giovedì 31 maggio 2012

Terremoto In Emilia Senza Sosta. Altre Scosse Anche Al Sud


Interminabile la sequenza di terremoti in Emilia. Altre forti scosse poco fa

Alle 21:04 una nuova forte scossa di terremoto ha colpito la pianura Padana con epicentro tra le province di Mantova, Modena e Reggio Emilia. La scossa è stata di magnitudo 4.2 e si è verificata a 8.7km di profondità. La scossa è stata avvertita su gran parte della pianura Padana, e non solo in Emilia Romagna ma anche a Padova e Venezia.

Pochi minuti prima, c’era stata un’altra scossa di magnitudo 3.6. Purtroppo non c’è pace per le popolazioni già terremotate del nord Italia. Alle 21:09, poi, c’è stata un’altra scossa di magnitudo 2.8.

Ecco le ultime scosse:
ore 19:30 – magnitudo 2.9 – 5.0km di profondità
ore 20:55 – magnitudo 3.6 – 2.8km di profondità
ore 20:57 – magnitudo 2.9 – 35.7km di profondità
ore 21:04 – magnitudo 4.2 – 8.7km di profondità
ore 21:09 – magnitudo 2.8 – 9.9km di profondità
ore 21:12 – magnitudo 2.7 – 30.3km di profondità
ore 21:43 – magnitudo 3.1 – 4.0km di profondità
ore 21:48 – magnitudo 2.5 – 9.0km di profondità



Continua sciame sismico anche al Sud Italia

Poco fa, alle 22:18, una scossa di terremoto di magnitudo 3.1 a soli 5.8km di profondità ha colpito la Calabria Jonica centrale, proprio nell’area di confine tra la provincia di Crotone e quella di Catanzaro. La scossa è stata avvertita in molte aree delle due province, e ha determinato scene di panico soprattutto nel centro di Botricello e in altri paesi minori.

A Cura Di Peppe Caridi

Fonte:
http://www.meteoweb.eu/2012/05/ancora-una-forte-scossa-di-terremoto-in-pianura-padana-magnitudo-4-2-alle-ore-2104/137157/

Analisi Shock: Ecco Cosa Succederebbe Se Domani Tornasse La Lira




Grecia e Irlanda minacciano l'uscita dall'Euro. Cosa succederebbe se domattina, svegliandovi, vi ritrovaste il portafoglio pieno delle care e vecchie Lire?

Il 31 dicembre 2001 terminó il periodo transitorio dell' euro e dal primo gennaio al 28 febbraio 2002 è circolata in Italia la doppia moneta.
Intanto, il 28 dicembre del 2001, la giocata minima del Lotto passava da mille lire a 1 euro. Indipendentemente dal fatto che il Tesoro avesse deciso o meno da tempo l' aumento delle giocate. E infatti, gli aumenti si concentrarono soprattutto nei primi mesi del 2002, come ricordano i dati del Codacons.

Al bar il "cornetto" e il caffé passarono rispettivamente da 900/1000 lire a 0,80 centesimi di Euro (corrispondente invece, a 1.550 lire circa) fino a raggiungere i 0,90 cent e un euro nel 2011/12. il biglietto del cinema balzó da circa 12/14mila lire a 7,50 (pari a 14.522 lire) per poi arrivare a 8,0 e 8,5 euro nel 2011/12; un trancio di pizza margherita salì dalle 2000/2500 lire a 1,80 euro (pari in realtà a quasi 3.500 lire) per poi raggiungere tranquillamente i 2,50/3,00 euro.

Non parliamo poi della pizza servita al tavolo in pizzeria. La famosa margherita passó dalle 3500 lire ai 3,5 euro, ma adesso è raro trovarla a non meno di 5 euro.
I primi piatti in trattoria/ristorante passarono dalle 5000 lire ai 5 euro, ma oggigiorno per un piatto di spaghetti alla boscaiola occorrono mediamente dai 7-8 euro in su. I secondi piatti di carne invece, passarono dalle 8000 lire ai 7-8 euro. Mangiare ad esempio una scaloppina ai ferri adesso costa almeno 9 euro, ma mediamente la si trova a circa 11 euro.
Stiamo parlando della ristorazione, ma se ci addentriamo in altri campi la truffa selvaggia che abbiamo subito va oltre ogni fantasia.

Le scarpe firmate, nelle vetrine dei grandi marchi, è passata dalle 250,000 lire ai 250/300 euro, cioè prezzo raddoppiato del 50%. E per il vestiario idem, con i blue jeans di marca passati mediamente dalle 90,000 lire ai 90/120 euro.

In Italia tutto quello che non era strettamente pane, pasta e uova, raddoppió in pochi mesi del 50%.
Anche nel settore immobiliare, la truffa del raddoppio dei prezzi fu repentinea. In pochissimo tempo, gli appartamenti in vendita passarono dai 90,000,000 di lire ai 90mila euro e adesso in periferia o zone limitrofe di una media città del centro nord, non costano meno di 120,000 euro. Identica cosa per gli affitti.

Nel passaggio da lira ad euro, i canoni passarono dalle 500,000 lire ai 500 euro, ma come tutti noi ben sappiamo, per avere un appartamento decente in periferia cittadina, occorrono almeno 600/650 euro.
Gli esempi potrebbero essere sterminati, andando dallo spillo alla stanza d'albergo, dal peluche ai voli aerei, ai prezzi del mercato dell'auto forse in alcuni casi addirittura triplicati.

La vergogna è palese se si pensa che gli stipendi medi invece, sono rimasti praticamente immutati.

Proviamo adesso ad immaginare se la Grecia uscisse dalla moneta europea comune e ció innescasse un virus anche nei paesi vicini danneggiati, come la nostra bistrattata Italia, la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda ecc.

Cosa succederebbe se d'un tratto ci svegliassimo e ci accorgeremmo di avere in tasca nuovamente la lira?
Preavviso che quanto segue è sconsigliato ai lettori con più di 25 anni (non potrebbero capire perché troppo giovani) e/o sofferenti di cuore:

Dopo esserci svegliati, preparati e aver bevuto un caffé alla nostra cara vecchia caffettiera, ci aggingeremmo a recarci a lavoro con la nostra auto. Dopo pochi isolati ci ricorderemmo che le sigarette sono ormai quasi finite e ci recheremmo al primo "Sali e Tabacchi di Stato".
- Salve mi da per favore un pacco di M......o rosse?
- Prego - ci risponderebbe il tabaccaio, - sono 9,680 lire
Credo che udendo tale cifra, abituati a pagarle con la Lira esattamente la metà, smetteremmo immediatamente di fumare.

Poi dopo la batosta psicologica di aver appena buttato la nostra cara vecchia 10,000 lire, ci recheremmo a fare benzina. Appena inizieremmo a scorgere la cara e vecchia Agip probabilmente saremmo vittima di un malore a leggere il tabellone dei prezzi: Diesel 3250 lire al Litro, Benzina 3500 Lire. Prima dell'entrata dell'euro la benzina costava 1900 lire e la diesel 1700/1800 circa.

Infine se sopravvissuti all'incubo, ci recheremmo al bar sotto l'ufficio per il classico cappuccino e brioches.
- Prego, sono 4500 lire - ci direbbe il barista.
- Ma sei scemo? - penso che sarebbe la risposta istintiva di tutti noi. Noi che pagavamo 2000 lire per caffé e cornetto.

Una tranquilla mattinata di terrore per recarci a lavoro ci sarebbe già costata 9680 (sigarette) + 32500 lire (per una decina di litri di benzina) + 4500 lire (cappuccino e brioches), per un totale di circa 47000 lire!

Mi dite quando mai abbiamo speso quasi 50000 lire per andare a lavoro?
Con la vecchia banconota da 50 mila si poteva tranquillamente passare le serate del week end con la fidanzata, mangiando la pizza e andando al cinema entrambe le sere, oppure si poteva semplicemente fare tutto quello che abbiamo fatto stamattina per andare a lavoro, spendendo la metà.

Ma la giornata non finisce ovviamente qui. E' vero che 10 litri di benzina ci potrebbero bastare anche per il giorno seguente, ma è anche vero che a pranzo qualcosa bisogna pur mangiarla.
Ed ecco allora il panino al solito bar che dovremmo pagarlo almeno una decina di mila lire, più altre due mila per la bottiglietta d'acqua e altre due mila per il caffé. Il montepremi vergognoso sale quindi a 64,000 lire e siamo ancora a metà giornata.

Tralasciamo il caffé post pranzo alla macchinetta automatica dell'ufficio (quello ce lo offre fortunatamente il collega) ma dobbiamo purtroppo considerare che arrivati a casa, depressi più che mai, troveremmo sempre mamma/fidanzata/moglie che ci potrebbero chiedere di uscire a bere un aperitivo o più semplicemente a fare la sacrosanta spesa.

Scopriremmo con grande meraviglia che anche gli alimentari sono raddoppiati grazie all'euro del 50%. Salumi affettati, vino, uova, pane, pasta, acqua, detersivi, frutta e carne di ogni tipo, tutto il doppio. Per quello che dieci anni fa pagavamo 50 mila lire e oggi 50 euro circa, lo dovremmo ripagare adesso 100,000 lire.
E penso che dopo aver speso circa 164,000 lire, se la vostra fidanzata vi chiedesse di andare a mangiare una pizza e vedere un film al cinema, potreste anche avere una crisi di nervi o svenire.

Ma so che in fondo siete buoni e generosi e direste di "si"!
Bhe in tal caso, preparatevi, perché due pizze quattro stagioni, una coca cola e una birra media, due caffe e due coperti verrebbero la bellezza di 50,000 lire, a cui andranno aggiunte 32,000 lire circa (8,5 euro circa cadauno) per il cinema.

Alla fine andreste a letto col portafoglio sventrato: totale 246,000 lire.

Mi dite quando mai abbiamo speso per queste cose, circa 250,000 lire?

Mai...
E' ovvio che non si tratta di inflazione subita nel corso di questi 11 anni, ma di una semplice truffa di Stato, anzi di Unione!

La truffa l'hanno architettata i "signori dell'Euro", piazzando il tasso di cambio lira/euro ad un livello alto e psicologicamente svantaggioso.
Ci hanno truffato doppiamente, dicendoci che se non saremmo entrati nella moneta europea. saremmo caduti in recessione e saremmo stati annientati economicamente dal mercato di eurolandia.

La Lira non era di certo un gran che come moneta, valeva poco a confronto delle altre monete estere, ma il sistema Lira era valido, si riusciva comunque a vivere bene, ad arrivare a fine mese sempre risparmiando qualcosa e magari a poter anche investire nei propri progetti tali fondi accumulati.

L'euro come moneta è stato un danno ma è servito per i signori "Illuminati" a soggiogarci alla loro mercé e a risanare i prestiti insoluti dai loro creditori.
Ora non possiamo più come nazione stampare moneta, ma bisogna comprala da Bruxelles ovviamente alle loro condizioni di vendita. La ricchezza dell'Italia è stata dimezzata dall'euro così come il nostro potere di acquisto.

Ora per fortuna c'é Monti che raddrizza tutto e ci evita l'agonia, regalandoci una morte rapida e indolore! Grazie signor Presidente, grazie presidenti che ci avere fatto entrare in Europa! Prima si stava troppo bene...

Foto In Alto
Le banconote della Lira

A Cura Di Arthur McPaul

Moria Di Pesci A Causa Del Terremoto




Potrebbe essere stato un getto di acqua geotermica bollente, fuoruscito dal sottosuolo per il terremoto, la causa della moria di migliaia di pesci che si e’ verificata nel cavo Diversivo in localita’ Canaletto a Massa finalese, in provincia di Modena.

E’ questo il primo risultato degli esami strumentali effettuati venerdì sul posto dai tecnici della Provincia a e dell’Arpa in seguito alle segnalazioni dei cittadini. Dalle misurazioni e’ risultato che la temperatura dell’acqua, proprio venerdì mattina, era di 25 gradi: non abbastanza calda per uccidere i pesci, spiegano i tecnici, ma troppo rispetto alle condizioni atmosferiche e generali.

L’ipotesi, che dovra’ essere confermata dall’analisi dei prelievi effettuati dall’Arpa, e’ quindi che il terremoto di domenica scorsa, il 20 maggio, abbia smosso il fondale aprendo il passaggio a getti di acqua molto calda provenienti dal sottosuolo o a gas che hanno soffocato i pesci, che possono essere morti anche non immediatamente ma a distanza di tempo per le conseguenze dell’eccessivo calore o dell’anossia.

Dalle misurazioni risulta che ora l’acqua sia sufficientemente ossigenata e che quindi si stiano ripristinando le condizioni di normalita’. Non è però da escludere che quanto accaduto sia stato una sorta di “segno premonitore” della nuova forte scossa di martedì mattina, anche se le attuali conoscenze scientifiche non ci consentono di poter dimostrare e capire un simile meccanismo.

A Cura Di Beppe Caridi

Fonte:
http://www.meteoweb.eu/2012/05/la-moria-di-pesci-a-massa-finalese-causa-della-prima-scossa-o-segno-premonitore-di-quella-successiva/137047/

Terremoto Emilia: Continua Sciame Sismico, Possibili scenari





Dopo i terremoti nel modenese, continua lo sciame sismico. Decine di scosse di assestamento stanno interessando l'area emiliana. con intensità che ha raggiunto anche la magnitudo 3. Cosa sta succedendo?

I sismologi dell'Ingv, che monitorizzano costantemente tutto il territorio italiano, parlano di una sequenza sismica nella Pianura Padana Emiliana che sta interessando un’area estesa per oltre 50 km parallelamente al fronte della catena appenninica e al fiume Po.

I terremoti di questi giorni hanno mostrato che il fronte attivo si muove in maniera coerente raccorciando la zona in senso nord-sud, lungo faglie orientate in direzione est-ovest.
La zona interessata nel modenese, dai terremoti del 29, riguarda il settore più occidentale del fronte già attivo, estendendolo per altri 10 chilometri verso ovest.

Queste fratture non sono state del tutto inattese. Un lungo sciame sismico ha preceduto le più forti del 20 e 29 maggio, un pó come era avvenuto di recente per il devastante terremoto di L'Aquila.
Questa caratteristica è stata spesso osservata in precedenti sequenze sismiche italiane, sia recenti che antiche. In zone prossime a quelle colpite in questi giorni, viene ricordato il terremoto che ha colpito Ferrara nel 1570, che fu seguito da repliche per molti mesi.

Sono stati inoltre illustrati e spiegati gli estesi fenomeni di liquefazione e i cosiddetti vulcani di fango osservati dopo il terremoto, dovuti alla presenza, nel sottosuolo padano, di livelli sabbiosi saturi di acqua. Tali fenomeni hanno prodotto in particolare degli sprofondamenti legati allo svuotamento dei livelli sabbiosi e alla successiva loro compattazione.

Sempre l'Ingv ha reso noto il 25 maggio che sollevamento dell’area è arrivato a 15 centimetri.
I dati sono stati rilevati dai satelliti radar di COSMO-SkyMed dell’Asi e hanno mostrato la deformazione della superficie, permettendo ai ricercatori di Cnr-Irea e Ingv di fare le prime valutazioni.
Sono attesi ulteriori dati dopo i tre forti sismi del 29 maggio.

L'Italia, per la sua natura geomorfologica è molto sensibile ai terremoti e purtroppo sono fenomeni frequenti e ben noti, che spesso recano danni spropositati.
Il nostro Paese è ricco di paesini molto antichi costruiti in zone collinari e montuose, monumenti, palazzi storici e infrastrutture recenti non sempre a norma antisismica.





Il 6 aprile del 2009 si ricorda ancora il devastante terremoto in Abruzzo, avvenuto alle ore 03:33 di magnitudo 6.3, che distrusse quasi completamente il centro storico di L'aquila e i paesi limitrofi, causando 308 vittime e 10 miliardi di euro di danni stimati.

Anche in quel caso. come nel modenese, ci fu un lungo sciame sismico che ha preceduto il disastro. La sequenza si aprì con una scossa di lieve entità (magnitudo 1,8) il 14 dicembre 2008 e una di maggiore intensità il 16 gennaio 2009, seguita da scosse inferiori alla magnitudo 3.0 per poi protrarsi, con intensità e frequenza lentamente ma continuamente crescente, fino all'evento principale.

Nelle 48 ore dopo la scossa principale, si registrarono altre 256 scosse o repliche, di cui 56 oltre la magnitudo 3,0. Tutto sembra molto simile a quanto accaduto in questi giorni nel modenese

Tre furono invece gli eventi di magnitudo superiore a 5,0, rispettivamente il 6, il 7 e il 9 aprile.

Lo sciame sismico successivo all'evento principale del 6 aprile si spostó in zone limitrofe a nord-ovest della città e in generale della conca aquilana (Pizzoli, Campotosto e Montereale).

Un evento di magnitudo 4,7 Mw (4,5 Ml)[22] avvenne alle ore 22.58 del 22 giugno, con epicentro vicino all'abitato di Pizzoli, a 11 km dall'Aquila. Nella stessa giornata, e soprattutto nella mattinata immediatamente successiva ci furono numerose scosse minori.
Altre scosse si sono verificate poi il 3 luglio (magnitudo 4,1 Ml alle ore 13:03 con epicentro tra L'Aquila e Pizzoli, preceduta da altri due eventi di magnitudo 3,4 Ml alle ore 03.14 e 3,6 Ml alle ore 11.43), il 12 luglio (magnitudo 4,0 Ml alle ore 10.49 con epicentro tra L'Aquila e Roio Poggio) e il 24 settembre (magnitudo 4,1 Ml alle ore 18:14 con epicentro tra L'Aquila e Pizzoli). Le scosse di assestamento si sono prolungate per circa un anno dall'evento principale e repliche di magnitudo 3 si sono protraggono tutt'ora. Ad esempio, il 30 ottobre 2011 si è registrata una scossa di magnitudo 3.6..

Nell'anno che ha seguito l'evento del 6 aprile, l'INGV ha dichiarato di aver registrato circa 18.000 terremoti in tutta l'area della città dell'Aquila.





Il 23 novembre del 1980, un sisma di magnitudo 6,5, con epicentro tra i comuni di Teora (foto in alto), Castelnuovo di Conza e Conza Della Campania, causó 2914 morti. La zona interessata fu quella dell'Irpinia, ma le onde sismiche devastarono tutta l'area compresa da Napoli alla Basilicata Occidentale.

Il terremoto dell’Irpinia del 1980 si distinse in tre dfferenti fenomeni di rottura lungo differenti segmenti di faglia succedutisi in circa 40 secondi. La rottura si propagó dall’ipocentro interessando segmenti di faglia lungo i Monti Marzano, Carpineta e Cervialto e dopo circa 20 secondi la rottura si propagó verso SE in direzione della Piana di San Gregorio. L’ultimo segmento di faglia ad essere stato interessato dal processo di rottura, dopo 40 secondi, fu localizzato a NE del primo segmento.

La frattura ha raggiunto la superficie terrestre generando una scarpata di faglia ben visibile per circa 35 Km.

Studi di paleosismologia eseguiti mediante lo studio di trincee scavate lungo la scarpata di faglia (Fig 6) hanno consentito il riconoscimento e la datazione dei forti terremoti predecessori del 1980, avvenuti sulla faglia irpina (si vedano Fig 3 e Fig 7). Questi risultati dimostrano che la faglia responsabile del terremoto dell’Irpinia ha generato in passato terremoti simili a quello del 1980 e che tali eventi si succedono nel tempo con frequenza di circa 2000 anni.
La successione di rotture che si sono susseguite durante il terremoto del 1980 suggerisce l’esistenza di forti fenomeni di interazione tra i diversi segmenti di faglia.

Di recente, in contrmporanea con gli eventi sismici del modenese, stanno avvenendo scosse di intensità medio-bassa nuovamente nella zona dell'Irpinia. Il solito e mai ascoltato avvertimento, che un nuovo grande sisma possa avvenire?

Cosa dovremo attendere nel modenese?

Dai dati sismici provenienti dall'INGV, sono decine le scosse che stanno avvenendo nell'area interessata dai terremoti più forti di questi giorni. Gli stessi studiosi hanno affermato che ci potranno essere altri sismi di forte intensità nell'area, ma purtroppo non è facile prevedere quando.

”Sara’ una sequenza sismica lunga, che potrebbe durare mesi o anni, con sequenze di magnitudo confrontabile alla scossa principale”, ha detto oggi il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta, nella conferenza stampa organizzata dall’istituto all’indomani del terremoto di magnitudo 5,8 nel modenese.

“Come abbiamo detto fin dal 20 maggio la sequenza ha tutte le caratteristiche di una sequenza che si ripete con la maggioranza dei terremoti di magnitudo decrescente, ma con momenti di recrudescenza, non è quindi possibile stabilire l’esatta evoluzione nel tempo e non si possono escludere repliche di magnitudo 4 o 5, confrontabili anche con quelle forti del 20 e 29 maggio“, ha aggiunto il presidente dell’Ingv.

”Dal punto di vista scientifico la sequenza rimanda a conoscenze passate” perche’ ”il terremoto e’ avvenuto in un’area che per centinaia di anni non ha visto terremoti. Per questo, dobbiamo fare un atto di umilta’ e recuperare i documenti storici”. In questo caso il punto di riferimento e’ la descrizione del terremoto avvenuto nella stessa area nel 1570, ricostruita nel 1905 dal sismologo Mario Baratta. Da quei documenti emerge che le scosse durarono per nove mesi, nei quali non vi fu una giornata senza un terremoto percepibile dalla popolazione, dopidiche’ il ritmo delle scosse comincio’ a rallentare, stabilizzandosi per i quattro anni successivi. Solo a partire dal 1574 il ritmo comincio’ a ridursi ed i terremoti cessarono nel 1576.

Sono stati circa un migliaio le scosse di terremoto avvenute in Emilia a partire dal 20 maggio. Di queste, piu’ recenti concentrate nella zona occidentale, la maggior parte avvenute a partire dalla mezzanotte oscilla fra magnitudo 2 e 3. Sono i dati forniti oggi dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

”Le scosse registrate finora rientrano in un quadro di normale sismicita‘” ha detto il presidente dell’Ingv, Stefano Gresta.
Per il sismologo Alessandro Amato “è importante non abbassare la guardia,la sequenza durerà molto tempo. Il meccanismo focale del sisma di ieri e’ uguale a quello del 20 maggio: il processo cinematico e’ unico, non ci sono state attivazioni di faglie discordi” ha aggiunto Gresta.

Quanto all’ipotesi di attivazione di una seconda faglia, l’esperto taglia corto: ”è una questione di lana caprina: vanno analizzati i dati, occorre verificare e ci metteremo qualche anno. I dati che abbiamo non autorizzano a pensare che si sia attivata la seconda faglia, e anche il meccanismo delle scosse di ieri e’ identico a quello delle prime” dunque l’Istituto tenderebbe a escludere questa evenienza. Il presidente dell’Ingv ricorda il terremoto del 1570 nella stessa zona: ”Ci furono anni di scosse. Il quadro che abbiamo di fronte ripetera’ cio’ che e’ successo nel passato. Non dobbiamo aspettarci pero‘ scosse maggiori di magnitudo 6”.

Le faglie dunque continuano a muoversi e le intensità sembrano mantenersi sulle magnitudo 2,5, con sporadici picchi oltre i 3,0.
L'augurio più sincero è che i fenomeni sismici, procedano ad una graduale attenuazione ben prima di quello accadde nel 1570.

Foto di Apertura Fonte: Meteoweb credit ANSA

A Cura Di Arthur McPaul

Fonti:
Wikipedia

http://www.ingv.it/ufficio-stampa/stampa-e-comunicazione/archivio-comunicati-stampa/comunicati-stampa-2012/terremoto-in-pianura-padana-emiliana/view

http://www.ingv.it/ufficio-stampa/stampa-e-comunicazione/archivio-comunicati-stampa/comunicati-stampa-2012/terremoto-il-sollevamento-dell2019area-e-arrivato-a-15-centimetri/view

http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-emilia-ingv-lo-sciame-sismico-potrebbe-durare-anni-con-scosse-forti-come-quella-di-ieri/136808/

mercoledì 30 maggio 2012

Terremoto Emilia: Gli Esperti Dicono Che...





"Sotto la Pianura Padana ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di migliaia di anni e che si spostano.

Le carte sismiche già indicavano il rischio, ma nessuno lo ha ascoltato finché non è successa la tragedia. Serve più attenzione sui rischi naturali". Così Salvatore Barba, sismologo dell'Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega ad Affaritaliani.it le dinamiche del sisma infinito che ha colpito l'Emilia Romagna.

Che cosa sta succedendo sotto la Pianura Padana?
"Ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di migliaia di anni, che si muovono verso nord. E' l'Appennino che si sposta, creando faglie compressive sotto la pianura. Altre faglie si trovano anche al piede delle Alpi, e queste si spostano invece verso sud. Di faglie sotto i sedimenti padani ce ne sono diverse, centinaia di chilometri. Questi terremoti avvengono perché c'è sforzo nella crosta attorno ad esse".

Come è posizionata la placca adriatica?
"C'è un lembo che parte dal Friuli, passa dal lago di Garda e prosegue sotto la Lombardia, scende sotto l'Appennino e sotto liguria, continua lungo la dorsale ferrarese e arriva al mare ad Ancona. Infine scende verso la Puglia. Tutte le zone intorno a questa faglia sono sismiche, con terremoti possibili sia dal lato tirrenico che da quello adriatico. Questa placca spinge verso nord e va a collidere con le Alpi".
Come mai finora la Pianura

Padana veniva considerata area non a rischio o comunque a basso rischio?
"Queste non sono mai state faglie "silenziose". Hanno sempre causato terremoti dall'epoca storica fino a quella recente. Negli ultimi mesi, precisamente dal luglio 2011, c'è stata una serie di terremoti abbastanza forti sparsi nella Pianura Padana, che non hanno creato danni. I terremoti nella zona di Ferrara sono cominciati a fine 2009. Se andiamo più indietro, anche a inizio secolo ci sono stati terremoti. Nel Cinquecento la città è stata evacuata per quattro anni".

E allora come mai questo "errore di valutazione"?
"Dipende da come la stampa e l'opinione pubblica prendono le informazioni divulgate. Noi nel 2009, in collaborazione con la "Le scienze" (vedi gallery a lato) facemmo una mappa in cui l'Emilia Romagna aveva una probabilità tra il 55 e il 65% di terremoto forte, una delle regioni italiana con la probabilita più alta. Il problema è che, finché non c'è il dramma, non ci si chiede che cosa possa succedere in Italia. Opinione pubblica, mass media e politica recepiscono l'allarme solo 'dopo'. I giornali dovrebbero tenere delle rubriche periodiche fisse sui rischi naturali, per tenere alta l'attenzione".

Le carte sismiche andrebbero riviste, come dice qualcuno?
"Tutto si può migliorare. Certo, oggi rispetto a tre anni fa le rifaremmo più precise. Ma ci sono cose che sappiamo da vent'anni e che ancora non sono entrate nella testa delle persone. Vuol dire che un problema di comunicazione c'è".

Ci sono altre zone, come la Pianura Padana, non adeguatamente allertate?
"In tutta Italia, direi, manca l'allerta adeguata. Ogni territorio ha le sue caratteristiche e solo il Parlamento può fare le verifiche necessarie. C'è in corso un0indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia, che è cominciato alcuni mesi fa e che terminerà ad ottobre. A questo proposito oggi si riunisce la Commissione alla Camera: questi sono i casi in cui verificare quanto la risposta degli enti locali sia adeguata alla pericolosità reale. A sensazione, ripeto, nessuna regione è realmente adeguata. Serve un'imposizione della politica, anche se le cose imposte dall'alto non sempre funzionano. E' importante che anche i territori si muovano dal basso. Per esempio, tutti abbiamo ormai chiaro il sistema di sicurezza delle automobili: cinture, airbag, revisione periodica, controllo della pressione delle gomme. C'è stata una campagna pubblicitaria che ha sensibilizzato i cittadini. Bisogna fare lo stesso con i rischi sismici".

Come proseguirà lo sciame sismico in Emilia?
"Purtroppo non si può dire. La situazione è imprevedibile. Potrebbe finire oggi oppure durare altri mesi. Abbiamo esempi di sequenze che durano molto a lungo. In Irpinia ci furono after-choc fino a tre anni dopo, a L'Aquila un anno e mezzo dopo, in Friuli mesi dopo. La situazione è così variabile che l'unica cosa possibile da fare è pianificare una lunga gestione della crisi e poi, nel caso non siano necessari, evitare gli interventi previsti".

E nelle altre regioni d'Italia?
"Ci sono aree in cui c'è molta energia accumulata: Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Abruzzo. Anche Veneto. Ma non è possibile fare previsioni con precisione. Bisogna prendere subito provvedimenti per la prevenzione".

Foto di Apertura Fonte: Meteoweb credit ANSA

A Cura Di Maria Carla Rota

Fonti:
http://affaritaliani.libero.it/cronache/sismologo-barba300512.html

Il Governo Monti Aiuterà I Terremotati Aumentando Le Accise Sui Carburanti. Vergogna





Ecco la fonte ANSA:

"A copertura degli interventi previsti a seguito del sisma in Emilia è stato deciso l'aumento di 2 centesimi dell'accisa sui carburanti per autotrasporto così come l'utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review. L'aumento delle accise sui carburanti, benzina e gasolio, deciso dal consiglio dei ministri, dovrebbe scattare immediatamente, dalla mezzanotte di oggi. Lo si apprende da fonti qualificate."

Cosa c'entra l'aumento dei carburanti con il terremoto e gli aiuti alle vittime e agli sfollati?
E se all'improvviso i terremoti aumentassero e le zone colpite disastrate diverentassero tantissime, quanto dovremmo pagare per il carburante?

Le proteste per questa follia sono giunte da tutte le fazioni politiche e dalla Codacons che l'ha educatamente definita "inopportuna".

Credo che questo pazzo che è stato messo dai banchieri al Governo della nostra Repubblica. debba essere mandato via, prima che l'Italia sprofondi e non per colpa del terremoto.

Rispetto e cordoglio per le vittime del terremoto.

Per favore, facciamoci sentire!

Di Arthur McPaul


Terremoto Emilia: Impressionanti Foto Del Fenomeno Di Liquefazione Del Suolo




Dopo il forte terremoto del 20 maggio 2012, anche quello di ieri in Emilia Romagna è stato caratterizzato da diffusi fenomeni di “liquefazione” dei terreni che hanno suscitato stupore e preoccupazione fra i cittadini.

La liquefazione è un fenomeno che spesso accompagna i terremoti di forte intensità (superiore alla magnitudo 5 della scala Richter).
Essa consiste nella perdita di resistenza di terreni saturi d’acqua sottoposti a sollecitazioni sismiche, in conseguenza delle quali i depositi terrosi raggiungono una condizione di fluidità pari a quella di una massa viscosa a causa delle fortissime pressioni dell’acqua nei pori: lo spiegano sul loro sito internet gli studiosi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

I terreni soggetti a liquefazione sono quelli nei quali la resistenza alle deformazioni è dovuta interamente all’attrito tra le particelle; vale a dire i terreni incoerenti come le sabbie e i limi.





Nei materiali argillosi, che sono dotati di coesione, le forze interlamellari riducono la mobilità delle particelle; il decadimento della resistenza è pertanto graduale e non consente il verificarsi della liquefazione.
Il recente terremoto emiliano ha avuto il suo epicentro nella bassa pianura modenese e ferrarese, dove sono molto diffusi i depositi sabbiosi e limosi saturi d’acqua dei paleoalvei dei fiumi emiliani.





Ciò ha comportato il verificarsi di numerosi casi di liquefazione, con grandi fuoriuscite di acqua mista a sabbia in corrispondenza di fenditure del terreno o anche lungo tubazioni di pozzi.
Intanto anche i geologi dell’Università degli Studi dell’Insubria – Varese e Como, sono arrivati inEmilia Romagna per studiare il terremoto. A condurre ricerche c’è Alessandro Michetti, arrivato nei giorni scorsi a Finale Emilia.





Il docente di geologia coordina due colleghi dell’Insubria: Franz Livio e Roberto Gambillara si trovano nei dintorni di Sant’Agostino già da domenica.
Michetti ha spiegato ai giornalisti che “ci sono un sacco di problemi, gli effetti sull’ambiente e sul costruito sono importanti. Ci sono ancora scosse, ma non sono forti. L’energia ieri e oggi è limitata. Lavorando su fratture e deformazioni del terreno vogliamo capire come evolve il fenomeno. È necessario intervenire in fase emergenziale, perché le prove possono sparire nei giorni successivi. Se piove o se procedono a rimozioni. Con i nostri dati, paleosismologici, possiamo analizzare la pericolosità e quindi aiutare la società a difendersi“.





Nelle foto, altri effetti di liquefazione dei terreni causati dal sisma emiliano di ieri, martedì, 29 maggio 2012 (Cavezzo, località Uccivello) e altri scatti d’archivio dei giorni precedenti.

Foto di Marco Maria Coltellacci

A Cura Di Peppe Caridi

Fonti:
http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-emilia-altri-fenomeni-di-liquefazione-nuove-foto-impressionanti-da-uccivello-di-cavezzo/136784/

Terremoto In Emilia: Emergono I "Vulcanetti"




Oggi ne parlano un pò tutti, dopo le forti scosse di terremoto che negli ultimi giorni stanno colpendo la pianura Padana. Il fenomeno della liquefazione del suolo e dei “vulcanetti” sta mobilitando l’interesse di esperti e studiosi, che da molte zone del mondo sono arrivati in pianura Padana per analizzare la situazione e capire cosa sta succedendo.

Della liquefazione del suolo abbiamo già parlato moltissimo su MeteoWeb nei giorni scorsi, spiegandone le dinamiche. Dopo la forte scossa di ieri mattina alle 09:00, altri fenomeni di liquefazione sono stati segnalati in alcune zone di Emilia Romagna e basso Veneto. Ma il fenomeno nuovo di cui parliamo in quest’articolo è quello dei “vulcanetti” di sabbia e fango che sono comparsi in molte zone di campagna tra modenese e ferrarese: hanno dimensioni modeste di qualche metro di diametro e sono disposti uno di seguito all’altro per 50-100 metri, lungo una frattura sismica. Sono direttamente collegati al fenomeno della liquefazione, in quanto si verificano proprio come risultato della liquefazione delle sabbie che insieme alle argille e ai limi vanno a costituire la parte superficiale della pianura padana, come ha spiegato oggi in un’intervista al Corriere della Sera Daniela Pantosti, dirigente di ricerca all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
“Le onde sismiche hanno infatti provocato una sovrappressione dell’acqua contenuta negli strati. Poiché l’acqua è incomprimibile, ha causato ad alcune centinaia di metri di profondità la liquefazione dei granelli dando origine a un fango che è fuoriuscito in superficie non appena ne ha avuto la possibilità, vale a dire in corrispondenza delle fratture del terreno“, ha aggiunto Daniela Pantosti. Nel nostro Paese non è la prima volta che un simile fenomeno si manifesta. I vulcanetti di sabbia si erano per esempio formati proprio a Ferrara durante il terremoto del 1571, in due o tre siti nel sisma dell’Aquila del 2009, nel Gargano nel 1627, nella valle del Simeto in Sicilia nel 1693, in Calabria nel 1783 e in Giappone sia nel 1995 che nel terremoto dell’anno scorso: in tutti questi casi si sono verificate accelerazioni notevoli (dovute all’energia delle scosse) negli strati profondi di zone di pianura che hanno liquefatto il sottosuolo, dato luogo a fuoriuscite di sabbia e fatto mancare l’appoggio alle case e alle varie strutture edilizie che, seppure illese, si sono inclinate su un fianco.
La formazione dei vulcanetti di sabbia è un effetto secondario dovuto al passaggio dell’onda sismica che si è sviluppata per la rottura della faglia a seguito del braccio di ferro tra le propaggini più esterne dell’Appennino settentrionale e la pianura padana. Come hanno sottolineato le prime elaborazioni delle immagini ottenute dai satelliti radar di Cosmo-SkyMed dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) eseguite dai ricercatori del Cnr–Irea e dall’Ingv, questo gioco di forze ha provocato una deformazione permanente della crosta: spinte da una compressione in direzione nord-sud le propaggini settentrionali dell’Appennino si sono accavallate a quelle della bassa pianura dando origine a un sollevamento della crosta terrestre di circa 10 centimetri, non visibile all’occhio umano.
Sono stime preliminari, ancora parziali, che danno ragione al fatto che un oggetto tridimensionale di circa 15 chilometri di lunghezza e di 1-8 km di profondità si è rotto e che stimolano una domanda: le zone tra la pianura e l’Appennino andranno quindi ristudiate? “Noi le studiamo sempre, anche perché da tempo sono state segnalate come aree a pericolosità sismica, anche se a probabilità minore di altre nella Carta della pericolosità sismica pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nel 2004“, precisa Pantosti. Tutti dovrebbero conoscere e leggere questo documento che ridimensionerebbe molte affermazioni, prima tra tutti quella che in pianura il terremoto non sopraggiunge mai. E invece non è così, perché i depositi alluvionali trasportati dai fiumi non assorbono le onde sismiche, come dimostrano i vulcanetti di sabbia. Un fenomeno che sull’Appennino Emiliano non è certo una novità. Grazie a una segnalazione (anche fotografica!) di un nostro lettore, infatti, più di sei mesi fa pubblicavamo su MeteoWeb un articolo in cui parlavamo proprio dei “vulcanetti” emiliani, a partire da quello di Regnano, dove il Comune di Viano ha apprestato dei percorsi sopraelevati in legno e sta progettando una struttura turistica che sfrutti il giacimento per scopi termali e di beauty farm.

A Cura Di Peppe Caridi

Fonti:
http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-i-vulcanetti-sand-blows-dellemilia-romagna-su-meteoweb-ne-parlavamo-gia-sei-mesi-fa/136718/#chiudi_adv

martedì 29 maggio 2012

Fronte Terremoto Allargato Di 10 Km verso Ovest




Si e’ esteso di una decina di chilometri il fronte della zona attiva del margine settentrionale dell’Appennino, che domenica scorsa aveva fatto tremare la zona orientale, quella del ferrarese, e che alle 9,00 di questa mattina ha scosso la zona occidentale, quella del modenese, con un terremoto di magnitudo 5,8.

”Purtroppo abbiamo assistito in passato a situazione analoghe in occasione dei terremoti a L’Aquila e a Colfiorito”, osserva il sismologo Alessandro Amato dalla sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Sul grande monitor con la cartina italiana le repliche del terremoto, segnalate in rosso (quelle avvenute oggi) e in blu (quelle dei giorni scorsi), disegnano molto chiaramente una struttura ad arco. Ricalca la struttura ben nota agli esperti come ”arco di Ferrara”.

La zona di Mirandola, colpita oggi, e’ la più orientale e sono ben visibili le stelle che indicano i terremoti di magnitudo superiore a 5 avvenuti. Le stelle sulla carta al momento sono tre. La prima si riferisce al sisma di magnitudo 5,8 delle 9,00 di oggi; la seconda il sisma delle 12,56 (magnitudo 5,3) e la terza il sisma avvenuto quattro minuti piu’ tardi, alle 13,00, di magnitudo 5,1. Un minuto piu’ tardi, alle 13,01, e’ avvenuta un’altra forte scossa: e’ cosi’ ravvicinata al precedente, da rendere molto difficoltoso calcolarne esattamente i parametri.

I primi a scattare, nella sala sismica dell’Ingv, sono stati i sismografi della rete nazionale, che inviano in tempo reale i dati registrati in tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia, spiega la sismologa Lucia Margheriti. Non appena i dati arrivano, un sistema automatico di software fa le prime determinazioni, proponendo dei parametri. ”Dopodiche’ ogni misura va ridefinita manualmente, in modo da poter determinare con precisione le coordinate dell’evento e la magnitudo definitiva”, dice il sismologo Claudio Chiarabba.

Sulla terza scossa della sequenza ravvicinata di tre terremoti registrata intorno alle 13,00 sono ancora in corso proprio questi calcoli manuali.







A Cura Di Peppe Caridi

Fonti:
http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-emilia-romagna-amato-ingv-fronte-attivo-se-esteso-di-circa-10km-verso-ovest/136590/

Fenomeni Di Liquefazione Del Terreno Padano A Causa Del Terremoto





Sono alcune decine i ‘punti di liquefazione’ del terreno individuati in Polesine dalla squadra di geologi volontari che, mentre oggi la terra tremava anche in Veneto, sorvolava la zona a bordo di un elicottero per individuare gli effetti locali del sisma.

Task force di geologi per mappare il territorio tra Modena e Ferrara dopo la scoperta di un fenomeno nuovo per la zona, chiamato liquefazione delle sabbie, che ha provocato numerose crepe alle case costruite su dossi che si trovano nei vecchi alvei di fiumi, il piu’ delle volte abitazioni vecchie in mattoni. “La sabbia liquefatta e’ fuoriuscita dalle crepe di cantine e giardini di molte case; ora la sabbia e’ piu’ compatta di prima ma c’e’ massima attenzione da parte dei geologi perche’ nel caso in cui dovesse verificarsi un nuovo sisma di quella intensita’ il fenomeno potrebbe riacutizzarsi“, spiega all’Adnkronos Paride Antolini, geologo Consigliere Nazionale dei Geologi che sta seguendo tutte le fasi dei sopralluoghi in atto in Emilia Romagna. In sostanza il fenomeno e’ noto agli esperti ma e’ stato osservato e studiato nei terremoti giapponesi di 7-8 gradi della scala Richter. Di qui l’interesse della comunita’ scientifica a cartografare le zone con indici di pericolosita’.

Da martedi proseguono, su richiesta della Protezione Civile Regionale e delle due province di Ferrara e Modena, i sopralluoghi dei geologi volontari. “Si sono individuati e mappati punto per punto, casa per casa tali fenomeni; si sono raccolti campioni di terreno e si sono eseguite analisi multi-parametriche sui fluidi presenti nei pozzi. Si sono raccolte testimonianze molto significative e per ultimo, ma non ultimo come importanza, si e’ cercato di confortare gli abitanti. Si sono anche raccolte numerose immagini, alcune delle quali sono state messe a disposizione dagli stessi cittadini” come ha dichiarato Antolini. “Gia’ in questa fase di rilievi immediatamente successivi alla primissima emergenza si e’ cercato di capire perlomeno qualitativamente se i fenomeni di liquefazione fossero aderenti a quanto riportato alla bibliografia tecnica di riferimento – ha affermato Raffaele Brunaldi consigliere dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna – ed alle previsioni urbanistiche locali; in una seconda fase l’Oger (Ordine dei Geologi della Regione Emilia- Romagna) cerca di trarre conclusioni quantitave relative al descrivere nella maniera piu’ aderente possibile a quanto verificatosi localmente“.





Squadre di geologi volontari stanno rilevando gli effetti derivanti dai fenomeni sismici e cosismici che hanno interessato la provincia di Rovigo. “Anche se il territorio veneto – ha affermato Roberto Cavazzana, vice presidente Ordine Geologi del Veneto – e’ stato colpito in modo meno grave rispetto a quelli limitrofi delle Province di Ferrara e Modena e’ molto importante verificare gli effetti dello scuotimento sismico registrato anche nei Comuni dell’Alto e Medio Polesine, considerati a basso rischio sismico prima del terremoto del 20 maggio scorso. Particolare attenzione sara’ data all’individuazione di effetti locali particolarmente pericolosi, quali la liquefazione di strati sabbiosi saturi ed espulsione di acqua dal sottosuolo, dissesti a rilevati arginali e stradali, rilievo di cedimenti e rifluimenti del terreno che hanno interessato gli apparati fondali di edifici e capannoni“.

"Si tratta di conseguenze sul terreno causate dal terremoto, qui poco note" - spiega il vicepresidente dell’Ordine dei geologi del Veneto Roberto Cavazzana "o note soltanto ai geologi, ma ben conosciute in Giappone”. I ‘punti di liquefazione’ si configurano come ”fratture, fessure, in alcuni casi con sabbia depositata ai lati, come macchie biancastre abbastanza facili da individuare dall’alto: ne sono state rilevate diverse decine”. ”Durante la scossa di terremoto eravamo in volo e stavamo sorvolando le zone colpite - afferma Cavazzana - Questi fenomeni dall’alto si vedono bene, ne abbiamo gia’ individuati, anche di nuovi con quest’ultima scossa”.

A Cura Di Peppe Caridi

Fonti:
http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-emilia-romagna-segnalati-nuovi-fenomeni-di-liquefazione-del-suolo/136538/

http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-emilia-allarme-dei-geologi-per-la-liquefazione-delle-sabbie-tra-modena-e-ferrara/136116/?__a=1&ajaxpipe=1&ajaxpipe_token=AXhmawhRbv5SHKzJ&quickling%5Bversion%5D=564062%3B0&__user=100000062368608&__adt=10


Terremoti di 5.8 e 5.5 in tutto il Nord Italia. 15 Vittime


Nuovo forte sisma nel modenese avvertito in tutto il Nord Italia, di magnitudo 5.8, fa tornare paura e disagi nell'area padano emiliana. Altra scossa di magnitudo 5.5 alle ore 12:55 sempre nel modenese.

Dopo la forte scossa di magnitudo 6.1, avvenuta la notte del 20 maggio e il conseguente sciame sismico di media intensità, il peggio sembrava passato.

Stamane, tutto il
nord della Penisola è stato invece scosso da due forti sismi che hanno registrato la magnitudo 5.8 e 5.5 della scala Richter, con epicentro sempre nel modenese a Mendolla, Mirandola e Cavezzo. La scarsa profonditá dell'evento e la sua natura lo hanno fatto percepire distintamente in tutta la vasta area padana, da Firenze a Venezia, dal bresciano al milanese e addirittura ad oltre 350 km di distanza in Austria.

A causa dell'orario, entrambe le scosse sono state percepite da centinaia di migliaia di persone che sono uscite in strada temendo il peggio. Le Ferrovie Italiane hanno bloccato le linee interregionali passanti dall'epicentro e dopo tutti i principali network televisivi ne stanno dando notizia.

Attualmente le vittime accertate sarebbero purtroppo 15:

Due persone sono morte sotto le macerie della fabbrica Bbg di San Giacomo Roncole, Mirandola;

Tre a San Felice, nel crollo della azienda Meta; altri 2 a Mirandola; 1 a Concordia (un anziano colpito in strada da un cornicione che si è staccato dal tetto di un palazzo), 1 a Finale.

Alla lista si aggiunge il parroco di Rovereto di Novi. Un altro parroco, a Carpi, dato inizialmente per morto sembra essere rimasto invece ferito nel crollo di una parte del duomo. Tra le vittime anche due donne a Cavezzo, una sepolta dalle macerie del Mobilificio Malavasi. Nella zona colpita dal terremoto si registrano altri 3 morti.

I soccorsi sono ancora in corso, si scava tra le macerie anche alla stessa Bbg, perché oggi come domenica scorsa, soprattutto chi era al lavoro anche per fare le verifiche statiche è rimasto intrappolato nelle macerie. Ai soccorritori si sono uniti cinquanta militari del Genio Ferrovieri di Bologna, con relativi mezzi, mobilitati per far fronte all'emergenza. Si sommano ai militari già in azione dai giorni scorsi. Una ventina di genieri con 4 mezzi si sono già diretti a Cappelletta del Duca, presso S. Felice sul Panaro. L'appello della Protezione Civile è anche a lasciare libere le stradale, come la Statale 12 del Canaletto, che unisce Mirandola a Modena, via preferenziale per i soccorsi. Oltre ai crolli nei comuni prossimi all'epicentro (Medolla, Mirandola e Cavezzo) ne sono stati registrati anche a a Mirandola (coinvolti il duomo e la chiesa di San Francesco), Finale Emilia e San Felice sul Panaro.

Nel bolognese, il centro storico di Crevalcore è stato sgomberato solo lì ci sono nuovi 2.000 sfollati. Intanto non si giocherà Italia-Lussemburgo, amichevole prevista stasera a Parma. Lo ha deciso la Federcalcio, d'intesa col Comune, la Prefettura e la Provincia di Parma. Nelle zone colpite dal sisma il capo del Dipartimento Gabrielli e il presidente della regione Vasco Errani. Nel pomeriggio sarà a Modena il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri.

Eventi di questo tipo, ritenuti eccezionali e sporadici in questa zona grografica dell'Italia, sono assai normali e frequenti nelle aree sismiche in tutto il resto del Paese e del mondo.



L'eccezionalità di questa serie di movimenti, potrebbe essere legata ad una nuova frattura apertasi lungo la dorsale nord appeninica, che potrebbe portare ad una lunga serie di terremoti. Il sisma è avvenuto sul margine occidentale dell'arco di circa 40 chilometri attivato nel sisma del 20 maggio, quando le scosse erano avvenute nella zona orientale. "Si temeva che con una struttura così complessa, potesse esserci spazio per altri terremoti di grande entità", ha detto il sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato.

Nel nostro paese, purtroppo, vista la presenza di edifici storici molto antichi, i danni sono frequenti anche con scosse lievi e medie. In Giappone ad esempio, dove i terremoti sono all'ordine del giorno, costantemente per tutto l'anno, la presenza di edifici di nuovissima costruzione, rende eventi del genere ininfluenti e con danni ridotti a zero.

In seguito alla scossa delle 9:01, sono avvenute altre di minore intensità, circa 40 e una molto forte di 5,5 alle ore 12:55:

- 12:55:57 di magnitudo di 5.5 44.93°N 10.99°E - 10km di profondità
- 12:27:15 di magnitudo 3.8 45.28°N 11.07°E - 10Km di profondità
- 12:14:54 di magnitudo 3.6 44.84°N 11.03°E - 10km di profondità
- 11:30:19 di magnitudo 4.4 44.62°N 11.12°E - 10Km di profondità
- 10:40:58 di magnitudo 4.6, 44.89°N 11.01°E - 10km di profondità
- 10:36:00 di magnitudo 4.2 44.95°N 11.16°E - 10Km di profondità
- 10:25:00 di magnitudo 4.8 44.91°N 10.98°E - 12Km di profondità
- 10:15:09 di magnitudo 4.1 44.93°N 11.19°E - 10km di profondità
- 09:00:04 di magnitudo 5.8 44.94°N 11.07°E - 10km di profondità.

Su twitter si legge che il centro storico di Cavezzo è crollato quasi del tutto e si spera che non ci siano altre vittime.
I network televisivi parlano di palazzi pubblici evacuati in tutto il Nord Italia.
Forte la paura anche a Venezia dove è crollata una statua e nel Padovano dove tuttavia non si registrano morti e feriti ma si attende una stima dei danni che pare sia limitata alla caduta di cornicioni in centro storico.

A Cura Di Arthur McPaul

Fonti:
ANSA
RAI News24
http://geofon.gfz-potsdam.de/eqinfo/list.php


domenica 27 maggio 2012

Antimateria Come Combustibile Per Le Astronavi Del Futuro?





La scoperta e la catalogazione di nuovi pianeti abitati nel giro di pochi anni-luce dalla Terra, fornirà presto la motivazione, per esplorare questi nuovi mondi e a tal fine sorgerá il dibattito su come arrivarci.

Ma come potremmo raggiungere le altre stelle?

Sia gli scienziati che gli scrittori di fantascienza hanno a lungo favorito la propulsione materia-antimateria. Nella serie TV di Star Trek, il carburante antimateria è ero discusso con la stessa disinvoltura dell'acquisto di un cilindro di propano per la griglia del barbecue.

L'antimateria è l'immagine speculare delle cariche elettriche che si trovano nella materia normale. Fu abbondante dopo il Big Bang. Ma quando entró in contatto con la materia normale venne annientata in uno scoppio potente dei raggi gamma.

Fortunatamente per noi, c'è stato un eccesso molto lieve di materia normale nell'Universo per dar vita alle stelle ed ai pianeti. Questo si chiama violazione di CP: la rottura della simmetria prevista tra il numero di particelle e antiparticelle effettuate nel Big Bang.
Il problema è che Dio non crea più antimateria. E anche se ci fossero intere galassie di antimateria là fuori sarebbero lontano da loro.

Ma come fonte di combustibile, l'antimateria non può essere battuta da nient'altro, secondo quanto Jennifer Ouellette descrive nel suo recente articolo.

Nel film del 2009 "Angeli e Demoni", l'antimateria estratta dal Large Hadron Collider fu usata per la fabbricazione di una bomba terrorista contro il Vaticano.

In realtà, alcune stime indicano che ci sarebbero voluti 1000 anni per fare un microgrammo di antimateria con gli attuali acceleratori. Tuttavia, l'intensità dei fasci di antiprotoni negli acceleratori è aumentata di circa quattro ordini di grandezza per decade. Casualmente, la crescita della produzione di idrogeno liquido, che ha spinto lo space shuttle della NASA, è anche aumentato esponenzialmente nel corso degli ultimi decenni.

Una scorta di antidrogeno potrebbe crescere in modo esponenziale tanto che un microgrammo di combustibile potrebbe essere prodotto entro la metà del 21 ° secolo, dicono alcuni esperti.

Purtroppo l'antimateria necessaria per la propulsione interstellare è molta di più. Per una ricognizione su un pianeta e per la missione di atterraggio, l'astronave dovrà avere abbastanza carburante per decelerare fino alla destinazione. Una nave con un carico utile di 100 tonnellate progettato per una crociera al 40 per cento della velocità della luce richiederebbe l'equivalente di 80 superpetroliere piene di carburante antimateria. Se la velocità di crociera fosse limitata al 25 per cento della velocità della luce, i requisiti di combustibile sarebbero notevolmente inferiori.

L'antimateria che spinge le astronavi potrebbe non restare solo un sogno fantascientifico se diventasse sempre più fattibile accumulare antimateria in grandi quantità. Una volta raccolta dovrebbe essere conservata in modo sicuro, protetta dal contatto con la materia normale.

Nel 2011, al CERN, con l'Antihydrogen Laser Physics Apparatus (ALPHA) sono stati intrappolati 309 atomi di antimateria per poco più di un quarto d'ora.

E' stato anche scoperto che gli antiprotoni sono presenti e intrappolati dal campo magnetico della Terra, grazie allo studio internazionale della missione del sarellite PAMELA (Payload per Antimatter / Matter Exploration and Light-nuclei Astrophysics). L'Alpha Magnetic Spectrometer recentemente installato sulla Stazione Spaziale Internazionale dovrebbe anche essere in grado di rilevare, identificare e misurare antiparticelle in orbita attorno alla Terra.





Gli studi teorici suggeriscono che la magnetosfera dei pianeti molto più grandi, come Giove, dovrebbe avere più antiprotoni della Terra. "Se fossepossibile, la raccolta di antimateria nello spazio, avrebbe completamente aggirerebbe l'ostacolo della bassa efficienza energetica quando un acceleratore venisse utilizzato per la produzione di antimateria", scrive Ronan Keane (Western Reserve Academy) e Zhang Wei-Ming (Kent State University) in un articolo pubblicato di recente sulla progettazione di un motore ad antimateria.

Per quanto inverosimile, come tutto ciò possa sembrare, immaginare cercando di spiegare a Lord Kelvin o Thomas Edison la padronanza avremmo sulla materia ed energia all'inizio del 21 ° secolo. Anche Albert Einstein nel 1932 è stato citato per aver detto: "Non c'è la minima indicazione che l'energia nucleare sarà presto disponibile". Pertanto, la sfida apparentemente impossibile di utilizzare come fonte di energia finale l'antimateria, potrebbe essere relativamente di routine tra un secolo.

Le cisterne di stoccaggio per l'antimateria potrebbero un giorno essere lo spazio interplanetario tra la Terra e Giove. Depositi orbitanti di carburante di antimateria potrebbero essere costruiti come risorsa per lanciare la nostra prima missione interstellare.

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://news.discovery.com/space/harvesting-antimatter-in-space-to-fuel-starships-120523.html

venerdì 25 maggio 2012

Nuova Stima Dell'orbita Per l'Asteroide 1999 RQ36




Gli scienziati della NASA che si occupano della missione di ritorno OSIRIS-Rex (Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security, Regolith Explorer), hanno misurato l'orbita del loro asteroide di destinazione, 1999 RQ36, con una tale precisione che sono stati in grado di misurare anche direttamente la deriva risultante da una forza sottile ma importante chiamata "effetto Yarkovsky", ovvero la leggera spinta creata quando assorbe la luce solare e la riemette sotto forma di calore.

"La nuova orbita ottenuta di 1999 RQ36 è la più precisa mai ottenuta", ha detto un membro del team, Steven Chesley del NASA Jet Propulsion Laboratory, che ha presentato i risultati il 19 maggio al meeting "Asteroids, Comets and Meteors 2012", tenutosi a Niigata, in Giappone.

Le osservazioni che Michael Nolan condotte all'Arecibo Observatory in Puerto Rico nel settembre 2011, insieme alle osservazioni radar di Goldstone fatte nel 1999 e nel 2005, quando 1999 RQ36 passó molto più vicino alla Terra, mostrano che l'asteroide si è discostato dalla sua orbita di circa 100 miglia, o 160 chilometri, negli ultimi 12 anni, una deviazione causata dall'effetto Yarkovsky.

L'effetto Yarkovsky prende il nome nel diciannovesimo secolo, da un ingegnere russo che per primo ha proposto l'idea che un oggetto piccolo nello spazio che per lunghi periodi di tempo, fosse esposto all'assorbimento della luce solare, possa a causa di tale effetto, leggermente modificare la sua orbita.

"La forza Yarkovsky nel 1999 raggiunse per RQ36 il suo apice, in quanto l'asteroide passó più vicino al Sole". Nel frattempo sulla Terra, la massa dell'asteroide è stimata in circa 68 milioni tonnellate. ma c'era bisogno di misure estremamente precise su un arco di tempo abbastanza lungo per vedere qualcosa di così lieve che agisce per qualcosa di così enorme".

Nolan e il suo team ha misurato la distanza tra l'Osservatorio di Arecibo e 1999 RQ36 con una precisione di 300 metri, ovvero circa un quinto di miglio, quando l'asteroide era a 30 milioni di chilometri, o 20 milioni dalla Terra.
"Era come misurare la distanza tra New York City e Los Angeles con una precisione di due centimetri", ha detto Nolan.
Chesley e i suoi colleghi hanno utilizzato le nuove misure per calcolare una serie di approcci più vicini alla Terra di oltre 7,5 milioni di chilometri dal 1654 al 2135, risultandone 11.

"Combinando i risultati radar dell'Arecibo Observatory con i risultati infrarossi dal telescopio spaziale Spitzer della NASA, gli scienziati hanno anche scoperto che 1999 RQ36 è molto leggero è ha circa la stessa densità dell'acqua" ha segnalato Chesley.
"Questo studio è un passo importante per capire meglio l'effetto Yarkovsky, che contribuisce all'evoluzione orbitale di nuovi Near-Earth Objects", ha detto Dante Lauretta, ricercatore principale della missione e professore di scienze planetarie presso la University of Arizona .

Lauretta ha aggiunto che "questa informazione è fondamentale per valutare la probabilità di un impatto di un asteroide e fornisce importanti vincoli della sua massa e densità, che ci permetteranno di migliorare in modo sostanziale il nostro progetto-missione".

L'OSIRIS-Rex partirà nel 2016, e raggiungerà l'asteroide (101955) 1999 RQ36 nel 2019, esaminandolo da vicino per 505-giorni, per poi riportare sulla Terra almeno 60 grammi (circa 1,9 once) nel 2023.

"Oltre ai risultati entusiasmanti dell'effetto Yarkovsky, la bassa densità indica che 1999 RQ36 è probabilmente un aggregato libero di rocce, un cosiddetto cumulo di macerie", ha detto Jason Dworkin, scienziato del progetto della missione e il capo di Astrochimica al NASA Goddard Space Flight Center in Greenbelt, nel Maryland "Questo lo rende un bersaglio ideale per OSIRIS-Rex al fine di raccogliere materiale sciolto superficie".

Foto In Alto
Rappresentazione artistica della missione Osiris-Rex. (credit: NASA)

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul


Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/05/120524215341.htm

giovedì 24 maggio 2012

Nuove Simulazioni Confermano La Presenza Di Planet X




Prima che ignoranti e profeti di sventura abbiano classificato "Planet X" come "Nibiru" per spaventare la gente e supportare la pubblicità dei film e gadgets sulla fine del mondo 2012, la caccia al Pianeta X è stata un'eccitante ricerca astronomica per trovare un mondo ipotetico nelle prondità ultraperiferiche del nostro Sistema Solare.

Anche se il pianeta nano Plutone è stato scoperto durante la ricerca del Pianeta X nel 1930, ci sono prove per l'esistenza di un pianeta che ha plasmato la popolazione dei corpi minori nella fascia di Kuiper e oltre. L'unico problema è che non si vede.

All'inizio di questo mese, ad una riunione dell'American Astronomical Society in Timberline Lodge, Oregon, Rodney Gomes, un astronomo dell'Osservatorio nazionale del Brasile a Rio de Janeiro, ha annunciato i risultati della sua simulazione di una regione al di là di Plutone, nota come il "disco sparso", suggerendo la presenza di un mondo massiccio ancora da scoprire.

Il disco soarso è una regione scarsamente popolata che si sovrappone alla fascia di Kuiper intorno ai 30 AU (l'orbita di Nettuno) e alcuni oggetti sparsi (o SDO) che hanno orbite estreme che si estendono fino e oltre 100 AU.

Un mondo così piccolo è Sedna, un pianeta nano con un'orbita molto allungata. "L'orbita di Sedna è davvero singolare", ha detto lo scienziato della Caltech Mike Brown, che lo ha scoperto nel 2003.

Queste orbite estreme, sostiene Gomes, potrebbero essere dovute alla presenza di un massiccio pianeta sconosciuto, quattro volte più grande della Terra oltre l'orbita di Plutone. Nella sua simulazione, ha posto un oggetto campione con il campo gravitazionale di un pianeta grande e ha guardato l'effetto scarurito sulle orbite degli SDO.

"Rodney Gomes è attivamente alla ricerca di ulteriori prove e attendo con interesse le sue scoperte!" Douglas Hamilton, astronomo presso l'Università del Maryland, ha detto: "Ha assunto un compito difficile, ma sto prendendo il giusto approccio che è sicuramente ad alto rischio, ma anche ad alta ricompensa. La scoperta di un nuovo pianeta potrebbe essere spettacolare!"

Sebbene la presenza di un pianeta di tale massa potrebbe spiegare le orbite estreme, c'è poco altro che suggerisce che Planet X 2.0 è veramente là fuori. Ma il metodo di ricerca di altri mondi, cercando la loro influenza gravitazionale sulle orbite di altri corpi celesti è stato già fatto con successo in passato.

Nel 1781, l'astronomo inglese Sir William Herschel notò una perturbazione nell'orbita di Urano. Nel 1821, l'astronomo francese Alexis Bouvard ipotizzato che Urano era stato un pó "tirato" dalla gravità di un altro corpo ancora da scoprire, più esterno. Nel 1840 gli astronomi inglesi e francesi John Couch Adams e Urbain Le Verrier indipendente hanno continuato a calcolare dove questo pianeta doveva essere nel cielo notturno con misurazioni di queste piccole deviazioni nel percorso di Urano scoprendo Nettuno.

In seguito alla scoperta di Nettuno, gli astronomi nel tardo XIX secolo credevano ancora nella presenza di un altro pianeta nel Sistema Solare esterno che causava perturbazioni aggiuntive a Urano. Nel 1906, Percival Lowell, fondatore del Lowell Observatory di Flagstaff, in Arizona, ha iniziato una ricerca per quello che ha ribattezzato "Planet X".

Nel 1930 Clyde Tombaugh, un astronomo del Lowell Observatory, scoprì Plutone ma non era il "Pianeta X" che gli astronomi stavano cercando.

Come si è scoperto in seguito, molte delle perturbazioni erano errori di osservazione, ma non viene ancora negata la possibilità della presenza di pianeti più grandi al di là della fascia di Kuiper, lo scenario che Gomes sta attualmente indagando.

"Questa nuova ricerca per un mondo ipotetico è interessante e ricorda di caccia Lowell per il Pianeta X, ma solo perché esistono orbite estreme per gli SDO non significa che ci debba essere un Pianeta X 2.0" secondo Hal Levison, uno scienziato planetario presso il Southwest Research Institute di Boulder, Colorado.
"Proprio perché non c'è una buona spiegazione per le orbite degli oggetti sparsi del disco non significa che non ci sarà una buona spiegazione per il futuro".

Una teoria alternativa per gli SDO chiama in causa le instabilità gravitazionali causate da stelle vicine.
"Ritornando al momento della nascita del Sole, essendosi formato in un ammasso di altre stelle sarebbe stato abbastanza vicino per influenzarsi a vicenda con altri sistemi di pianeti esterni, dove è ora Sedna", ha detto Brown.

Quindi per ora, dobbiamo solo aspettare e vedere se otteniamo più prove per il Pianeta X 2.0 che al momento sembrano un pô troppo esigue.


Foto In Alto
NASA, edit by Ian O'Neill

Traduzione e Adattamento A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://news.discovery.com/space/planex-x-20-gravitational-perturbations-120523.html

L'Universo Osservarlo Ai Primordi E' Ancora Possibile




L'universo è un posto meravigliosamente complesso, pieno di galassie e strutture su larga scala che si sono evolute nel corso della sua storia che vanta ben 13,7 miliardi di anni. Coloro che ebbero inizio come piccole perturbazioni di materia, si sono sviluppate nel tempo, come onde in uno stagno, mentre l'Universo si espandeva. Osservando le rughe cosmiche di grandi dimensioni, possiamo adesso conoscere le condizioni iniziali dell'Universo.

Secondo nuovi calcoli effettuati dal teorico Avi Loeb dell'Harvard University, il tempo ideale per studiare il cosmo era più di 13 miliardi di anni fa, solo circa 500 milioni di anni dopo il Big Bang. Più lontano nel futuro si va da quel momento, più le informazioni si perdono sulll'Universo primordiale.
"Sono contento di essere un cosmologo in un tempo cosmico in cui possiamo ancora recuperare alcuni degli indizi su come è nato l'Universo", ha detto Loeb.

Due processi concorrenti definiscono il momento migliore per osservare il cosmo. Nell'Universo primordiale l'orizzonte cosmico è più vicino a noi, perché si vede meno. Le età passate dell'Universo, si possono ancora vedere perché c'è stato il tempo per la luce proveniente dalle lontane regioni di viaggiare verso voi. Tuttavia, l'Universo più è diventato grande e si è evoluto, più la materia è crollata per realizzare oggetti legati gravitazionalmente. Questo "intorbida le acque dello stagno" cosmico, perché si perde la memoria delle condizioni iniziali su scale di piccole dimensioni. I due effetti contrastano l'un l'altro. Il primo cresce meglio se il secondo peggiora.

Loeb ha posto la domanda: Quando sarebbero le condizioni ottimali di visualizzazione dell'Universo primordiale? Secondo i suoi calcoli, le perturbazioni cosmiche si osserverebbero meglio a soli 500 milioni di anni dopo il Big Bang.

Questo è anche il momento in cui si formarono le stelle e le galassie. La tempistica non è casuale. Poiché le informazioni sull'Universo primordiale si perdono quando le prime galassie si formarono, il momento migliore per visualizzare le perturbazioni cosmiche è esatto e corrisponde a quando si iniziarono a formare le stelle.

Gli osservatori moderni possono comunque accedere a questo periodo tramite sondaggi destinati a rilevare i 21 cm di emissione radio dai gas di idrogeno. Queste onde radio hanno richiesto più di 13 miliardi di anni per giungere fino a noi, così possiamo ancora vedere come l'Universo com'era all'epoca.
"I sondaggi a 21 cm sono la nostra migliore speranza", ha detto Loeb. "Osservando l'idrogeno a grandi distanze, siamo in grado di mappare come la materia si è distribuita alla nascita dell'universo".
Ma l'universo in accelerazione rende il futuro tetro per i cosmologi.

Poiché l'espansione del cosmo sta accelerando, le galassie sono spinte oltre il nostro orizzonte. La luce che lasciano non raggiungerà mai la Terra in futuro. In Aggiunta, le scale delle strutture non legate gravitazionalmente stanno crescendo in maniera sempre più grande. Alla fine anch'esse, si estenderanno oltre il nostro orizzonte. Qualche tempo tra 10 e 100 volte l'attuale età dell'Universo, i cosmologi non saranno più in grado di osservarle.

"Se vogliamo conoscere l'Universo primordiale, è meglio guardarlo ora prima che sia troppo tardi!" Ha detto Loeb.

Foto In Alto
Rappresentazione artistica dell'Universo primordiale (Credit: Image courtesy of Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics).

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/05/120522180624.htm

sabato 19 maggio 2012

Un Progetto Per Gli Ugelli Di Spinta Dei Motori Ad Antimateria




In Un nuovo documento pubblicato da una coppia di intraprendenti fisici, Ronan Keane (Western Reserve Academy) e Zhang Wei-Ming (Kent State University) sono riportati gli ultimi risultati dalle loro simulazioni al computer, per realizzare un lavoro di propulsione antimateria (ugelli magnetici ad alta efficienza) che dovrebbero essere molto più efficienti di quanto si pensasse. E tali ugelli sono realizzabili con le tecnologie odierne.

La propulsione materia/antimateria non è solo roba da fantascienza, ma ha dei grossi fondamenti scientifici. L'antimateria è l'immagine speculare della materia ordinaria. Così le antiparticelle sono identiche in massa alle loro controparti normali, ma le cariche elettriche delle antiparticelle sono invertite. Un anti-elettrone avrebbe un valore positivo invece che carica negativa, mentre un antiprotone avrebbe carica negativa, invece che positiva.

Quando la antimateria incontra la materia, il risultato è un'esplosione. Entrambe le particelle vengono distrutte nel processo e le loro masse combinate vengono convertite in energia pura (radiazione elettromagnetica che si diffonde verso l'esterno alla velocità della luce).

Nell'ottobre del 2000, gli scienziati della NASA stavano sviluppando i primi progetti per un motore ad antimateria per le future missioni su Marte.
L'antimateria sarebbe un propellente ideale per un razzo, in cui tutta la massa viene convertita da materia/antimateria in energia.

Le reazioni Materia/antimateria producono 10 milioni di volte l'energia prodotta dalle reazioni chimiche convenzionali, quali la combustione dell'idrogeno e dell'ossigeno utilizzato per alimentare le navette spaziali.

Stiamo parlando di reazioni che sono 1000 volte più potenti della fissione nucleare prodotta in una centrale nucleare, o dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. E sono 300 volte più potenti dell'energia liberata dalla fusione nucleare.

Ahimè, l'unico modo per produrre l'antimateria è testarla in grandi acceleratori come il CERN di Ginevra. Anche i più potenti acceleratori di particelle producono solo piccole quantità di antiprotoni ogni anno (appena un millesimo di miliardesimo di grammo, che a malapena accenderebbero una lampadina da 100 watt per tre secondi).

Ci vorrebbero tonnellate di antimateria per alimentare un viaggio fino alle stelle lontane. Ci vorrebbero per il CERN circa 1.000 anni per produrre un microgrammo di antimateria.

Qualora avessimo un ampio rifornimento di antimateria, dovrebbe essere messo a punto un mezzo sicuro di stoccaggio, perche l'antimateria deve essere tenuta separata dalla materia fino a quando la navicella spaziale ha bisogno di più potenza. Non si potrebbero verificare miscelazioni non previste perché i due componenti si annienterebbero a vicenda in modo incontrollabile, senza poterne sfruttare l'energia.

Keane e Zhang pensano di aver risolto in parte l'enigma. Qualsiasi velocità dipende dalla configurazione degli stadi di un razzo, la quantità di massa totale è dedicata al combustibile e ad un qualcosa chiamato velocità di scarico che fornisce la spinta iniziale.

Keane e Zhang nel loro articolo, affrontano questa problematica. La loro premessa si basa sui pioni carichi derivanti dalle collisioni protone-antiprotone. Un ugello che emette un forte campo magnetico in grado di canalizzare le particelle cariche emesse in un flusso concentrato di pioni carichi, li accelera per produrre più forte spinta.

Ed ecco il punto critico di tale piano. La velocità di scarico di tali pioni dipende in parte da quanto velocemente si stanno muovendo dall'evento di annientamento e in parte l'efficienza del disegno dell'ugello magnetico.

Dai calcoli precedenti era emerso che, mentre la velocità iniziale dei pioni sarebbe più del 90 percento della velocità della luce, l'ugello magnetico sarebbe solo il 36 per cento efficiente, quindi la velocità di fuga più grande che può essere raggiunta sarebbe un terzo della velocità della luce.

Non esiste molto che gli esseri umani possano fare per speculare sulla velocità iniziale dei pioni e quindi chiaramente il modo per affrontare questo problema è quello di concentrarsi sulla progettazione dell'ugello magnetico. Questo è esattamente ciò che Keane e Zhang hanno fatto, basandosi sul software del CERN per simulare le complesse interazioni tra particelle, materia e campi fisici per capire meglio il comportamento di tutte le particelle prodotte nelle collisioni al Large Hadron Collider.

Le simulazioni hanno mostrato che le valutazioni precedenti sull'efficienza dell'ugello magnetico erano troppo basse, ma dovrebbe essere possibile costruire un ugello con l'85 per cento dell'efficienza, utilizzando la tecnologia a nostra disposizione oggi.

Certo, hanno anche scoperto che la velocità iniziale dei pioni è inferiore a quella precedentemente stimata (solo il 80 per cento della velocità della luce. Media che è ancora fuori a alla velocità molto più promettente dello scarico finale di circa il 70 per cento della velocità della luce.

C'è ancora il piccolo problema di acquisire antimateria sufficiente per alimentare un razzo intero, anche se potessimo risolvere tutti i nodi di ingegneria. Keane e Zhang ipotizzano che, piuttosto che la creazione di antimateria a bordo, potrebbe essere più fattibile estrarla dai depositi di antimateria nello spazio.

Lo scorso anno la missione PAMELA ha scoperto che la Terra è circondata da antiprotoni. Purtroppo ne ha rilevati soltanto 28 nel corso della sua missione di due anni. Questo è meno di quello che il CERN produce ogni giorno.

Forse non siamo ancora pronti per le astronavi alimentate ad antimateria?

Nota:
Avendo vissuto in prima persona e a pochi metri di distanza, un incontro ravvicinato con un mezzo tecnologico non convenzionale, capace di librare sospeso nel vuoto e schizzare via nel cielo oltre ogni legge della fisica e dell'avionica note, credo che qualcuno ci prenda in giro e ci tiene nascoste tante cose interessanti. [nd Arthur McPaul]


Foto In Alto
Proposta di un motore di propulsione antimateria, NASA.

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://news.discovery.com/space/revving-up-the-antimatter-engine-120516.html

Scoperto Un Pianeta Che Si Sta Vaporizzando


I ricercatori del MIT e della NASA hanno rilevato un possibile pianeta, a circa 1.500 anni luce di distanza, che sembra evaporare sotto il caldo torrido della sua stella madre. Gli scienziati hanno dedotto che abbia una lunga coda di detriti molto simile a quella di una cometa.
Secondo i calcoli del team di ricerca, il piccolo pianeta extrasolare, non molto più grande di Mercurio, si degraderà completamente entro 100 milioni di anni.


Il team ha scoperto che il pianeta polveroso circonda la sua stella madre ogni 15 ore (una delle più brevi orbite planetarie mai osservate). Tale orbita è molto stretta e implica che il pianeta è riscaldato dalla stella ad una temperatura di circa 3.600 gradi Fahrenheit. I ricercatori ipotizzano che il materiale roccioso sulla sua superficie fonde ed evapora a temperature così alte, formando un vento che porta gas e polveri nello spazio. Un sentiero di dense nubi di polvere si sarebbe quindi formato intorno alla stella.

"Pensiamo che questa polvere sia costituita da particelle di dimensioni inferiori al micron", dice il co-autore Saul Rappaport, professore emerito di fisica al MIT. "Sarebbe come guardare Los Angeles piena di smog".
Le conclusioni del gruppo, pubblicate sulla rivista Astrophysical Journal, si basano su dati dell'Osservatorio Spaziale Kepler. L'osservatorio registra la luminosità di ogni stella a intervalli regolari; scienziati hanno poi analizzato i dati per scoprire nuovi pianeti fuori dal nostro Sistema Solare.

Gli astronomi che utilizzano il Kepler identificano la presenza di pianeti extrasolari grazie ai regolari cali di luminosità di una stella. Ad esempio, se una stella spegne ogni mese, potrebbe esserci un pianeta che viaggia attorno alla stella nel corso di un mese e ogni volta che esso passa davanti alla stella, blocca una piccola quantità di luce.

Tuttavia, Rappaport e i suoi colleghi si sono imbattuti in un curioso modello di luce da una stella denominata CCI 12557548. Il gruppo ha esaminato le curve di luce della stella, un grafico della sua luminosità nel tempo e ha scoperto che la sua luce è scesa di intensità ogni 15 ore, suggerendo che qualcosa stava bloccando la stella regolarmente, ma di vari gradi.

Il team ha fornito diverse spiegazioni per i sorprendenti dati, compresa la possibilità che fossero due pianeti in orbita su se stessi oltre che intorno alla stella.
Rappaport ha motivato che la coppia planetaria passerebbe dalla stella su diversi orientamenti, bloccando diverse quantità di luce durante ogni eclissi). Alla fine, i dati non sono riusciti a sostenere questa ipotesi: le regolari eclissi ogni 15 ore sono state giudicate troppo brevi per lasciare spazio sufficiente a due corpi planetari in orbita su se stessi come la Terra e la Luna orbitano attorno al Sole.

Alla fine hanno capito che non era un corpo solido, ma piuttosto, la polvere proveniente dal pianeta a creare le variazioni di luminosità.
Rappaport e colleghi hanno indagato sui vari modi in cui la polvere possa essere creata e spazzato da un pianeta.
Con un basso campo gravitazionale, molto simile a quello di Mercurio, rilascerebbe gas e polveri se sottoposto ad un calore estremo nell'ordine dei 3600 ° F.

Rappaport dice che ci sono due possibili spiegazioni per come la polvere planetaria si possa formare: potrebbe essere eruttata come cenere dai vulcani di superficie, o potrebbe formarsi a partire da metalli che vengono vaporizzate dalle alte temperature e quindi condensare in polvere. Per quanto riguarda la quantità di polvere espulsa dal pianeta, il team ha dimostrato che il pianeta potrebbe perdere la polvere sufficiente a spiegare i dati di Keplero. Dai loro calcoli, i ricercatori hanno concluso che a questi ritmi di velocità, il pianeta si disintegrerà completamente entro 100 milioni di anni.

I ricercatori hanno creato un modello del pianeta in orbita alla sua stella, con la sua lunga coda di polvere. La polvere è stata simulata più densa vicino ad esso e diradata più lontano. Il gruppo ha poi simulato la luminosità della stella mentre il pianeta e la sua nuvola di polvere passano su di essa scoprendo che i modelli di luce corrispondono alle curve di luce irregolari riprese dall'Osservatorio Kepler.

"Siamo davvero molto contenti che l'asimmetria corrisponde nel profilo delle eclissi", dice Rappaport. "All'inizio non abbiamo capito da cosa dipendesse. Ma una volta che abbiamo sviluppato questa teoria, ci siamo resi conto che dipendeva da questa coda di polveri".
Dan Fabrycky, un membro del team di Kepler, ha affermato che nel modello si possono aggiungere molti altri molti modi in cui un pianeta potrebbe scomparire.
"Questo potrebbe essere un altro modo in cui i pianeti vengono condannati alla fine", dice Fabrycky, non coinvolto nella ricerca. "Siamo giunti alla conclusione che i pianeti non sono oggetti eterni, ma possono morire e come in questo caso potrebbero evaporare completamente nel futuro".

La ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation e dal Research Council of Canada per le scienze naturali.

Foto In Alto
Rappresentazione artistica della stella CCI 12557548 con il piccolo pianeta in transito e la sua coda polverosa (credit: NASA)

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/05/120518192328.htm

venerdì 18 maggio 2012

Frammenti Dal Passato




Frammenti del passato. Sono quelli scoperti nei campioni di rocce riportati a Terra nel 1972 dalla missione Apollo 16. Frammenti di meteoriti caduti sul nostro satellite all’inizio della formazione del sistema solare.<

Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, arriva dopo anni di ipotesi e ricerca di prove indirette. Un gruppo di ricercatori statunitensi guidati dalla Nasa ha identificato per la prima volta le briciole di questi antichissimi corpi celesti che hanno bombardato Terra e Luna quando entrambe erano ancora giovanissime.

“Si tratta di un risultato importante – ha commentato Diego Turrini, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Roma – che fornisce nuove basi osservative per migliorare la nostra comprensione della evoluzione del Sistema Solare”.

È noto da tempo che Terra e Luna, come anche tutti gli altri corpi del Sistema Solare, subirono un vero e proprio bombardamento da parte di piccoli o medi oggetti durante le prime fasi della loro formazione. Nei pianeti come la Terra, protetti da uno strato atmosferico e geologicamente attivi, i segni di queste piogge risultano quasi completamente cancellati e risulta estremamente arduo ottenere informazioni sul lontano passato.

In questo contesto la Luna rappresenta invece un perfetto “testimone” in grado di preservare molte preziose informazioni. Le analisi realizzate su alcuni campioni di regolite prelevati nel corso della missione Apollo 16 ha individuato per la prima volta i frammenti di alcuni dei proiettili che affollavano il sistema solare tra i 3,4 e i 3,8 miliardi di anni fa.

“I risultati forniscono informazioni su due importanti aspetti – ha commentato Turrini – da un lato indica che gli asteroidi sono stati i principali responsabili del cosiddetto Cataclisma Lunare, una fase di intenso bombardamento che è stata identificata appunto tramite i crateri lunari e che si pensa essere stata scatenata dalla migrazione dei pianeti giganti del nostro Sistema Solare”. Una delle predizioni di questa ipotesi era esattamente che il principale contributo a questo bombardamento fosse dato dagli asteroidi e che le comete avessero invece svolto un ruolo minoritario. “Da un altro punto di vista – ha aggiunto Turrini – questo risultato conferma che, in un impatto tra corpi celesti, frammenti del proiettile possono sopravvivere alla collisione e contaminare la superficie del corpo bersaglio anche quando si tratta di impatti ad alta energia come quelli responsabili della formazione dei bacini lunari”.

A Cura Di Leonardo De Cosimo

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/05/17/frammenti-dal-passato/

giovedì 17 maggio 2012

Osservati Flares ExtraSolari




Un team di ricercatori giapponesi dell’Università di Kioto guidato da Hiroyuki Maehara, ha pubblicato nell’ultimo numero della rivista Nature uno studio sui brillamenti extrasolari. Il team ha analizzato i dati raccolti dal satellite Kepler della NASA che tiene continuamente sotto controllo oltre 100.000 stelle, riuscendo a rilevare anche le loro più piccole variazioni di luminosità.

Tra tutte queste i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sulle oscillazioni della luce prodotta da circa 83.000 stelle che presentano caratteristiche analoghe al nostro Sole, come massa, temperatura superficiale, età, riuscendo a individuare 365 brillamenti avvenuti su 148 differenti astri. E dall’analisi che ne segue, i brillamenti che si registrano sulla nostra stella sembrano essere al confronto poco più che deboli scintille.

I superflare extrasolari hanno durate che arrivano fino a 12 ore, rilasciando energie che possono essere decine di migliaia di volte maggiori di quello che ad oggi è il brillamento solare più potente mai registrato, avvenuto nel 1859. E, in analogia a quanto avviene sulla nostra stella, sono stati tutti prodotti da astri che presentano grandi macchie. È quindi confermata l’ipotesi che, così come accade per la nostra stella, questi fenomeni siano la diretta conseguenza delle interazioni dei campi magnetici e a meccanismi di riconnessione ad essi legati. Resta però il dubbio sul perché oggetti celesti che possono essere considerati in tutto e per tutto ‘gemelli’ del Sole presentino fenomeni così straordinariamente intensi e frequenti rispetto a quanto produce la nostra stella. Forse questi superflare potrebbero essere innescati dalla presenza di pianeti di massa comparabile o maggiore a quella del nostro Giove che si trovano in orbite molto ravvicinate attorno alla loro stella madre. Il fatto che però tra tutti i 148 astri che hanno mostrato brillamenti, nessuno sembra possedere pianeti di tipo ‘Giove caldo’, lascia la questione ancora aperta.

“Questo studio è una chiara dimostrazione di come le nostre conoscenze sui fenomeni solari possano contribuire alla comprensione di processi analoghi in altre stelle, in questo caso per quegli eventi che prendono il nome di “superflare” (caratterizzati da energie comprese fra 1033 e 1036 erg), osservati in stelle simili al Sole e rapidamente rotanti” commenta Francesca Zuccarello, dell’Università di Catania e associata INAF. “Nell’articolo viene infatti sottolineato come la rotazione della stella possa essere correlata con il livello di attività magnetica, facendo riferimento alla ‘teoria della dinamo’ sviluppata proprio per capire i fenomeni di attività ciclica del Sole. Un altro interessante risultato che emerge dal lavoro è quello della frequenza con cui questi brillamenti super energetici possano verificarsi nelle stelle del campione: uno ogni 350 anni. Tuttavia, dicono gli autori, non vi sono dati che possano far concludere che sul Sole vi siano stati superflare negli ultimi 2000 anni. Probabilmente sarebbero l’età delle stelle prese in esame e la loro maggiore velocità di rotazione rispetto a quella del Sole due fattori in grado di scatenare questi eventi così energetici”.

[Probabilmente aggiugerei, è una stella o una nana bruna compagna a rendere la stella meno violenta... Se il Sole avesse una nana bruna compagna, potrebbe essere, in base alle interazioni gravitazionali e/o magnetiche, causa della maggiore o minore attività nel corso dei millenni o dei milioni di anni! ndArthur McPaul]

Conseguenza di questo studio anche l’interrogativo sulla vita, quanto possa essere legata all’”anomala” tranquillità del nostro Sole, o quanto quei soli possano dare il via a forme di vita differenti. Sarà l’occasione per tornarci sopra.

A Cura Di Marco Galliani

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Rappresentaziobe artistica dei violenti flares extrastellari.

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/05/16/i-gemelli-violenti-del-sole/

La NASA Conta Gli Asteroidi Pericolosi




Dalle osservazioni fatte nel 2010 dal NASA Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE) sono state raccolte nuove informazioni sugli asteroidi, sulle loro origini e sugli eventuali rischi che possono comportare alla Terra.

Gli asteroidi potenzialmente pericolosi, o PHA, sono un sottoinsieme del più vasto gruppo di asteroidi vicini alla Terra. I PHA hanno le orbite più vicine a quella della Terra, arrivando entro cinque milioni di miglia (circa otto milioni di chilometri) e sono grandi abbastanza per sopravvivere attraverso l'atmosfera terrestre e provocare danni a livello regionale, o su scala maggiore.

I nuovi risultati provengono dalla caccia agli asteroide della missione NEOWISE, progetto che ha campionato tutta la popolazione nel suo complesso.
I risultati indicano che esistono circa 4.700 PHA, di cui più o meno 1.500 con diametri superiori a 100 metri. Finora, circa il 20 a 30 percento di questi oggetti sono stati trovati.

Mentre le stime precedenti dei PHA predissero numeri simili, ma erano approssimazioni. NEOWISE ha generato una stima più credibile del numero totale degli oggetti e delle loro dimensioni.

"L'analisi di NEOWISE ci mostra che abbiamo fatto un buon lavoro per scovare quegli oggetti che rappresentano davvero un rischio di impatto per la Terra," ha detto Lindley Johnson, executive programma per il Near-Earth Object Observation programma della NASA a Washington. "Ma ne abbiamo ancora molti da trovare, e ci vorrà uno sforzo concertato nel corso dei prossimi due decenni".

La nuova analisi suggerisce anche che circa il doppio dei PHA hanno una "bassa inclinazione" orbitale, cioè sono più allineati con il piano dell'orbita terrestre. Inoltre, questi oggetti dalla bassa-inclinazione sembrano essere un pó più luminosi e più piccoli rispetto a quelli che spendono più tempo lontano dalla Terra.
Una possibile spiegazione è che molti dei PHA potrebbero aver avuto origine da una collisione tra due asteroidi nella fascia principale situata tra Marte e Giove.

Un corpo più grande, con una bassa-inclinazione dell'orbita potrebbe essersi rotto nella fascia principale, provocando alcuni dei frammenti alla deriva in orbite più vicine alla Terra.

Gli asteroidi con orbite di bassa-inclinazione avrebbero più probabilità di incontrare la Terra e sarebbero più facili da raggiungere. I risultati suggeriscono quindi che più oggetti vicini alla Terra potrebbero essere disponibili anche per le future missioni robotiche o umane.

La scoperta che molti PHA tendono ad essere brillanti dice qualcosa circa la loro composizione e gli scienziati ritengono che siano composti di pietra, come il granito, o da metalli. Questo tipo di informazioni sono importante per valutare i potenziali pericoli delle rocce spaziali per la Terra. La composizione degli asteroidi incide sul tempo con cui potrebbero bruciarsi in caduta nella nostra atmosfera, se l'incontro avesse luogo.

La sonda WISE ha scrutato il cielo per due volte nella luce infrarossa prima di entrare in modalità di ibernazione nei primi mesi del 2011. Ha catalogato centinaia di milioni di oggetti, tra cui galassie super-luminose, vivai stellari e asteroidi.
Il progetto NEOWISE ha scattato le immagini di circa 600 asteroidi vicini alla Terra, circa 135 delle quali erano nuove scoperte. Poiché il telescopio ha rilevato la luce a infrarossi, o il calore, degli asteroidi, è stato in grado di captare la luce degli oggetti scuri.

I dati a raggi infrarossi hanno permesso agli astronomi di effettuare misurazioni dei loro diametri quando combinate con le osservazioni in luce visibile.

Traduzione e Adattamento A Cura Di Arthur McPaul

Foto In Alto
Mappa celeste degli asteroidi scoperti da NEOWISE
(Credit: NASA/JPL-Caltech)

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/05/120516180626.htm