Tra i cinquemila e gli ottomila chilometri di diametro, con fulmini di incredibile violenza, 10.000 volte più intensi di quelli terrestri e una frequenza incessante, uno ogni dieci secondi. Sono queste le dimensioni di quella che, agli occhi degli scienziati del team della missione Cassini e del telescopio VLT dell’ESO, è la più colossale tempesta che ha investito il pianeta degli anelli, Saturno, oggetto di studio da quasi sette anni da parte della sonda frutto della collaborazione tra la NASA, l’ESA e l’ASI e il contributo scientifico dell’INAF con a bordo lo spettrometro VIMS.
Una tempesta tale che ha prodotto due pubblicazioni su Nature e alla quale la prestigiosa rivista ha dedicato la copertina. La tempesta si mostra come una grande macchia bianca nell’emisfero nord di Saturno, è uno dei fenomeni atmosferici più violenti che negli ultimi anni hanno colpito il pianeta. È stata studiata da due gruppi di ricerca coordinati dallo spagnolo Agustin Sanchez-Lavega della Scuola Tecnica Superiore di Ingegneria di Bilbao e dall’austriaco Georg Fischer della Accademia di Scienze Austriaca. Scoperta dalla sonda Cassini nel dicembre del 2010 e ripresa anche da telescopi a Terra, come il Very Large Telescope dell’ESO, la tempesta che ha colpito Saturno è stata di rara intensità. Fenomeni di questa violenza, infatti, si manifestano su Saturno una volta all’anno che equivale a 29,5 anni terrestri. Negli ultimi 130 anni, sottolineano gli esperti, solo cinque grandi macchie bianche di proporzioni simili a quella osservata ora sono state osservate su Saturno.
Foto in alto: Tempesta al Nord Di Saturno in luce visibile e agli infrarossi
Anche se il preciso meccanismo della tempesta è ancora misterioso i ricercatori hanno fatto luce su alcuni aspetti: grazie alle informazioni inviate da Cassini e simulazioni è stato scoperto che le nubi bianche e brillanti sono prodotte da pennacchi caldi e ricchi di ammoniaca che salgono nell’atmosfera di Saturno.
“Cassini è una meravigliosa macchina – dice Enrico Flamini coordinatore scientifico dell’ASI – cui l’Italia si può vantare con orgoglio di fornire un contributo essenziale, che continua a produrre scoperte. La possibilità offerta dai sistemi e dagli strumenti di bordo, tutti perfettamente funzionanti ad oltre 14 anni dal lancio, di osservare per lungo tempo Saturno ed il suo sistema di anelli e satelliti, consente di osservare fenomeni, come questa gigantesca tempesta, che avvengono su lunghi intervalli di tempo e quindi di osservarne l’evoluzione e comprenderne i meccanismi che li generano. Quasi ogni giorno riceviamo nuovi dati da analizzare e ho motivo di ritenere che altre importanti scoperte saranno pubblicate nei prossimi mesi”.
Partita nel 1997, la Sonda Cassini-Huygens è entrata nell’orbita di Saturno nell’agosto del 2004. Il termine della sua missione è fissato al 2017, venti anni di risultati scientifici. La sonda Cassini quell’anno farà un tuffo su Saturno, “sacrificandosi” per regalare alla scienza e alla conoscenza ulteriori segreti sul pianeta e il suo sistema.
A cura di Francesco Rea
Una tempesta tale che ha prodotto due pubblicazioni su Nature e alla quale la prestigiosa rivista ha dedicato la copertina. La tempesta si mostra come una grande macchia bianca nell’emisfero nord di Saturno, è uno dei fenomeni atmosferici più violenti che negli ultimi anni hanno colpito il pianeta. È stata studiata da due gruppi di ricerca coordinati dallo spagnolo Agustin Sanchez-Lavega della Scuola Tecnica Superiore di Ingegneria di Bilbao e dall’austriaco Georg Fischer della Accademia di Scienze Austriaca. Scoperta dalla sonda Cassini nel dicembre del 2010 e ripresa anche da telescopi a Terra, come il Very Large Telescope dell’ESO, la tempesta che ha colpito Saturno è stata di rara intensità. Fenomeni di questa violenza, infatti, si manifestano su Saturno una volta all’anno che equivale a 29,5 anni terrestri. Negli ultimi 130 anni, sottolineano gli esperti, solo cinque grandi macchie bianche di proporzioni simili a quella osservata ora sono state osservate su Saturno.
Foto in alto: Tempesta al Nord Di Saturno in luce visibile e agli infrarossi
Anche se il preciso meccanismo della tempesta è ancora misterioso i ricercatori hanno fatto luce su alcuni aspetti: grazie alle informazioni inviate da Cassini e simulazioni è stato scoperto che le nubi bianche e brillanti sono prodotte da pennacchi caldi e ricchi di ammoniaca che salgono nell’atmosfera di Saturno.
“Cassini è una meravigliosa macchina – dice Enrico Flamini coordinatore scientifico dell’ASI – cui l’Italia si può vantare con orgoglio di fornire un contributo essenziale, che continua a produrre scoperte. La possibilità offerta dai sistemi e dagli strumenti di bordo, tutti perfettamente funzionanti ad oltre 14 anni dal lancio, di osservare per lungo tempo Saturno ed il suo sistema di anelli e satelliti, consente di osservare fenomeni, come questa gigantesca tempesta, che avvengono su lunghi intervalli di tempo e quindi di osservarne l’evoluzione e comprenderne i meccanismi che li generano. Quasi ogni giorno riceviamo nuovi dati da analizzare e ho motivo di ritenere che altre importanti scoperte saranno pubblicate nei prossimi mesi”.
Partita nel 1997, la Sonda Cassini-Huygens è entrata nell’orbita di Saturno nell’agosto del 2004. Il termine della sua missione è fissato al 2017, venti anni di risultati scientifici. La sonda Cassini quell’anno farà un tuffo su Saturno, “sacrificandosi” per regalare alla scienza e alla conoscenza ulteriori segreti sul pianeta e il suo sistema.
A cura di Francesco Rea
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2011/07/07/un-fulmine-ogni-dieci-secondi/
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