La potente camera Stereo di Mars Express ha ripreso i depositi di ceneri vulcaniche nella Meridiani Planum, una pianura al margine settentrionale degli altipiani meridionali di Marte, a metà strada tra il vulcanico Tharsis ad ovest e il bassa bacino da impatto di Hellas Planitia, a sud-est.
Se lo si osserva con un potente telescopio da Terra, Meridiani Planum appare come un impressionante punto buio, vicino all'equatore marziano.
Meridiani Planum si estende per 127x63 km e copre un'area di circa 8000 kmq, all'incirca come le dimensioni di Cipro. E' stato scelto come punto di riferimento centrale per il sistema di coordinate geografiche di Marte come per la Terra è il primo meridiano di Greenwich, nel Regno Unito.
La foto risale al primo settembre 2005, durante l'orbita numero 2097, con una risoluzione di circa 13 metri per pixel.
Al centro dell'immagine, abbiamo il pavimento di un cratere da impatto di quasi 50 km di larghezza, rivestito interamente da materiale scuro. Questo deposito assomiglia alla cenere vulcanica, che è prevalentemente composta di minerali come l'olivina e il pirosseno. Frugando attraverso il rivestimento scuro appaiono piccoli tumuli, probabilmente fatti di materiale più resistenti. Il materiale più morbido è stato eroso e soffiato fuori del cratere dai venti a nord-est e ora forma striature scure nei dintorni.
Un cratere da impatto di soli 15 km di larghezza, in alto a sinistra, mostra lo stesso materiale sul suo margine sud-occidentale. È probabile che questo materiale è stato soffiato nel cratere più piccolo da quello più grande. Le strutture quasi nere sono certamente composte da dune di cenere vulcanica ricche di sedimenti. Al contrario, il cratere da impatto di 34 km, in basso a destra nell'immagine, è in gran parte riempito con materiale leggero.
La zona meridionale, a sinistra dell'immagine sotto il cratere più piccolo, presenta zone buie. Situati sul lato sottovento delle creste, sono depositi probabilmente ricchi di cenere, espulsi fuori del cratere. Questa foto è dunque la testimonianza diretta di quelle fandi eruzioni vulcaniche che miliardi di anni fa sconvolsero Marte, innescando probabilmente la scintilla della vita, con immense alluvioni planetarie di acqua. Acqua che poi, in qualche modo è andata quasi del tutto perduta.
Meridiani Planum si estende per 127x63 km e copre un'area di circa 8000 kmq, all'incirca come le dimensioni di Cipro. E' stato scelto come punto di riferimento centrale per il sistema di coordinate geografiche di Marte come per la Terra è il primo meridiano di Greenwich, nel Regno Unito.
La foto risale al primo settembre 2005, durante l'orbita numero 2097, con una risoluzione di circa 13 metri per pixel.
Al centro dell'immagine, abbiamo il pavimento di un cratere da impatto di quasi 50 km di larghezza, rivestito interamente da materiale scuro. Questo deposito assomiglia alla cenere vulcanica, che è prevalentemente composta di minerali come l'olivina e il pirosseno. Frugando attraverso il rivestimento scuro appaiono piccoli tumuli, probabilmente fatti di materiale più resistenti. Il materiale più morbido è stato eroso e soffiato fuori del cratere dai venti a nord-est e ora forma striature scure nei dintorni.
Un cratere da impatto di soli 15 km di larghezza, in alto a sinistra, mostra lo stesso materiale sul suo margine sud-occidentale. È probabile che questo materiale è stato soffiato nel cratere più piccolo da quello più grande. Le strutture quasi nere sono certamente composte da dune di cenere vulcanica ricche di sedimenti. Al contrario, il cratere da impatto di 34 km, in basso a destra nell'immagine, è in gran parte riempito con materiale leggero.
La zona meridionale, a sinistra dell'immagine sotto il cratere più piccolo, presenta zone buie. Situati sul lato sottovento delle creste, sono depositi probabilmente ricchi di cenere, espulsi fuori del cratere. Questa foto è dunque la testimonianza diretta di quelle fandi eruzioni vulcaniche che miliardi di anni fa sconvolsero Marte, innescando probabilmente la scintilla della vita, con immense alluvioni planetarie di acqua. Acqua che poi, in qualche modo è andata quasi del tutto perduta.
A cura di Arthur McPaul
Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2010/05/100512062629.htm
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