martedì 4 ottobre 2011

Tre immagini rivelatrici



Dallo spettrometro italiano a bordo della sonda nuove immagini dell'asteroide che fanno luce su una zona curiosamente più chiara delle regioni circostanti.

DAWN continua a svelare i segreti di Vesta. La sonda NASA da luglio sta orbitando attorno al grande asteroide e grazie alle immagini e ai dati raccolti ne stiamo conoscendo sempre più a fondo composizione chimica e morfologia. Come dimostrano le ultime immagini ottenute attraverso uno dei suoi strumenti di punta, VIR (Visible and Infrared Mapping Spectrometer) spettrometro che lavora nelle bande del visibile e del vicino infrarosso. Finanziato dall’ Agenzia Spaziale Italiana e realizzato alla Selex Galileo, VIR è stato costruito con la guida scientifica dell’ INAF sotto la responsabilità di Angioletta Coradini, scomparsa recentemente.

Tra le immagini più interessanti prodotte da VIR ne spiccano tre, visibili qui a sinistra partendo dall’alto verso il basso, presentate per la prima volta proprio in questi giorni al Congresso Internazionale di Planetologia DPS-EPSC che si sta a svolgendo a Nantes, in Francia. Sono le riprese di una regione vicina all’equatore di Vesta, ottenute da una distanza di 2730 chilometri. La prima immagine, quella più in alto, mostra al centro un grande cratere sotto al quale si trova un cratere più piccolo circondato da una zona luminosa. Di cosa si tratta?

La prima ipotesi suggerisce che quella zona è apparsa più luminosa perché in quel momento maggiormente illuminata dal Sole. Ma potrebbe anche essere dovuto a una diversa composizione chimica rispetto alle regioni circostanti. Qui entra in gioco la seconda immagine, ottenuta da VIR nella banda dell’infrarosso a 5 micron: le zone più chiare evidenziano regioni più “calde”, con temperature sui -3 gradi Celsius, quelle più scure regioni più “fredde”, con temperature sui -30 gradi Celsius. La zona sotto esame appare più scura quindi è meno illuminata delle circostanti: cade allora la prima ipotesi.

Infine ulteriori informazioni arrivano dalla terza immagine, realizzata in falsi colori per far risaltare le diverse abbondanze di materiali presenti sulla superficie. Qui la zona appare di colore verde, in contrasto con il colore blu circostante. Ciò conferma che deve esserci una forte differenza della composizione chimica poco sotto la superficie, o che quella zona è più giovane rispetto alle regioni che la circondano. Il cerchio si sta quindi chiudendo e nuovi dati ci daranno la risposta definitiva.

DAWN continuerà a studiare Vesta per un anno, poi punterà verso il pianeta nano Cerere, il più grande tra i corpi della fascia principale degli asteroidi.

A cura di Luca Nobili

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