Di recente, abbiamo affrontato alcune interessanti teorie del dot. Richard Carrigan del Fermi National Accelerator Laboratory di Batavia, alternative inconsuete al progetto SETI, che hanno chiamato in causa concetti poco conosciuti, come "sfera di Dyson" e "bolla di Fermi"
La ricerca per la vita extraterrestre, potrebbe presto spingersi molto lontano, oltre i conosciuti concetti fisici, se si ipotizzasse l'esistenza di altre civiltà molto più evolute della nostra.
Se davvero esistessero, questi esseri, potrebbero aver raggiunto un livello tecnologico inaudito, riuscendo a costruire strutture di tipo terrestre e spaziale di immane grandezza.
Ma questi concetti, di ingegneria e civilizzazione, che potrebbero sembrare astratti e inverosimili, trovano grande concretezza e coerenza storica se volgiamo lo sguardo indietro, nel nostro passato.
I sumeri, gli egiziani, l'impero cinese e romano, i Maya, i Nazca e gli Incas, solo per citare qualcuna delle antiche civiltà che, nel loro delirio di onnipotenza divina, hanno eretto strutture ciclopiche con tale precisione tecnica da far venire grossi grattacapi ai moderni ingegneri edili.
La nostra stessa generazione contemporanea, in soli duecento anni di industrializzazione, è riuscita a stravolgere il territorio modificando strutturalmente il paesaggio, ma anche a conquistare lo spazio, mandando l'uomo sulla Luna e in orbita migliaia di satelliti artificiali.
La nostra stessa Terra, di notte è completamente illuminata dall'energia elettrica ed è chiaramente visibile dallo spazio. La nostra atmosfera è stata in parte modificata da elementi pesanti, scarti delle industrie chimiche, che tecnologie aliene potrebbero rilevare con immensi telescopi agli infrarossi.
Immaginiamo cosa sarebbe capace di fare una civiltà extraterrestre che popola un grande pianeta, ricco di acqua e di risorse minerarie, capace di viaggiare nello spazio con la stessa facilità con cui noi oggi guidiamo un'autovettura.
E' lecito dunque, dare adito anche a teorie alternative, come quelle del dot. Richard Carrigan per trovare sugli esopianeti e nel cosmo, tracce differenti di civilizzazione con i segni indiretti di opere ciclopiche realizzate per un particolare scopo civile, industriale o esplorativo?
Sfera di Dyson vista dal simulatore Celestia"
LE SFERE DI DYSON
A teorizzare la possibile presenza nel cosmo delle sfere di Dyson, fu l'omonimo astronomo Freeman Dyson nel secolo scorso.
In teoria, sarebbero delle strutture di rivestimento che potrebbero essere applicate attorno ad un corpo stellare con lo scopo di catturarne l'energia.
Freeman Dyson pubblicò un articolo nel 1959 intitolato "Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation" (Ricerca di sorgenti stellari artificiali nella radiazione infrarossa) sulla celebre rivista Science, teorizzando che delle società tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare completamente la propria stella per catturare l'energia emessa. Una volta rinchiusa, sarebbe possibile intercettare tutte le lunghezze d'onda del visibile per inviarle verso l'interno, mentre tutta la radiazione non utilizzata verrebbe mandata all'esterno sotto forma di radiazione infrarossa.
Da ciò consegue che un possibile metodo per cercare civiltà extraterrestri potrebbe essere proprio la ricerca di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico.
La sfera sarebbe costituita di un guscio di collettori solari o di habitat posti attorno alla stella, in modo tale da essere in grado di raccogliere un'enorme quantità di energia e creare uno spazio vitale immenso.
Per fare un esempio pratico, una Sfera di Dyson posta nel sistema solare, con un raggio di 1 UA, cioè la distanza media fra Terra e Sole, pari a circa 149 600 000 km) avrebbe come minimo una superficie pari a 2,72 · 1017 km², all'incirca 600 milioni di volte l'area della superficie della Terra. Il Sole emette una potenza energetica dell'ordine di 4 · 1026 W, della quale la maggior parte potrebbe essere disponibile per una utilizzazione pratica.
In origine, l'idea di Dyson, non prevedeva la costruzione di una sfera rigida, ma collettori posizionati intorno a tutta la stella, con strutture orbitanti indipendenti, oltre 10.000 oggetti distribuiti lungo uno spessore radiale di un milione di chilometri.
Questa teoria, ha suscitato nel corso degli anni una valanga di critiche e numerose smentite. Da un punto di vista strettamente fisico, una struttura rigida e spessa non sarebbe realizzabile, perchè verrebbe immediatamente risucchiata dalla forza di gravità della stella. Migliaia di sfere in orbita attorno invece, potrebbero fungere, come i satelliti terrestri, ma si tratta pur sempre di ipotesi al limite dell'inverosimile, che se non fossero state postulate da un rispettabile astrofisico della Cambrige University e pubblicate su Science, nessuno avrebbe mai nemmeno preso in considerazione.
IL MATRIOSKA BRAIN
Il Matrioshka Brain (abbreviato MB) o Cervello Matrioska è un oggetto di dimensioni enormi che utilizza una stella come sorgente di energia e tutto il materiale disponibile come sorgente di computronium. Possiederebbe capacità enormi di acquisire ed elaborare dati.
Il termine deriva dalla celebre bambola russa in cui ogni pupazzo è racchiuso in uno più grande. Ad ipotizzarlo fu Robert Bradbury, che di fatto suppose che fossero dei gusci Queste sono simili a dei gusci concentrati uno dentro l'altro. La loro durata dovrebbe essere legata alla vita della stella.
Molto simili alle Sfere di Dyson contenute una dentro l'altra, dovrebbero avere orbite tanto ravvicinate quanto quella di Mercurio ad orbite tanto lontane quanto l'orbita di Nettuno e che potrebbero assorbire ed utilizzare essenzialmente tutta l'energia prodotta dalla stella, rendendo l'oggetto e la sua stella praticamente invisibili.
LE BOLLE DI FERMI
Le bolle di fermi, citate nel recente articolo di Richard Carrigan, sarebbero delle gigantesche bolle capaci di coprire non una stella, ma più stelle, secondo lo stesso princio delle sfere di Dyson.
A rendere stranamente viva questa ipotesi, sono dei vuoti concentrici riscontrati in alcune galassie, che però potrebbero essere spiegati come delle zone senza stelle o nubi di idrogeno assai dense che assorbono completamente la luce ricevute dalle vicine stelle.
CONCLUSIONI
Nonostante si parli più di fantascienza che di scienza e spesso gli scienziati si divertano a scrivere teorie poco verosimili, i limiti forse davvero non esistono.
Nessuno potrebbe contestare, l'eventuale presenza in remote zone abitate, per esempio, di piattaforme spaziali, con immensi pannelli solari, che distribuite a sfera un pò come quelle ipotizzate da Dyson, potrebbero fornire energia al pianeta e riflettere la sua stessa luce, tanto da diventare visibili agli sensori infrossi di un osservatore lontano.
Opere colossali nello spazio, come quelle che i nostri antenati costruirono con la pietra oltre duemila anni fa, pptrebbero davvero esistere, con un pò di immaginazione. Chi può negare l'affascinante ipotesi che noi stessi, presto, potremmo farlo nello spazio, o che qualcuno lo stia già facendo da millenni o addirittura da milioni di anni?
a cura di Arthur McPaul
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A mio avviso sono teorie difficili da potersi realizzare, soprattutto per l'immensa mole di materiale da trasportare nello spazio, però chissà, forse le civiltà aliene potrebbero davvero aver colonizzato intensamente lo spazio circostante al loro pianeta e qualche loro attività potrebbe essere visibile!
RispondiEliminaJooWood
Mi sembra di aver sentito parlare di queste sfere in un film ma non ricordo il
RispondiEliminanome... Interessante iniziare a cercare la vita extraterrestre anche con metodi alternativi.
Secondo me infatti la possibilitá di intercettare le onde radio è bassa e il progetto SETI sta solo sprecando tempo inutilmente.
Anche se ci arrivasse un segnale, risalirebbe a migliaia di anni fa in base alla distanza relativa, per cui varrebbe il paradosso di Fermi, e la comunicazione in tempi utile verrebbe meno.
Come dare torto ai fisici che forse siamo scollegati da eventuali contatti alieni?
Andrea B
Grazie Arthur, questa è una teoria che non conoscevo!
RispondiEliminaGianni