Scoperto, grazie al telescopio spaziale Kepler della NASA, ecco il più piccolo esopianeta mai osservato. E' più piccolo di Mercurio e poco più grande della Luna e orbita attorno alla stella Kepler-37 assieme ad altri due pianeti maggiori.
La famiglia dei pianeti extrasolari conosciuti cresce in continuazione, soprattutto grazie al satellite della NASA Kepler. Ma quello descritto su Nature di questa settimana da Thomas Barcly è di gran lunga il più piccolo della famiglia: più piccolo di Mercurio, anzi grande più o meno come la Luna, Kepler-37b dimostra soprattutto quanto si stia affinando la “vista” del satellite Kepler (o meglio, quella degli astronomi che diventano sempre più raffinati nell’analizzarne i dati): mai era stato possibile, usando il metodo del transito (ovvero lo studio di come un pianeta, passando davanti alla sua stella, ne modifica l’emissione luminosa) individuare un pianeta così piccolo. Finora, tutti i pianeti extrasolari studiati erano o di dimensioni simili a quelle della Terra o decisamente più grandi, nella classe dei giganti gassosi come Giove e Saturno.
Il pianetino in questione si trova in orbita attorno alla stella Kepler 37, che vorrebbe dire appunto la trentasettesima stella con attorno un sistema planetario scoperta dal satellite Kepler nel corso della sua survey. E’ una stella abbastanza simile al Sole. Come la lettera “b” lascia intuire, quel pianeta non è da solo. I ricercatori (un team internazionale composto da decine di astronomi, guidati appunto da Barclay del NASA Ames Research Center) ne hanno individuati con certezza almeno tre, di pianeti che orbitano attorno a quella stella.
Quelli designati “c” e “d” sono più prevedibili, nel senso che le loro dimensioni li pongono in linea con la grande maggioranza dei pianeti extrasolari scoperti sinora: rispettivamente 0,742 e 1,99 volte il raggio terrestre, quindi tutti e due della taglia del nostro pianeta. Ma “b” è davvero minuscolo, 0,3 raggi terrestri, che lo pone piuttosto nella classe a cui appartiene la Luna (che ha un raggio pari a un quarto di quello della Terra).
Quasi sicuramente, un pianeta così piccolo non ha né acqua né atmosfera, ed è solo un piccolo mondo roccioso e desolato proprio come Mercurio. Ma la cosa più interessante che ora i ricercatori si chiedono è quanto possano essere comuni pianetini come questo: secondo alcune teorie, più i pianeti sono piccoli più dovrebbero essere abbondanti nella galassia. Ma la verità è che pianeti più piccoli di Mercurio erano stati sì previsti, ma mai osservati prima, e gli astronomi non erano nemmeno sicuri di essere tecnicamente in grado di osservarli. Perché il passaggio di un un pianeta così piccolo davanti alla sua stella ne “oscuri” abbastanza la luce per essere rilevabile da Terra, occorre che si verifichino condizioni particolarmente fortunate in quanto a inclinazione dell’orbita, lunghezze d’onda della luce emessa e così via. In pratica, calcolano i ricercatori, se anche tutte le stella del catalogo di Kepler avessero attorno un pianeta di questo tipo, sarebbe possibile osservarlo solo nello 0,5 per cento dei casi.
A cura di Nicola Nosengo
Fonte
http://www.media.inaf.it/2013/02/20/un-esopianeta-piccolo-piccolo-2/
La famiglia dei pianeti extrasolari conosciuti cresce in continuazione, soprattutto grazie al satellite della NASA Kepler. Ma quello descritto su Nature di questa settimana da Thomas Barcly è di gran lunga il più piccolo della famiglia: più piccolo di Mercurio, anzi grande più o meno come la Luna, Kepler-37b dimostra soprattutto quanto si stia affinando la “vista” del satellite Kepler (o meglio, quella degli astronomi che diventano sempre più raffinati nell’analizzarne i dati): mai era stato possibile, usando il metodo del transito (ovvero lo studio di come un pianeta, passando davanti alla sua stella, ne modifica l’emissione luminosa) individuare un pianeta così piccolo. Finora, tutti i pianeti extrasolari studiati erano o di dimensioni simili a quelle della Terra o decisamente più grandi, nella classe dei giganti gassosi come Giove e Saturno.
Il pianetino in questione si trova in orbita attorno alla stella Kepler 37, che vorrebbe dire appunto la trentasettesima stella con attorno un sistema planetario scoperta dal satellite Kepler nel corso della sua survey. E’ una stella abbastanza simile al Sole. Come la lettera “b” lascia intuire, quel pianeta non è da solo. I ricercatori (un team internazionale composto da decine di astronomi, guidati appunto da Barclay del NASA Ames Research Center) ne hanno individuati con certezza almeno tre, di pianeti che orbitano attorno a quella stella.
Quelli designati “c” e “d” sono più prevedibili, nel senso che le loro dimensioni li pongono in linea con la grande maggioranza dei pianeti extrasolari scoperti sinora: rispettivamente 0,742 e 1,99 volte il raggio terrestre, quindi tutti e due della taglia del nostro pianeta. Ma “b” è davvero minuscolo, 0,3 raggi terrestri, che lo pone piuttosto nella classe a cui appartiene la Luna (che ha un raggio pari a un quarto di quello della Terra).
Quasi sicuramente, un pianeta così piccolo non ha né acqua né atmosfera, ed è solo un piccolo mondo roccioso e desolato proprio come Mercurio. Ma la cosa più interessante che ora i ricercatori si chiedono è quanto possano essere comuni pianetini come questo: secondo alcune teorie, più i pianeti sono piccoli più dovrebbero essere abbondanti nella galassia. Ma la verità è che pianeti più piccoli di Mercurio erano stati sì previsti, ma mai osservati prima, e gli astronomi non erano nemmeno sicuri di essere tecnicamente in grado di osservarli. Perché il passaggio di un un pianeta così piccolo davanti alla sua stella ne “oscuri” abbastanza la luce per essere rilevabile da Terra, occorre che si verifichino condizioni particolarmente fortunate in quanto a inclinazione dell’orbita, lunghezze d’onda della luce emessa e così via. In pratica, calcolano i ricercatori, se anche tutte le stella del catalogo di Kepler avessero attorno un pianeta di questo tipo, sarebbe possibile osservarlo solo nello 0,5 per cento dei casi.
A cura di Nicola Nosengo
Fonte
http://www.media.inaf.it/2013/02/20/un-esopianeta-piccolo-piccolo-2/
Nessun commento:
Posta un commento