Quando il disco protoplanetario comincia a dissiparsi, i pianeti sono lasciati alle spalle, al sicuro da un rovinoso impatto con la loro stella madre.
(8 gennaio 2010)
I risultati di questa ricerca sono stati presentati in occasione della riunione della American Astronomical Society a Washington, DC.
"Stiamo cercando di capire come i pianeti interagiscano con i dischi di gas da cui si formano e come il disco si evolve nel corso del suo ciclo di vita", dice Mordecai-Mark Mac Low, Curatore di Astrofisica e della Cattedra di Scienze Fisiche presso il Museo. "Ci risulta che il planetoide da cui la Terra si è formata può sopravvivere all'immersione nel disco di gas, senza essere risucchiato dal Sole".
Durante la nascita di una stella, un disco di gas e di polveri si forma attorno. Questo disco polveroso è opaco e non può raffreddare rapidamente irradiando il calore verso lo spazio esterno. Fino a poco tempo fa, nessuno aveva incluso variazioni di temperatura nei modelli sperimentali di formazione dei pianeti.
Sijme-Jan Paardekooper dell 'Università di Cambridge ha pubblicato un modello innovativo di questo genere (http://arxiv.org/abs/0909.4552). Il suo lavoro dimostra che la direzione della migrazione di massa dei protopianeti dipende dalla struttura dettagliata della temperatura del disco. Questa è una intuizione fondamentale che pone le basi per il lavoro in corso.
L'American Astronomical Society, nella sua presentazione ha incorporato i risultati dei modelli locali di Paardekooper nell'evoluzione a lungo termine della temperatura e della struttura di densità di un disco protoplanetario. Il risultato della simulazione è che, per la durata di un disco, i pianeti rimangono intrappolati in orbite tra le regioni di perfezionamento e di emigrazione. Le orbite si muovono lentamente verso l'interno mentre il disco si dissipa. Una volta che la densità del gas diventa sufficientemente bassa affinchè i pianeti non siano più influenzati dal disco, si sistemano in un'orbita simile a quelle dei pianeti intorno al sole. Il raggio dell'orbita di un pianeta dipenderà dalla sua massa.
"Abbiamo usato un modello tridimensionale per questo progetto", dice il co-autore Wladimir Lyra, un ricercatore di post-dottorato presso il Dipartimento di Astrofisica presso il Museo. "Modelli tridimensionali sono così pesanti che si può solo seguire l'evoluzione dei dischi per circa 100 orbite cioè circa 1.000 anni. Vorremmo vedere cosa succederebbe durante tutta la vita di svariati milioni anni di un disco."
Mac Low ha presentato questa ricerca in occasione del prossimo meeting dell'American Astronomical Society a Washington, DC, il 6 gennaio con una conferenza stampa il giorno successivo (7 gennaio alle ore 10.30: "Spicing up the solar system."). Un documento di ricerca è attualmente sottoposto a The Astrophysical Journal, scritto da Lyra, Paardekooper e Mac Low. Questa ricerca è stata finanziata dal Museo Americano di Storia Naturale, la National Science Foundation, e la NASA.
"Abbiamo usato un modello tridimensionale per questo progetto", dice il co-autore Wladimir Lyra, un ricercatore di post-dottorato presso il Dipartimento di Astrofisica presso il Museo. "Modelli tridimensionali sono così pesanti che si può solo seguire l'evoluzione dei dischi per circa 100 orbite cioè circa 1.000 anni. Vorremmo vedere cosa succederebbe durante tutta la vita di svariati milioni anni di un disco."
Mac Low ha presentato questa ricerca in occasione del prossimo meeting dell'American Astronomical Society a Washington, DC, il 6 gennaio con una conferenza stampa il giorno successivo (7 gennaio alle ore 10.30: "Spicing up the solar system."). Un documento di ricerca è attualmente sottoposto a The Astrophysical Journal, scritto da Lyra, Paardekooper e Mac Low. Questa ricerca è stata finanziata dal Museo Americano di Storia Naturale, la National Science Foundation, e la NASA.
Traduzione a cura di Arthur McPaul
English
How Earth Survived Its Birth: New Simulation Reveals Planet Migration Prevents Plunge Into Sun
ScienceDaily (Jan. 8, 2010)
For the last 20 years, the best models of planet formation -- or how planets grow from dust in a gas disk -- have contradicted the very existence of Earth. These models assumed locally constant temperatures within a disk, and the planets plunge into the Sun. Now, new simulations from researchers at the American Museum of Natural History and the University of Cambridge show that variations in temperature can lead to regions of outward and inward migration that safely trap planets on orbits.
When the protoplanetary disk begins to dissipate, planets are left behind, safe from impact with their parent star.
The results of this research are being presented at the 2010 meeting of the American Astronomical Society in Washington, D.C.
"We are trying to understand how planets interact with the gas disks from which they form as the disk evolves over its lifetime," says Mordecai-Mark Mac Low, Curator of Astrophysics and Division Chair of Physical Sciences at the Museum. "We show that the planetoids from which the Earth formed can survive their immersion in the gas disk without falling into the Sun."
During the birth of a star, a disk of gas and dust forms. The midplane of this dusty disk is opaque and cannot quickly cool by radiating heat to outer space. Until recently, no one has included temperature variation in models of planet formation.
Co-author Sijme-Jan Paardekooper of the University of Cambridge ran groundbreaking new simulations like that most recently published online (http://arxiv.org/abs/0909.4552). His work shows that the direction of migration of low-mass planets in disks depends on the detailed temperature structure of the disk. This key insight lays the groundwork for the current work.
The American Astronomical Society presentation incorporates the results of Paardekooper's local models into the long-term evolution of the temperature and density structure of a protoplanetary disk. The result of the simulation is that, over the lifetime of a disk, planets get trapped in orbits between regions of inward and outward migration. The orbits slowly move inward as the disk dissipates. Once the gas densities drop low enough for the planets to no longer be influenced by disk, the planets are dropped into an orbit similar to the orbits of planets around the Sun. The radius of the orbit at which a planet is released depends on its mass.
"We used a one-dimensional model for this project," says co-author Wladimir Lyra, a postdoctoral researcher in the Department of Astrophysics at the Museum. "Three dimensional models are so computationally expensive that we could only follow the evolution of disks for about 100 orbits -- about 1,000 years. We want to see what happens over the entire multimillion year lifetime of a disk."
Mac Low is presenting this research at the upcoming American Astronomical Society meetings in Washington, D.C. on January 6 with a press conference on the following day (January 7 at 10:30 am: "Spicing up the solar system.") A research paper is currently submitted to The Astrophysical Journal, authored by Lyra, Paardekooper, and Mac Low. This research was funded by the American Museum of Natural History, the National Science Foundation, and NASA.
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