Prefazione
In questo studio di matrice etnologica, vengono discusse alcune rilevanti tematiche riguardanti la possibile presenza (o non presenza) di civiltà extraterrestei nel cosmo.
Di chiara scuola darwiniana ed evoluzionista, l'autore ipotizza le possibili soluzioni al dilemma di Fermi, dell'assenza di di contatto con le altre civiltà aliene, ma affronta la questione abche su basi sociologiche e culturali, rapportando il discorso alla nostra storia.
Si parla di distanze enormi da colmare senza valutarne troppo i limiti tecnologici, per far prevalere il bisogno o "non bisogno" di farsi notare dai vicini, la mimetizzazione e l'occultamento degli habitat e delle stesse EBE (Extraterrestral Biologic Entity).
Si parla quindi di prede e di predatori, applicando in chiave cosmica le nozioni che ci insegna la storia e la lotta per la sopravvivenza tipica delle specie animali.
Un viaggio teorico e propedeutico per i "colonizzatori dell'anno 50000 d.C.", che a metà tra realtà e fantascienza, pone problemi di cui sinceramente, in questi tempi di guerra nessuno ne sente realmente il bisogno.
Tuttavia, il Paradosso di Fermi, esiste e l'enigma che ci lascia isolati nel cosmo è ossessionante per la nostra mente.
Alla fine prevale la paura e l'angoscia di essere annientati da predatori cosmici famelici, perché come ci insegna la storia, l'uomo è abituato a sottomettere i propri simili più deboli, nel grande gioco della natura che si chiama evoluzione.
Buona lettura.
Arthur McPaul
Titolo originale: Too Damned Quiet?
Autore: Adrian Kent (DAMTP, University of Cambridge and Perimeter Institute)
(Submitted on 4 Apr 2011)
SINTESI
Si ipotizza spesso, che la vita extraterrestre sia impossibilitata ad essere sufficientemente avanzata, per essere in grado di compiere viaggi interstellari o di comunicare a grandi distanze, altrimenti avremmo giá visto le prove.
Questo mancanza di prove è spesso a sua volta considerata una prova indiretta che dimostra l'improbabilità della presenza della vita e della sua evoluzione nel nostro Universo.
Tuttavia è opportuno prendere in considerazione altre possibilità.
Una di queste è che la vita si possa comunque essere evoluta in molti luoghi, ma che la selezione evolutiva, che agisce per scala cosmica, tende a farla estinguere senza che riesca a farsi troppa pubblicità.
L'altra possibilità potrebbe essere che, le specie intelligenti potrebbero ragionevolmente essere preoccupate sui possibili pericoli di farsi pubblicità e quindi scelgono la discrezione.
OSSERVAZIONI:
A volte, si dovrebbe avere il coraggio di comunicare ipotesi anche quando sono difficili o impossibili da testare in tempi brevi. [...]
II. INTRODUZIONE
Partiamo dalla famosa domanda di Fermi: "Dove sono gli extraterrestri se esistono?" ...visto che in effetti sembrano mostrare scarso interesse per la Terra e i suoi abitanti...
E' difficile discutere di questo argomento in modo intelligente, dato che non sappiamo quasi nulla circa l'esistenza di ambienti bio-compatibili oltre alla Terra e di vita extraterrestre, delle forme che potrebbe assumere, o il modo in cui potrebbe comportarsi.
La maggior parte delle nostre idee sugli extraterrestri, siano esse fantascientifiche o esobiologiche, sono solo invenzioni della nostra psiche. Noi, però, abbiamo una fonte che potrebbe almeno plausibilmente essere utile: la storia evolutiva della Terra.
III. EVOLUZIONE
Per affrontare l'argomento, l'obiettivo è quello di considerare come la vita potrebbe evolversi, oppure comportarsi, su scala cosmica.
Assumendo per sintesi un pianeta come "Habitat cosmico" per lo sviluppo della vita e "forma di vita indipendente" come abbreviazione di "forma di vita che ha un storia evolutiva che inizia su un altro pianeta ", si possono prendere in considerazione i possibili scenari in cui la vita extraterrestre potrebbe interagire o evitare l'interazione, senza fare alcuna ipotesi su dove essa sia presente. Se l'obiettivo della discussione è quello di dare una possibile spiegazione del motivo per cui non abbiamo visto alcuna prova della presenza di vita extraterrestre, però, abbiamo bisogno di supporre che siamo in grado di avere la tecnologia per essere dei competenti osservatori cosmici.
Ovviamente, se non fossimo attrezzati per cercare la vita aliena, allora la nostra incompetenza sarebbe sufficiente a spiegare il perché del fatto che non vediamo la vita extraterrestre.
Anche se ció fosse molto probabilmente vero, (per esempio, il nostro pianeta è circondato da una fitta nebulosa, che ci permette di osservare l'universo solo da una ristretta banda di frequenza) sarebbe comunque interessante e utile per considerare come più sia favorevole e più competente interagire con la vita extraterrestre.
Conoscere la risposta non potrebbe, in questo caso, contribuire a spiegare il perché non vediamo la vita extraterrestre, ma potrebbe essere una utile guida per le nostre azioni future (dovremmo tentare di comunicare o viaggiare al di fuori della fitta nebulosa?).
Si noti che in linea di principio si potrebbe immaginare come una forma di vita possa altresì essere ben visibile rispetto che ad un altra, posta su un pianeta diverso, senza ipotizzare che uno delle due è intelligente o tecnologicamente avanzata.
Potrebbe anche essere che la vita capace di viaggi interstellari non si è evoluta da nessuna parte oltre che sulla Terra.
Potrebbe anche essere che la vita si è evoluta in maniera indipendente in molte località del cosmo, ma la sua evoluzione è relativamente rara e che sopravvive generalmente per brevi periodi in modo che le creature provenienti dai diversi habitat cosmici dovrebbero aspettarsi alttrettanto raramente, di ottenerele prove dell'esistenza l'una dall'altra.
Tale caso suggerisce che le forme di vita intelligenti, una volta arrivate ad un alto livello tecnologico possono acquisire armi di distruzione di massa che poi portano alla propria estinzione.
Un'altra possibilità, spesso considerata solo nella fantascienza, è che il cosmo potrebbe essere pieno di specie intelligenti, che vagano in lungo e in largo, ma sono attente a non far scoprire la loro esistenza, forse perché hanno deciso di non di interferire con il nostro sviluppo.
Ciascuno di questi scenari potrebbe forse essere plausibile, ma in questo documento si vogliono introdurre e considerare altre spiegazioni in merito.
Consideriamo per esempio, le seguenti ipotesi.
1) La vita si è evoluta in modo relativamente frequente nel cosmo.
2) Le interazioni tra le specie originarie su pianeti diversi non sono state così rare.
3) Queste interazioni potrebbero spesso aver portato le specie, in via di estinzione (o specie precedentemente cospicue diventate poco appariscenti, sia perché il loro numero e il loro sviluppo tecnologico sono stati notevolmente ridotti, sia perché il loro comportamento è stato alterato per sempre).
4) Come conseguenza, la selezione evolutiva, che opera su livelli galattici ancora più grandi, ha assicurato che le specie tipiche che sopravvivono non sono cospicue agli osservatori tipici che hanno sede in un altro habitat cosmico e non sono in grado di compiere viaggi interstellari.
Forse la versione più logica di queste ipotesi comporta che esistano "guerre dei mondi", deliberatamente condotte tra rivali tecnologicamente avanzati e quindi civiltà intelligenti.
Si potrebbe, infatti, limitare la discussione solo a questo caso, supponendo che solo le specie intelligenti siano in grado di viaggiare da un pianeta all'altro. Vale la pena notare però, che le ipotesi non richiedono necessariamente che queste lotte facciano parte del meccanismo di selezione.
Ad esempio, immaginiamo (anche se non sono sicuro se sia davvero plausibile) che specie di predatori che si sono in qualche modo evolute per spostarsi su inter-distanze stellari, magari guidati da esseri simili a lontane forme di vita o di aspetto habitat promettente, anche se non hanno nulla che noi riconosceremmo come intelligenza avanzata.
Analogamente, è importante notare che l'evoluzione cosmica non deve necessariamente presentarsi come il risultato di una scelta deliberata da una civiltà avanzata. Alcune specie intelligenti prudentemente potrebbero evitare di farsi notare mostrando il loro habitat come desolato e inutile, perché sono preoccupate dell'arrivo di predoni interstellari.
Per altre invece potrebbe mancare semplicemente il buon senso o un interesse a pubblicizzare i propri traguardi tecnologici o di avventurarsi oltre il loro ambiente naturale e così potrebbero avere una maggiore probabilità di sopravvivenza, grazie alla loro mancanza di iniziativa.
Alcune specie potrebbero evitare la predazione attraverso l'adozione di una forma sconosciuta che gli altri abitanti del cosmo non riconoscono o utilizzando tali risorse esotiche del loro habitat che non sono generalmente viste come preziose, riuscendo pertanto a sopravvivere inosservate.
IV. PERCHE LA VISIBILITA'?
Supponiamo ora che ci sia davvero una sorta di competizione per le risorse su scala cosmica e che si manifesti anche una sorta di selezione evolutiva. È plausibile che il processo di selezione sia un criterio importante?
Dopo tutto, sulla Terra, anche se
molte specie effettivamente impiegano con successo la mimetizzazione e l'occultamento, non è generalmente certo che il successo della specie dipenda dalla presenza di un habitat completamente nascosto alla concorrenza di altre specie.
Gli ecosistemi terrrestri sono generalmente caratterizzati da complesse interazioni di simbiosi tra le specie componenti.
Si potrebbe immaginare che, se gli ecosistemi su scala cosmica siano effettivamente esistenti, sarebbero complessi allo stesso modo.
Ma ci sono alcune ragioni per pensare che la situazione potrebbe essere molto differente.
Quando gli habitat cosmici sono davvero in gran parte identificati con pianeti abitabili, dovrebbero essere nascosti e molto molto distanti, almeno secondo le nostre attuali conoscenze. E se i pianeti abitati sono molto distanti, ci potrebbe essere un tragitto non facile da un pianeta abitato A per identificare un pianeta B, a meno che gli abitanti di B non riescano a fare pubblicità della loro esistenza.
In genere si imnagina che un pianeta abitato, insieme con l'ecosistema che supporta, costituisca una risorsa che sarebbe utile per le specie di altri pianeti.
Per esempio, una specie tecnologicamente avanzata potrebbe trovare abbastanza utile usare l'ingegneria genetica per adattare l'intero ecosistema ai loro scopi.
Naturalmente, questi obiettivi non possono essere del tutto compatibili con le finalità degli abitanti originari.
In effetti, la posta in gioco potrebbe essere ancora più grande e di conseguenza la concorrenza più agguerrita,
Questo suggerisce che, se gli abitanti dei pianeti A e B sono anche potenziali concorrenti per le risorse, vi è concorrenza e un potenziale meccanismo evolutivo di selezione contro coloro che tendono a perdere tale ricerca.
Quando gli habitat cosmici sono sufficientemente distanziati e difficili da trovare, di gran lunga la migliore strategia di sopravvivenza per una specie è evitare di entrare in contatto con coloro, che essenndo potenziali avversari non identificano il loro habitat come un valore da preservare.
V. COMPLICAZIONI
Una piccola riflessione suggerisce che se la visibilità rischia di provocare una sorta di predazione da parte dei concorrenti, le dinamiche di selezione devono essere un pó più complicate di quanto la discussione precedente permette di ritenere.
In primo luogo, è difficile giungere su un habitat ben visibile senza rendersi visibile. Anche se ci possa essere un attacco furtivo, il semplice fatto che la specie B non dà indizi per gli osservatori della specie A, potrebbe renderli interessanti risorse in condizioni di lavoro, e quindi tale condizione renderebbe interessante esplorare i dintorni per altri habitat popolati.
Una specie se riesce a prendere in consegna un'altra, lasciando intatto l'habitat, potrebbe riuscire a rendere la sua conquista impercettibile.
Ma poi, naturalmente, l'habitat rimarrebbe ben visibile: ciò non contribuirebbe a uno selezione evolutiva contro l'habitat ben visibile e quindi non avrebbe sostenuto il nostro tentativo per spiegare la mancanza di extraterrestri.
Un cauto predatore potrebbe forse cercare di prendere più specie dell'habitat B dando l'impressione che la specie B si è autodistrutta. Questo potrebbe peró a non essere creduto.
La storia della fasulla autodistruzione perderebbe presumibilmente credibilità se un certo numero di specie indipendenti in habitat diversi in una determinata regione si fossero autodistrutte in uno statisticamente inverosimile breve intervallo di tempo.
In caso di conquista di B, la nuova specie verrebbe individuata da C che potrebbe essere tentata di conquistarla. Ma così potrebbe essere anche per le specie D, E, e così via. Considerando questa possibilità potrebbero scoraggiarsi non solo la specie C, ma anche la specie B. (o l'evoluzione potrebbe aver selezionato contro questo comportamento).
Ma allora, se le specie B, C e così via sono fermate, la specie A è, dopo tutto lasciata sola e per fortuna puó continuaere ad esistere indisturbata. Il nostro scenario originale sembra essere in pericolo di auto-contraddizione.
Ma l'incoerenza si pone solo se si contempla una legge assoluta, la quale afferma che qualsiasi forma di auto-pubblicità è causa certa per attacchi da parte dei concorrenti, che condurrebbe quindi all'estinzione.
Una più ragionevole ipotesi potrebbe essere quella di un cosmo con specie che si comportano con vari gradi di comportameno: alcune farebbero qualche tentativo di osservare i predatori prima che questi giungano su di loro, altre cercherebbero le prove della loro presenza e altre rimarrebbero nascoste sperando di evitare la predazione.
In un tale mondo, tutte le specie stanno giocando una partita con delle informazioni non complete. Sarebbe molto difficile produrre un modello che predice in maniera convincente le probabilità e le distribuzioni spaziali della varie strategie, dal momento che la risposta dipende certamente da molte incognite (per esempio: qual è la distribuzione spaziale e temporale dell'evoluzione della specie nel cosmo? Qual è la distribuzione delle loro capacità di difendersi? e qual è la distribuzione delle strategie che inizialmente sono predisposte ad adottare?).
La formulazione corretta delle ipotesi è semplicemente che l'evoluzione ha soppresso significativamente la visibilità cosmica. Ovviamente, questa ipotesi potrebbe essere semplicemente sbagliata. Non è, devo ammettere, evidente che, la vita effettivamente provenga da pianeti molto lontani e che la soppressione di cospicuità cosmica sia il probabile risultato di una competizione evolutiva.
Ma l'ipotesi non è certamente logicamente incoerente e sembra non del tutto inverosimile, soprattutto in confronto ad altre soluzioni proposte per il paradosso di Fermi.
Una complicazione ulteriore, è che la specie potrebbero essere indotte da un predatore vicino anche se la loro strategia generale è di non farsi notare e di evitare la predazione.
Specie rumorose potrebbero essere in grado di attirare l'attenzione sgradita del vicinato. Si potrebbe forse fuggire il più lontano possibile, ma sarebbe necessario trovare un altro habitat non occupato e non appariscente.
Non solo questo può essere difficile e quindi pericoloso in sé, ma non vi è motivo per rischiare di diventare ben visibili ai predatori durante la ricerca. L'eliminazione vicini rumorosi, almeno presumibilmente, sarebbe meno pericoloso che lasciarli soli: potrebbero non ancora essere stati notati da altri predatori potenzialmente pericolosi e si potrebbe presumere che quindi sarebbe pericoloso averli in giro, a meno che non si interviene.
E anche se è già stato notato, la loro eliminazione non si va necessariamente ad aggiungere al pericolo di predatori più potenti in arrivo nel vicinato.
VI. DELIBERATA INCONSPICUITA'
Le specie intelligenti non devono seguire i loro istinti ciecamente. Riflettendo su queste possibilità e sulla consapevolezza delle incertezze coinvolte, potrebbe scoraggiare molte specie intelligenti all'esplorazione interstellare, e persuaderli a rimanere visibili il meno possibile sul loro pianeta.
Una specie razionale dovrebbe concludere che, se la vita nel cosmo è comune, le probabilità che esistano altrove forme più sviluppate rende molto probabile la lotta che potrebbe svilupparsi rendendoci razionalmente pessimisti
sulla sua possibilità di entrare nella mischia.
Le probabilità reali sono incalcolabili, ma anche se fossero abbastanza ridotte, il costo (probabile estinzioe) è così elevata che il guadagno possibile di nuovi habitat e di nuove conoscenze non sembrano offrire adeguati risarcimenti, meno che la propria situazione sia veramente disperata.
Una specie dovrebbe quanto meno, attendere e osservare per un certo periodo il cosmo nella speranza di ottenere qualche prova in merito allo stato di vita aliena prima di prendere provvedimenti che pubblicizzano la propria esistenza.
VII. POSSIBILI SCENARI
Da dove viene? Quale potrebbe essere la situazione nella nostra galassia? Può darsi, naturalmente, che siamo l'unica specie della galassia (residente o visitatore) in grado di viaggiare nello spazio, e non è intenzione influenzare la nostra visibilità a qualsiasi specie potenzialmente pericolose. Ma le possibilità qui considerate suggeriscono anche scenari meno stabili.
Si potrebbe immaginare, per esempio, una popolazione mista di predatori cauti e prudenti che restano a casa loro, Supponendo che non esiste attualmente alcun predatore dominante, qualsiasi predatore che in passato ha tentato di dominare potrebbe essersi scottato. (Forse questo sembra improbabile: se è stato sconfitto da un altro predatore, perché il vincitore non è arrivato a dominare? E' davvero plausibile che una perdurante ma reticente rimanenza a casa potrebbe attirare un predatore con ambizioni galattiche?)
La pubblicità della nostra esistenza in un simile ambiente sarebbe rischioso: una specie di predatori potrebbe anche decidere di giungere su di noi, e anche una specie vicina reticente potrebbe decidere che non poteva permettersi di lasciarci attrarre l'attenzione dei predatori al quartiere.
Si potrebbe anche immaginare una situazione in cui domina una specie predatrice (forse coesistente con quella indigena appariscente), ma rimane nascosta. Una specie predatrice razionale potrebbe fare proprio questo, adottando una strategia predatoria che, come per quanto possibile, elimina rischi inutili. La pubblicità della nostra esistenza in questo ambiente sarebbe molto probabilmente suicida.
Una terza possibilità è che la maggior parte o tutte le specie soggiornano a casa loro per paura di interazioni con altre specie.
Non è chiaro cosa comporta la pubblicità in un ambiente del genere, ma si deve probabilmente ritenere di non aspettarsi una risposta accogliente.
VIII. ALCUNE CONTRO ARGOMENTAZIONI
Gli alieni A sono civilizzati.
Una comune contro-argomentazione deriva dallo scetticismo che le specie concorrenti intendono portare avanti nel momento in cui sono diventate abbastanza avanzate per tentare il viaggio interstellare. Sarebbe saggezza di cooperazione non sia chiaro e che il rispetto per le culture non exobiotic sia un valore universalmente accettato, da quelsiasi punto evoluzione? Potrebbe qualche specie avanzata distruggere la cultura unica e insostituibile di un altra, alterando gravemente un ecosistema vecchio milioni o miliardi di anni?
Pur volendo essere ottimisti, l'evidenza dei pochi ultimi millenni sulla Terra non offre una pausa di riflessione. Forse ci sono davvero civiltà cosmiche degne di questo nome. Ma tutto ciò che vive nel cosmo, presumibilmente, si è evoluto a competere per le risorse in ambienti dove non sono sempre abbondanti, per riprodursi con successo e per dare alla sua prole le migliori possibilità di vita.
Quasi ogni aspetto della formazione psicologica degli alieni può essere assolutamente irriconoscibile a noi: infatti il termine stesso potrebbe non essere applicabile. Ma l'ipotesi migliore che possiamo fare, estrapolandola dalla vita sulla Terra, è che qualsiasi specie che controlla significative risorse rischia di avere mantenuto un potente impulso potente per vivere e moltiplicarsi. Forse, tuttavia, un illuminato interesse personale prevale.
Forse la cooperazione è quasi universalmente riconosciuta come una strategia di sopravvivenza migliore della predazione o forse esiste una combinazione di consenso e di applicazione ha portato a una sorta di modus vivendi. Se vi è vita intelligente là fuori, si spera che sia tollerante della nostra ingenuità.
Non sembra una buona pubblicità per il nostro valore come delle reclute per la società cosmico che non abbiamo ancora nemmeno contemplato seriamente l'alternativa scenari.
Volontaria pubblicità? È stato suggerito, quando si discute dei nostri tentativi di contattare gli extraterrestri, che il tipo di apertura fiduciosa che abbiamo visualizzato fino ad oggi è la politica migliore.
Dal momento che dobbiamo renderci conto che gli alieni rischiano di essere più avanzati di noi, comunque non c'è speranza di prevalere in concorrenza con loro.
Mostrando la nostra fiducia, dimostriamo che le nostre intenzioni sono pacifiche e il nostro desiderio è quello di imparare e collaborare, e quindi che non hanno nulla da temere da noi, né ora né in qualsiasi momento in futuro, e che meritiamo il loro aiuto e rispetto.
Dobbiamo essere persuasi da questo argomento? Potrebbe un'altra specie ricevere i nostri segnali?
Io ne dubito, a meno che una civiltà di extraterrestri condivida la nostra capacità spasmodica auto-illusione.
In primo luogo, come la nostra stessa storia illustra tristemente molto bene, gli aggressori potrebbero non iimportarseno molto se un gruppo più debole (o specie), è ha ibtenzioni pacifiche o meno: essi tendono ad utilizzare la loro forza relativa come mezzo per catturare e sfruttare le risorse.
In secondo luogo, la nostra presunta fiducia ed apertura in realtà non è un segnale credibile che le nostre intenzioni siano necessariamente pacifiche. La sommaria ispezione della maggior parte della Terra di oggi avrebbe mostrato agli alieni esigenti che le nostre intenzioni sono nella migliore delle ipotesi, miste e volubili.
Se ci è capitato di venire su di una specie più debole che abita un pianeta ricco di risorse simile alla Terra da qualche parte nelle nostre vicinanze, i nostri leader senza dubbio farebbero pubblicità della nostra nobiltà e sulle intenzioni pacifiche, e un considerevole numero di noi sarebbero sinceramente d'accordo, ma la storia suggerisce che sarebbe azzardato scommettere contro la colonizzare e lo sfruttamento del nostro pianeta nel lungo periodo.
La nostra apertura alla pubblicità di noi stessi agli ipotetici extraterrestri sembra dimostrare non solo la nostra mancanza di pensiero e di conoscenza di sé, ma snche la mancanza di tatto per i nostri vicini cosmici che, se esistono, potrebbero non condividere la nostra non curanza nell'attirare eventuali predatori nella regione. Un altra comune contro-argomentazione è che poco importa se gli alieni sono malevoli o benevololi, in quanto ogni specie che è tecnologicamente avanzata potrebbe costituire una minaccia per noi e sarà sicuramente anche così avanzata che non avrebbe bisogno alcun di utilizzare le pietose risorse terrestri.
Ancora ancora una volta, la storia terrestre offre una pausa di riflessione. I grandi imperi hanno svuto interesse anche per piccoli e irrilevanti territori. Magari, proprio perché sono tecnologicamente avanzati la loro conquista richiederebbe poco personale e poche risorse, rispetto alla loro capacità.
IX. CONCLUSIONE
Il paradosso di Fermi è un vero e proprio enigma e mi sembra che nessuna delle soluzioni proposte (compresa quella qui suggerita) è così avvincente da ispirare fiducia certa. Eppure ci dovrà pur essere una soluzione. La questione rilevante, è che quando la valutazione di qualsiasi soluzione proposta non appare completamente convincente, se ne cerca un'altra decisamente più avvincente.
Noi uomini, come specie, non mostriamo particolare preoccupazione per i rischi di catastrofi di piccole o grandi dimensioni nel cosmo.
Questi argomenti non sono visti abbastanza seriamente nel mondo accademico. Quasi nessuno si è occupato di ció e la prevalente ironia rende difficile prendere sul serio certe tematiche. Ma essi meriterebbero invece di essere presi sul serio. Abbiamo, come è noto, fatto qualche passo per pubblicizzare la nostra esistenza: nel 1974 con il celebre messaggio di Arecibo verso l'ammasso globulare Ercole, con il disco d'oro e le placche incise a bordo della sonde Voyager e Pioneer, che trasportano le informazioni su di noi e le mappe stellari per indirizzare gli extraterrestri interessati al nostro Sistema Solare e più recentemente, il "Cosmic Call" inviato a stelle distanti dao 30 ai 75 anni luce da noi.
Qual è stato il punto di questi sforzi? Erano ben giustificati? Illustri scienziati hanno sostenuto a più riprese che, al contrario, tali messaggi sono stati pericolosamente e potenzialmente irresponsabili.
Queste argomentazioni sembrano in gran parte essere cadute nel vuoto, ma meritano un approfondimento e forse anche un smpliamento 'alla luce della discussione di cui sopra. Si può riassumere dicendo che se non ci fossero alieni là fuori,
eventuali tentativi di comunicazione sarebbero ovviamente sprecati. Così si può assumere per il bene della discussione che ci sono alieni che potranno ricevere i messaggi.
Il parametro pertinente, quindi, non è la probabilità che i nostri messaggi ricevuti dagli stranieri ci possano potenzialmente fare del male: ma è la probabilità che gli alieni che ricevono il messaggio faranno a noi del male, dato che i messaggi saranno effettivamente ricevuti.
Possiamo davvero dire che questa probabilità è così trascurabile, tenendo presente che ogni tali alieni sembrano non aver fatto alcun tentativo reciproco di pubblicizzare la loro esistenza? Gli argomenti esaminati in precedenza suggeriscono che non è possibile. Le sonde Pioneer e Voyager viaggiano abbastanza lentamente senza porre alcun rischio aggiuntivo per lungo tempo. Potremmo, però, adottare misure per far rispettare il divieto di inviare ogni ulteriore tentativo di comunicazione come quelli di Arecibo e del Team Encounter. Si potrebbe anche voler adottare misure per intercettare e riportare Pioneer e Voyager.
Sembrano essere piccoli segnali che indicano il fatto che abbiamo cominciato a contemplare la realtà possibile della nostra esistenza cosmica e che stiamo anche eventualmente arrivando a capire che sarebbe saggio avere cautela e fare attenzione a non mettere a repentaglio gli interessi dei nostri vicini.
Un ultimo punto: spesso sembra essere implicitamente assunto, ed è talvolta esplicitamente sostenuto, che colonizzando o sfruttando le risorse di altri pianeti e di altri sistemi solari risolverebbe i nostri problemi quando le risorse della Terra non potranno più sostenere il nostro consumo.
Potrebbe forse valere la pena contemplare più seriamente la possibilità che ci possano essere dei limiti al territorio che possiamo tranquillamente colonizzare e alle risorse che possiamo tranquillamente valorizzare e di considerare se e come sia possibile evolverci verso uno stile di vita, che possa sostenerci da soli in base alle risorse disponibili nel nostro Sistema Solare.
Adattamento e traduzione per l'Italiano a cura di Arthur McPaul
Fonte:
Grazie Arthur per questa traduzione, articolo bellissimo!
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