Ennio Poretti, ricercatore dell’INAF- Osservatorio di Brera, impegnato nella preparazione della missione PLATO e interessato alle tematiche dell’astrobiologia, risponde ad alcune domande chiave sulla vita extraterreatre. Ecco quello che sostanzialmente pensa la scienza ufficiale in merito:
Che cos’è la fascia di abitabilità?
È quella fascia di mezzo attorno a una stella nella quale un pianeta può avere acqua allo stato liquido sulla superficie. Se il pianeta è troppo vicino, le temperature sono troppo elevate e l’acqua evaporerebbe, se è troppo lontano l’acqua ghiaccerebbe. La distanza e l’ampiezza della fascia di abitabilità variano da stella a stella. Una stella con temperatura superficiale fredda ha una fascia di abitabilità ravvicinata a sé rispetto a una stella più calda.
(Vorrei aggiungere che alcune situazioni particolari capaci di ricreare una fascia di abitabilità, potrebbero ricrearsi anche attorno a giganti gassosi o nane brune rendendo abitabili le loro lune.ndr)
Quali pianeti possono orbitare nella fascia di abitabilità?
I circa 500 pianeti extrasolari scoperti finora ci hanno mostrato una grande variabilità di condizioni orbitali e fisiche. Ci possiamo aspettare pianeti gassosi nella fascia di abitabilità ma si tratta di pianeti inospitali per la vita. (Come accennato in alto, attorno a questi giganti gassosi, per lo più "gioviani caldi", potrebbero esistere teoricamente delle lune, abbastanza grandi, con una loro atmosfera e condizioni idonee allo sviluppo della vita, ndr).
Quali sono le condizioni perché si sviluppi la vita?
Possiamo basarci su quanto vediamo sulla Terra e sugli esperimenti che realizziamo in laboratorio. Oltre all’acqua liquida, c’è bisogno di un’atmosfera che filtri le radiazioni ma lasci passare abbastanza energia. Servono vaste zone di terraferma, forse anche un asse di rotazione abbastanza inclinato per permettere il ciclo delle stagioni… E poi un lungo periodo di tempo senza catastrofi naturali sul pianeta o esplosioni di supernovae nelle vicinanze o asteroidi che entrino in collisione. La vita ha bisogno inizialmente di tempo e tranquillità per svilupparsi.
Secondo recenti ricerche su Titano o Europa potrebbe essersi sviluppata la vita. Com’è possibile, se orbitano fuori della fascia di abitabilità?
Alcuni satelliti possono avere degli ecosistemi molto particolari, condizioni estreme nelle quali però particolari batteri sono in grado di sopravvivere. In particolare, si pensa che Europa abbia un mantello di silicati a contatto con acqua intrappolata sotto la superficie. Questa struttura è simile a quella terrestre e proprio nelle zone del nostro pianeta dove sono conservate zone fossili abbiamo trovato segni dell’antica presenza di batteri. Le condizioni fisiche dei satelliti dei grandi pianeti non fanno però pensare che questi ecosistemi possano evolvere in forme di vita più complesse.
Quali sono gli strumenti con cui gli scienziati vanno a caccia di altri pianeti extrasolari simili al nostro?
Essenzialmente, le tecniche sono due. Da Terra si possono fare osservazioni molto precise della velocità radiale delle stelle più vicine e simili al Sole. In presenza di un sistema planetario, le velocità radiali variano nel tempo a causa del moto gravitazionale del sistema stella-pianeti. Successive analisi possono arrivare a determinare la massa. Con questa tecnica lo spettrografo HARPS ha scoperto un trio di pianeti aventi 4.2, 6.7 e 9.4 masse terrestri. Dallo spazio invece si cercano le diminuzioni di luminosità provocate dal transito del pianeta sul disco del suo sole. In questo modo il satellite CoRoT ha scoperto un pianeta di 11 masse terrestri in orbita circolare
attorno a una stella simile alla nostra, ma non nella fascia di abitabilità. È talmente vicino che orbita in 20 ore! Un altro pianeta di 6.5 masse terrestri scoperto da Terra ha un periodo molto rapido, un giorno e mezzo, e si trova in uno stadio intermedio fra i giganti gassosi e i pianeti rocciosi. In effetti è relativamente semplice scoprire pianeti molto vicini alle stelle perché i periodi orbitali sono brevi. Quelli a più lungo periodo, e quindi nella fascia d’abitabilità, richiedono osservazione più lunghi e strumenti più precisi.
Se trovassimo un pianeta nella fascia di abitabilità, come potremmo sapere se si tratta di un pianeta come la Terra oppure di un gemello di Marte o di Venere?
La sola possibilità è studiare la luce che proviene dal pianeta stesso, non gli effetti che esso provoca sulla stella vicina (variazioni di velocità radiale o di luminosità). Coi grandi telescopi terrestri e con quelli spaziali si cercano i cosiddetti biomarkers. Ad esempio, se fosse possibile studiare in dettaglio le atmosfere dei pianeti extrasolari si noterebbe la presenza delle molecole che sono legate alla presenza della vita e, forse, anche di una civiltà. Ma per questi studi così dettagliati dobbiamo aspettare ancora, lavorando per sviluppare gli strumenti che li possano permettere.
Venere e Marte avevano acqua in forma liquida. Perché la vita non si è sviluppata?
Nel caso di Venere, la forte attività endogena ha favorito un effetto serra così forte da portare la temperatura superficiale a circa 460 gradi. Al contrario, quella di Marte è così rarefatta da non fare schermo alle radiazioni nocive. Marte nella sua evoluzione come pianeta non ha mai sviluppato un vero ciclo dell’acqua simile al nostro.
Come possiamo immaginare gli alieni?
Simili alle specie viventi sulla Terra o comunque che abbiano seguito un percorso diverso, ma non troppo. (Su altri pianeti, potrebbero essersi sviluppate forme di vita che sul nostro sono marginali. Potremmo avere esseri supergrassi come foche e trichechi su lune o pianeti a bassissima temperatura, oppure specie di rettili giganti su pianeti con clima tropicali e bassa gravità. Potrebbero esistere forme di vita totalmente differenti a quelle terrestri, basate sulla chimica di altri elementi, come il silicio o che utilizzano altri liquidi come solventi per le reazioni molecalari, come il metano liquido o l'ammoniaca) ndr
È ipotizzabile un “contatto” con la vita extraterrestre?
La statistica ci dice che non dovremmo essere soli nell’Universo. Tutti i tentativi di entrare in contatto con civiltà extraterrestri sono però rimasti senza esiti. Il progetto SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence), attivo da decenni, non ha registrato nessun segnale proveniente dallo spazio. Non ci scoraggiamo. Passo dopo passo cercheremo di trasformare questa speranza in realtà. Le nuove missioni spaziali come PLATO e i nuovi grandi telescopi terrestri come E-ELT sono il prossimo traguardo.
Inutile ribadire che potrebbero esistere civiltà con una tecnologia strepitosa, capaci di aver superato i limiti della velocità della luce e che potrebbero viaggiare nel cosmo sfruttando il piegamento dello spazio-tempo, per coprire istantaneamente grandissime distanze. ndr)
Ringraziando l'INAF per questa intervista, sarebbe opportuno però approndire nuove tecniche di studio per cercare ancora più insistentemente la vita nel cosmo.
Lo stesso SETI, guidato dal celebre scienziato Davies, sta ampliando i suoi mezzi di indagine. Gli astronomi impegnati nel progetto si sono resi conto, che il vicino Universo che ci circonda non emette forme di onde radio di tipo tecnologico, ciò appare desolante e "strano", vista l'immensità dell'area spaziale indagata. Potrebbero, eventuali civiltà extraterrestri, utilizzare altri media comunicativi? Il laser ad esempio, sperimentato dalla stessa NASA come futura forma di comunicazione tra la Terra e le missioni spaziali, andrebbe indagato anche in ricezione dallo spazio profondo. Molti segnali, ritenuti provenienti da pulsar, andrebbero approfondite perche potrebbero essere deviate da questi oggetti, come una sorta di amplificatore cosmico, pur essendo di natura artificiale. Chi inviò il celebre segnale "Wow!", a fine anni '70, che si ripetette una sola voltà in modo regolare e costante?
Forse gli alieni vengono a visitarci con i loro mezzi ipertecnologici. Perchè la scienza ufficiale non rompe il
muro del silenzio costruito dai governi e cerca seriamente di individuare e comprendere questi fenomeni?
Troppe domande urgono di risposte immediate!
A cura di Arthur McPaul
Fonti:
Link:
"http://www.media.inaf.it/2010/07/02/la-vita-degli-altri/"
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