I telescopi VLT e APEX dell'ESO hanno registrato un breve "sussulto" altamente energetico del buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Succede quando gas e materia circostanti vengono risucchiati dal mostro cosmico.
Al centro della nostra galassia, a 26 mila anni luce dalla Terra, c’è un buco nero supermassiccio (quattro milioni di volte la massa del Sole). Non è molto attivo, né tantomeno pericoloso per noi che siamo distanti. Si limita a dare solo qualche sporadico segnale, con emissioni molto intense (come si confà a un buco nero) quando – s’ipotizza – risucchia gas e materia circostante. Sagittarius A* è stato appena colto in flagrante durante uno dei suoi rari “spuntini” dai telescopi del VLT e APEX, in Cile, che da giorni lo tenevano sotto controllo.
“Osservazioni come queste, a diverse lunghezze d’onda, sono l’unico modo per capire cosa sta succedendo vicino al buco nero”, ha detto Andreas Eckart dell’Università di Colonia, che ha guidato il team di ricercatori. Anche perché si tratta dell’unico buco nero supermassiccio che possiamo studiare relativamente da vicino.
Le osservazioni combinate del gruppo che lavora al VLT, sul Cerro Paranal, e di quello di APEX, nel deserto di Atacama, entrambi dell’ESO, hanno registrato violente emissioni variabili nell’infrarosso, con quattro flares principali, ciascuno seguito da emissioni nel submillimetrico a distanza di circa un’ora e mezza. Questa “differita”, spiegano i ricercatori, è probabilmnete causata dalla rapida espansione delle nubi di gas che emettono i flares, che si allargano a velocità di cinque milioni di chilometri all’ora.
Una velocità che sembra altissima (anche se è pari solo al 5% della velocità della luce) ma secondo i ricercatori abbondantemente insufficiente per consentire al gas di originare un jet. Piuttosto, il sospetto dei ricercatori è che una bolla di gas in orbita vicino al buco nero sia stata “stiratacchiata” nella rotazione. Nel contempo, si è osservato un picco d’emissione X molto intensa con il telescopio spaziale Chandra della NASA. Questa è l’evidenza più forte che la materia che cade nel buco nero alimenta attività super energetiche al centro della galassia.
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