculiarità nella composizione chimica, come gli idrocarburi che mancano, e altri che sono più abbondanti del previsto."

Nessuno sa cosa succede alla chimica organica in ambienti come quello di Titano", aggiunge Lunine. "Potrebbe esistere una sorta di una chimica che si può chiamare vita, ma che si basa sugli idrocarburi liquidi, che noi non conosciamo e che dovremmo scoprire. E se la risposta fosse affermativa, significa che l'origine della vita ha avuto luogo più di una volta e potrebbe essere un risultato comune nei processi planetari nel cosmo."

Sono solo alcune delle tante testimonianze di autorevoli scienziati che credono alla presenza di vita nel nostro stesso Sistema Solare. Ma la Nasa, non si fermerà alle sonde automatiche. Non appena sarà messo a punto un nuovo motore cosmico, il cui candidato più prossimo sembra essere quello a ioni detto Vasimir, sará portato l'uomo nuovamente nello spazio e sulla superficie di Marte.

Marte, già trattato e ritrattato decine di volte, è per la NASA il candidato numero uno non solo per la ricerca di vita, ma anche per una installazione coloniale permanente, un pò come le basi scientifiche al Polo Sud.
Colonizzare con un gruppo di ricerca il Pianeta Rosso, offrirebbe un'opportunità unica per svelare molti enigmi sulla presenza della vita, ma permetterebbe anche di effettuare alcuni interessanti esperimenti scientifici, per un futuro prossimo di viaggi spaziali.
Come reagisce l'organismo umano a lunghissime permanenze su un pianeta con diversa pressione atmosfera, diversa forza di gravità, senza i comfort dell'habitat terrestre?
E poi, come reagirebbero le specie vegetali a tali difficoltà? E gli animali?E i batteri e i virus? Come sarebbe il decorso di una malattia mortale come il cancro su una cavia? L'invecchiamento cellulare procederebbe ad un ritmo differente? Quanto influirebbero le radiazioni solari su organismi non protette da esse? Migliaia di esperimenti da compiere che potrebbero far fare alla ricerca un balzo immenso, ancor più di quelli che vengono fatti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Portare l'uomo su Marte poi svelerebbe il dubbio della presenza di forme di vita indigene. Ed è inutile specificare quello che comporterebbe la sola presenza di un microorganismo marziano. Sarebbe uno shock rivoluzionario, soprattutto se basato su una struttura chimica differente e su una funzionalità biologica estranea alle nostre rigide convenzioni. In tal caso verrebbe rimesso tutto in discussione e bisognerebbe ricominciare a cercare la vita partendo persino da Mercurio o dalla vicina Luna, che sono i deserti per eccellenza.
(Tracce dell'assorbimento dell'acqua sulla Luna)
Propio la Luna in questi mesi è al centro di nuovi interessantissimi studi. Paul Spudis del Lunar and Planetary Institute è certo che sulla Luna esite addirittura un vero e proprio "ciclo dell'acqua" e che essa sia presente su vasta scala nelle zone più buie di oltre 40 crateri. Persino il posto più sterile e desertico dell'universo contiene acqua. Queste sono le conclusioni delle anlisi effettuate dal satellite Chandrayaan-1 e dalla missione L-CROSS.
L'acqua è dunque probabilmente molto più diffusa di quanto si pensi e forse in uno di questi posti in passato potrebbe già esere iniziato il ciclo della vita. Ora il programma spaziale della NASA approfondirà queste ricerche, in attesa dei nuovi propulsori, che potrebbero portarci nei prossimi decenni ai confini dello stesso sistema solare.
Mentre ciò accade, i telescopi spaziali stanno preparando il terreno per il futuro, in cui la ricerca si spingerà verso gli esopianeti. Molto altro ci sarebbe da dire in merito, ma una cosa traspare chiaramente da questa relazione riassuntiva: la NASA, come ente aerospaziale, nelle divisioni del Jet Propulsion Lab in particolare, non sembrano affatto al corrente della presenza di vita sia elementare che intelligente nel Sistema Solare e in modo più ampio nel cosmo. Questa lunghissima e complessa missione di ricerca della vita, non ha elementi che possano sottointendere un piano globale di camuffamento di informazioni in tal senso. La maggior parte delle ricerche sono pubblicate sui siti web e lasciano intendere che la strada da percorrere per il primo contatto è ancora molto ma molto lunga. Però, la presenza di vita, anche elementare, potrebbe essere a portata di mano nei prossimi vent'anni

a cura di Arthur McPaul

Link:
http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/02/il-primo-contatto-extraterrestre.html
http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/03/moonwater-aggiungiamola-al-dizionario.html
http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/02/marte-il-pianeta-della-vita.html
http://www.cabrinitaranto.it/cosmo2004/C%27%E8%20vita%20su%20Europa/Vita%20su%20Europa/Europa2.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Zona_abitabile


martedì 30 marzo 2010

Cenere alla cenere, polvere alla polvere: una esplosione di supernova

Una nuova immagine dai telescopi spaziali della NASA Chandra e Spitzer ci mostrano i resti polverosi di una stella collassata. La polvere è inghiottita un vicino gruppo di stelle. 

"Gli scienziati pensano che le stelle nell'immagine, siano parte di un ammasso stellare in cui è esplosa una esplosa", ha detto Tea Temin del dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge in Massachusetts, che ha condotto lo studio. "Il materiale è stato espulso dall'esplosione a velocità elevata."

Essa è presente in blu nei dati dell'Osservatorio Chandra X-ray e in verde (lunghezza d'onda più corta) e rosso-giallo (più lunga) nei dati dal telescopio spaziale Spitzer. La fonte bianca vicina al centro dell'immagine è una densa stella di neutroni o una pulsar, in rapida rotazione, lasciata alle spalle dopo l'esplosione del nucleo di supernova. La pulsar genera un vento di particelle ad alta energia, evidenziato dai dati di Chandra, che si espande nell'ambiente circostante, illuminando il materiale espulso nell'esplosione della supernova.

La conchiglia a infrarossi che circonda la pulsar è costituita dal vento di gas e polveri che si sono condensate dai detriti dalla supernova. Mentre la polvere fredda si espande nell'ambiente circostante, viene riscaldata e illuminata dalle stelle del cluster tanto da essere visibile agli infrarossi. La polvere più vicina alle stelle è la più calda e splendente ed appare nell'immagine in giallo. Alcune delle polveri in espansione vengono anche riscaldate dal vento della pulsar in quanto superano il materiale nella conchiglia.

L'ambiente unico in cui questa supernova è esplosa rende possibile per gli astronomi l'osservazione della polvere condensata che di solito è troppo fredda per emettere agli infrarossi. Senza la presenza del cluster stellare, non sarebbe possibile osservare questa polvere finché non diventerebbe eccitata e riscaldata dall'onda d'urto della supernova. Tuttavia, l'azione stessa del riscaldamento avrebbe distrutto molte delle particelle più piccole. In G54.1 0,3, gli astronomi stanno osservando la polvere incontaminata, prima di ogni distruzione.

G54.1 0,3 fornisce un'opportunità interessante per gli astronomi di studiare la polvere della supernova prima che diventi alterata e distrutta dagli urti. La natura e la quantità di polvere prodotta in esplosioni di supernova è un mistero di lunga data, e G54.1 0,3 fornisce un pezzo importante per comporre il puzzle.

Le osservazioni di Spitzer sono state fatte prima che il telescopio esaurisse il suo liquido di raffreddamento nel maggio 2009 e iniziò la sua missione "a caldo". Il NASA's Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, gestisce Spitzer della NASA's Science Mission Directorate, Washington. operazioni di Scienze sono condotte al Centro di Spitzer Science presso il California Institute of Technology di Pasadena. Caltech gestisce JPL della NASA.

A cura di Arthur McPaul

English: http://nemesisresearch.wordpress.com/2010/04/03/56/
Link: http://www.sciencedaily.com/releases/2010/03/100329153927.htm


Le anomalie di temperatura su Mimas

La mappa della temperatura di Mimas, rilevata dalla sonda Cassini della NASA, rivelano modelli sorprendenti con inaspettate regioni calde.

Mimas è una delle lune più bizzarre del sistema di Saturno e quella che ha fornito più enigmi da risolvere", ha detto Linda Spilker, scienziato del progetto Cassini della NASA's Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California. Questo satellite, noto per l'enorme cicatrice-cratere chiamato Herschel che lo rende simile alla Morte Nera del film "Star Wars", è stata osservata da vicino durante il flyby di Cassini del 13 febbraio.

Gli scienziati che lavorano con lo spettrometro a infrarossi composito, hanno analizzato le temperature di Mimas, rilevando un picco nel primo pomeriggio vicino all'equatore. Invece, su un lato del disco della luna, al mattino si è verificata la temperatura più alta  creando una forma alquanto strana che ricorda il simpatico "pac-man" dell'omonimo celebre videogame, con valori intorno ai 92 Kelvin (meno 294 gradi Fahrenheit). Il resto della luna era molto più freddo, circa il 77 Kelvin (meno 320 gradi Fahrenheit).  Mentre sono stati segnalati gli 84 gradi Kelvin (meno 310 gradi Fahrenheit) nella "bocca del pac-man".

Quando i caldi raggi del Sole e il vuoto dello spazio evaporano il ghiaccio brillante, il materiale più scuro si concentra alle spalle. La gravità attira il materiale scuro nelle pareti del cratere, esponendo il ghiaccio fresco. Anche se gli effetti sono simili a quelli osservati su altre lune di Saturno, la visibilità di questi contrasti su una luna di continuo ripavimentata con piccole particelle dall'anello E, aiuterà gli scienziati a stimare i tassi di variazione anche sugli altri satelliti.

"Questi processi non sono univoci per Mimas, ma le nuove immagini ad alta definizione sono come la pietre di Rosetta per interpretarlo anche sulle altre lune", ha detto Helfenstein. Il punto caldo attorno al cratere Herschel ha senso perché le pareti del cratere sono alte circa 5 chilometri e possono intrappolare il calore all'interno. Ma gli scienziati sono stati completamente sconcertati dal tagliente modello a "V".

Questa figura illustra l'inatteso e bizzarro modello delle temperature diurne trovate su Mimas, la piccola luna interna di Saturno(246 miglia o 396 chilometri di diametro). I dati sono stati ottenuti con lo spettrometro a infrarossi composito (CIRS) sulla sonda Cassini della NASA durante il flyby con Mimas del 13 febbraio 2010. NASA / JPL / GSFC / SwRI / SSI

"Sospettiamo che le temperature stanno rivelando delle differenze nella struttura della superficie", ha detto John Spencer, un membro del team Cassini. "E 'forse qualcosa di simile alla differenza tra la vecchio e fitta neve con le fresca polvere caduta."Il ghiaccio più conduce rapidamente il calore del Sole, lontano dalla superficie, mantenendolo freddo durante il giorno. Il ghiaccio in polvere è più isolante e trattiene il calore del Sole sulla superficie, facendola scaldare.

Anche se le variazioni di superficie sono minime, gli scienziati stanno ancora cercando di capire perché ci sono tali confini netti tra le regioni. E' 'possibile che l'impatto che ha creato il cratere Herschel abbia sciolto il ghiaccio d'acqua superficiale diffondendolo in tutta la luna. Tale liquido può essersi congelato in una superficie dura. Ma è difficile capire perché questo strato denso rimarrebbe intatto quando meteoriti e altri detriti spaziali avrebbero dovuto ormai polverizzato, si chiede Spencer.

Il ghiaccio sottile dell'anello E, uno degli anelli esterni di Saturno, dovrebbe tenere Mimas relativamente illuminato, ma le nuove immagini in luce visibile mostrano una serie di contrasti sorprendenti. Gli scienziati non si aspettavano di vedere striature scure dalle pareti del cratere brillante e un continuo e stretto mucchio di detriti scuri concentrati alle basi di ciascuna parete.

Il modello può essere visualizzato basandosi sull'età di Mimas, ci dice Paul Helfenstein, del team Cassini, "la superficie della luna sembra accumulare un sottile velo di minerali silicati o ricchi di particelle di carbonio, forse a causa della polvere caduta dal meterorite, o delle impurità già incorporate nel ghiaccio superficiale. 

traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2010/03/100329153533.htm

lunedì 29 marzo 2010

Dossier UFO: "orbs" gli Esseri di Luce


Il campo di tutte quelle manifestazioni che si possono catalogare come fenomeni UFO (presenze d’intelligenze extraterrestri) è un campo che, oltre a non essere ancora ufficialmente accettato, (ma ormai vi è qualche spiraglio, “crepa”, se non “ammissione”, un po’ come un castello di sabbia che si va dissolvendo) è ancora oggi incredibilmente discusso a livello di validità scientifica (in realtà la questione è molto confusa, anche per questo dovrebbe essere proprio la scienza accademica con specifiche commissioni a studiare apertamente questi fenomeni, e renderne pubblici i risultati, mi chiedo perché non succede questo), è anche molto vario.

La storia c’insegna che la questione si è presentata palesemente ed ha fatto notizia per la prima volta negli USA, era il 1947, con il clamoroso avvistamento del pilota Kenneth Arnold e, ancor di più, con il celeberrimo crash di Rooswell. Da allora, è stato un susseguirsi continuo d’ogni genere d’avvistamenti fatti è notizie, di possibili segnalazioni in documenti del passato, e di nuove manifestazioni che possono essere considerate collegate, come ad es. il fenomeno dei cerchi nel grano.

In pratica, ciò che va considerato come fenomeno UFO o vi può essere legittimamente collegato, è in continuo aggiornamento, intendo anche come forma - metodo di rilevamento; ormai anche farne una classificazione non è una cosa semplice. Ora, per avvicinarci al tema in oggetto di quest’articolo, gli orbs appunto, un accenno a fenomeni gia conosciuti e studiati, principalmente dalle formazioni – avvistamenti di sfere luminose, alle famose bol, e le misteriose luci anomale.

Notizie d’avvistamenti di sfere luminose di piccola dimensione si hanno fin dalla Seconda guerra mondiale, oggetti che seguivano gli aerei da combattimento e sono stati anche fotografati, piccole sfere simili a quelle che più vicino ai nostri giorni si presentano ormai da diversi anni in spettacolari formazioni riprese soprattutto in Messico, conosciute come “flotillas”. Inoltre anche il famoso video del volo inaugurale del Concord, con una piccola sfera che gli gira attorno, prima di schizzare via. Anche nella formazione dei famosi cerchi nel grano, almeno quelli che si possono considerare autentici, sono coinvolte sfere luminose, più precisamente conosciute con il termine “bol”.

Secondo la spiegazione più convincente finora fornita, queste bol emettono una “radiazione – vibrazione”, che finisce con il piegare le spighe, similmente a come si è verificato con dei suoni su della sabbia, in particolare si può ricollegare con le ricerche del dott. Masaru Emoto sull’acqua, esposta a suoni – vibrazioni, congelata, per poi fotografare i cristalli risultanti. Ebbene, una caratteristica comune hai crop considerati autentici, è una sufficiente quantità d’acqua nel terreno al di al di sotto della formazione, come ad “imprimere” sul campo il disegno riferito alla vibrazione trasmessa sul terreno dalle bol.

Aggiungo che io stesso ho fotografato una piccola sfera luminosa d’aspetto metallico, sulla cima del tempio-piramide del Sole a Tehotihuacan, nell’agosto del 2001, un mio caro amico che si vede nella foto è oggi un affermato ricercatore – contattista ufo.

In tutti questi casi gli oggetti, sfere, visibili ad occhio nudo e fotografate anche con le “vecchie” macchine reflex, hanno mostrato un comportamento che potremmo definire “intelligente”. Voglio ricordare anche i famosi e discussi avvistamenti del fotografo – contattista messicano Carlos Diaz, e le sue straordinarie foto delle “astronavi di luce”. Per quanto riguarda il fenomeno delle luci anomale (chissà perché finora non si è neppure riusciti a coniare un nome più adeguato, come a dimostrazione del fatto che ciò che non è ancora compreso, sfugge alle tradizionali classificazioni, non è visto di buon occhio), sono relativamente numerosi i luoghi conosciuti nel mondo dove e possibile avvistarle con regolarità, il più famoso è Hessdalen (link) in Norvegia.

Per restare in Italia le ritroviamo particolare in Adriatico, tra Gabicce e Senigallia, studiate da un gruppo conosciuto come “Cross Project” (link). Questi fenomeni luminosi, particolari e davvero sorprendenti, sono da anni studiati, almeno appunto a Hessdalen, anche da vere equipe di scienziati, con l’impiego di sofisticati strumenti d’indagine. Infine, è di pochi mesi fa la comparsa di un misterioso cono luminoso, sempre in Norvegia, al quale sono state fornite spiegazioni non convincenti e non verificate.

In questo contesto, a quelli appena descritti, ritengo possano aggiungersi appunto gli “orbs”, e in questo articolo intendo fornire un importante contributo circa la realtà - veridicità del fenomeno. Per quanto riguarda il materiale fotografico, che garantisco, ne ho inviato copie a molti importanti ricercatori, (mi sono recato per anni a numerosi incontri su temi d’ufologia e parapsicologia), avrei anche dovuto parlarne ad importanti congressi, ma allora non me lo sono sentito, ne ho inviate due copie pure al Cicap, ma nessuno mi ha mai risposto.

Mi rendo conto della necessità di affrontare il tema il più possibile da un punto di vista scientifico, ma non mi è possibile separare l’argomento dall’ambito che mi ha permesso di raggiungere certi risultati, che poi è la fonte delle informazioni, oltre naturalmente il mio bagaglio personale. In ogni caso, per chi vuole proseguire nella lettura, l’articolo è questo. Per me non esistono “discipline separate”, ritengo che ogni tassello fornisce il suo contributo per formare il quadro – puzzle finale.

In effetti, sono giunto a conoscenza di questo fenomeno, attraverso quella che è conosciuta come “Scuola d’Antica Saggezza – Illuminazione di Ramtha”, ed ha parlane è soprattutto il prof. Miceal Ledwith, (link) un teologo con un’importantissima carriera alle spalle. Sono uno studente al momento fuori corso di questo gruppo, ed è mia intenzione preparare (appena mi sarà possibile) un articolo anche a proposito della mia esperienza in quest’importante scuola.

Certo è che da quando ho saputo come poter fotografare queste “cose”, ho acquistato una macchina fotografica digitale compatta, da 6.2 milioni di pixel (2128 x 2832, nel 2003 erano tanti), ma vanno comunque bene tutte le fotocamere da due milioni di pixel in su, quindi anche un cellulare, l’importante è usare sempre il flash, inoltre attenzione, cercare di informarsi che non siano “filtrate”, e quindi in qualche modo limitate, mi risulta questo, devo dirlo per correttezza – completezza di informazione.

Si usano le macchine digitali perché possiedono un ampio spettro visivo, “penetrano” molto meglio la realtà rispetto la pellicola, e soprattutto non hanno giudizio come, di fatto, ha l’occhio umano, anche se non ce ne rendiamo conto. Pensiamo d’essere oggettivi, ma in realtà non è così, vediamo solo quello che crediamo di poter vedere, ormai questo è considerato un principio della moderna fisica quantistica.

Penso, sono dell’idea, che per avanzare ulteriormente è necessario aprire la mente, direi esattamente “evolvere” lo stesso metodo scientifico, secondo le precise indicazioni che già ci sono offerte dalla moderna fisica quantistica, definita anche la “fisica delle possibilità”.

Allora, di cosa si tratta?

Secondo Wikipedia, orb, è un termine di lingua inglese che definisce le piccole sfere (somiglianti a globi di luce) che talvolta appaiono nelle immagini fotografiche, pur non corrispondendo ad oggetti visibili ad occhio nudo. (Ecc…). Da parte mia, secondo quanto appreso, sono stati esseri, entità come Ramtha, (link) Kryon, ecc…, che comunicano in uno stato di chanelling, vale a dire attraverso il corpo di un’altra persona, ma anche altri esseri – entità più evoluti che ci seguono – osservano, che hanno aperto il canale dimensionale affinché noi possiamo fotografare queste entità in questo stato vibratorio più elevato, un modo – aiuto per accompagnarci verso l’apertura della mente, verso nuove esperienze per accrescere la nostra comprensione della realtà e, in ultima analisi, di noi stessi, quello che possiamo chiamare “risveglio”.

In sostanza, secondo la mia personale esperienza e quanto ritengo attendibile, si tratta di un’ulteriore, importantissima prova dell’esistenza d’altre dimensioni – stati vibrazionali. In pratica, se prima si “vedevano” solo le sfere che seguivano gli aerei da combattimento nella seconda guerra mondiale, oggi possiamo vedere e vedremo sempre di più.

Sempre nell’ambito di possibili elementi riguardanti l’esistenza di altri livelli dimensionali vibrazionali, certamente molti hanno sentito parlare dei fantasmi, ma anche della psicofonia, fenomeni medianici vari, vorrei ricordare un personaggio come Gustavo Rol, qualcosa anche dal lungo elenco dei cosiddetti “fenomeni fortiani” e, qualcuno, anche di come collegare la telecamera accesa su un canale a vuoto della televisione, se ne è parlato di recente in un servizio alla trasmissione “Mistero”.

Si tratta, in genere, di sfere e globi di luce di varie dimensioni, da pochi centimetri ad almeno 40/50 cm (ma ci sono foto con globi enormi, anche di qualche metro di diametro), colore (generalmente di colore bianco, acceso o trasparante, spesso circondate da uno splendido alone di colore blu, ma ho pure fotografato sia globi che “palline” di vari colori, soprattutto blu, rosse, verdi marroni e viola), forma (circolare, o circolare/poligonale, ma ho pure fotografato oggetti di forma irregolare) formazioni (singole, accoppiate e in gruppi più o meno numerosi), e anche “bucati - disegnati” al loro interno.

I globi che più comunemente possono essere fotografati sono chiamati “globi a vortice”, per il loro caratteristico disegno a spirale che, in genere, appare come un viso sorridente. Un’altra categoria di oggetti che è possibile fotografare sono le nubi chiamate plasma, ma non hanno niente a che vedere con lo stato della materia denominato appunto plasma.

Naturalmente, tutti questi oggetti non sono “normalmente” visibili ad occhio nudo, almeno non ancora, perché in realtà qualcuno inizia a vederli, inoltre quelli che sono finora riuscito a fotografare sono una piccola parte di quanto presumibilmente esiste, o comunque è già stato ripreso e “classificato”, in ogni caso non è certo il nome che conta. In fondo, dopo la presentazione del materiale fotografico, inserisco la “mia classificazione”.

Secondo la mia personale esperienza, le condizioni generalmente migliori per iniziare a fare foto, si hanno naturalmente dal tramonto all’alba, con il cielo nuvoloso e con la pioggia, quando c’è una “maggiore elettricità” (ionizzazione) nell’aria, e magari anche luoghi panoramici, anche se non è indispensabile, fotografate dovunque vi è possibile ed in qualunque condizione, più si scatta e più orb sarà possibile riprendere.

Può rendersi necessario insistere un po’, non arrendersi ad una serie di scatti a vuoto (intendo anche in senso letterale, ho effettuato molte foto nel nulla, ma certo se riprendiamo qualcosa rappresenta un punto di riferimento), tenacia, convinzione e, per quanto possibile, regolarità in termini di luogo ed orario vengono premiati.

Fondamentale è l’uso del flash, almeno quando non vi è la luce del giorno, alla quale questi “oggetti” reagiscono, essendo loro stessi, fondamentalmente, una forma di luce - energia. Personalmente, come potete vedere, ho fotografato praticamente dovunque ed in tutte le condizioni, ho accumulato almeno 4000 foto, ma c’è chi ha superato le 100000, in particolare, appunto, il prof. Miceal Ledwith.

E’ possibile effettuare riprese anche con videocamere, sempre digitali e sempre di notte, ricordo in particolare ad un convegno un eccezionale filmato di quello che sembrava, appariva come un sole, ma in realtà era ancora completamente buio, in effetti lo stesso filmato ha poi mostrato il sorgere del “vero” sole. Assolutamente straordinario è quando si fotografano le nubi di plasma, per un attimo, alla luce del flash, è possibile vederle - percepirne la presenza e, se si è fortunati, è possibile fargli una serie di foto consecutive.

Una volta, in una occasione davvero eccezionale, ho letteralmente giocato con un plasma per circa mezz’ora. A volte sono così vicini che sembra quasi di poterli “toccare”, e la luce del flash “rimbalza” nel vuoto, in diverse occasioni perfino “addosso”. Non dovrebbe esserci niente, eppure c’è, un’esperienza incredibile, indescrivibile… Tra le foto migliori e penso più “convincenti”, vi sono quelle che ho realizzato “volutamente mosse”, nelle quali si vedono le luci di lampioni notturni “strisciate”, e degli orbs perfettamente definiti. Mi sono pure “autofotografato”, con dei piccoli orb molto vicini.

Mi risulta che i più potenti ed evoluti orb sono quelli più piccoli, e che il colore ne indica il livello dimensionale – vibrazionale di appartenenza. Molti sapranno di programmi di spionaggio psichico, ne ha parlato in particolare Russell Targ, (potete leggere una sua intervista link http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC­_ID=11001) ebbene si basano su tecniche di proiezione mentale che sfruttano il principio della non località della mente. Il principio di non località della mente rappresenta una derivazione del principio della non località quantistica.

In sostanza, il comportamento di un’entità quantistica come ad es. un elettrone, può essere influenzato non solo da quanto sta accadendo in un certo punto, la sua “località”, ma anche dagli eventi che hanno luogo altrove, altre località, che possono essere dovunque nell’universo. Allo stesso modo, la nostra mente può essere influenzata non solo da quanto accade in questo mondo – livello vibrazionale, ma anche da quanto accade in altri livelli dimensionali e, forse, addirittura, in altri universi.

Questo è in accordo con quanto postulato dalle ultime teorie delle stringhe e super stringhe, che parlano di un tessuto fondamentale della realtà, ultramicroscopico, che permea tutto l’universo, lo spazio, le dimensioni e il tempo, e letteralmente le “collega tutto quanto”, percui, come da tempo immemorabile tentano di trasmetterci i Maestri, siamo tutti collegati, non c’è mai separazione, con niente e nessuno. Oggi si comincia a parlare di “multiverso”, il termine “universo” inizia ad essere considerato superato.

Russel Targ (altro link), oltre ad essere un fisico, scrittore, pioniere nello sviluppo del laser e delle applicazioni laser, è co fondatore dello Stanford Research Institute nel campo dell’investigazione sulle abilità psichiche, meglio conosciuta come visione remota.

Come detto, tecniche di visione remota sono state impiegate per spionaggio militare, ma in alcuni casi si è finito per visualizzare ufo ed altre cose imbarazzanti, mentre alla RSE alcuni studenti hanno finito per fotografare la propria proiezione mentale sotto forma di orb, sfruttando appunto il principio della non località della mente. In pratica, prima si esegue una disciplina che permette la proiezione mentale, e poi, facendo bene attenzione a seguire il proprio intuito, si scatta la foto. In base a come ci si aspetta di trovare l’orb, è possibile riconoscerlo.

Questo, detto in termini molto semplici, è possibile perchè nelle altre dimensioni il tempo scorre più velocemente. Quella del diverso scorrere del tempo è un’esperienza che si può sperimentare, in particolare lo ha fatto Mario Pincherle (link), restando una intera notte all’interno della camera del re della Grande piramide di Giza, dove è ampiamente provato che si rilevano “anomalie” da parte di molti strumenti.

E inoltre possibile avere una forma di comunicazione con gli orb; in effetti già solo la stessa forma con la quale si presentano cerca di comunicarci qualcosa, tanto che se persone diverse fotografano lo stesso orb avremo immagini diverse, sarebbe utile che si organizzino dei gruppi per fare foto e verificare anche questo fatto. Tutto questo è aperto, possibile per tutti, dipende solo da noi, appena siamo pronti possiamo avere esperienze – manifestazioni, e le avremo. Passiamo adesso alla visione – descrizione del materiale fotografico.
 Chiaramente le foto potrebbero essere apprezzate meglio a tutto schermo.














































Chiaramente avrei altro da mostrare, anche la scelta non è stata semplice. Come si vede, è possibile fotografare più tipologie d’oggetti contemporaneamente, e naturalmente tutte le foto sono uniche, diverse.
Posso inoltre assicurare che è stato fotografato molto più di questo, come ad es. il campo di torsione (L), che permette l’ascensione. L’ascensione del corpo fisico è tecnicamente possibile e avviene quando sono allineati tutti gli spin (L18) d’ogni atomo del corpo.

Sfido chiunque a dimostrarmi che tutto questo può essere spiegato in modo “convenzionale “; mi è possibile recarmi in uno studio del Cicap il tempo necessario per qualsiasi verifica, non sono certo io a nascondermi.
A questo punto, un accenno su di un argomento molto delicato. Dei fantasmi, si parla da sempre come di una presenza dell’anima dei trapassati, che in qualche modo sono ancora rimasti legati a questo mondo.
E’ quindi lecito chiedersi, visto il riferimento al caso di Russell Targ e le spie psichiche, cosa dire del trapasso, immagino che arriveranno di queste domande.

Si può ancor più comprendere perché, a parlare d’orb, è un teologo del calibro del prof. Miceal Ledwith, ora entriamo nel puro esoterismo, ma anche nel campo delle esperienze premorte conosciute anche con il termine di NDE (L19), accadono soprattutto nelle sale di rianimazione. Molti sapranno del libro tibetano dei morti, ma soprattutto di quello egiziano, con la pesatura del cuore a confronto con una piuma. In sostanza, nei primi tre giorni, avviene quella che è chiamata “revisione nella luce”, si sa come hanno testimoniato molti che sono “tornati indietro” che al momento del decesso si rivede tutta la vita in un attimo, e anche del tunnel di luce.

Si conoscono casi di persone decedute che sono letteralmente resuscitate entro tre giorni, Gesù stesso è risorto alla fine dei tre giorni dal suo calvario.
Quando Gesù diceva “sono in questo mondo ma non sono di questo mondo”, ritengo si riferiva al fatto che la sua mente e l’intero suo essere “spaziavano” letteralmente in tutto il cosmo dimensionale, questo è un Maestro del 7° livello. Oggi sappiamo che mediamente sfruttiamo solo una piccola percentuale, tra 1,5 e il 3%, sia del nostro potenziale mentale che genetico, così come sappiamo che tutto quello che vediamo, percepiamo, e siamo in grado di rilevare con tutti i nostri strumenti, è solo una piccola percentuale di tutta quella che si presume essere la “massa” nell’universo – multiverso o come lo si vuole chiamare (gli scienziati parlano di massa mancante o massa oscura).

Sappiamo anche che il nostro cervello elabora solo una piccola percentuale degli stimoli che è in grado di ricevere, un po’ come una radio rice-trasmittente che non è bene a punto.
Comunque, nei primi tre giorni, l’anima si trova nel livello vibrazionale – dimensionale più vicino (chiamato infrarosso), e cerca pure di comunicare con noi, cerca di rassicurarci che sta bene, e sono diversi i casi riferiti della presenza di una sfera di luce, sia vista che fotografata, che si aggira per i luoghi e le stanze che “frequentava” abitualmente.

Per concludere, la mia valutazione del fenomeno degli orb, è che si tratta di vere entità dimensionali in uno stadio evolutivo diverso dal nostro, oppure proiezioni mentali, e che solo in casi limitati possono essere fornite altre spiegazioni. Se c’è dell’altro non posso ne affermarlo ne escluderlo, ma probabilmente siamo solo all’alba di grandi scoperte in questo settore di studi. Sappiamo di essere dotati di un corpo e soprattutto di un cervello straordinari, allora, evidentemente, quello che conta, che può fare la differenza, sono le nostre scelte.

Ci viene detto che non siamo ne il nostro corpo ne quello che facciamo ma, di sicuro, quello che facciano ci “identifica”. Einstein ha affermato che un uomo, la sua mente, non torna mai più indietro (nonostante le possibili conseguenze) quando trova qualcosa che considera più avanzato, più rispondente alle sue esigenze, a tutti i livelli. Credo, sono convinto del fatto che ci è offerta l’opportunità di credere e fare esperienza di quello che vogliamo, è un discorso al di la del giusto e dello sbagliato, per vedere se siamo in grado di comprendere come stanno realmente le cose, ma abbiamo finito con il credere che non esista più nulla al di la di quello che percepiamo con i cinque sensi.

Ancora a proposito di Einstein e la sua formula della relatività E=M x C°2, dove C simbolizza la velocità della luce, Ramtha ci dice e spiega le origini dal vuoto, considerato come un nulla materiale e tutto potenziale, con una vibrazione infinita, e altri Maestri, come Osho, ci indicano che “tutto è luce”, compreso il nostro corpo, e che un giorno questo sarà svelato dagli scienziati.
Questo c’è già indicato dalla citata formula.

Noi, attualmente, ci manifestiamo con un corpo fisico nel livello vibrazionale “più denso”, chiamato “hertziano”, è se non fossimo anche noi “esseri di luce”, in un corpo che è pure lui, in ultima analisi, luce, non potremmo ascendere con questo corpo ai livelli dimensionali superiori.
Pochissimi sanno, ad es., che circa tre secoli prima del nostro Gesù Cristo è vissuto un certo Apollonio di Tiana (L20), formatosi nella più nota “università dell’antichità”, la Scuola di Atene (alla quale s’ispira la RSE di Ramtha).

Ebbene, è documentato che egli sparì in un lampo di luce accecante incatenato di fronte il senato romano che lo interrogava per le sue “stregonerie”, e riapparve, sì “rimaterializzo”, a 4000 km di distanza, comunque molto lontano da dove si trovava.
Perché parliamo di “Esseri di Luce”, che viaggiano nelle loro “astronavi di luce”, con le quali sono tuttuno?
Come fanno a spostarsi per distanze cosmiche?
Voglio ricordare i libri “Angeli in astronave” di Giorgio di Bitonto (L21), ed anche “Afferrando il cielo” di Michael Wolf (L22, entrambi).

Semplice, alzano la “frequenza vibrazionale” e piegano letteralmente lo spazio, come già noi sappiamo essere possibile dalle teorie relativistiche, un pò come unire due punti segnati su un foglio di carta piegandola.
A livello fisico, uno degli effetti più importanti della “curvatura dello spazio”, è quella che viene chiamata dagli astronomi “lente gravitazionale”, che permette di vedere oggetti molto lontani (tipo i quasar), anche se si trovano dietro un’altra stella. La stella che funge da lente, con la sua massa, piega lo spazio, e permette alla luce dell’oggetto che stà dietro di passare, addirittura ingrandita.
Quello che noi possiamo considerare dei curiosi effetti, nelle altre dimensioni può essere molto più evidente e “normale”.

Ci rendiamo conto che tutto inizia ad andare al posto giusto?
Vi rendete conto che quegli esseri sono esattamente come noi, solo ad un gradino evolutivo superiore?
Se poi uno ancora qualcuno non è pronto ad aprirsi a tutto questo, almeno a prenderlo in considerazione, sono affari suoi, come ho già scritto è una nostra scelta, almeno di cercare di darci da fare e di offrire il nostro contributo, l’evoluzione, il cosmo, non funzionano secondo i nostri piccoli interessi.
Quella che noi chiamiamo scienza è solo uno degli aspetti che ci permettono di comprendere come tutto semplicemente è, compreso noi, il nostro “io sono”.
Ognuno cerca la sua via - strada perché è unico, se non sbaglio è stato Gesù ha dire “le vie del Signore sono infinite”…

Ho cercato, per quanto possibile, di sintetizzare argomenti complessi che avrebbero richiesto una più dettagliata esposizione, con il rischio di dilungarmi eccessivamente e perdere il filo del discorso.
Inoltre mi auguro di avere fornito una piccola ma efficace dimostrazione di come oggi ormai disponiamo di tutti gli strumenti per far luce su tutti gli aspetti della realtà, attraverso l’integrazione di vari settori di conoscenza, unita al giusto atteggiamento soprattutto mentale.

Vi rinnovo l’invito a seguire i suggerimenti forniti, da oggi anche se non abbiamo ancora visto un ufo possiamo dire di averlo “in qualche modo” fotografato, buon lavoro e buona fortuna, la scienza richiede che un fenomeno sia ripetibile, ebbene il fenomeno degli orbs lo è di sicuro, più si scatta e più aumenta (allarga il canale dimensionale), per tutti, la possibilità di riprendere sempre più questi oggetti!
Grazie per la pazienza e l’attenzione, Fost Molder

Di seguito la “mia classificazione”, esatta almeno per quanto riguarda globi a vortice e plasma.
1) Globi a vortice
Il tipo più comune e facile da fotografare, in pratica dovunque, una volta che si è preso contatto, “consapevolezza” con questo fenomeno.
Generalmente di colore bianco, ma anche marroni, verdi, rossi, azzurri, e viola, si comprende il motivo del loro nome perché segnati, al loro interno, con dei solchi a spirale, spesso sembrano sorridere.
2) Globi a sfera
Simili ai globi a vortice, si differenziano per il fatto di sembrare più compatti, più “solidi”, delle vere “palle di luce” generalmente delle stesse dimensioni apparenti dei globi a vortice, oppure più piccoli, mostrano spesso un magnifico alone azzurro e una breve coda - scia luminosa.
Ne ho fotografati soprattutto con la pioggia e la neve, ma anche con il cielo sereno.
3) Coppia di luci - Occhi di fuoco
Si tratta di una coppia di sfere, di luce molto intensa, piccole, vicine e ben definite, proprio come una coppia di occhi, di colore sul verde o sul blu, molto chiaro.
Difficile possa trattarsi degli occhi di un animale, me ne sarei accorto.
4) Puntini
Si tratta d’oggetti puntiformi in genere di colore chiaro, sul bianco, come globi molto piccoli, ma ne ho pure fotografati di tanti colori diversi come i globi a vortice.
5) Missili
Simili ai globi a sfera ma certamente più piccoli, sembrano davvero dei piccoli missili o pallottole, lanciati a tutta velocità. Le foto ingrandite mettono inoltre in evidenza l’alone colorato che li avvolge.
6) Nubi - Plasma
Di gran lunga gli oggetti più affascinanti che finora ho fotografato, è facile pensare che il nome sia un’abbreviazione di “ectoplasma”.
Di colore dal bianco al marroncino, con forme irregolari, come già scritto mi è spesso capitato di percepire il riflesso della luce di riflesso dopo averli fotografati.
La possibilità di fotografarli non è minimamente influenzata dalle condizioni meteorologiche.
7) Tubo - cilindro
Il secondo oggetto che ho potuto vedere per breve tempo, appare come una specie di tubo verde, più o meno sfumato ed inclinato.
Ho inoltre ripreso oggetti particolari in una sola occasione.

a cura di Fausto Quad

Link:
http://www.usac.it/orbs/esseri.htm
http://www.edicolaweb.net/orbs_g.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Orb_%28fenomeno%29
http://www.chupacabramania.com/articoli/misteri/orbs.htm
http://tuttouno.blogspot.com/2009/08/orbs-alla-faccia-di-piero-angela.html
-  RSE (Ramtha’s School of Enlightenment ).
-  Di John Gribbin “Q come quanto”, Macro Edizioni
-  Cultura personale, principalmente congressi, letture, tv e video
http://www.macrolibrarsi.it/autori/_ramtha.php
Ramtha come (LI)
http://www.ramtha.com/html/languages/italian/default.stm
RSE la scuola di Illuminazone
http://www.stazioneceleste.it/kryon.htm
Per Kryon
http://www.altrogiornale.org/print.php?news.5182
Campo di torsione
http://www.fabiomarchesi.com/
Fabio Marchesi

Libri e video consigliati:
-       Di Massimo Teodorani “Sfere di Luce – Grande mistero del pianeta e ultima
frontiera della scienza”. Macro Edizioni
-       Di Miceal Ledwith e Klaus Heinemann “Progetto Orb – Un’analisi pionieristica
del fenomeno dei globi di luce” Macro Edizioni
-       Di Adriano Forgione “Cerchi nel grano – Messaggi trà cielo e terra” Edizioni
Hera (fonte)
-       Di William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente “Bleep - Ma che bipp sappiamo
veramente” Macro Video (fonte)

Principali mie pubblicazioni:
-       Intervista al dott. Joe Dispensa
-       Intervista all’ing. Fabio Marchesi

Sono disponibile sia per “Voyager” di Roberto Giacobbo che per “Mistero” d’Enrico Ruggeri, per questo chiedo il parere ed eventualmente anche il vostro sostegno, e come già scritto per un aperto dialogo – confronto con il Cicap. Nel caso prendere contatto la redazione di questo sito.

Approfondimenti: