martedì 8 giugno 2010

Ballando con le stelle



Praticamente nessuna stella si trova più dov’era qualche anno fa e nessuna dove ci si sarebbe aspettato che fosse. Sfogliando il servizio fotografico che il telescopio spaziale Hubble ha fatto recentemente al cluster centrale nella regione di formazione stellare NGC 3606, gli astronomi si sono stupiti di quanto fosse diversa l’immagine che ricordavano di questa porzione di cielo. Le ultime fotografie, di squisita qualità, messe a confronto  con quelle scattate una decina di anni fa, mostrano per la prima volta in maniera lampante i piccoli movimenti di centinaia di giovani stelle all’interno del cluster. Ma ciò che è risultato strabiliante è stato scoprire che in questo balletto cosmico le stelle si sono disposte in maniera irregolare e imprevedibile. O perlomeno, diversamente da come gli astronomi avevano previsto.

Lo studio, condotto da ricercatori del Max-Planck Institute for Astronomy di Heidelberg e dell’Università di Colonia guidati da Wolfgang Brandner, potrebbe rivelare se le stelle del cluster siano “nomadi” in fase di deriva o in procinto di stabilirsi. Non è un caso che come luogo di osservazione sia stata scelta la nebulosa NGC 3603.  Con una massa superiore a 10.000 soli compattati in un volume del diametro di soli tre anni-luce, il cluster di giovani stelle massicce è uno dei più compatti della Via Lattea e il posto ideale per testare le teorie dell’evoluzione dei cluster stellari. Tuttavia, NGC 3603 è molto lontano, a circa 20.000 anni luce dal Sole, una distanza che rende queste misurazioni estremamente difficili. È infatti necessario confrontare le immagini fatte anni o decenni prima con telescopi estremamente stabili per lunghi periodi e fotocamere in grado di offrire immagini molto nitide.

Hubble si è dimostrato all’altezza di tale compito. Nel 1997, la Wide Field Planetary Camera 2 aveva collezionato immagini del cluster NGC 3606, ripescate negli archivi sconfinati di questo osservatorio spaziale da 20 anni sulla breccia. Nel 2007, la stessa fotocamera, con gli stessi filtri, ha ripetuto le osservazioni. Sono stati quindi necessari due anni di intenso lavoro per ricostruire la complessa dinamica dei moti stellari.
Boyke Rochau, che ha eseguito questa analisi come parte del suo lavoro di dottorato, ha detto: “Le nostre misurazioni hanno una precisione di 27 milionesimi di secondo d’arco all’anno. Questo piccolo angolo corrisponde allo spessore apparente di un capello umano visto da una distanza di 800 chilometri”. In questo calcolo laboriosissimo, i ricercatori sono stati in grado di misurare la velocità esatta di più di 800 stelle. Circa 50 sono stati identificate come stelle di foreground, stelle in primo piano non collegate al cluster. Le oltre 700 stelle restanti, di masse e temperature differenti, sono state pedinate e sono riuscite a disorientare gli astronomi. Si tratta infatti di un ammasso di stelle molto massicce che non si è ancora stabilizzato e si muove in ordine sparso e irregolare e, per di più, con una velocità indipendente dalla massa, riflettendo in questo particolari le condizioni della formazione stellare, avvenuta circa un milione di anni fa.

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