Una nuova immagine della seconda stella più luminosa della costellazione di Orione, ripresa dal radiotelescopio britannico e-MERLIN, rivela due hot spots nell'atmosfera e un arco di gas freddo attorno alla stella. L'origine di entrambi non è ancora.
Uno crede di conoscere bene una stella e basta guardarla da un’altra angolazione per scoprire un sacco di cose nuove. Prendete Betelgeuse, per esempio. E’ una delle supergiganti più vicine alla Terra, ed è una delle stelle più note e identificabili del cielo notturno, nella costellazione di Orione. Ora una nova immagine ripresa dal radio telescopio britannico e-MERLIN mostra caratteristiche di Betelgeuse finora sconosciute. Hot spots, o regioni di gas sorprendentemente caldo nell’atmosfera esterna, e un arco di gas più freddo, nella parte ancora più esterna, la cui massa si avvicina a quella della Terra. La ricerca, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, mostrano che l’atmosfera di Betelgeuse si estende per cinque volle la superficie visibile della stella (che è circa 1000 volte più grande del Sole).
Gli hot spot hanno una temperatura tra i 4000 e i 5000 gradi kelvin, molto superiore alla media della temperatura della stella che è di 1200 gradi. L’arco di gas freddi (alla temperatura di circa 150 gradi Kelvin) si trova invece a quasi 7,4 miliardi di chilometri dalla stella. Come spiega Anita Richards dell’Università di Manchester, prima autrice dello studio, non è chiaro perché gli hot spot siano così caldi. “Potrebbe essere che le onde d’urto causate dalle pulsazioni della stella o dalla convezione di calore negli strati esterni stiano comprimendo e riscaldando il gas. oppure che l’atmosfera esterna sia come bucherellata, e che in realtà stiamo osservando strati inferiori più caldi attraverso essa. Quanto all’arco, pensiamo sia il risultato di un periodo di perdita di massa dalla stella avvenuto nell’ultimo secolo, ma se abbia una relazione con gli hot spot non lo sappiamo”.
Il meccanismo che porta stelle come Betelgeuse a perdere materia nello spazio, aumentando così la riserva di materia interstellare da cui si possono formare nuove stelle non è stato ancora del tutto spiegato. Studi come questo (che proseguirà con altri strumenti tra cui ALMA e VLA) potranno contribuire a chiarire il mistero.
A cura di Marco Galliani
Foto in Alto
Betelguese come vista dal radiotelescopio eMerlin
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2013/04/26/i-punti-caldi-di-betelguese/
Tenta la fortuna! (Clicca sulla foto per i dettagli)
Uno crede di conoscere bene una stella e basta guardarla da un’altra angolazione per scoprire un sacco di cose nuove. Prendete Betelgeuse, per esempio. E’ una delle supergiganti più vicine alla Terra, ed è una delle stelle più note e identificabili del cielo notturno, nella costellazione di Orione. Ora una nova immagine ripresa dal radio telescopio britannico e-MERLIN mostra caratteristiche di Betelgeuse finora sconosciute. Hot spots, o regioni di gas sorprendentemente caldo nell’atmosfera esterna, e un arco di gas più freddo, nella parte ancora più esterna, la cui massa si avvicina a quella della Terra. La ricerca, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, mostrano che l’atmosfera di Betelgeuse si estende per cinque volle la superficie visibile della stella (che è circa 1000 volte più grande del Sole).
Gli hot spot hanno una temperatura tra i 4000 e i 5000 gradi kelvin, molto superiore alla media della temperatura della stella che è di 1200 gradi. L’arco di gas freddi (alla temperatura di circa 150 gradi Kelvin) si trova invece a quasi 7,4 miliardi di chilometri dalla stella. Come spiega Anita Richards dell’Università di Manchester, prima autrice dello studio, non è chiaro perché gli hot spot siano così caldi. “Potrebbe essere che le onde d’urto causate dalle pulsazioni della stella o dalla convezione di calore negli strati esterni stiano comprimendo e riscaldando il gas. oppure che l’atmosfera esterna sia come bucherellata, e che in realtà stiamo osservando strati inferiori più caldi attraverso essa. Quanto all’arco, pensiamo sia il risultato di un periodo di perdita di massa dalla stella avvenuto nell’ultimo secolo, ma se abbia una relazione con gli hot spot non lo sappiamo”.
Il meccanismo che porta stelle come Betelgeuse a perdere materia nello spazio, aumentando così la riserva di materia interstellare da cui si possono formare nuove stelle non è stato ancora del tutto spiegato. Studi come questo (che proseguirà con altri strumenti tra cui ALMA e VLA) potranno contribuire a chiarire il mistero.
A cura di Marco Galliani
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