domenica 7 marzo 2021

AREE SPECIALI BIANCHE

https://drive.google.com/uc?export=view&id=1OeqYVd_dHkSLtJp5hucJqXFiunOW0i4G


Questo anno di “pandemia” ha permesso una raccolta di dati sociali, come in un grande esperimento, necessario per gli statisti a studiare il comportamento delle masse in situazioni analoghe e di grave rischio.

Probabilmente era da decenni che speravano di poter vivere una situazione del genere e non è detto che non ci abbiano già provato in passato, come durante il disastro di Chernobyl o dopo l’attacco alle Torri Gemelle o ancora ad ogni avvisaglia per l’arrivo di nuovi virus come fu per la SARS, la “suina”, la “mucca pazza”, l’aviaria ecc. 

Probabilmente hanno atteso che ci fosse un livello mondiale di civilizzazione tale da ritenere il rischio di sommosse e rivolte molto basso, oppure semplicemente tutto è avvenuto per caso, muovendosi lentamente e a piccoli passi valutando man mano la situazione come in un Grande Fratello. 

Sicuramente nessuno si sarebbe atteso un livello di obbedienza cosi alto a fronte di un livello così basso di percezione del pericolo. Forse è proprio questo il fattore che limita la ribellione delle masse, il non vedere morti per strada e un livello di vita tutto sommato simile al precedente con qualche limitazione non ritenuta necessaria. Rinunciare al viaggio-vacanza invernale o alla cena serale al ristorante e dover indossare per tutta la giornata una mascherina, sono limitazioni sopportabili che non sfidano la pazienza collettiva. Nel contempo, producono trilioni di dati sociali per gli effetti secondari che scaturiscono, quali lo stile di vita generale, i flussi economici e finanziari, i rapporti umani, il tasso di disordine, il livello di tolleranza alle privazioni ecc. ecc.

Da queste elementari valutazioni emerge uno stato sociale piatto, anestetizzato, che accetta con obbedienza le decisioni prese sia dai governi preesistenti alla crisi pandemica, sia da quelli eletti successivamente, persino da quelli non eletti e piazzati dall’alto, come per l’Italia. 

A questo punto, l’esperimento secondario è studiare il ritorno ad una nuova realtà con nuove regole sociali e una perenne presenza di limitazioni. La Sardegna, per l’Italia, è il target prescelto avendo caratteristiche geomorfologiche perfette per prestarsi allo studio. Circondata dalle acque, impossibilitata ad essere raggiunta con i mezzi di trasporto su strada, è il modello ideale per testare l’accesso con il “passaporto vaccinale”, ma è anche per lo studio  interno dell’evoluzione del virus e soprattutto degli effetti del vaccino. Probabilmente, potrebbe restare isolata per mesi, forse anche per anni, almeno fino a quando l’esperimento sociale non avrà termine e presumibilmente successo. 

Il problema Sardegna non è il virus. Il governo vuole valutare il livello di tolleranza della popolazione interna ed esterna nell’accettare una regola di ingresso ed uscita dall’isola come poi sarà per ogni AREA BIANCA. Sicuramente il passaporto vaccinale andrà ben oltre la primavera e arriverà fino all’estate, quando il turismo vaccinale prenderà piede l’isola è una metà privilegiata per un turismo d’élite. Si stanno costruendo la casa vacanza perfetta e resteranno le masse in vacanza in un luogo ritenuto sterile.

Lo scopo principale, tuttavia, non è fermare il virus in Sardegna, ma limitare e far pagare in qualche modo, l’accesso ad un territorio specifico definito “AREA SPECIALE BIANCA”. 

Tutto ciò finirà soltanto quando avranno terminato il GRANDE TEST in corso, ovvero lasciare in eredità un mondo limitato con nuove stringenti regole che siano accettate senza obiezioni.


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