Si chiama SKA (Square Kilometer Array) e sarà uno dei progetti più ambiziosi mai realizzati nel campo dell’astronomia e dell’astrofisica. Oltre 1500 radiotelescopi disposti su una superficie di 1 un milione di metri quadrati, cinquanta volte di più della massima superficie ricevente ad oggi esistente. Un progetto da oltre un miliardo di euro che vede impegnata la gran parte della comunità internazionale, sia a livello scientifico che industriale che governativo, con Australia e Sud Africa che stanno disputandosi, quali paesi finalisti, l’opportunità di ospitare le migliaia di antenne che collegate tra loro digitalmente avranno la capacità di sondare l’Universo come un telescopio del diametro di 3000 chilometri.
Obiettivo di SKA è cercare risposte ad alcune delle fondamentali domande sull’origine e l’evoluzione dell’Universo. Il telescopio SKA sarà infatti capace di “vedere” oggetti estremamente distanti quando l’Universo era molto giovane, così da fornire possibili risposte sulla formazione delle prime stelle, delle galassie e di altre strutture. Una vera e propria macchina del tempo, grazie alla velocità della luce che è finita e alla larghezza dell’Universo stesso, che darà agli astronomi la possibilità di guardare nel passato e studiare l’Universo com’era miliardi di anni fa.
Intanto Roma sarà il luogo in cui la comunità internazionale scientifica e industriale farà il punto della situazione. A Palazzo Rospigliosi, infatti, il prossimo 30 e 31 marzo il convegno organizzato dal COST (European Cooperation in Science and Technology).
Ma Roma potrebbe non doversi limitare ad ospitare il convegno del COST. “Crediamo – ha infatti detto il Vice Ministro per lo Sviluppo Economico, Adolfo Urso – che questo sia un progetto che possa affermare un ruolo di leadership internazionale del nostro Paese e proprio per questo abbiamo intenzione di avanzare la candidatura di Roma per ospitare il quartier generale di SKA. Roma come base tecnologica avanzata per un progetto unico al mondo che vede insieme la ricerca scientifica e le imprese leader nel settore aerospaziale ed high-tech. E’ una scommessa che possiamo vincere facendo sistema, mettendo insieme le eccellenze del made in Italy. Inizia un percorso che potrà confermarci ancora una volta protagonisti come lo siamo già stati in epoche diverse, come quando dopo Russia e Stati Uniti fummo il primo paese al mondo a lanciare nello spazio un proprio satellite”.
Ma al di la della scelta di Roma come quartier generale di SKA, è indubbio che l’eccellenza scientifica e tecnologica italiana, e specificatamente nel settore dell’astrofisica, collocano il nostro paese fra i protagonisti per la realizzazione di questo progetto. “Con SKA – dice il Presidente dell’INAF Tommaso Maccacaro – abbiamo l’opportunità di confrontarci con le difficoltà e le soddisfazioni derivanti dalla partecipazione ad un progetto estremamente ambizioso che costringe gli scienziati, le industrie e le autorità governative a lavorare in stretta collaborazione dando ognuno il meglio della propria professionalità”.
E altrettanto importante è il ruolo che l’industria italiana potrà svolgere nella realizzazione del sistema, sia con il coinvolgimento di Finmeccanica che delle numerose PMI italiane che vantano un’eccellente expertise nel campo delle tecnologie d’avanguardia necessarie per studiare l’universo. “Lo SKA, è un progetto particolarmente complesso dal punto di visto tecnico e scientifico, per la sua realizzazione e la successiva gestione” commenta Giuseppe Viriglio, rappresentante Finmeccanica per il Gruppo di Lavoro SKA. “Finmeccanica, proprio per le esperienze specifiche sviluppate dalla sua industria in programmi analoghi, si presenta come il partner ideale per questa iniziativa”.
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