giovedì 17 maggio 2012

Osservati Flares ExtraSolari




Un team di ricercatori giapponesi dell’Università di Kioto guidato da Hiroyuki Maehara, ha pubblicato nell’ultimo numero della rivista Nature uno studio sui brillamenti extrasolari. Il team ha analizzato i dati raccolti dal satellite Kepler della NASA che tiene continuamente sotto controllo oltre 100.000 stelle, riuscendo a rilevare anche le loro più piccole variazioni di luminosità.

Tra tutte queste i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sulle oscillazioni della luce prodotta da circa 83.000 stelle che presentano caratteristiche analoghe al nostro Sole, come massa, temperatura superficiale, età, riuscendo a individuare 365 brillamenti avvenuti su 148 differenti astri. E dall’analisi che ne segue, i brillamenti che si registrano sulla nostra stella sembrano essere al confronto poco più che deboli scintille.

I superflare extrasolari hanno durate che arrivano fino a 12 ore, rilasciando energie che possono essere decine di migliaia di volte maggiori di quello che ad oggi è il brillamento solare più potente mai registrato, avvenuto nel 1859. E, in analogia a quanto avviene sulla nostra stella, sono stati tutti prodotti da astri che presentano grandi macchie. È quindi confermata l’ipotesi che, così come accade per la nostra stella, questi fenomeni siano la diretta conseguenza delle interazioni dei campi magnetici e a meccanismi di riconnessione ad essi legati. Resta però il dubbio sul perché oggetti celesti che possono essere considerati in tutto e per tutto ‘gemelli’ del Sole presentino fenomeni così straordinariamente intensi e frequenti rispetto a quanto produce la nostra stella. Forse questi superflare potrebbero essere innescati dalla presenza di pianeti di massa comparabile o maggiore a quella del nostro Giove che si trovano in orbite molto ravvicinate attorno alla loro stella madre. Il fatto che però tra tutti i 148 astri che hanno mostrato brillamenti, nessuno sembra possedere pianeti di tipo ‘Giove caldo’, lascia la questione ancora aperta.

“Questo studio è una chiara dimostrazione di come le nostre conoscenze sui fenomeni solari possano contribuire alla comprensione di processi analoghi in altre stelle, in questo caso per quegli eventi che prendono il nome di “superflare” (caratterizzati da energie comprese fra 1033 e 1036 erg), osservati in stelle simili al Sole e rapidamente rotanti” commenta Francesca Zuccarello, dell’Università di Catania e associata INAF. “Nell’articolo viene infatti sottolineato come la rotazione della stella possa essere correlata con il livello di attività magnetica, facendo riferimento alla ‘teoria della dinamo’ sviluppata proprio per capire i fenomeni di attività ciclica del Sole. Un altro interessante risultato che emerge dal lavoro è quello della frequenza con cui questi brillamenti super energetici possano verificarsi nelle stelle del campione: uno ogni 350 anni. Tuttavia, dicono gli autori, non vi sono dati che possano far concludere che sul Sole vi siano stati superflare negli ultimi 2000 anni. Probabilmente sarebbero l’età delle stelle prese in esame e la loro maggiore velocità di rotazione rispetto a quella del Sole due fattori in grado di scatenare questi eventi così energetici”.

[Probabilmente aggiugerei, è una stella o una nana bruna compagna a rendere la stella meno violenta... Se il Sole avesse una nana bruna compagna, potrebbe essere, in base alle interazioni gravitazionali e/o magnetiche, causa della maggiore o minore attività nel corso dei millenni o dei milioni di anni! ndArthur McPaul]

Conseguenza di questo studio anche l’interrogativo sulla vita, quanto possa essere legata all’”anomala” tranquillità del nostro Sole, o quanto quei soli possano dare il via a forme di vita differenti. Sarà l’occasione per tornarci sopra.

A Cura Di Marco Galliani

Foto In Alto
Rappresentaziobe artistica dei violenti flares extrastellari.

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/05/16/i-gemelli-violenti-del-sole/

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