L’Universo profondo come non si era mai “visto”. Le virgolette sono d’obbligo considerato che le recenti immagini di alcune zone distanti oltre 13 miliardi di anni luce, una delle quali pubblicata qui a lato, sono in realtà la resa visiva dei segnali radio raccolti dal radiotelescopio LOFAR. Nato da un progetto europeo guidato dall’ Istituto olandese per la RadioAstronomia ASTRON, LOFAR riesce a puntare rapidamente diverse zone del cielo captando onde elettromagnetiche di bassa frequenza, attorno ai 150 MHz. Riesce così a cogliere segnali radio molto deboli, compresi quelli emessi da lontani oggetti celesti, che possono sfuggire agli altri radiotelescopi perché sommersi da altri segnali radio naturali.
Utilizzando la potenza di LOFAR, un team internazionale di astronomi dell’ Istituto ASTRON e del Kapteyn Institute dell’Università di Groningen ha scandagliato alcune porzioni di cielo, cercando oggetti posti a circa 13.8 miliardi di anni luce da noi. In particolare oggetti risalenti al periodo compreso tra i 400 milioni e gli 800 milioni di anni dopo il Big Bang, un periodo nel quale è collocata la cosiddetta Epoca di Rionizzazione (EoR). Si tratta di periodo durante il quale l’idrogeno neutro, elemento abbondante in tutto l’Universo, comincia lentamente a diminuire a causa degli effetti (di ionizzazione) causati dall’energia prodotta e diffusa dalle prime stelle e dai primi quasar.
I risultati di queste prime osservazioni radio dell’Universo lontano attraverso LOFAR sono stati presentati nei giorni scorsi a una conferenza che si è svolta a Zadar, in Croazia. La ricostruzione visiva dei segnali radio mostra la presenza di decine di flebili sorgenti poste proprio alla distanza cercata. Il loro studio può rappresentare quel punto di svolta tanto cercato per poter conoscere più nel dettaglio l’Epoca di Rionizzazione e di conseguenza l’evoluzione dell’Universo in quel lontano e complicato periodo.
C’è però ancora da lavorare, a cominciare dalle “immagini” presentate alla conferenza. Per quanto possano definirsi una “visione” dell’Universo profondo come non la si era mai avuta prima, vanno ancora identificati e tolti gli artefatti e i disturbi dovuti alla ionosfera terrestre. In pratica alcuni dei punti che vediamo potrebbero essere solo dovuti al rumore di fondo. Ma per quanto ancora da ripulire del tutto, questi primi risultati mostrano già i traguardi che potranno essere presto raggiunti dalle sensibili antenne di LOFAR.
A cura di Luca Nobili
Utilizzando la potenza di LOFAR, un team internazionale di astronomi dell’ Istituto ASTRON e del Kapteyn Institute dell’Università di Groningen ha scandagliato alcune porzioni di cielo, cercando oggetti posti a circa 13.8 miliardi di anni luce da noi. In particolare oggetti risalenti al periodo compreso tra i 400 milioni e gli 800 milioni di anni dopo il Big Bang, un periodo nel quale è collocata la cosiddetta Epoca di Rionizzazione (EoR). Si tratta di periodo durante il quale l’idrogeno neutro, elemento abbondante in tutto l’Universo, comincia lentamente a diminuire a causa degli effetti (di ionizzazione) causati dall’energia prodotta e diffusa dalle prime stelle e dai primi quasar.
I risultati di queste prime osservazioni radio dell’Universo lontano attraverso LOFAR sono stati presentati nei giorni scorsi a una conferenza che si è svolta a Zadar, in Croazia. La ricostruzione visiva dei segnali radio mostra la presenza di decine di flebili sorgenti poste proprio alla distanza cercata. Il loro studio può rappresentare quel punto di svolta tanto cercato per poter conoscere più nel dettaglio l’Epoca di Rionizzazione e di conseguenza l’evoluzione dell’Universo in quel lontano e complicato periodo.
C’è però ancora da lavorare, a cominciare dalle “immagini” presentate alla conferenza. Per quanto possano definirsi una “visione” dell’Universo profondo come non la si era mai avuta prima, vanno ancora identificati e tolti gli artefatti e i disturbi dovuti alla ionosfera terrestre. In pratica alcuni dei punti che vediamo potrebbero essere solo dovuti al rumore di fondo. Ma per quanto ancora da ripulire del tutto, questi primi risultati mostrano già i traguardi che potranno essere presto raggiunti dalle sensibili antenne di LOFAR.
A cura di Luca Nobili
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