Tra tutti i satelliti del nostro sistema solare, Phobos, la più grande delle due lune di Marte, è stata nell’occhio del ciclone nelle ultime settimane per le recenti disavventure della sonda russa Phobos-Grunt (vedi articoli). Ma cosa rende questa piccola luna così interessante da meritare addirittura una missione dedicata?
Alcune immagini “di repertorio” della missione NASA Mars Reconnaissance Orbiter ce lo suggeriscono.
Alcune immagini “di repertorio” della missione NASA Mars Reconnaissance Orbiter ce lo suggeriscono.
In alto: Un'immagine della luna di Marte, Phobos. Missione: MRO (Strumento: High Resolution Imaging Science Experiment HiRISE) Credit: NASA/JPL/University of Arizona
L’immagine qui sopra è stata acquisita nel marzo del 2008 da una distanza di 6800 Km dalla luna, con una risoluzione al suolo di 6,8 metri per pixel. Al centro dell’immagine troneggia il cratere da impatto Stickney. Con un diametro di 9 km, Stickney è la struttura più grande osservabile sulla Luna di Marte.
L'immagine in alto è stata realizzata combinando i dati dei 3 canali (blu, rosso e vicino infrarosso) dello strumento HiRISE in modo che i falsi colori accentuino la diversa composizione della superficie. Vicino al bordo del cratere è chiaramente visibile del materiale che appare più blu della superficie che lo circonda. Basandosi su analoghi studi condotti per la Luna, queste zone possono essere interpretate come “più giovani”, o in altri termini, come zone che sono state esposte meno a lungo del resto della superficie. Sono inoltre chiaramente visibili sui bordi del cratere le slavine formate dal materiale che si osserva “cadere” dai bordi del cratere. Il verbo cadere è tra virgolette perchè il concetto è molto meno ovvio di quello che si pensi. Su Phobos, infatti, la gravità è quasi inesistente, arrivando appena a 1/1000 di quella terrestre.
Phobos è un oggetto talmente piccolo (22km di diametro) che la sua gravità è insufficiente per dargli una forma sferica. Si spiega così l’aspetto “bitorzoluto”, molto più simile a quello di un asteroide che di una luna. Aspetto suffragato anche dalla sua composizione, studiata finora da remoto grazie alla spettroscopia.
Queste osservazioni, vere sia per Phobos che per Deimos (la seconda luna del pianeta Marte di 12 Km di diametro), portano i ricercatori a formulare delle interessanti ipotesi sulla natura dei due satelliti. Una di queste ipotesi è che Phobos e Deimos siano in realtà due asteroidi catturati dal pianeta Marte. Una ipotesi abbastanza plausibile, visto che la maggior parte degli asteroidi orbita intorno al Sole in una fascia tra Marte e Giove e molti di essi, ancora oggi, incrociano l’orbita del pianeta rosso.
La rubrica “Immagini dal Sistema Solare” è a cura della Southern Europe Regional Planetary Imaging Facility (SRPIF), la Fototeca NASA ospitata presso gli Istituti INAF IASF e IFSI di Roma, con la collaborazione dello Space Photography Laboratory (SPL), la Fototeca dell’Università dell’Arizona.
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