Una stella muore, un’altra nasce. E i resti della prima vengono raccolti, almeno in qualche misura, dalla seconda. Questo è il ciclo della vita astronomica, è per questo che le stelle odierne contengono elementi più pesanti tramandati dalle generazioni precedenti, come carbonio, ferro e ossigeno, rispetto alle prime stelle composte prevalentemente di idrogeno ed elio. Questo stesso ciclo avrebbe innescato la formazione del nostro Sistema Solare, circa 4,5 miliardi di anni fa secondo un nuovo modello descritto su Astrophysical Journal Letters.
Sandra Keiser e i colleghi della Carnegie Institution di Washington hanno ipotizzato che l’onda d’urto provocata dall’esplosione di una stella massiccia, lontana diversi anni luce, abbia scatenato il collasso della nube molecolare dentro cui si stava formando il Sole e da cui poi avvrebbero avuto origine i pianeti, compresa la Terra. Come detective su una scena del crimine, gli astronomi hanno cercato le “impronte digitali” di questo evento nei radioisotopi a vita breve, decaduti da tempo in elementi più stabili, di cui sono state trovate tracce per esempio nei meteoriti primitivi.
L’ipotesi da verificare è se questi isotopi possano essere arrivati trasportati da un’onda d’urto abbastanza violenta da far collassare la nube proto-stellare e iniettarvi nuova materia. Un nuovo modello prova che questo è possibile: il materiale dell’esplosione di una supernova potrebbe essere stato iniettato nella nube da cui siamo nati. Non sembra invece plausibile che a portare materiale esterno nel sistema solare primordiale sia stato un tipo di stella appartenente alla classe nota come ramo asintotico delle giganti (Asymptotic Giant Branch, AGB), considerata tra le alternative. Gli stessi ricercatori consideravano questa seconda eventualità poco probabile, perché la maggior parte degli AGB non produce abbastanza ferro 60, uno dei radioisotopi a vita breve presenti nel sistema solare primordiale.
Il nuovo articolo rafforza gli indizi che puntano sull’esplosione di una supernova massiccia come responsabile della sorgente di elementi di breve durata nel sistema solare primordiale. Tuttavia, secondo gli stessi autori, il caso non è ancora chiuso.
Fonte: INAF
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