Il NASA Spitzer Space Telescope, guidato dagli astronomi della Texas A & M University, ha scoperto quello che potrebbe essere definito il più distante ammasso di galassie mai rilevato.
Il NASA Spitzer Space Telescope, guidato dagli astronomi della Texas A & M University, ha scoperto quello che potrebbe essere definito il più distante ammasso di galassie mai rilevato.
Il gruppo osservato, conta circa 60 galassie, ed è stato chiamato CLG J02182-05.102, posto a circa 10 miliardi di anni, e si è formato solo 4 miliardi di anni dopo il Big Bang. Tuttavia, non è la dimensione né l'età del cluster che sorprende la squadra di ricercatori guidata dal dottor Casey Papovich, piuttosto, il suo aspetto sorprendentemente moderno.
"E' come se avessimo scavato in un sito archeologico della Roma antica e avessimo trovato i pezzi della Roma moderna tra le rovine", spiega Papovich, autore principale dello studio pubblicato nel II Journal.
Mentre le galassie vicine appaiono notevolmente più piccole e molto più deboli, dice Papovich, CLG-J02182 05.102 spicca come un fascio ad alta densità di galassie antichissime. Le Enormi galassie rosse al centro contengono quasi 10 volte tante stelle quante ne ha la nostra Via Lattea, osserva, rivaleggiando con le galassie più mostruose del nostro universo.
"Prima d'ora", Papovich dice, "una tale conclusione sarebbe stata considerata da molti astronomi altamente improbabile, visto il tempo in cui si sono originate".
"Secondo le previsioni, questi oggetti dovrebbero essere molto rari per un universo di soli 4 miliardi di anni, eppure, li abbiamo trovati", Papovich spiega. "Non solo, sembrano già formati completamente e si sono evoluti in grandi concentrazioni di galassie che vediamo oggi a grappoli".
Proprio perché queste galassie sono particolari, si sono formate in anticipo. Questo cluster potrebbe aiutare altri ricercatori a comprendere meglio come si formano le galassie e cluster in generale.
Il ritrovamento deriva da un progetto avviato due anni fa, quando Papovich e il suo team avevano osservato una zona del cielo ampia circa 250 lune piene, nell'ambito della più grande indagine dello spazio extragalattico mai fatta, con lo Spitzer Wide-area InfraRed Extragalctic (SWIRE). Il team aveva focalizzato una regione cosmica, nel sondaggio, che in precedenza era stata osservata da altri strumenti tra cui telescopio il giapponese Subaru al Mauna Kea, nelle Hawaii e il telescopio in orbita dell'Agenzia spaziale europea XMN-Newton. Queste osservazioni, combinate con i dati agli infrarossi provenienti dall'Infrared Telescope del Regno Unito, sempre nelle Hawaii e con lo Spitzer Public Ultra Deep Sky Survey, hanno immediatamente rivelato una serie di galassie lontane.
Papovich studiando la luce fioca di CLG J02182-05.102 ha scoperto la presenza di un cluster che conteneva circa 60 galassie piene di vecchie stelle rosse, nate solo 4 miliardi di anni dopo il big bang. In sostanza, ha detto Papovich, le galassie in CLG-J02182 05.102 dovrebbero possedere uno stile di vita "rock 'n' roll", vivendo velocemente e morendo da giovani.
E un altro mistero che Papovich spera di risolvere attraverso delle profonde osservazioni, anche spettroscopiche, con il telescopio Hubble nel corso di quest'anno.
Il gruppo osservato, conta circa 60 galassie, ed è stato chiamato CLG J02182-05.102, posto a circa 10 miliardi di anni, e si è formato solo 4 miliardi di anni dopo il Big Bang. Tuttavia, non è la dimensione né l'età del cluster che sorprende la squadra di ricercatori guidata dal dottor Casey Papovich, piuttosto, il suo aspetto sorprendentemente moderno.
"E' come se avessimo scavato in un sito archeologico della Roma antica e avessimo trovato i pezzi della Roma moderna tra le rovine", spiega Papovich, autore principale dello studio pubblicato nel II Journal.
Mentre le galassie vicine appaiono notevolmente più piccole e molto più deboli, dice Papovich, CLG-J02182 05.102 spicca come un fascio ad alta densità di galassie antichissime. Le Enormi galassie rosse al centro contengono quasi 10 volte tante stelle quante ne ha la nostra Via Lattea, osserva, rivaleggiando con le galassie più mostruose del nostro universo.
"Prima d'ora", Papovich dice, "una tale conclusione sarebbe stata considerata da molti astronomi altamente improbabile, visto il tempo in cui si sono originate".
"Secondo le previsioni, questi oggetti dovrebbero essere molto rari per un universo di soli 4 miliardi di anni, eppure, li abbiamo trovati", Papovich spiega. "Non solo, sembrano già formati completamente e si sono evoluti in grandi concentrazioni di galassie che vediamo oggi a grappoli".
Proprio perché queste galassie sono particolari, si sono formate in anticipo. Questo cluster potrebbe aiutare altri ricercatori a comprendere meglio come si formano le galassie e cluster in generale.
Il ritrovamento deriva da un progetto avviato due anni fa, quando Papovich e il suo team avevano osservato una zona del cielo ampia circa 250 lune piene, nell'ambito della più grande indagine dello spazio extragalattico mai fatta, con lo Spitzer Wide-area InfraRed Extragalctic (SWIRE). Il team aveva focalizzato una regione cosmica, nel sondaggio, che in precedenza era stata osservata da altri strumenti tra cui telescopio il giapponese Subaru al Mauna Kea, nelle Hawaii e il telescopio in orbita dell'Agenzia spaziale europea XMN-Newton. Queste osservazioni, combinate con i dati agli infrarossi provenienti dall'Infrared Telescope del Regno Unito, sempre nelle Hawaii e con lo Spitzer Public Ultra Deep Sky Survey, hanno immediatamente rivelato una serie di galassie lontane.
Papovich studiando la luce fioca di CLG J02182-05.102 ha scoperto la presenza di un cluster che conteneva circa 60 galassie piene di vecchie stelle rosse, nate solo 4 miliardi di anni dopo il big bang. In sostanza, ha detto Papovich, le galassie in CLG-J02182 05.102 dovrebbero possedere uno stile di vita "rock 'n' roll", vivendo velocemente e morendo da giovani.
E un altro mistero che Papovich spera di risolvere attraverso delle profonde osservazioni, anche spettroscopiche, con il telescopio Hubble nel corso di quest'anno.
A cura di Arthur McPaul
Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2010/05/100510131505.htm
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