Nei dati dal rivelatore Ice Cube al Polo Sud saltano fuori i due neutrini più energetici mai osservati. Forse (ma la statistica è ancora troppo incerta) provengono dall'esterno della nostra galassia, e sarebbero i primi mai osservati.
Ne hanno fatta di strada, quei due. Se le supposizioni dei ricercatori sono giuste, due neutrini saltati fuori negli eventi registrati dall’esperimento IceCube tra il 2010 e il 2012 (ma analizzati solo ora) provengono dall’esterno della nostra galassia. Sarebbero quindi i primi neutrini extragalattici mai rilevati direttamente, e di sicuro sono i due a più alta energia. D’altronde, la particolarità dei neutrini è di interagire poco o nulla con le altre particelle e quindi di poter viaggiare per enormi distanze senza essere assorbiti da nulla. Che due neutrini da galassie distanti arrivino fino a noi non è sorprendente, ma riuscire a rilevarli e isolarli dagli altri sì.
I neutrini emessi dal Sole o dalle supernove sono rilevati da decenni e hanno contribuito enormemente all’astrofisica. Ma se davvero IceCube riesce a rilevare quelli provenienti da oltre la nostra galassia, allora significa che è in grado di funzionare come un telescopio e di portare la fisica del neutrino a un livello ulteriore. “Inaugurerebbe un nuovo modo di studiare l’Universo”, commenta Thomas Gaisser dell’Università del Delaware, membro del team di IceCube.
IceCube è un esperimento composto da 86 rivelatori distribuiti su un volume di 1 km cubo (da cui il nome) nei ghiacci del Polo Sud. I suoi rivelatori misurano la radiazione emessa quando il ghiaccio viene attraversato da neutrini e altre particelle. I due neutrini in questione avevano energie 100 milioni di volte rispetto a quelli provenienti dalle supernove. È possibile che siano stati prodotti in realtà nell’atmosfera, a causa dell’interazione tra raggi cosmici con l’atmosfera stessa, ma i ricercatori lo considerano improbabile. Se invece la loro origine è effettivamente astrofisica, allora sono probabilmente legati alle stesse sorgenti che producono i raggi cosmici ad alta energia. Vale a dire, o i gamma ray burst prodotti dal collasso di stelle morenti, o i getti emessi da buchi neri di grande massa al centro delle galassie. I ricercatori, in un paper appena messo online su Arxiv, collocano la confidenza statistica nell’ipotesi di un’origine astrofisica per questi due neutrini a 2,8 sigma, quindi poco sotto la soglia (3 sigma) richiesta per parlare di prove convincenti.
I due superneutrini sono saltati fuori mentre i ricercatori filtravano i dati raccolti da IceCube per eliminare quelli a energia più bassa. Ora il team sta ripetendo l’operazione con una soglia più bassa, nella speranza di ripescare qualche neutrino in più di quel tipo e migliorare la statistica.
A cura di Nicola Nosengo
Foto in Alto
Il posizionamento di uno dei rivelatori di IceCube nei ghiacci dell’Antartide (ICECUBE Collaboration)
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2013/04/24/il-lungo-viaggio-di-due-neutrini/
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Ne hanno fatta di strada, quei due. Se le supposizioni dei ricercatori sono giuste, due neutrini saltati fuori negli eventi registrati dall’esperimento IceCube tra il 2010 e il 2012 (ma analizzati solo ora) provengono dall’esterno della nostra galassia. Sarebbero quindi i primi neutrini extragalattici mai rilevati direttamente, e di sicuro sono i due a più alta energia. D’altronde, la particolarità dei neutrini è di interagire poco o nulla con le altre particelle e quindi di poter viaggiare per enormi distanze senza essere assorbiti da nulla. Che due neutrini da galassie distanti arrivino fino a noi non è sorprendente, ma riuscire a rilevarli e isolarli dagli altri sì.
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IceCube è un esperimento composto da 86 rivelatori distribuiti su un volume di 1 km cubo (da cui il nome) nei ghiacci del Polo Sud. I suoi rivelatori misurano la radiazione emessa quando il ghiaccio viene attraversato da neutrini e altre particelle. I due neutrini in questione avevano energie 100 milioni di volte rispetto a quelli provenienti dalle supernove. È possibile che siano stati prodotti in realtà nell’atmosfera, a causa dell’interazione tra raggi cosmici con l’atmosfera stessa, ma i ricercatori lo considerano improbabile. Se invece la loro origine è effettivamente astrofisica, allora sono probabilmente legati alle stesse sorgenti che producono i raggi cosmici ad alta energia. Vale a dire, o i gamma ray burst prodotti dal collasso di stelle morenti, o i getti emessi da buchi neri di grande massa al centro delle galassie. I ricercatori, in un paper appena messo online su Arxiv, collocano la confidenza statistica nell’ipotesi di un’origine astrofisica per questi due neutrini a 2,8 sigma, quindi poco sotto la soglia (3 sigma) richiesta per parlare di prove convincenti.
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