mercoledì 27 aprile 2011

La vita dopo la fine del Sole: pianeti abitabili intorno alle nane bianche

Qualche tempo fa, l'astronomo Eric Agol dell'Università di Washington, ha pubblicato una ricerca sull’Astrophysical Journal Letters sulla possibilità che le nane bianche, piccole stelle e poco luminose giunte alla fine della loro vita possano essere la culla di nuove Terre. La notizia non è recentissima e l'avevo messa in scadenza per farci un articolo, ma quando ho letto la "versione" scritta da Vincenzo Zappalà sul sito dell'Astronomia.com ho pensato di proporvi integralmente il suo articolo in quanto spiegato come sempre in modo magistrale e con parole fruibili anche ai meno esperti, un bellissimo articolo che merita di essere letto tutto d'un fiato:
Si dice sempre che tra circa cinque miliardi di anni il Sole morirà esplodendo, dopo essere diventato una gigante rossa, e si trasformerà in una nana bianca. Sicuramente la Terra verrà investita dall’esplosione solare e la vita con lei. Poco ci importerà a quel punto del destino di ciò che resta del nostro vecchio Sole, quella stellina fredda e super densa circondata da una magnifica nebulosa planetaria. Tuttavia, la storia della nana bianca non è solo una storia di “morte”, ma potrebbe essere qualcosa di ben diverso. Valutiamola con attenzione.

L’esplosione di una stella simile al Sole provoca una bellissima nebulosa planetaria, mentre il nucleo centrale si comprime diventando una nana bianca, con dimensioni dell’ordine di quelle della Terra.

Essa possiede ancora il 60% della massa del Sole anche se le sue dimensioni sono simili a quelle della Terra. E’ molto fredda ed emette una piccola frazione dell’antica energia. Tuttavia, è ancora in grado di regalarla a qualcosa che le stia veramente vicino. Facendo un po’ di conti, si vede che ad una certa distanza, la temperatura di un ipotetico pianeta sarebbe sufficiente per mantenere acqua allo stato liquido. Queste condizioni potrebbero durare anche a lungo.

Il nucleo della nana bianca avrebbe una temperatura di circa 5000 °C ed essa scenderebbe molto lentamente come quella della brace preparata per un bella grigliata. Prima di spegnersi darebbe calore per almeno tre miliardi di anni: un periodo non trascurabile. Voi potreste dirmi: “Sì, tutto bello, ma i pianeti “abitabili” sono stati bruciati o disintegrati dall’esplosione e si trovano a distanze tali che non potrebbero certo sfruttare quel confortevole tepore”. Avreste ragione, ma che dire di quelli più lontani? Essi sarebbero sopravvissuti e potrebbero iniziare a migrare verso la stella, seguendo le regole della nuova dinamica del sistema planetario. Non solo. I frammenti di quelli investiti dall’esplosione potrebbero velocemente agglomerarsi in nuovi pianeti, come è successo sicuramente alla Luna e a molti satelliti di Saturno.

In entrambi i casi, un pianeta potrebbe portarsi molto vicino alla nana bianca fino a diventare “abitabile”. Diciamo che basterebbe una distanza tra gli 800000 e i 3 milioni di chilometri, meno della distanza di Mercurio dal Sole. Le dimensioni apparenti della nuova “mamma” sarebbero superiori a quelle attuali del Sole e il suo colore più arancione. Il panorama, però, non sarebbe molto diverso da adesso.

Nascerebbe sicuramente qualche problema, come quello della sincronizzazione del periodo orbitale con quello di rotazione. In altre parole, il pianeta mostrerebbe sempre la stessa faccia alla nana bianca. Luce tutto il giorno in un emisfero e buio nell’altro. Brutta situazione per viverci, ma non così drammatica lungo il “terminatore”, ossia la fascia tra luce e oscurità.

In conclusione, perché non provare a cercare pianeti “abitabili” attorno alle Nane Bianche? Il grande vantaggio sarebbe che un telescopio da un metro sarebbe sufficiente a rivelare un pianeta in transito davanti (e dietro) alla stella. Data la vicinanza e la fioca luce della nana bianca, le eclissi mutue sarebbero quasi assicurate e le variazioni di magnitudine ben osservabili.

Agol ha proposto un’intensa campagna osservativa sulle 20000 Nane Bianche più vicine, utilizzando telescopi dell’ordine del metro. Basterebbero 32 ore di osservazione continua di ogni singola stella, dato che un pianeta abitabile deve avere sicuramente un transito in tale periodo.

Trovare una nuova “Terra” attorno a una nana bianca sarebbe importantissimo per la ricerca della vita nel Cosmo, ma potrebbe essere anche molto utile per la futura razza umana se fosse costretta a lasciare un giorno il nostro pianeta. La nana bianca più vicina a noi è Sirio B, a solo 8,5 anni luce. Essa era in origine cinque volte più massiccia del Sole, mentre oggi ha la massa della nostra stella con dimensioni poco più grandi di quelle della Terra. Che ne direste di usare un suo possibile pianeta come scialuppa di salvataggio… un giorno?

La freccia indica Sirio B, la nana bianca più vicina a noi.

Fonte

Ulteriori spunti (in lingua inglese)

a cura del Centro Ufologico ionico

martedì 26 aprile 2011

Il vulcanesimo di Marte rivela il raffreddamento del mantello

Il mantello di Marte ha subito forse un raffreddamento di 30-40 ° C negli ultimi miliardi di anni. Sulla base di osservazioni satellitari della composizione delle rocce vulcaniche del pianeta, i ricercatori del CNRS e dell'Università Paul Sabatier di Tolosa sono giunti a questa conclusione dopo la ricostruzione per la prima volta dell'evoluzione termica del pianeta.

Questi valori indicano che il raffreddamento è stato più lento che sulla Terra (70-100 ° C per miliardi di anni) ed evidenzia la specificità del nostro pianeta, grazie alla presenza della tettonica a zolle. Questi risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature.

La storia di acqua e di evoluzione del clima su Marte ha ricevuto una notevole attenzione nel corso degli ultimi decenni. Tuttavia, l'evoluzione di un pianeta deve essere considerata nella sua interezza. Ciò richiede una comprensione dell'evoluzione termica e dinamica dell'interno planetario in relazione all'attività vulcanica o tettonica, la formazione di vulcani risultati dalla fusione parziale del mantello * rocce, la risalita di questi liquidi magmatici, e la loro eruzione in superficie. La composizione dei liquidi magmatici è controllato dalla profondità (pressione) e dalla temperatura in cui ha luogo la fusione. Per esempio, le rocce terrestri del periodo Archeano (circa 3 miliardi di anni fa) suggeriscono che il mantello terrestre era più caldo in quel momento di quanto lo sia oggi. Questo legame tra la chimica del magma e delle condizioni di fusione è stato utilizzato per Marte da parte di ricercatori presso l'Institut de Recherche et en Astrophysique Planétologie (CNRS / Université Paul Sabatier), presso la Observatoire Midi-Pyrénées.

Il Gamma Ray Spectrometer a bordo del Mars Odyssey ha prodotto le mappe per l'abbondanza di elementi chimici diversi sulla superficie di Marte. I ricercatori si sono concentrati principalmente sul silicio, il ferro e il torio, che sono particolarmente sensibili alle condizioni di fusione. L'abbondanza di questi tre elementi in dodici aree vulcanice costituiscono una registrazione dei notevoli processi di fusione all'interno del mantello avvenuti negli ultimi quattro miliardi di anni.

Mappa delle areee vulcaniche di Marte

I ricercatori hanno dimostrato che le variazioni del ferro, del silicio e del torio nelle rocce vulcaniche sono la prova di un calo della temperatura del mantello, avvenuta nel tempo, dell'ispessimento della litosfera alla base della fusione che ha luogo, e di magma si producono sempre più in grande profondità.
 
Questi risultati permettono di ricostruire con precisione l'evoluzione termica di Marte, che sembra si sia raffreddato più lentamente (30-40 ° C per miliardi di anni) rispetto alla Terra (70-100 ° C per miliardi di anni). La ragione di ciò risiede probabilmente nell'assenza di placche tettoniche su Marte. Questo studio getta luce anche sulla diversità di scenari dell'evoluzione planetaria e permette di capire perché l'attività vulcanica del pianeta è cessata (quando il magma non è più in grado di passare attraverso la litosfera che è diventata troppo denso). Questi risultati forniscono un nuovo quadro entro il quale affrontare numerose questioni, quali le ragioni della scomparsa del campo magnetico interno, avvenuto circa 4 miliardi di anni fa, l'origine della crosta e le connessioni tra vulcanismo e l'evoluzione del parametri fisici e chimici dell'atmosfera marziana.
 
Nota: * La fusione parziale si svolge all'interno del mantello, ad una profondità qualora siano soddisfatte le condizioni di temperatura e di pressione per la fusione. Questa profondità corrisponde alla base della litosfera (costituita dalla crosta e del mantello superiore).

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:

 

venerdì 22 aprile 2011

Nuove dimensioni in arrivo

C'è un'ipotesi che prevede la comparsa di nuove dimensioni "spaziali" man mano che l'Universo si espande. Da una si sarebbe per ora arrivati a quattro. Una teoria suggestiva ma anche azzardata e alquanto complicata da dimostrare.

Più si espande, più l’Universo acquista nuove dimensioni. Questa l’ipotesi del fisico Dejan Stojkovic e di altri suoi colleghi americani dell’ Università di Buffalo, proposta nel 2010 e pubblicata in un articolo sul Physical Review Letters.  Il concetto di partenza è che l’Universo primordiale, quello risalente alle prime epoche dopo il Big Bang, avesse una sola dimensione spaziale: in pratica possedeva solo la lunghezza, come nel caso di una linea dritta. Espandendosi si è poi aggiunta una seconda dimensione: la larghezza, come nel caso di un foglio disteso. Continuando a espandersi, a un certo punto è comparsa anche una terza dimensione, la profondità, diventando l’Universo a tre dimensioni nel quale viviamo ancora oggi.

Nell’articolo i fisici affermano di poter confermare o smentire questa teoria sfruttando la possibilità  che più lontano si guarda più indietro si va nel tempo (conseguenza del fatto che nessun segnale può viaggiare più veloce della luce). Nel loro caso per “guardare” lontano e quindi anche indietro nel tempo sarebbe necessario utilizzare LISA, (Laser Interferometer Space Antenna), un futuro interferometro che dovrebbe misurare le onde gravitazionali, perturbazioni dello spazio tempo originate dalle masse in movimento accelerato. Poiché in una e due dimensioni le onde gravitazionali non possono esistere basterebbe allora verificare se davvero non si registra l’emissione di queste onde quando si “guarda” molto lontano, ovvero  quando si è presunto che l’Universo avesse una o due dimensioni.

Purtroppo il metodo non è così facile a realizzarsi. Anzitutto per un motivo molto “terrestre”: tra contrattempi e ritardi non è certo quando il progetto LISA diverrà realtà. Inoltre captare le onde gravitazionali è tutt’altro che semplice: sono previste dalla teoria generale della Relatività ma c’è chi dubita della loro esistenza o comunque della possibilità di riuscire a individuarle.

Al di là di questi problemi, se il modello dell’Universo che acquista dimensioni man mano che si espande fosse vero, potremmo ipotizzare che prima o poi compaia una quarta dimensione. Anzi forse è già apparsa: noi non ce ne siamo mai accorti perché è percepibile solo su grande scala. In pratica siamo troppo piccoli per riuscire a sentirne la presenza. Potremmo però cogliere indizi della sua esistenza: ad esempio per Stojkovic proprio la presenza di una quarta dimensione potrebbe spiegare il perché l’Universo sta aumentando la sua velocità di espansione, senza chiamare in causa altre ipotesi quali l’energia oscura.

Di fronte a una simile teoria, la cautela è d’obbligo. D’altra parte la ricerca si basa anche su ipotesi come questa: azzardata, complicata da dimostrare ma capace di creare, nel bene o nel male, attenzione e curiosità attorno un campo di studio, la cosmologia, in continua evoluzione.

giovedì 21 aprile 2011

Psicologia del New World Order: Il controllo sulla popolazione

Secondo numerose fonti e correnti di pensiero esopolitiche e non, esisterebbe all'ombra dei governi ufficiali, un gruppo di persone che starebbe influendo con le loro decisioni sulle sorti della politica mondiale.


Conosciuti come Illuminati o membri pseudomassonici del New World Order (Nuovo Ordine Mondiale), questi individui sarebbero in realtà dei potentissimi banchieri e/o magnati dell'economia mondiale. Le loro origini e la loro linea di sangue si perderebbe nella notte dei tempi, fino alle più remote caste sacerdotali legate al dio Horus, il Dio Sole degli antichi Egiziani.
Fa venire i brividi, rileggere il testo di un celebre discorso dell'ex Presidente degli Stati Uniti d'America George Bush senior al Congresso Americano nel 1990, in cui con enfasi annunciava  l'inizio di una nuova era:
"...un nuovo ordine mondiale può emergere, in cui le nazioni del mondo, dell'est e dell'ovest, del nord e del sud, possono prosperare e vivere nell'armonia.. Oggi il nuovo mondo sta lottando per venire alla luce".

In un altro celebre discorso, ripreso già da tempo sul web, disse davanti ai membri delle Nazioni Unite, sempre lo stesso anno:
"...una forza collettiva della comunità internazionale espressa dalle Nazioni Unite.. un movimento storico verso un nuovo ordine del mondo.. una nuova associazione delle nazioni.. un periodo nel quale l'umanità entrerà nel proprio io.. per cominciare una rivoluzione dello spirito e della mente ed iniziare un viaggio in una.. nuova era."

Nel 1991 viene pronunciato questo discorso all'intera nazione americana: 
"Ciò che è in gioco è molto più di una piccola nazione, è un grande progetto, un "nuovo ordine mondiale.." per realizzare le aspirazioni universali dell'umanità.. basato su princìpi condivisi e sulla regola della legge.. "L'illuminazione di migliaia di punti di luce.." I venti del cambiamento sono tra noi adesso".

Tra le sue parole, fanno molto riflettere alcuni termini come "Nuovo Ordine Mondiale", "rivoluzione dello spirito..." o "...illuminazione", chiari riferimenti ad un progetto occulto di cui si lascia volutamente intravedere il fine ultimo: creare un unico governo mondiale assoggettato a leggi uniche con un unico  paese al comando, o meglio, interpretando alla lettera la frase   "L'illuminazione di migliaia di punti di luce..", un unico gruppo di persone: GLI ILLUMINATI.


In questo primo articolo, mettendo per un attimo da parte la loro storia recente e la loro affascinate simbologia, affronteremo la psicologia che sussiste alla base del meccanisco di soggiogamento sociale delle masse, direttamente riconducibile a quello appunto del presunto "New World Order".

Dal punto di vista strettamente teorico, la reale esistenza dei meccanismi di controllo delle masse, è ben nota storicamente nelle più feroci dittature contemporanee come il Nazismo e il Fascismo.
I regimi totalitari, facenti capo al dittatore, utilizzavano la "propaganda", per poter mantenere saldo tra la popolazione il potere.

 In Germania, il nazismo era molto attento all'opinione pubblica e cercava di manipolare le masse, facendo credere che le assurdità ideologiche professate fossero cosa buona e giusta. La grande nazione tedesca era anche la patria della razza ariana, degli "eletti". Certe assurdità furono spacciate per vere solo grazie ad una efferata manipolazione della realtà. La gente fu di colpo chiusa nella propria sfera sociale, con scarsa possibilità di confrontare la propria condizione con altri popoli stranieri. L'uscita dalla grande crisi del '29 e un diffuso benessere, convinsero la popolazione che il nazismo era un buon modello di governo. Tutto avvenne troppo in fretta per far riflettere i cittadini tedeschi della manipolazione in atto che stavano subendo da Hitler, che era uno massimi prestanomi degli illuminati del periodo, messo al potere per soffocare una eventuale rivoluzione del popolo tedesco, fin troppo umiliato dalla Prima guerra mondiale e dalla Grande Crisi. Quando Hitler prese potere e la gente capì che poteva fidarsi di lui, il nazismo inizió ad attuare i suoi subdoli piani di conquista militare e poi anche di sterminio razziale nei confronti degli ebrei.
A distanza di oltre 60 anni, queste tecniche di potere sono ancora in uso tra i governi, per detenere il potere politico e un gruppo di persone nascoste nell'ombra, starebbe cercando di assogiogare l'umanità ai loro voleri.

Il termine New World Order (NWO) identifica esplicitamente questa casta pseudomassonica di potere, ed è pertanto simbolico ed  indicativo. Non esistono prove assolute sulla reale esistenza del NWO ma esistono importanti documenti che comprovano l'esistenza di numerose società segrete legate ad un ordine superiore occulto.

Su questo sito, scherzando e ridendo potrete compare la moneta commemorativa: http://newworldorder.org/ 

LA PIRAMIDE DEL POTERE
La Piramide è una figura geometrica molto particolare. Lo sapevano benissimo tutte le antiche civiltà che la utilizzavano a scopo monumentale come somma espressione del potere religioso o reale. Nel vertice alto, dove tutti i lati e tutte le facce si intersecano in un solo punto, vi è la piramide sulla piramide, quella che gli antichi chiamavano "Pyramidon" [1] su cui è posto "l'Occhio del potere di Horus" [2], che tutto vede e tutto comanda dall'alto.
Misteriosamente, una piramide dalla simbologia occulta è presente sulla banconota americana del dollaro. Questa è la prova inequivocabile che il dollaro è lo strumento principale utilizzato la diffusione del potere "illuminato" della società massonica alla base della Federazione degli Stati Uniti d'America.


Il simbolismo della Piramide si presta bene a spiegare il meccanismo con cui il potere viene esercitato sulla popolazione dall'ordine massonico illuminato.
Il Pyramidon ha il grande vantaggio di poter trasmettere gli ordini ai gradini (o tecnicamente "livelli") più in basso in modo diretto e questi a loro volta possono operare in orizzontale e verticale riuscendo a nascondere il mandante. Dall'alto verso il basso, l'ordine del vertice completamente privo della sua fonte originale. Questo meccanismo ha una duplice funzione: copre la fonte primaria al destinatario e rende altamente motivata la fonte subordinata intermedia che agisce per nome e per conto della mandante.

Grazie a questa tecnica piramidale, circa 13 uomini e realtive famiglie o casate, riuscirebbero a comandare e piegare ai loro voleri, miliardi di persone.
Molti di noi potrebbero storcere il naso riguardo a tali affermazioni, ma tuttavia è possibile spiegare con parole semplici come il meccanismo a piramide non solo esiste davvero ma tutti noi ne facciamo parte e spesso eseguiamo gli ordini giunti dal vertice senza nemmeno saperlo.

Ai livelli più bassi, sono posti gli affiliati più deboli con il più basso potere di acquisto. Ogni livello, è suddiviso in "mattoni" detti tecnicamente cellule, che corrispondono ad una determinata loggia legata ad un gruppo sociale, categoria lavorativa o ceto economico. Ai vertici bassi troviamo quindi la gente comune, composta da operai, artigiani, casalinghe, diseredati, immigrati, semplici impiegati e disoccupati. Man mano che si sale in alto, compaiono figure di maggiore spessore sociale, come piccoli imprenditori, quadri aziendali, operatori di sicurezza pubblica, ricchi artigiani, imprese e professionisti di vario genere. Più alto troviamo i dirigenti pubblici e privati, operatori di polizia e militari, responsabili aziendali, direttori di negozi multinazionali e amministratori ecc. Ai livelli ancora piu alti, dopo numerosi altri gradini intermedi, si giunge alle figure di spicco dell'economia e della politica. Ad un livello molto elevato iniziano ad apparire i primi grandi prestanomi, come Presidenti di Stato, Cardinali, Ambasciatori e presidenti di aziende multinazionali. Poco più in alto, poco prima degli Illuminati, abbiamo alcuni immensi magnati dell'economia, figure a volte note o a volte nascoste nell'ombra, che assieme ai leader del vertice stabiliscono come debba andare l'economia di un paese o di un intero continente.

Il meccanismo della subordinazione degli ordini come tecnica di controllo sulla popolazione, è presente in ogni grado  e ordine della società.

IL DOLLARO COME STRUMENTO DI CONTROLLO
La società globale sorta nel secondo dopoguerra è basata sistematicamente sul capitale,  secondo i voleri degli USA, paese vincitore del conflitto.
Il capitalismo, come ci insegna la scienza delle finanze, è un regime economico basato sul capitale e sul libero mercato. Ogni cittadino è imprenditore di sé stesso ed utilizza la moneta come mezzo di scambio per offrire ed ottenere beni e servizi. In uno Stato fondato sul capitale, lo Stato lascia la gestione delle finanze alle banche, che hanno potere di emettere carta moneta e di finanziare l'attività economica del paese stesso. Tramite il potere di poter battere cartamoneta e la circolazione monetaria,  il New World Order ha di fatto preso controllo dell'economia dei paesi filo-capitalisti nel Dopoguerra.


Se la moneta crea di fatto potere di acquisto nell'individuo, la quantità di moneta in possesso in ogni singolo cittadino differenzia lo status sociale di ognuno di esso. Il regime capitalista, dopo aver reso la popolazione schiava della moneta e le nazioni a loro volta schiave del Dollaro, ha iniziato progressivamente a sviluppare la moneta elettronica, eliminando di fatto lentamente la moneta cartacea.
In questo momento della storia, il NWO sta attuando il delicato passaggio dalla moneta fisica alla moneta virtuale, con il rapido sviluppo di tessere magnetiche al posto del denaro contante.

Quello che alla massa sembra solo un comodo mezzo per evitare di portare banconote dietro di sé, è in realtà una vera e propria operazione chirurgica atta ad inserire (per il momento esternamente) in ogni individuo un microchip di controllo. Il microchip per adesso è nel nostro bancomat o nella nostra carta di credito. Il più pratico mezzo di pagamento mai creato è in realtà lo strumento principe per il controllo dell'individuo.
Quando di fatto, la moneta cartacea sparirà del tutto, lo Stato potrà avere pieno potere decisionale sull'individuo e in caso di necessità, basterà un click per spegnere il potere di acquisto del malcapitato.
Ovviamente, queste misure di controllo straordinarie saranno applicate tra qualche anno, probabilmente in seguito ad un grave PROBLEMA internazionale che ne richiederà l'utilizzo per fornire una  risposta decisa all'opinione pubblica.


LA STRATEGIA DEL TERRORE
In seguito a numerosi espedienti e esperimenti storici nel corso del'900, gli Illuminati hanno compreso che le masse legate e soggiogate al capitalismo, sono facilmente manipolabili se viene posta a rischio la loro proprietà.
Con la creazione di un clima di terrore atto a minacciare la pubbllca circolazione del capitale, la libertà economica e la propietà del capitale, gli stati affiliati al NWO attuano leggi e restrizioni straordinarie che in situazioni di normalità non troverebbero alcuna giustificazione tra i diritti civili e morali. Uno degli strumenti principe di questa subdola tecnica di controllo è il TERRORISMO INTERNAZIONALE. Grazie alla costante minaccia degli attentati terroristici, lo stato puó attuare leggi che limitano in modo drastico la libertà dell'individuo, con il pretesto di salvaguardare l'ordine pubblico, l'incolumità del cittadino e la difesa della sua proprietà. Ecco che in tal senso trovano spiegazione le limitazioni al traffico di persone attuate durante il grande attacco terroristico alle Torri Gemelle-Pentagono del settembre 2001 e dei successivi attentati di Londra e Madrid. E' noto anche come questi episodi abbiano anche dato il via libera alla guerra in Iraq e Afghanistan, col pretesto di spodestare i possibili mandanti dei precedenti attentati.
Il clima di terrore è una delle tecniche chiave per il controllo sulla popolazione e tramite lo schema piramidale esso viene applicato anche ai livelli più bassi.

LA CRISI ECONOMICA
Oltre alla tecinca del terrore, un secondo importante strumento di controllo sulla popolazione è inscenare la crisi economica. Ovviamente anche in questo caso, il NWO punta a minacciare l'integrità e l'incolumità del capitale come perno per controllare l'individuo.

Con la creazione della violenta crisi economica internazionale del 2008, i paesi capitalisti hanno subito una delle più violente recessioni economiche della storia moderna. Nonostante gli analisti abbiano attribuito le dinamiche del fenomeno ad una mancanza di liquidità dovuta ad una eccessiva concessione di credito alle aziende e macati pagamenti di mutui e fideussioni,  sta di fatto che a farne le spese sono state soprattutto le piccole e medie aziende e il già traballante mercato del lavoro. Le conseguenze nel breve periodo sono state tragiche: i pochi capitali messi da parte dai piccoli risparmiatori sono stati bruciati in pochi mesi e milioni di persone in tutti paesi colpiti hanno dovuto accettare nuove condizioni lavorative per poter semplicemente sopravvivere.

Questa crisi, inscenata negli USA dai magnati del credito bancario, ha avuto l'obbiettivo di togliere indirettamente potere di acquisto a milioni di persone nel mondo. Le aziende hanno dovuto correre al riparo per difendersi dal fallimento. Quelle che hanno evitato la chiusura, hanno dovuto ridimensionare il personale e ricorrere a escamotage burocratici per assumere nuovo personale a basso costo.
La crisi ha fatto tremare le fondamenta economiche di molti paesi e ha dato il via libera per manovre economiche di grande rigidità. Tagli alla spesa pubblica e alla ricerca, congelamento dei salari pubblici e privati, lotta serrata all'evasione, aumento delle tasse e privazioni di ogni genere soprattutto a danno delle classi più deboli. In questo modo il NWO ha ripreso in mano le redini del potere rimettendo sotto scacco la classe medio bassa che iniziava ad acquisire troppo potere d'acquisto. Ma la crisi non è finita. Il regime di austerità che è stato inscenato dai governi come reazione al problema,  avendo portato a lodevoli risultati in fatto di controllo sulle masse in tutti gli stati capitalisti,  rischia di diventare il nuovo status quo.
Celebre la situazione italiana, dove il Governo Berlusconi aveva già prodotto una delle leggi più meschine e dittatoriali sul lavoro, la cosiddetta Legge Biaggi per la flessibilità del lavoro, in cui ad essere favoriti sono stati soprattutto i contratti di collaborazione a progetto, che hanno frodato i lavoratori privandoli di varie mensilità, dei contributi previdenziali e della possibilità di costruirsi un futuro e una famiglia.

La gran parte della popolazione sta effettivamente guadagnando stipendi appena sufficienti a pagare le tasse, il vitto e l'alloggio.
Con un regime del genere, anche in stati da sempre benestanti come quelli europei, si andrebbe rapidamente verso il tracollo. I casi della Grecia e dell'Irlanda, sull'orlo della bancarotta, nei mesi passati, sono solo un piccolo focolaio che a breve potrebbe scatenare un incendio.

Guardiamo ad esempio il Magreheb: Tunisia, Egitto e Libia in poche settimane hanno finalmente reagito come avrebbero già dovuto fare da anni. Stavolta a fare l'unione è stato forse l'aiuto tecnologico di internet e dei cellulari. Le coscienze si sono svegliate e potrebbe accadere anche nella vecchia e scricchiolante Europa dei prestanomi Illuminati. In ambito di piramidale e in particolare tra le cellule di un livello, il terrore sul posto di lavoro è uno delle tecniche principe per per tenere saldamente il controllo dei dipendenti, soprattutto quelli meno istruiti e informati.

Questo meccanismo viene messo in atto fin dalla fase di pre-collaborazione lavorativa, cioè vale a dire il colloquio di assunzione.
Ormai da tempo, anche le aziende private, non assumuto più personale per meritocrazia, ma per "idiozicrazia". Vengono privilegiati infatti, soprattutto per alcune  categorie, candidati con un livello culturale piu basso e con una situazione sociale che li pone in svantaggio, che li obbliga cioè a lavorare senza rivendicare i propri diritti.

A tenere alto il clima di terrore tra i dipendenti sono i responsabili subordinati e i dipendenti di basso livello individuati dalla direzione come esempi ideali del prototipo di dipendente richiesto. La strategia di controllo non è mai attuata per volontà diretta dei responsabili ma è loro ordinata dall'alto, quando richiesto, con tecniche di persuasione prese in prestito dal marketing. I quadri infatti sono istruiti dagli alti dirigenti con esigenti richieste di tenere alta la produzione per raggiungere degli obiettivi. I quadri sono invece scelti per raccomandazione o per ceto sociale, come garazia di devozione e obbedienza ai dirigenti.

Il raggiungimento di tali obiettivi potrebbe essere premiato con aumenti salariali fittizi o semplice "prestigio". In altre parole, i reaponsabili subordinati vengono motivati ad eseguire gli ordini con promesse il piu delle volte false. Questo meccanismo di subordinazione gerarchico con stimoli e motivazioni va avanti fino allo scalino più basso, rappresentato dagli operai. Tranne che per rare eccezioni,  ad essi viene imposto invece un regime di controllo differente.

Consapevoli del fatto che il loro futuro prevede miglioramenti economici reali, i quadri sono addestrati a controllare l'operativita dei subordonati e a segnalare coloro che non rispettano le regole aziendali. Agli operai viene fatto capire che ogni rivendicazione, ogni protesta, ogni comportamento libertino che rallenti la produzione potrebbe compromettere la continuità stessa del rapporto lavorativo. Un clima di perenne minaccia, di sfiducia e di repressione portano il lavoratore a tenere la testa bassa e ad obbedire. Questa tecnica, funziona benissimo con lavoratori anziani, indebitati e con famiglia e viene applicata da aziende che non hanno bisogno di operai di fiducia ma di semplici esecutori.

Un esempio tipico del genere è quello accaduto di recente alla FIAT.
Un'azienda parastatale (e "parassita") che per decenni ha succhiato soldi alle casse dello stato italiano, ha di recente avuto il coraggio di dare la colpa dei suoi fallimenti, ai pochi minuti di pausa concessi ai suoi operai in catena di montaggio. Il Paese ha assistito alle vergognose minacce aziendali di chiudere i battenti e riaprire all'estero, in modo assolutamente indifferente. I lavoratori dello stabilimento di Mirafiori a Torino, sono stati obbligati a sostenere un vergognoso referendum, per scegliere se piegarsi alle faziose pretese aziendali o rimanere disoccupati. Ovviamente, l'Italia non è il Mahagreb e la protesta si dsciolta come neve al Sole accendando il referendum e le nuove conseguenti regole aziendali. Questo è un tipico vigliacco episodio attuato secondo il modus operandi del "New World Order" di cui anche gli alti vertici dirigenziali della FIAT potrebbero farne parte.

Le multinazionali sfruttano con tecniche analoghe, i giovani lavoratori applicando contratti a stage, apprendistato o a chiamata sapendo che la loro necessità all'impiego è altissima e una loro rinuncia non preclude un rallentamento della produzione o vendita perchè facilmente sostituibili da alltri lavoratori.
La grande crisi ha obbligato tutti noi ad accettare queste umilianti situazioni contrattuali, pena il non poter far fronte ai debiti finanziari con le banche intrapresi per i mutui casa o i finanziamenti auto/elettromestici.

Le tecniche di repressione attuate dal NWO sono basate su un multilivello così forte che nel sistema capitalistico restano quasi invincibili. Il New World Order, potrebbe premere ancor più l'acceleratore verso il controllo delle menti, sfruttando la crisi economica, sempre e comunque. 

A cura di Arthur McPaul


Note:
[1] Pyramidon: Termine derivante dal greco che sta ad indicare la cuspide di una piramide (o di un obelisco). Il pyramidon era generalmente costituito da un blocco di pietra dura con incisioni e iscrizioni raffiguranti il viaggio solare. La grande Piramide di Cheope aveva un Pyramidon in oro massiccio alto 10 metri.

[2] L'occhio Udjat (l'occhio di Horus): Nel comabattimento con Seth, Horus perse un occhio, poi ritrovato da Thot e da questi purificato e riattaccato. La religione egizia attribuisce molti poteri magici all'occhio di Horus, come ad esempio il potere di difendere dalle malattie e il potere di riportare in vita l'uomo. Nel rito della mummificazione, l'occhio di Horus veniva posto sopra l'incisione da dove gli imbalsamatori avevano estratto gli organi interni.
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Nuovo modo per visualizzare lo spazie e il tempo

Quando i buchi neri si scontrano gli uni con gli altri, lo spazio e il tempo circostante ondeggiano come un mare durante una tempesta. Questa deformazione dello spazio e del tempo è così complessa che i fisici non erano ancora stati in grado di comprendere i dettagli di quello che accade.

"Abbiamo scoperto il modo per visualizzare lo spazio-tempo come mai visto prima", dice Kip Thorne, Feynman professore emerito di Fisica Teorica, presso il California Institute of Technology (Caltech).
Grazie alla combinazione di teoria e simulazioni al computer, Thorne e i suoi colleghi della Caltech Cornell University e dell'Istituto Nazionale di Fisica Teorica in Sud Africa hanno sviluppato degli strumenti concettuali che hanno doppiato le linee di vortice.
Utilizzando questi strumenti, hanno scoperto che le collisioni dei buchi neri sono in grado di produrre linee di vortice che formano un disegno a forma di ciambella, volando lontano dal buco nero fuso come anelli di fumo. I ricercatori hanno anche scoperto che questi fasci di linee di vortice, possono fuoriuscire dal buco nero a spirale come l'acqua da un irrigatore rotante.

I ricercatori parlano  delle linee di vortice e delle loro implicazioni per i buchi neri, sull'edizione online dell'11 aprile del Physical Review Letters.
I nastri e le linee di vortice descrivono le forze gravitazionali causate dallo spazio-tempo deformato. Sono analoghe alle linee del campo elettrico e magnetico che descrivono le forze elettriche e magnetiche.
Le Linee descrivono la forza di stiramento che esercita lo spazio-tempo deformato su tutto ciò che incontra. "Le linee Tendex sono come la Luna che alza le maree sugli oceani della Terra," afferma David Nichols, della Caltech University e ideatore del termine "tendex". La forza di allungamento di queste righe farebbe pezzi un ipotetico astronauta che si troverebbe cadere in un buco nero.

Le linee Vortex, d'altro canto, descrivono la torsione dello spazio. Se il corpo di un astronauta è allineato con una linea di vortice, si torcerebbe come un asciugamano bagnato.
Quando molte linee tendex si raggruppano assieme, creare una regione di forte stiramento chiamata tendex. Allo stesso modo, un fascio di linee di vortice creano una regione vorticosa di spazio chiamata vortice. "Qualsiasi cosa che cade in un vortice girerebbe" dice il Dott. Robert Owen della Cornell University, l'autore principale della carta.
Il Tendex e le linee di vortice offrono un modo nuovo e potente per capire i buchi neri, la gravità e la natura dell'Universo. "Con questi strumenti, possiamo ora dare molto più senso alla enorme quantità di dati che si producono nelle nostre simulazioni al computer," dice il Dott. Mark Scheel, un ricercatore senior presso la Caltech e leader del lavoro di simulazione della squadra.

Utilizzando le  simulazioni al computer, i ricercatori hanno scoperto che due buchi neri sbattendo l'uno contro l'altro producono vortici diversi e differenti tendexes. Se la collisione avvengono testa a testa, il foro risultante dalla fusione viene espulso nello spazio dai vortici con delle regioni a forma di ciambella vorticosa, mentre dai tendexes come regioni a forma di ciambella stirate. Ma se la spirale dei buchi neri va una verso l'altro prima di fondersi, i loro vortici e spirali tendexes restano fuori dal buco nero uniti. In entrambi i casi, sia la ciambella o spirale che i vortici si spostano verso l'esterno e i tendexes diventano onde gravitazionali (il tipo di onde che il Caltech guidato Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) mira a rilevare.
"Con questi tendexes e vortici, potremmo essere in grado di predire molto più facilmente le forme d'onda delle onde gravitazionali LIGO che sta cercando", dice Yanbei Chen, professore associato di fisica presso Caltech e il leader degli sforzi teorici della squadra.
Inoltre, tendexes e vortici hanno permesso ai ricercatori di risolvere il mistero esistente dietro la spinta gravitazionale di un buco nero unito al centro di una galassia. Nel 2007 un gruppo di ricercatori dell'Università del Texas a Brownsville, guidato dal professor Manuela Campanelli, avevano utilizzato delle simulazioni al computer per scoprire se la collisione dei buchi neri era in grado di produrre una scarica diretta delle onde gravitazionali che provocava allo stesso buco nero unito a rinculo, come quella ad una carabina causata dallo sparo di un proiettile. Il rinculo è così forte che può espellerlo dala sua galassia. Ma nessuno ha capito come avvenga questa esplosione diretta delle onde gravitazionali.

Ora, grazie ai nuovi strumenti, la squadra di Thorne ha ottenuto la risposta. Su in un lato del buco nero, le onde gravitazionali dei vortici a spirale si aggiungono alle onde dai tendexes a spirale, dall'altro lato, le onde vortice e tendex si annullano a vicenda. Il risultato è una raffica di onde in una direzione, causando un rinculo al buco nero risultante.
"Anche se abbiamo sviluppato questi strumenti per le collisioni di buchi neri, essi possono essere applicate allo spazio-tempo deformato" dice il Dott. Geoffrey Lovelace, un membro della squadra di Cornell. "Per esempio, mi aspetto che vengano applicate le linee di vortice e tendex alla cosmologia, ai buchi neri che strappano le stelle a sé e per la singolarità che vivono all'interno dei buchi neri. Diventeranno strumenti standard per tutta la relatività generale".

La squadra sta già preparando numerosi inseguimenti per ottenere nuovi risultati. "Non sono mai stato prima d'ora coautore di un documento in cui in sostanza tutto è nuovo", spiega Thorne, che ha firmato centinaia di articoli ma non come questo. Questa ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation, lo Sherman Fairchild Foundation, la Fondazione Brinson, la NASA, e il David e Barbara Groce Fondo.

L'articolo originale è stato scritto da Marcus Woo
Traduzione e adattamento per la lingua italiana cura di Arthur McPaul

Illustrazione di apertura: (Credit: il Caltech / Cornell SXS Collaboration)


martedì 19 aprile 2011

Due stelle fanno gli alberi… neri

Pianeti con due Soli. L”immagine che riempie film e libri di fantascienza ha ispirato anche uno studio di Jack O’Malley, ricercatore dell’Università di St. Andrews, il quale ha cercato di ricostruire la possibile evoluzione delle piante su un pianeta simile alla Terra ma illuminato da due stelle. 

Le conclusioni sono state esposte al Congresso Nazionale di Astronomia della Royal Astronomical Society che si sta svolgendo in questi giorni in Galles. Il risultato più curioso è il colore di queste piante: non verdi ma piuttosto scure, con tinte che vanno dal nero al grigio. La causa sarebbe da imputare al processo di fotosintesi e al “tipo” di luce che arriva dalle stelle.
Nelle simulazioni sono state considerate stelle di due diverse tipologie: stelle simili al Sole e nane rosse, due classi che si presuppone garantiscano quelle condizioni di stabilità necessarie allo sviluppo e al mantenimento di condizioni favorevoli all’abitabilità di un pianeta. I possibili sistemi di stelle doppie presi in esame sono quindi stati le combinazioni Sole-nana rossa, Sole-Sole, nana rossa-nana rossa.

Le stelle tipo Sole o nana rossa hanno temperature superficiali diverse e quindi una differente emissione energetica. Le simulazioni hanno dimostrato che nel caso dell’esposizione alla debole luce di due nane rosse, le piante tenderebbero ad ampliare lo spettro di luce utile alla fotonsintesi, utilizzando anche la luce ultravioletta e infarossa. Con la conseguenza di assumere ai nostri occhi un colore scuro, grigio-nero. Il colore sarebbe diverso anche nel caso dell’esposizione alla luce di due Soli: di fronte all’eccesso di raggi UV le piante svilupperebbero delle difese naturali come ad esempio schermature costituite da microrganismi.

Trattandosi di simulazioni e di contesti molto lontani dalla nostra esperienza, i risultati sono da considerarsi più come un punto di partenza che non come conclusioni definitive. Non è detto che le piante seguano queste linee evolutive ma di certo scenari di pianeti abitabili con due o più stelle ad illuminarne il giorno, oggi sono considerati possibili e non più relegati al solo mondo della fantasia di scrittori e sceneggiatori.

Civiltà extraterrestri potrebbero vivere al centro di Buchi Neri


Colonie di extraterrestri potrebbero vivere al centro di alcuni Buchi Neri, ospitati in un'area Spazio - Tempo. E' ciò che ha ipotizzato il professore Vyacheslav Dokuchaev dell'Istituto di Ricerca Nucleare dell'Accademia delle Scienze Russa, a Mosca.

Alcuni buchi neri presentano una struttura interna complessa, che permette ai fotoni, alle particelle e ai pianeti di orbitare in una Singolarità centrale, che è la regione di un Buco Nero dove lo Spazio e il Tempo tendono ad essere infiniti, afferma Dokuchaev.
Dokuchaev ritiene che al centro di alcuni Buchi Neri, in determinate condizioni, esiste un'area dove il tessuto dello Spazio - Tempo è ancora presente.

Spiega che se un Buco Nero roteante è sufficientemente grande, può debilitare le forze di marea esistenti oltre gli Orizzonti degli Eventi (è il punto in cui nulla, nemmeno la Luce, può sfuggire alla gravità dei Buchi Neri).
La sopravvivenza dei fotoni, in orbite periodiche stabili all'interno dei Buchi Neri, è già conosciuta dagli scienziati, ma Dokuchaev segnala che le Dimensioni, dove è presente l'Orizzonte degli Eventi, possono ospitare particelle e, anche, stelle che riescono ad esistere senza essere risucchiate e potrebbe portare alla luce e al calore dell'orbita dei protoni e all'energia della Singolarità centrale.

Dokuchaev ha affermato che la zona di un Buco Nero, occultata dagli Orizzonti dell'Universo totale esterno, è appropriata e dove le Civiltà Avanzate potrebbero vivere in sicurezza all'interno di un supergigante Buco Nero, nel nucleo galattico, non visibile dall'esterno.

Uno dei più grandi Buchi Neri mai osservati è M87, che apparentemento si formò da centinaia di Buchi Neri più piccoli, i quali poi si aggregarono in un Buco Nero mille volte più grande, al centro della Via Lattea.



Fonte

Per poter leggere il documento scientifico (in formato Pdf) elaborato dal professor Vyacheslav Dokuchaev cliccare qui

sabato 16 aprile 2011

Effetti speciali da stelle morenti

Anelli giganteschi di gas, lingue di fuoco e getti di polveri si propagano dalle stelle morenti. Contemporaneamente, giovani soli emettono intensa radiazione ultravioletta, che fa risplendere la nebulosa NGC 3582. Lo spettacolo pirotecnico della nuova immagine ESO.

Uno spettacolo pirotecnico di stelle in punto di morte. È quello che si vede in questo ritratto della nebulosa NGC 3582, una regione d’intensa formazione stellare della Via Lattea, nella costellazione australe della Carena. La foto è stata ottenuta con il WFI (Wide Field Imager) montato sul telescopio dell’MPG/ESO da 2,2 metri all’Osservatorio di La Silla in Cile.
Si vedono stelle che esplodono in fuochi d’artificio. Anelli giganteschi di gas, simili alle protuberanze solari,  vengono espulsi dalle stelle morenti. Ma in queste incubatrici stellari sono presenti anche stelle nuove, appena nate. Queste stelle giovani e piene di energia emettono intensa radiazione ultravioletta che fa risplendere il gas della nebulosa, producendo gli “effetti speciali”  che possiamo ammirare.

Alcune delle stelle che si formano nelle regioni come NGC 3582 sono molto più pesanti del Sole. Questi “pachidermi”  emettono energia a tassi prodigiosi e finiscono le loro brevi vite in un’esplosione nota come supernova. Il materiale espulso in questi eventi drammatici crea bolle nel gas e nella polvere circostanti. Questa è la più probabile causa delle strutture da anello visibili in questa immagine.

La fotografia è stata elaborata dall’ESO nell’ambito della partecipare alla competizione astrofotografica “Tesori Nascosti 2010”, che ha dato agli amanti dell’astronomia l’opportunità di scandagliare gli enormi archivi di dati astronomici dell’ESO, alla ricerca di una gemma nascosta che attendeva l’intervento dei partecipanti per essere portata alla luce e fatta risplendere.

Matasse fra le nubi interstellari

Il telescopio spaziale Herschel dell'ESA ha osservato vere e proprie "matasse" di filamenti nelle nubi interstellari e, per la prima volta, ne ha misurato le dimensioni. In questi grovigli hanno origine le stelle. Tra gli autori dello studio ricercatori dell'INAF-IFSI di Roma.

Come i nodi che incontra il pettine quando lo si passa tra i capelli lunghi, così si trovano le stelle nascenti in mezzo ai lunghissimi filamenti di gas e polvere che si formano nelle nubi interstellari. È quanto suggeriscono i recenti risultati del telescopio a infrarossi Herschel dell’ESA, capace di scrutare l’Universo freddo, pochi gradi sopra lo zero assoluto. Con il suo specchio da  3,5 metri di diametro, Herschel è il più grande  osservatorio mai mandato in orbita e l’unico a coprire quella banda dello spettro elettromagnetico (tra 55 e 672 micron) che consente di vedere oltre la cortina di nebbia delle regioni  galattiche  ed extragalattiche dove nascono le stelle.

Grazie agli strumenti SPIRE e PACS,  al cui funzionamento e controllo provvede il team italiano della collaborazione internazionale ESA, Herschel ha osservato vere e proprie “matasse” di filamenti nelle nubi interstellari e, per la prima volta, ne ha misurato le dimensioni. Queste specie di “rami” cosmici si estendono per decine di anni luce, hanno un diametro pari a 0,3 anni luce (circa 20 mila volte la distanza tra la Terra e il Sole) e spesso, nelle parti più dense, “collassano”, lasciando spazio a nuove stelline. “Attraverso processi turbolenti la materia delle nubi si addensa, i filamenti diventano gravitazionalmente instabili e tendono a frammentarsi in clump, in nuclei più densi, all’interno dei quali si creano le condizioni per la formazione stellare”, spiega Sergio Molinari, astronomo dell’INAF-IFSI di Roma, tra gli autori dello studio italo-francese appena pubblicato su Astronomy & Astrophysics.

In tutto, il satellite Herschel ha permesso di esaminare nel dettaglio circa 90 di questi enormi filamenti, in tre gelide nubi interstellari che vagano per la Via Lattea: IC5746, Aquila e Polaris. La parte più sorprendente dello studio è stata la misura di queste strutture: indipendentemente dalla loro massa, i filamenti hanno più o meno tutti lo stesso spessore. Un fatto che non può essere casuale, e infatti ha un significato ben preciso. Spiega Molinari, con il quale hanno collaborato anche  Stefano Pezzuto Luigi Spinoglio , sempre dell‘Istituto di fisica dello spazio interplanetario IFSI di Roma: “Le grandi nubi interstellari subiscono violenti processi d’urto reciproco, innescati per esempio all’azione delle braccia a spirale della Via Lattea o all’esplosione di supernovae, che iniettano in modo disordinato nelle nubi stesse grandi quantità di energia cinetica.

Ecco, sono proprio queste turbolenze che comprimono gas e polveri, creando le strutture filamentose che osserviamo. Gravitazionalmente instabili, nei punti più densi collassano e danno origine a nuove stelle”.
Le onde d’urto viaggiano nello spazio a velocità supersonica e possono essere generate da processi disparati, come per esempio le esplosioni di supernovaeo l’espansione di regioni di idrogeno ionizzato. In un certo senso, tornando alla metafora dei capelli, è come se il vento “scompigliasse” la chioma (la nube), stendendo e intrecciando i filamenti e creando nodi in mezzo a qusto grande intreccio.

“Non è abbiamo ancora la prova diretta dell’associazione tra questi filamenti e la formazione stellare, ma forti evidenze in qusto senso”, hanno detto Doris Arzoumanian e Philippe André, dei Laboratoire AIM di Paris-Saclay, CEA/IRFU, che hanno guidato la ricerca. Le prossime analisi di Herschel, assicura Molinari, ce lo confermeranno.

Viaggi nelle città perdute

Antiche meraviglie che meritano una visita, anche in questi tempi duri.
Sui picchi delle Ande, tra vallate lussureggianti, verso la Città perduta degli Incas, si capisce perché sia stata votata nel 2007 come una selle sette meraviglie del mondo moderno. Il sito peruviano, fondato nel sec. XV, fu abbandonato poco dopo la conquista spagnola e cadde in rovina, sino al 1911, quando un ricercatore americano ne ritrovò i resti.
Metropoli che ebbero una storia gloriosa rischiano di subire una triste sorte, dopo che gli Americani sono ritornati a viaggiare. Machu Picchu accoglie oggi un milione di turisti all’anno, con una crescita annua del 6%.


Lo scorso mese d’agosto, il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO ha raccomandato al Governo peruviano di limitare il numero di visitatori, per non rischiare l’erosione irreversibile del sito, incluso nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Per le compagnie turistiche specializzate in visite a luoghi storici, archeologici e culturali, la riduzione di introiti subita in anni recenti è stato solo un piccolo intoppo. Per For Bruce Poon Tip, fondatore di Gap Adventures, una compagnia di viaggi canadese specializzata in tours avventurosi rivolti a 17 paesi, in realtà gli affari si sono incrementati del 40% nel 2008, in pieno periodo di recessione. Egli afferma che tra il pubblico americano l’espansione degli affari ha sempre avuto un incremento a due cifre.

Non solo viaggiatori di gusti tradizionali, abituati a Marrakesh e ad altre classiche località del turismo avventuroso, come Il Cairo, ma anche i nuovi turisti affascinati dall’Antartide, dalle Galapagos, dalla Mongolia e dal Tibet," dice Poon Tip. "L’archeologia ricade in questo giro d’affari, specialmente per quanto riguarda i nuovi scavi che spesso sono ardui da raggiungere e davvero remoti."
Il continente americano offre ai viaggiatori dozzine di città scomparse da esplorare. Il Messico offre la città maya di Chichen Itza, con il più grande stadio di gioco alla palla di tutta l’America centrale, e le gigantesche piramidi di Teotihuacan, con i dipinti murali risplendenti, ben conservati. Poi ci sono Tical in Guatemala e Copan in Honduras. Persino gli USA occidentali conservano tracce archeologiche, di due secoli fa.


Oltre Machu Picchu, la meta più richiesta, Gap Adventures organizza viaggi a mete meno note. Una è Choquequiroa, in un sito Inca scavato da pochi anni. Per raggiungerla, è necessario un arduo viaggio di cinque giorni, ma Poon Tip afferma che sta diventando una destinazione molto richiesta. Sta anche trattando per portare gruppi nella cosiddetta Città perduta della Colombia, talvolta chiamata la Città Perduta dell’Oro.
“Stiamo operando con il governo per risolvere i problemi del traffico di passeggeri e teniamo incontri con gli anziani dei villaggi e delle comunità locali”, dice Poon Tip, che vorrebbe lanciare il primo viaggio nel prossimo autunno. "E' incredibile, non ho mai visto nulla di simile prima d’ora." Alcune delle meraviglie architettoniche della storia si trovano in aree difficili da raggiungere, come il Medio Oriente, la Mesopotamia, Babilonia ed altre città, nell’attuale Iraq. Si ritiene persino che la città perduta di Akkad giaccia, fragile e delicata, sotto le fondazioni dell’attuale Baghdad, dove i recenti eventi hanno aiutato a scoprire antichi tesori archeologici.
Alcune altre città perdute giacciono in paesi che oggi non sono mete turistiche sviluppate, come la Giordania. Laggiù si trova la città rosa di Petra, scolpita nelle roccia, che risale al sec. VI a.C.


In Tunisia si trovano le rovine della città di Cartagine, rifondata dai Romani dopo aver distrutto, bruciato e coperto col sale la città natale di Annibale.
Archaeological Tours è il nome d’una compagnia di viaggi di New York, che riunisce viaggiatori e archeologi e altri esperti accademici per visitare importanti località archeologiche. Essa ha gestito numerosi viaggi a città perdute del Medio Oriente, negli ultimi trent’anni. Quando il Dipartimento di Stato degli U.S.A. decretò che gli americani in visita alla Siria dovessero andarsene, qualche settimana fa, Archaeological Tours dovette rapidamente richiamare da laggiù un gruppo che stava visitando le “Città morte” del sec. V a.C.
"Purtroppo, in tempi recenti, il mondo è diventato più piccolo, non più grande, ma troviamo ugualmente posti nuovi dove andare," dice Linda Feinstein, fondatrice e presidente di Archaeological Tours. Lei afferma che oltre un terzo dei componenti d’ogni viaggio è composto da clienti che l’hanno già compiuto – e ci sono alcune persone che non perdono neppure un viaggio di quelli che la compagnia offre.

Feinstein lamenta la diminuzione della sicurezza e delle possibilità di accesso sicuro a molte destinazioni storiche, a causa della scarsa manutenzione e dei disastri naturali. Cita la città perduta libica di Leptis Magna, nata da una colonia fenicia, come Cartagine. Leptis Magna era nella lista delle destinazioni di Archaeological Tours sino a quando il tour operator non fu obbligato, di recente, a cancellare un viaggio a causa della guerra appena scoppiata. Feinstein e Poon Tip dicono di ritenere che alcuni posti attrarranno sempre i visitatori, per la loro storia, il loro mistero e l’attrattivo spirituale che esercitano.
“La gente è sempre voluta andare e sempre vorrà andare in Egitto, perché là c’è qualcosa di magico”dice Feinstein. "Certe destinazioni presentano davvero un’aura mistica, come il Perù, la Via della Seta e certe parti della Cina."


Fonte: http://www.forbes.com/2011/04/05/lost-city-archaeology-adventure-tours-travel-forbeslife.html
Fonte italiano: http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=372

Pioneer: trovata la causa del rallentamento delle due sonde

C’è voluta la moderna computer grafica per risolvere il mistero delle Pioneer, le due sonde NASA che da tempo stanno rallentando la loro corsa per qualche causa finora sconosciuta.

Lanciate nei primi anni Settanta, la Pioneer 10 e laPioneer 11 hanno continuato a viaggiare anche dopo aver terminato le rispettive missioni, proseguendo verso i confini del Sistema solare e continuando a trasmettere la loro posizione. Proprio dalle ultimi deboli trasmissioni ricevute ci si è accorti che le due sonde, lontane oltre dieci miliardi di chilometri, non erano distanti quanto dovevano essere. Che cosa stava accadendo? Forse qualcosa ne aveva rallentato la corsa?

Subito si sono susseguite le ipotesi più svariate, da una perdita di carburante a un errore nei calcoli, sino a spiegazioni complesse come possibili interazioni con flussi di particelle provenienti dall’esterno del Sistema solare. Non sono inoltre mancate spiegazioni di confine quali perturbazioni gravitazionali dovute alla presenza di masse oscure, variazioni nelle leggi fisiche o l’attraversamento di zone soggette ad alterazioni dello spazio-tempo.

Ora i fisici portoghesi dell’ Instituto de Plasmas e Fusao Nuclear di Lisbona annunciano di aver trovato la soluzione. Il loro studio è partito da una conclusione esposta cinque anni fa da alcuni colleghi del JPL (Jet Propulsion Laboratory) secondo i quali la forza frenante era conseguenza di un’emissione di calore da parte delle sonde. I fisici portoghesi hanno ricostruito al computer questa situazione avvalendosi della tecnica del Phong shading, utilizzata nella grafica 3D per simulare le riflessioni da parte delle superfici. Risultato: parte del calore emesso dalle apparecchiature che si disperde all’esterno colpisce e viene riflesso dalla parte posteriore dell’antenna di comunicazione di due metri e mezzo rivolta verso la Terra.


Come si vede dalla figura, questo processo produce una spinta opposta al senso di avanzamento, causando un lieve ma continuo rallentamento. I valori sulle conseguenti diminuzioni di velocità ottenuti al computer corrispondono a quelli effettivamente misurati nella realtà, lasciando così poco spazio alle altre spiegazioni.
Così, lo strano caso delle Pioneer è chiuso.

Acqua anche sulle Comete

Per la prima volta, gli scienziati hanno trovato prove convincenti della presenza di acqua allo stato liquido in una cometa, frantumando l'attuale teoria che non arrivino ad una temperatura abbastanza calda per sciogliere il ghiaccio che compone la maggior parte del loro materiale.

"Il pensiero corrente suggerisce che è impossibile la formazione di acqua liquida all'interno di una cometa", ha detto Dante Lauretta, professore associato di "Chimica Spaziale e Formazione dei Pianeti" l Lunar and Planetary Laboratory. Lauretta è il principale ricercatore del team coinvolto nell'analisi dei campioni riportati dalla missione Stardust della NASA.

Eva Berger, una studentessa UA laureata che ha condotto lo studio con i colleghi del Johnson Space Center and Naval Research Laboratory, ha scoperto che analizzando i grani di polvere riportati a Terra dalla cometa Wild-2 come parte della missione Stardust, erano presenti i minerali di acqua liquida.

Lanciata nel 1999, la sonda Stardust raccolse minuscole particelle rilasciate dalla superficie della cometa nel 2004 e le ha riportate a terra in una capsula che è atterrata in Utah due anni dopo. "Nel nostro campione, abbiamo trovato i minerali che si formano in presenza di acqua allo stato liquido", ha detto Berger. "Ad un certo punto della sua storia, la cometa deve aver prodotto d'acqua". La scoperta sarà pubblicata in una prossima edizione online della rivista "Geochimica e Cosmochimica Acta".

Le comete sono spesso chiamate palle di neve sporca, perché consistono per lo più di ghiaccio d'acqua, condito con detriti rocciosi e gas congelati. A differenza degli asteroidi, i frammenti extraterrestri sono costituiti da rocce e minerali, fusi dai getti di gas e vapori ad alta energia che provengono dalla sua coda in fusione. "Quando il ghiaccio si scioglieva, nella cometa Wild-2, i minerali presenti al momento hanno dato vita al solfuro di ferro e al rame che abbiamo osservato nel nostro studio", ha detto Lauretta. "I minerali di solfuro si formano tra i 50 e 200 gradi Celsius (122 e 392 gradi Fahrenheit), molto più caldi rispetto alle temperature sotto zero previste per l'interno di una cometa".

Scoperta nel 1978 dallo svizzero astronomo Paul Wild, Wild-2 (si pronuncia "Vilt") che aveva percorso nelle zone più esterne del Sistema Solare per la maggior parte dei suoi 4,5 miliardi di anni, ha avuto un incontro ravvicinato con il campo gravitazionale di Giove che l'ha deviata in una differente orbita molto ellittica avvicinandola al Sole e ai pianeti interni.

Gli scienziati ritengono che, come molte altre comete, Wild-2 è nata nella cintura di Kuiper, una regione che si estende oltre l'orbita di Nettuno ed è composta da detriti di ghiaccio lasciati dalla formazione del Sistema Solare. Gli scienziati ritengono che Wild-2 abbia trascorso la maggior parte del suo tempo nella fascia di Kuiper, in transito su orbite instabili all'interno del sistema planetario, prima che la gravità di Giove la spinse all'interno.

La scoperta dei minerali di solfuro a bassa temperatura è importante per la nostra comprensione di come si formano le comete,  che a loro volta ci raccontano l'origine del Sistema Solare. Oltre a fornire la prova di acqua liquida, gli ingredienti scoperti pongono un limite massimo alle temperature di Wild-2 incontrate durante la sua origine e la  sua storia. "I minerali che abbiamo trovato sono molto rari nella collezione di campioni pervenuti dallo spazio", ha detto Berger.  "Sono disponibili in due forme, quella che abbiamo trovato esiste soltanto sotto i 210 gradi Celsius (99 gradi Fahrenheit). Questo elemento è interessante perché ci dice che quei granelli non hanno subito temperature superiori a quelle.."
La cubanite è un solfuro di ferro e rame, che si trova anche nei depositi di minerali sulla Terra, esposti alle acque sotterranee riscaldate e in un particolare tipo di meteorite. "Ovunque il cubanite si sia formato è rimasto freddo," ha aggiunto. "Se questo minerale si è formato sulla cometa, allora ci sarebbero grosse implicazioni per le fonti di calore che lo hanno prodotto sulle comete in generale". Secondo Berger, due modi per generare fonti di calore sulle comete potrebbero essere le collisione di lieve entità con altri oggetti o il decadimento radioattivo di elementi presenti nella miscela della cometa.
Il calore generato dai piccoli urti puó aver generato sacche di acqua in cui i solfuri potrebbero essersi formati molto rapidamente, entro circa un anno (a differenza di milioni di anni). Questo potrebbe accadere in qualsiasi momento storico della cometa. Il decadimento radioattivo, dall'altro, porterebbe ad una formazione molto precoce dei minerali in quanto i nuclidi radioattivi provocherebbero la fonte di calore. La presenza di cubanite e di solfuro di altri minerali aiuta gli scienziati a comprendere meglio le fonti di calore cometario.
L'interno della cometa deve essere stato abbastanza caldo per sciogliere il ghiaccio ancora abbastanza fresco a 210 gradi Celsius, per formare la cubanite. "Tali vincoli termici consentiranno un'analisi dettagliata del ruolo svolto dalla temperatura durante la storia della cometa Wild 2", ha detto quibdi Lauretta.

Ogni campione analizzzato dal team di Berger era costituito da un microscopico granello di polvere cometaria di circa le dimensioni di una cellula batterica. Il gruppo ha poi studiato la composizione chimica mediante la microscopia elettronica e le analisi ai raggi X, durante la quale gli elementi chimici hanno rivelato la loro presenza, emettendo un fascio caratteristico. Ruotando il campione in diversi orientamenti ha dato agli scienziati gli indizi circa la sua struttura cristallografica. Stando a Lauretta, le scoperte mostrano che le comete hanno sperimentato processi quali il riscaldamento e le reazioni chimiche in acqua liquida che hanno cambiato i minerali ereditati al momento in cui il Sistema Solare era ancora un disco protoplanetario, un mix vorticoso di gas caldi e polvere, prima di raffreddarsi abbastanza per formare i pianeti.

I risultati dimostrano le connessioni sempre più evidenti tra le comete e gli asteroidi. "Quello che abbiamo trovato ci fa guardare le comete in modo diverso", ha detto Lauretta. "Noi pensiamo che dovrebbero essere visti come entità individuali con la loro storia geologica unica. Questo studio mostra l'alto valore scientifico delle missioni di ritorno dei campioni", ha detto Lauretta. "Questi grani non sarebbero mai stati rilevati mediante telerilevamento o un veicolo spaziale, senza poter raccogliere un campione".

Lauretta crede così fortemente nel valore delle missioni di ritorno dei campioni che ha trascorso gli ultimi sette anni a sviluppare il OSIRIS-Rex Asteroid missione Sample Return, che è attualmente finalista nella missione della NASA New Frontiers. Le selezioni sono attese per l'inizio di giugno.


A cura di Arthur McPaul

Perchè non abbiamo ancora colonizzato Marte?

Sono passati 50 anni da quando in quel lontano 12 Aprile 1961 l'umanità per la prima volta ha volato nello spazio grazie al cosmonauta russo Yuri Gagarin, e da quel giorno siamo ancora limitati a "viviere" su un unico pianeta, la Terra.

Ci sono voluti solo otto anni da che l'uomo ha cominciato a volare nello spazio senza equipaggio, fino ad arrivare all'allunaggio del nostro satellite, la domanda che ci poniamo allora è, come mai gli esseri umani non hanno ancora colonizzato altri mondi come il nostro vicino Marte, o almeno la Luna?
"Il piano della Nasa del 1969 era quello di intraprendere una missione umana su Marte entro il 1981, una base lunare permanente negli anni '80 e una su Marte prevista per il 1988", ha dichiarato Robert Zubrin, presidente e fondatore della Mars Society.

I viaggi interplanetari dell'uomo segnano una sfida definitiva sia scientifica che tecnologica. Le difficoltà da affrontare sono davvero tante, a cominciare dal cibo, all'acqua e all'ossigeno, gli effetti deleteri della microgravità, i potenziali rischi di un incendio a bordo e le radiazioni solari, proprio per questo motivo gli astronauti in caso di pericolo, dovrebbero cavarsela da soli senza la possibilità di ricevere aiuto data la distanza proibitiva di milioni di chilometri dalla terra e dal tempo che trascorrerebbe tra la richiesta di aiuto e l'arrivo degli stessi.
La vera sfida nel futuro sarà quella di atterrare, lavorare, vivere e ritornare a casa partendo da un altro pianeta.
Eppure, la ragione principale per cui l'uomo non ha ancora viaggiato oltre l'orbita della Luna è per lo più politico.

Come ho scritto nell'apertura dell'articolo, l'era del volo spaziale con equipaggio a bordo è cominciato il 12 Aprile 1961, quando l'Unione Sovietiva scioccò il mondo con il lancio del cosmonauto Yuri Gagarin, il primo uomo in orbita nello spazio. A quel tempo era in corso la cosiddetta corsa allo spazio, tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovieta che lavoravano allo scopo di raggiungere per primi il nostro satellite. Gara che si concluse con lo storico Apollo 11 della Nasa, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin toccarono il suolo lunare in quello lontano 20 Luglio del 1969.
"La Guerra Fredda è finita", ha detto Bill Nye, direttore esecutivo della Planetary Society.
Ma tornando ai primi giorni dei voli spaziali dell'uomo, l'USA e l'URSS durante il periodo della Guerra Fredda erano in corsa per i voli spaziali e ne facevano una questione di vita o di morte allo scopo di conquistare "fette" di spazio al di fuori della terra.

Da allora tuttavia, "abbiamo avuto un grave vuoto nella leadership politica in questo paese quando si è trattato di voli umani nello spazio", ha detto Zubrin. "Sarebbe come quando Cristoforo Colombo di ritorno dalle Americhe si sentì dire da Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia  " ....e allora?"
"E' altresì furoviante parlare sempre di problemi tecnici (come quelli descritti sopra), si può parlare dei rischi dovuti all'esposizione prolungata delle radiazioni spaziali, ma i cosmonauti per anni hanno già subìto grandi dosi di raggi cosmici a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e sulla MIR. Questa più che una questione tecnica è una questione di volontà. Possiamo dire che sia rischioso, ma immaginate a quanti rischi sono stati esposti tutti i voli umani nello spazio dal principio fino ad oggi", ha detto Zubrin.

"Quando Kennedy fece il suo discorso, nel Maggio del 1961, e precisamente quello di portare il primo uomo sulla Luna, avevamo l'esperienza di soli 15 minuti di volo spaziale, eppure siamo andati".
"Mio zio sbarco sulla spiaggia in Normandia", ha detto Zubrin "Non hanno rimandato lo sbarco in Normandia perchè non era sicuro. Se abbiamo intenzione di aspettare per andare su Marte fino a quando non avremo la certezza che sia un viaggio sicuro, non ci andremo mai."
"Quando esploriamo con i robot, facciamo scoperte, ma non così veloci e coninvolgenti come se le facessimo con equipaggio umano." ha detto Nye.
"Questa sarà una sfida su chi siamo e cosa vogliamo" ha detto Zubrin, "Siamo disposti ad accettare le nuove sfide e ad abbracciare il rischio che comportano, o siamo in ultima analisi il residuo di una nazione di pionieri?"


Un asteroide fu seconda luna della Terra?


Gli astronomi dell'Osservatorio di Armagh in Irlanda del Nord, hanno scoperto che un asteroide ha seguito la Terra nel suo moto attorno al Sole, per almeno 250.000 anni e può essere strettamente legato alla provenienza del nostro pianeta.

Il loro studio è apparso in un documento nel Bollettino mensile degli Avvisi sulla rivista della Royal Astronomical Society. Il primo asteroide scoperto dal telescopio ad infrarossi della NASA, WISE, ha catturato l'attenzione degli scienziati Apostolos "Tolis" Christou e David Asher.
"La sua distanza media dal Sole è identica a quella della Terra," ha affermato il dottor Christou, "ma ciò che mi ha veramente impressionato, è stata la similitudine della sua orbita con quella della Terra". La maggior parte dei Near-Earth Asteroids (NEA), hanno orbite molto eccentriche o ovali attraverso il Sistema Solare interno. Il nuovo oggetto, chiamato 2010 SO16, è diverso. La sua orbita è quasi circolare, in modo che non può avvicinarsi a ogni altro pianeta nel Sistema Solare, tranne la Terra. I ricercatori hanno cercato di studiare come questa orbita possa essere stabile e per quanto tempo l'asteroide l'abbia occupata. Per fare questo, dovevano prima di prendere in considerazione l'attuale incertezza orbitale: "Non conoscendo esattamente la sua posizione, l'unico modo per eliminare l'incertezza era quello di mantenere un certo controllo sull'orbita dell'asteroide più a lungo possibile, di solito mesi o anni".

Ma i due scienziati hanno superato il problema con la creazione di cloni virtuali dell'asteroide per ogni orbita possibile che, concettualmente, potrebbe occupare. Quindi hanno simulato l'evoluzione di questi cloni sotto la gravità del Sole e dei pianeti per due milioni di anni nel passato e nel futuro. Hanno scoperto che tutti i cloni sono rimasti in un cosiddetto stato di "ferro di cavallo", rispetto alla Terra. In questa configurazione, un oggetto che imita molto da vicino il moto orbitale del nostro pianeta attorno al Sole, ma come si è visto dalla Terra sembra risalire lentamente a forma di ferro di cavallo nello spazio. L'asteroide 2010 SO16 richiede 175 anni per fare il viaggio da un capo all'altro del ferro di cavallo.
"Se da un lato la sua orbita è molto simile a quella terrestre" spiega Tolis, "Dall'altro si tiene accuratamente lontano dalla Terra ed è stato probabilmente in questa orbita per diverse centinaia di migliaia di anni, non avvicinandosi mai più al nostro pianeta a 50 volte la distanza della Luna". Questa è la posizione dove orbita attualmente, quasi alla fine del ferro di cavallo."

Attualmente, gli altri tre compagni a ferro di cavallo della Terra noti, a differenza di 2.010 SO16, indugiano per qualche migliaio di anni prima di passare a orbite differenti. Inoltre, con un diametro stimato di 200-400 metri, 2010 SO16 è di gran lunga il più grande degli asteroidi della Terra a ferro di cavallo. Il team ha già utilizzato il Las Cumbres dell'Osservatorio Faulkes Telescope in una campagna in corso per rintracciare l'oggetto e perfezionare ulteriormente la sua orbita. "Non è così difficile da individuare con un telescopio di medie dimensioni professionali", afferma il dottor Asher. "Rimarrà come un oggetto visibile nei cieli della Terra per molti anni a venire".

In definitiva, Christou e Asher vorrebbero sapere da dove esso proviene e hanno già ipotizzato diverse possibilità. Potrebbe essere un asteroide ordinario proveniente dalla Fascia Principale degli asteroidi tra Marte e Giove. In tal caso, l'attrazione gravitazionale casuale di diversi pianeti sarebbe stata responsabile della sua attuale orbita, qualcosa che Tolis e David pensano sia improbabile. Potrebbe anche essere un pezzo di Luna che sfuggì alla gravità del sistema Terra-Luna ed entrò in un'orbita indipendente intorno al Sole.
Tuttavia, la stabilità stessa della sua orbita significa che non esiste attualmente alcun modo per il trasporto dalla Luna a dove è ora. Infine, 2010 SO16 potrebbe rappresentare un oggetto fuoriuscito da una popolazione di oggetti in prossimità dei cosiddetti punti di equilibrio triangolare a 60 gradi davanti e dietro la Terra nella sua orbita. Tale popolazione è stata postulata in passato, ma mai osservata, in quanto tali oggetti sono sempre vicino al Sole nel cielo. Se essi esistono, possono rappresentare materiale residuato dalla formazione della Terra, dalla Luna e dagli altri pianeti interni, 4,5 miliardi anni fa.

Per il momento, gli astronomi vorrebbero vedere le proprietà fisiche dell'oggetto studiato dal suolo, in particolare il suo colore. "Il colore, con una misura della riflettività di un asteroide su tutto lo spettro elettromagnetico, è utile per iniziare a testare vari scenari possibili sulla sua origine. A tal fine potrebbe essere utile l'invio di una sonda per studiarlo da vicino, e magari riportare un campione per l'esame di laboratorio."

Traduzione a cura di Arthur McPaul (collaboratore Centro Ufologico Ionico)

Gli ultimi risultati del Wise: sorprese in arrivo?


Gli astronomi di tutto il mondo oggi possono passare al setaccio centinaia di milioni di galassie, stelle e asteroidi raccolte nel primo pacchetto di dati inviati dalla missione Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) della NASA. “A partire da oggi, centinaia di nuovi sguardi saranno puntati sui dati trasmessi da WISE, e non escludo molte sorprese, afferma Edward (Ned) Wright di UCLA, il capo ricercatore della missione.

WISE è stata lanciata nello spazio il 14 dicembre 2009, con il compito di mappare tutto il cielo all’infrarosso con una sensibilità notevolmente migliorata e una risoluzione molto più potente rispetto ai suoi predecessori. Dalla sua orbita polare, ha scrutato i cieli circa una volta e mezzo mentre raccoglieva immagini scattate a quattro lunghezze d’onda (dell’infrarosso). Durante la sua missione, WISE ha scattato più di 2.7 milioni di foto, immortalando oggetti che vanno da remote galassie ad asteroidi situati relativamente vicino alla Terra.

Come qualsiasi altro telescopio a infrarossi, WISE ha avuto bisogno di liquido refrigerante per raffreddare i suoi rilevatori termosensibili. Quando, come previsto, questo liquido refrigerante a idrogeno congelato è finito all’inizio di ottobre 2010, (ne abbiamo parlato qui) due dei suoi quattro canali infrarossi erano ancora operativi. La missione è stata successivamente prolungata altri quattro mesi, con l’obiettivo di finire di rastrellare immagini di asteroidi e comete nella cintura di asteroidi principale del nostro sistema solare.
Le scoperte della missione includono 20 comete, più di 33.000 asteroidi tra Marte e Giove e 133 oggetti vicini alla Terra (NEO), che sono quelle asteroidi e comete con orbite comprese tra 45 milioni di chilometri della traiettoria che la Terra percorre intorno al Sole. Il satellite è entrato in ibernazione all’inizio di febbraio di quest’anno (ne abbiamo parlato qui) .

WISE sta compiendo il primo importante passo per portare a termine il suo obiettivo principale di consegnare agli astronomi la raccolta di oggetti trovati. I dati provenienti dal primo 57% del cielo esplorato sono accessibili attraverso un archivio pubblico online. I risultati completi della ricerca, con un’elaborazione dati migliorata, saranno messi a disposizione nella primavera del 2012. Un predecessore di WISE, l’Infrared Astronomical Satellite, ha ricoperto un ruolo simile circa 25 anni fa, e i dati che ha raccolto oggi sono ancora preziosi per gli astronomi. Allo stesso modo, si prevede che l’eredità di WISE durerà per decenni. Queste informazioni susciteranno grande interesse tra gli astrobiologi e aiuteranno la ricerca per lo studio dei NEO e la ricerca di mondi abitabili intorno a stelle lontane.

“Siamo entusiasti che i dati preliminari contengano milioni di nuovi oggetti”, afferma Fengchuan Liu, Responsabile del progetto WISE al Jet Propulsion Laboratory della NASA, a Pasadena, California. “Ma la missione non è ancora finita, il vero tesoro è il catalogo finale che sarà disponibile tra un anno, che conterrà il doppio delle fonti, coprendo tutto il cielo e addentrandosi persino oltre nell’universo rispetto alla versione disponibile oggi”.

Gli astronomi utilizzeranno i dati grazie all’infrarosso di WISE per cercare particolarità nascoste e studiare i trend in grosse popolazioni di oggetti conosciuti. Le missioni di esplorazione spesso portano anche a scoperte inattese, perché cercano ovunque nel cielo piuttosto che bersagli conosciuti. I dati della missione sono importanti anche per trovare i candidati migliori per gli studi di follow-up da effettuare con altri telescopi, tra cui l’osservatorio Herschel dell’Agenzia spaziale europea, che ha degli importati contributi dalla NASA.
Chissa se Tyche rientra in quel 43% della porzione di cielo non ancora esplorata, oppure è un puntino di quei milioni di nuovi oggetti contenuti nei dati preliminari ancora da analizzare. Mi sento di dire che l'annuncio della scoperta di Tyche per il momento non ci sarà, ma sono altresì convinto che la sua scoperta potrebbe essere solo una questione di tempo.

Spunti e informazioni dal sito Nasa e Wise.
Articolo scritto da Walter Conidi

Fonte: http://www.centroufologicoionico.com/articoli/news/569-gli-ultimi-risultati-del-wise-sorprese-in-arrivo