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domenica 12 luglio 2015

New Horizons ci mostra Plutone


Dopo più di nove anni, tre miliardi di miglia percorsi nello spazio aperto, la sonda della NASA, New Horizons, è ormai prossima a raggiungere il pianeta nano, Plutone.

Nelle prime ore del mattino dell'8 luglio, gli scienziati della missione, hanno ricevuto questa nuova visione di Plutone, la più dettagliata foto ma fatta da una sonda umana, realizzata dal Reconnaissance Imager Long Range (LORRI), la camera ad alta risoluzione a bordo di New Horizons.

L'immagine è stata scattata il 7 luglio, quando la sonda era posta a poco meno di 5 milioni miglia (8 milioni di chilometri) da Plutone, ed è la prima ad essere ricevuta da quando l'anomalia del 4 luglio avevo fatto tremare la NASA, ponendo la sonda in "safe mode".

Questo lato di Pluto è dominato da tre grandi regioni con diversa luminosità. Il più importante è una caratteristica scura allungata all'equatore, informalmente conosciuto come "la balena", e una grande zona luminosa a forma di cuore misura circa 2.000 km a destra. Sopra tali caratteristiche è posta una regione polare con luminosità intermedia.

"La prossima volta che vedremo questa parte di Plutone in avvicinamento, sarà ripresa con una risoluzione circa 500 volte meglio di quello che vediamo adesso.



Traduzione a cura di Di Paola Vito

Fonte

Science Daily









venerdì 15 marzo 2013

Uno Sciame Di Satelliti Per Plutone


Una simulazione cerca di ricostruire come si siano formate le 5 lune di Plutone, e conclude che attorno al pianeta nano potrebbero esserci fino a 10 satelliti minori, del diametro di qualche chilometro. Questo costringerebbe a rivedere la rotta di New Horizons, la sonda NASA che raggiungerà Plutone nel 2015.

Non si annuncia davvero facile la vita della sonda New Horizons, spedita dalla NASA nel 2006 alla volta di Plutone. Quando partì per andare a studiare quello che allora era considerato il pianeta più esterno del Sistema Solare (poi sarebbe stato degradato a pianeta nano) si sapeva poco di eventuali satelliti che avrebbe potuto trovare in orbita attorno al corpo principale. Ora sappiamo per certo che sono ben cinque le lune di Plutone: Charon, P4, Nix, Hydra e P5, l’ultima, scoperta lo scorso anno, cosa che ha già costretto i tecnici della NASA a mettersi al lavoro per ridisegnare in parte la traiettoria della sonda. Ma ora una simulazione al computer curata da Scott Kanyon dello Smithsonian Observatory e Benjamin Bromley dell’Università dello Utah, arriva a ipotizzare che attorno a Plutone ci siano 10 o più altre minuscole lune non ancora individuate.

La simulazione aveva lo scopo principale di capire come si siano formate le cinque lune di Plutone già note. L’idea è che all’inizio della sua storia Plutone si sia ritrovato circondato da una nube di polveri, dovuta forse a una collisione con Charon, la sua luna più grande. Le altre quattro lune si sarebbero formate poi dall’aggregazione progressiva di frammenti. La simulazione però, una volta “settata” per produrre le lune conosciute, ha dato come risultato anche la formazione di un’altra flottiglia di minilune, con diametri da 1 a 4 km circa. Potrebbero essere fino a 10, appunto. Le lune già scoperte, infatti, funzionano probabilmente a loro volta da generatori di frammenti, andando a scontrarsi ogni tanto con oggetti della cintura di Kuiper e immettendo così nuovi corpi nell’orbita di Plutone.

Impossibile vedere queste lune da Terra, viste le loro piccole dimensioni. New Horizon potrebbe individuarne alcune durante il suo avvicinamento a Plutone, ma la maggior parte verrebbero scoperte solo quando la sonda raggiungerà il pianetino, nel 2015. Se davvero il conto totale dei satelliti arrivasse a 15, sarebbe di certo necessario qualche aggiustamento alla traiettoria della sonda. “Abbiamo un Piano B pronto, in caso trovassimo molti detriti in orbita attorno a Plutone” spiega Dale Cruishank, che lavora per il team di New Horizons al Nasa Ames Research Center.

Lo studio, sottomesso a The Astronomical Journal, è accessibile su arxiv.

Per saperne di più:
Leggi lo studio “The Formation on Pluto’s Low Mass Satellites“, (http://arxiv.org/pdf/1303.0280.pdf)

A cura di Nicola Nosengo

Foto di apertura

Plutone e le sue lune conosciute in un’immagine del telescopio spaziale Hubble (NASA/ESA/SETI Institute).

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2013/03/130314180305.htm
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mercoledì 21 novembre 2012

Il Pianeta Nano Makemake Non ha Atmosfera Significativ


Il pianeta nano Makemake [1] è circa due terzi delle dimensioni di Plutone e viaggia intorno al Sole in un percorso lontano che si trova al di là di quella di Plutone, ma più vicino al Sole di Eris, il più massiccio pianeta nano conosciuto del Sistema Solare. Precedenti osservazioni del freddo Makemake hanno spinto alcuni astronomi a teorizzare una sua atmosfera simile a quella di Plutone. Tuttavia, il nuovo studio mostra che Makemake non sarebbe circondato da un'atmosfera significativa.

Il team, guidato da José Luis Ortiz (Instituto de Astrofisica de Andalucia, CSIC, Spagna), combinando più osservazioni con tre telescopi dell'ESO a La Silla e Paranal in Cile, (il Very Large Telescope (VLT), il New Technology Telescope ( NTT) e TEPPIST, con i dati di altri piccoli telescopi in Sud America [2], hanno osservato Makemake mentre passava davanti a una stella lontana [3].
"Mentre Makemake passò davanti alla stella scomparve e riapparve molto bruscamente, invece di svanire a poco a poco e illuminarsi. Ciò significa che il pianeta nano non ha un'atmosfera significativa", ha detto José Luis Ortiz.

Makemake non ha lune e la sua grande distanza da noi rendono difficile lo studio [4] e quel poco che si sa su di esso sono nozioni solo approssimative. Nuove osservazioni del team aggiungono molti dettagli per determinare le sue dimensioni e stimare la densità del pianeta nano. Essi hanno anche stimato la quantità luce del Sole che riflette la sua superficie ovvero l'albedo [5]. L'albedo di Makemake, di circa 0,77, ed è paragonabile a quello della neve sporca, superiore a quello di Plutone, ma inferiore a quello di Eris.

Le occultazioni sono particolarmente rare nel caso di Makemake, perché si muove in una zona del cielo con stelle relativamente scarse. Prevedere con precisione questi rari eventi è estremamente difficile e necessiterebbe dell'osservazione da parte di vari team coordinati sparsi in molti siti in tutto il Sud America.
"Plutone, Eris e Makemake sono tra gli esempi più grandi dei numerosi corpi ghiacciati orbitanti lontano dal nostro Sole", dice José Luis Ortiz. "Le nostre nuove osservazioni hanno notevolmente migliorato la nostra conoscenza di Makemake e presto saremo in grado di utilizzare queste informazioni per esplorare gli oggetti più intriganti in questa remota regione dello spazio".

Note
[1] Makemake era inizialmente conosciuto come 2005 FY9. E' stato scoperto un paio di giorni dopo la Pasqua nel marzo 2005, guadagnandosi il soprannome di Easterbunny. Nel luglio del 2008 gli è stato dato il nome ufficiale di Makemake, il creatore dell'umanità e dio della fertilità nei miti dei popoli indigeni dell'isola di Pasqua.
Makemake è uno dei cinque pianeti nani finora riconosciuti dall'Unione Astronomica Internazionale. Gli altri sono Cerere, Plutone, Haumea ed Eris. Ulteriori informazioni su pianeti nani e pianeti è disponibile presso l'Unione Astronomica Internazionale.

[2] Un altro dei telescopi usati in questa campagna era un telescopio da 0,84 metri installato sul Catolica della Norte Università del Cile. Questo telescopio è situata sul Cerro Armazones, la futura sede della European Extremely Large Telescope (E-ELT).

[3] Makemake passò davanti alla debole stella 1181-0235723 il 23 aprile 2011. Il team ha osservato questo evento utilizzando sette diversi telescopi da tutto il Brasile e dal Cile. L'evento duró circa un minuto, per cui gli astronomi hanno potuto approfittare di una speciale telecamera ad alta velocità conosciuta come UltraCam denominata ISAAC imager ad infrarossi.

[4] Nel caso di oggetti in orbita come una o più lune, esse potrebbero essere utilizzate per ricavare la massa dell'oggetto. Ciò non era possibile nel caso di Makemake.

[5] Per il pianeta nano è stata calcolato un albedo geometrico di 0,77 ± 0,03, maggiore di Plutone, ma inferiore a quella di Eris. L'albedo di 1 rappresenta un corpo perfettamente riflettente e 0 una superficie nera che non rispecchia affatto. Le osservazioni, insieme con i risultati precedenti indicano che Makemake ha una densità di 1,7 ± 0,3 grammi per centimetro cubo, che a sua volta ha permesso al team di dedurre la forma e l'aspetto di uno sferoide schiacciato, una sfera appiattita leggermente su entrambi i poli, con assi di 1430 ± 9 chilometri e 1502 ± 45 chilometri. Makemake mostra l'atmosfera ad un livello di un millesimo di quella di Plutone. Tuttavia, esso potrebbe avere un'atmosfera locale, che è possibile in teoria e non è esclusa dalle osservazioni.

Traduzione A Cura Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121121145516.htm

giovedì 21 luglio 2011

Scoperta Quarta Luna Di Plutone



Gli astronomi della NASA, utilizzando il telescopio spaziale Hubble hanno scoperto una quarta luna in orbita attorno al pianeta nano ghiacciato Plutone. Chiamato temporaneamente P4, è stato scoperto durante un sondaggio alla ricerca di anelli attorno al pianeta nano.

La nuova luna è la più piccola finora scoperta intorno a Plutone. Ha un diametro stimato tra 8 e 21 miglia (13 a 34 km).
A confronto, Caronte, la luna più grande di Plutone, è di 648 miglia (1.043 km), Nix e Hydra, sono dai 20 ai 70 miglia di diametro (da 32 a 113 km).
"Trovo singolare che le telecamere di Hubble ci abbiano permesso di vedere un oggetto così piccolo così chiaramente da una distanza di oltre 3 miliardi di miglia (5.000 milioni km)", ha dichiarato Mark Showalter del SETI Institute di Mountain View, California, che ha guidato questo programma osservativo con Hubble.

La scoperta è il risultato dei lavori in corso a sostegno della missione New Horizons della NASA, che raggiungerà Plutone nel 2015. La missione è progettata per fornire nuove intuizioni sui mondi ai margini del nostro Sistema Solare.
La mappatura di Hubble della superficie di Plutone e la scoperta dei suoi satelliti sono stati preziosi per la pianificazione dell'incontro ravvicinato di New Horizon.

"Questa è una scoperta fantastica", ha detto Alan Stern, del Southwest Research Institute di Boulder, Colorado. "Ora che sappiamo che c'è un'altra luna nel sistema di Plutone, possiamo pianificare le osservazioni di essa in primo piano durante il flyby".

La nuova luna si trova tra le orbite di Nix e Hydra, che Hubble scoprì nel 2005. Caronte è stata scoperta nel 1978 presso la US Naval Observatory e fu risolta la prima volta utilizzando Hubble nel 1990, apparendo come un corpo separato da Plutone.

L'intero sistema di lune si ritiene che possa essersi formato da una collisione fra Plutone ed un altro oggetto di dimensioni planetarie, durante le prime di vita del sistema solare. L'impatto fece esplellere materiale che si fuse nella famiglia di satelliti osservati intorno a Plutone.

Le rocce lunari riportate sulla Terra dalle missioni Apollo hanno portato alla teoria che la Luna è il risultato di una collisione simile tra Terra e un corpo delle dimensioni di Marte circa 4400000000 anni fa.
Gli scienziati ritengono che dal materiale esplulso si possa essere formato un anello attorno a a Plutone ma le foto di Hubble non ne hanno rilevato alcuna presenza finora.

"Questa osservazione sorprendente, è una potente dimostrazione della capacità di Hubble come un osservatorio astronomico per vari utilizzi e scoperte impreviste", ha detto Jon Morse, direttore divisione di astrofisica della NASA a Washington.

P4 è stato ripreso la prima volta in una foto scattata con la Wide Field Camera 3 il 28 giugno.
E' stato poi confermato nelle successive immagini di Hubble riprese il 3 luglio e il 18 luglio. La luna non era stata vista nelle precedenti immagini di Hubble, perché i tempi di esposizione sono stati più brevi. C'è una possibilità che appare come una macchia molto debole nelle immagini del 2006 ma era stata trascurata perché troppo scura.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2011/07/110720090505.htm