Ha tutto l’aspetto del classico vulcano, con la forma a cono e un cratere al centro e, se le apparenze non ingannano, potrebbe esserlo davvero: si tratta di una conformazione rocciosa individuata su Titano, la maggiore delle lune di Saturno, grazie ai due strumenti a principale contributo italiano a bordo della sonda Cassini.
Sotra Facula, questo il nome della conformazione rocciosa, è stato paragonato al nostro Etna. Solo che non emetterebbe lava, ma ghiaccio.
“Se così fosse, dal punto di vista morfologico questo vulcano potrebbe avere una camera magmatica”, commenta Angioletta Coradini, dell’INAF-IFSI di Roma. Le condizioni su Titano, tuttavia, sono così diverse da quelle presenti sulla Terra che è prematuro parlare di questo genere di analogie. Analogie che in ogni caso si fermerebbero all’aspetto e alla struttura. “La differenza sostanziale rispetto ai vulcani terrestri”, continua Coradini , “è che questi ultimi si basano sul silicio e quindi le temperature alle quali le lave vengono emesse sono completamente diverse”. Ci possono quindi essere aspetti in comune dal punto di vista della forma e della struttura, non certo da quello della sostanza del materiale emesso durante un’eruzione. Se i vulcani terrestri che prendiamo come termine di paragone espellono roccia fusa sotto forma di lava incandescente, la loro controparte titanica erutterebbe invece ghiaccio fuso. Ecco perché si parla di criovulcanismo. “Il criovulcanismo è un fenomeno che abbiamo cominciato ad aspettarci di osservare su Titano fin dall’arrivo della Cassini”, spiega Enrico Flamini, program manager per la partecipazione italiana alla missione Cassini dell’ASI. “Titano è un po’ un mondo alla rovescia: l’acqua ghiacciata si comporta come la roccia sulla Terra.”
Alcuni ricercatori, alla NASA, sostengono che in realtà Sotra Facula non sia affatto un vulcano, ma una semplice conformazione rocciosa che ne ricorda l’aspetto. Per Angioletta Coradini, invece, “il punto non è capire se si tratti o meno di un edificio vulcanico, ma capire se si tratti effettivamente di criovulcanismo. Potrebbe essere un altro tipo di attività vulcanica, in cui non è coinvolta l’acqua ma altri fluidi. Dal punto di vista termodinamico, a meno che non ci siano molti elementi volatili, è molto difficile far risalire l’acqua, perché nelle condizioni di Titano è improbabile che essa raggiunga temperature sufficienti per comportarsi come un magma.”
La scoperta è stata fatta grazie alle immagini della sonda Cassini e a un po’ di fortuna. Il team di ricercatori che ha annunciato il risultato, infatti, stava combinando immagini multiple di una stessa area per ottenere una mappatura 3D: fortunatamente Sotra si trovava proprio in una delle zone di cui si sono ottenute immagini doppie. Ed è stato grazie all’opportunità di analizzarne tridimensionalmente la forma e la struttura che sono state notate le caratteristiche tipiche di un vulcano.
Titano, per le sue dimensioni, può essere paragonato a Mercurio, ma al contrario del piccolo pianeta, possiede un’atmosfera che è anche più spessa di quella della Terra: a causa di questo guscio gassoso non è facile, nemmeno per la Cassini, riuscire ad osservare i dettagli della superficie. Nonostante queste difficoltà intrinseche, la sonda è riuscita anche stavolta a raccogliere dati eccellenti che portano a un susseguirsi di nuove scoperte. “Abbiamo progettato Cassini come una macchina complessa che potesse rispondere per molti anni agli interrogativi che erano sorti subito dopo le missioni Voyager”, conclude Flamini. “Ci siamo riusciti in pieno, anzi, ad oggi cominciamo anche ad eccedere le aspettative. Il fatto è che le scoperte sono tante come pure i risultati: merito dell’enorme qualità della missione e degli scienziati che lavorano sulla sua strumentazione.”
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