Dal rover Opportunity arriva un nuovo, ennesimo, indizio di acqua liquida nel passato di Marte.
Questa volta il rover ha individuato un “vena” minerale che probabilmente si è formata dopo che una roccia di origine vulcanica si è trovata immersa nell’acqua, poi evaporata. La conclusione, presentata nel corso della conferenza dell’American Geophysical Union di San Francisco, pur non rappresentando un annuncio clamoroso, aggiunge un ulteriore tassello nella comprensione del passato del pianeta rosso.
La “vena” trovata da Opportunity è una striscia ampia appena 2 centimetri e lunga 50 centimetri, situata sul bordo del cratere Endeavour. Risalta dal terreno circostante per forma e colore. Analizzata dallo spettrometro ai raggi X di Opportunity, la striscia ha rivelato la presenza di solfato di calcio. La successiva analisi attraverso i filtri in dotazione alla Camera Panoramica del rover ha poi stabilito che in particolare è presente gesso, del tipo comune impiegato per realizzare i muri a secco. Come possa essersi formato il gesso su Marte è ora motivo di studio, ma in base all’ipotesi più probabile potrebbe essere il residuo lasciato da rocce di origine vulcanica immerse in acqua liquida che sarebbe poi evaporata. E dove c’è stata acqua liquida potrebbe esserci stata la vita.
Ancora non sappiamo se Marte ha davvero conosciuto un periodo “umido”, popolato da laghi e oceani o solo da piccole pozzanghere. Così come non siamo ancora certi sul quando ciò potrebbe essere avvenuto: forse due miliardi di anni fa, o forse solo poche centinaia di milioni di anni fa. Di certo Opportunity non ne vuole sapere di andare in pensione e continua a indagare sul bordo del cratere, attento a rimanere sul lato esposto al Sole per potersi ricaricare attraverso i suoi panneli solari.
E nel 2012 arriverà il nuovo rover Curiosity, pronto per esplorare un altro cratere in cerca delle prove che possano finalmente svelarci i misteri del passato del pianeta rosso.
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2011/12/20/dibattito-aperto-sul-dark-flow/
Questa volta il rover ha individuato un “vena” minerale che probabilmente si è formata dopo che una roccia di origine vulcanica si è trovata immersa nell’acqua, poi evaporata. La conclusione, presentata nel corso della conferenza dell’American Geophysical Union di San Francisco, pur non rappresentando un annuncio clamoroso, aggiunge un ulteriore tassello nella comprensione del passato del pianeta rosso.
La “vena” trovata da Opportunity è una striscia ampia appena 2 centimetri e lunga 50 centimetri, situata sul bordo del cratere Endeavour. Risalta dal terreno circostante per forma e colore. Analizzata dallo spettrometro ai raggi X di Opportunity, la striscia ha rivelato la presenza di solfato di calcio. La successiva analisi attraverso i filtri in dotazione alla Camera Panoramica del rover ha poi stabilito che in particolare è presente gesso, del tipo comune impiegato per realizzare i muri a secco. Come possa essersi formato il gesso su Marte è ora motivo di studio, ma in base all’ipotesi più probabile potrebbe essere il residuo lasciato da rocce di origine vulcanica immerse in acqua liquida che sarebbe poi evaporata. E dove c’è stata acqua liquida potrebbe esserci stata la vita.
Ancora non sappiamo se Marte ha davvero conosciuto un periodo “umido”, popolato da laghi e oceani o solo da piccole pozzanghere. Così come non siamo ancora certi sul quando ciò potrebbe essere avvenuto: forse due miliardi di anni fa, o forse solo poche centinaia di milioni di anni fa. Di certo Opportunity non ne vuole sapere di andare in pensione e continua a indagare sul bordo del cratere, attento a rimanere sul lato esposto al Sole per potersi ricaricare attraverso i suoi panneli solari.
E nel 2012 arriverà il nuovo rover Curiosity, pronto per esplorare un altro cratere in cerca delle prove che possano finalmente svelarci i misteri del passato del pianeta rosso.
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2011/12/20/dibattito-aperto-sul-dark-flow/
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