Grazie alle sempre più dettagliate osservazioni di Titano compiute negli ultimi 30 anni, gli scienziati hanno finalmente potuto osservare una sua intera orbita solare.
Il Dr Athena Coustenis dell'Osservatorio Parigi-Meudon in Francia ha analizzato i dati raccolti e ha scoperto che le stagioni di Titano hanno una incidenza assai significativa, più di quanto si pensasse.
Il dottor Coustenis ha detto in merito: "Come sulla Terra, il cambiamento stagionale su Titano crea delle differenze di temperatura atmosferica, di composizione chimica e nei modelli di circolazione atmosferica, in particolare ai poli. Ad esempio, si formano laghi di idrocarburi attorno alla regione polare nord durante l'inverno a causa di temperature più fredde e alla condensa.
Inoltre, uno strato di foschia che circonda Titano al polo nord si è notevolmente ridotto durante l'equinozio a causa dei modelli della circolazione atmosferica. Tutto questo è molto sorprendente perché non ci aspettavamo di trovare variazioni così repentinee, soprattutto negli strati più profondi dell'atmosfera".
La causa principale di questi cicli stagionali è la radiazione solare, ovvero la fonte energetica dominante per l'atmosfera, capace di scindere l'azoto e il metano presente creando molecole più complesse, come l'etano e di agire come forza trainante per i cambiamenti chimici.
Titano è inclinato di circa 27 gradi, come la Terra, implicando un avvicendamento stagionale. La luce solare, seppur lontana oltre 1,5 miliardi di km, raggiunge diverse porzioni di superficie con intensità variabile a causa dell'inclinazione.
Queste conclusioni sono state rese possibili grazie a diverse missioni tra cui il Voyager 1 (1980), l'Infrared Space Observatory (1997) e Cassini (dal 2004 in poi), integrato da osservazioni terrestri.
Ogni stagione su Titano si estende su circa 7,5 anni, mentre ci vogliono 29,5 anni per orbitare intorno al Sole.
Il Dr Coustenis spiega perché è importante conoscere bene questa lontana luna: "Titano è la migliore opportunità che abbiamo per studiare un pianeta simile al nostro in termini di clima, meteorologia e astrobiologia e al tempo stesso conoscere nuovi processi geologici, atmosferici e interni".
Metà uomo, metà scimmia, alto circa tre metri, la leggenda americana del Bigfood potrebbe avere qualche fondamento di verità?
Il Bigfoot, noto anche come Sasquatch, è il celebre nome dato ad una creatura umanoide-scimmiesca, che si ritiene popoli le foreste della zona Pacifico nord-occidentale e del del centro Nord America.
Questo essere è descritto da coloro che hanno dichiarato di averlo visto, come un grande umanoide peloso e bipede.
La scienza ufficiale non ha mai dato adito a tali testimonianze e considera il Bigfoot semplicemente una combinazione tra folklore e scherzo,
Alcuni scienziati, come Jane Goodall e Jeffrey Meldrum, hanno invece espresso interesse e un certo grado di fiducia nell'esistenza della creatura.
Il Bigfoot, è descritto come una creatura pelosa, simile alle scimmie ma di 2-3 m circa d'altezza e dal peso di oltre 230 kg.
Alcuni testimoni lo hanno descritto con grandi occhi, una cresta sulla bassa fronte simile a quella del gorilla maschio.
Associato al Bigfoot vi è comunemente un forte odore sgradevole e un rilascio di enormi impronte di 60x20 cm.
Mentre la maggior parte dei calchi hanno cinque dita, come tutte le scimmie note, alcuni calchi ne avevano da due a sei e talvolta anche segni di artigli. Alcuni sostenitori hanno affermato che il Bigfoot è onnivoro e prevalentemente notturno.
Figura 1 - La Cabina di Jeannie Chapman, presumibilmente distrutta da un attacco subito dai Bigfoot
Le leggende sul Bigfoot sono molto antiche tra la popolazione indigena del nord-ovest del Pacifico. L'ecologista Robert Michael Pyle ha sostenuto che nella maggior parte delle culture locali, le creature hanno sembianze umanoidi.
I membri del Lummi raccontano le storie sul Ts'emekwes, la versione locale del Bigfoot, con variazioni minime nei dettagli.
Alcune versioni regionali parlano dello stiyaha o KWI-kwiyai, una razza notturna di esseri che spaventavano i bambini.
Nel 1847, Paul Kane riferì di storie di nativi che parlavano degli skoocooms, una razza di cannibali selvaggi che vivevano sulla cima del Monte St. Helens
Gli skoocooms erano considerati esseri soprannaturali.
Il missionario protestante Walker registró storie di giganti tra i nativi americani che vivevano a Spokane, Washington. Gli indiani affermarono che questi giganti vivevano intorno alle cime delle montagne vicine e rubavamo il salmone dalle reti dei pescatori.
Diverse leggende locali su tali esseri furono pubblicate da JW Burns in una serie di articoli in un giornale canadese nel 1920. Erano chiamati "uomini selvatici o pelosi".
Nel 1924 Albert Ostman dichiaró di essere stato rapito da un Bigfoot e di essere stato tenuto prigioniero da tali creature nella Columbia Britannica.
Lo stesso anno Fred Beck affermó che lui e altri quattro minatori furono attaccati una notte di luglio, da diversi "uomini scimmia" che lanciarono sassi contro la loro baracca in una zona in seguito chiamata Ape Canyon, Washington.
Beck disse che i minatori spararono e forse uccisero. almeno una delle creature. L'incidente venne ampiamente riportato dalla stampa.
Lo speleologo William Halliday sostenne nel 1983 che la storia di Beck nacque da un incidente in cui degli escursionisti provenienti da un vicino campo gettarono rocce nel canyon.
Ci sono anche voci locali che dei burloni avessero poi fatto orme false.
Nel 1941 Jeannie Chapman e i suoi figli dissero che erano sfuggiti ad un attacco di un Bigfoot di 2,3 m di altezza che si era avvicinato alla loro residenza in Ruby Creek nella Columbia Britannica (Figura 1). Daniel Boone riferì di aver sparato e ucciso da una decina di metri, un gigante peloso che chiamó Yahoo.
Figura 2 - Orme fotografate da Eric Shipton
Nel 1951, Eric Shipton fotografó delle impronte Figura 2 che attirarono l'attenzione dei media e contribuirono alla diffusione della leggenda del Bigfoot, ampliata da scherzi e false segnalazioni che aumentarono ancor più la popolarità.
Circa un terzo di tutte le segnalazioni di avvistamenti di Bigfoot si concentrarono nel Nord America. (Figura 3).
Alcuni sostenitori come John Willison Verde tuttavia ritennero che fosse presente in tutto il mondo.
Figura 3 - Densità di avvistamenti del Bogfoot in Nord America
Nel 1958, il tecnico di bulldozer Jerry Crew riferì ad un quotidiano locale che egli e i suoi colleghi avevano visto enormi impronte in un sito di lavoro isolato a Bluff Creek, in California. Dopo la morte di Ray Wallace, i suoi figli mostrarono un paio di piedi in legno da 16 pollici (41 cm) affermando che il loro padre li aveva usati per falsificare le orme del Bigfoot nel 1958. Wallace è scarsamente considerato da molti sostenitori. John Napier ebbe modo di scrivere in merito che: "Io non mi sento colpito dalla storia del signor Wallace, avendo migliaia di metri di pellicole che ne dimostrano l'esistenza".
Nel 1967, Roger Patterson e Robert Gimlin riferirono che il 20 ottobre avevano rilreso un Bigfoot su pellicola a Bluff Creek, California. (il Patterson-Gimlin film)
Molti anni dopo, Bob Heironimus, un conoscente di Patterson, disse che lui aveva indossato un costume da scimmia per la realizzazione del film.
Tuttavia Patterson e Gimlin fecero esaminare il film ai tecnici della Universal Studios di Hollywood, e la loro conclusione fu che: "Potremmo provare ad imitarlo, ma ci sarebbe da creare un sistema completamente nuovo di muscoli artificiali e trovare un attore che possa essere addestrato a camminare in quel modo. Si potrebbe fare, ma sarebbe quasi impossibile così".
Ecco in basso il video:
Il 1958 fu un anno di svolta non solo per la storia del Bigfoot, ma anche per la cultura che lo circondava. Nacquero i primi cacciatori di Bigfoot che iniziarono a cercarlo nella zona intorno a Bluff Creek e si diffusero in tutto il Nord America gli avvistamenti, dalla regione dei Grandi Laghi fino a sud-est.
Figura 4 - Fotogrammi del video di Rick Jacobs che riprendono il presunto Bigfoot
Il 16 settembre del 2007, il cacciatore Rick Jacobs riprese l'immagine di un presunto Sasquatch utilizzando una telecamera collegata ad un albero, vicino alla città di Ridgway, Pennsylvania, nella Foresta nazionale di Allegheny (Figura 4),
Per spiegare in modo scientifico il Bigfoot, sono state proposte varie teorie.
La comunità scientifica attribuisce in genere che gli avvistamenti siano bufale o errata identificazione di animali noti.
I criptozoologi generalmente spiegano il Bigfoot come una scimmia sconosciuta e alcuni credenti attribuiscono il fenomeno addirittura agli UFO o ad altre cause paranormali. Una minoranza dei sostenitori lo riconduce ad un parente del bradipo gigante.
Nel 2007, la Pennsylvania Game Commission riferì che le foto del Bigfoot che mostravano un Bigfoot giovanile erano molto probabilmente di un orso con rogna.
Jeffrey Meldrum, d'altra parte, riferì che le proporzioni degli arti del sospetto bigfoot giovane in questione non erano possibili e sembravano più simili a quelle di uno scimpanzé.
Le impronte ritrovate erano spesso palesemente dei falsi.
Figura 5 - Articolo sul Daily Colonist nel 1884, sul presunto avvistamento del Bigfoot
L'autore Jerome Clark sostenne che l'affare Jacko, in cui apparve un articolo su un giornale (Figura 5)
nel 1884 di una creatura simile ad una scimmia catturata nella British Columbia, era una bufala. Citando la ricerca di John Green, riportata su diversi quotidiani della Columbia Britannica si considerava la cattura del presunto Bigfoot molto dubbia.
Il 14 luglio 2005, Tom Biscardi, da lungo tempo appassionato del fenomeno Bigfoot e ricercatore del CEO Bigfoot Inc., affermó al suo programma radio sul paranormale per la Coast to Coast AM Radio che al 98% il suo gruppo stava per catturare un Bigfoot nella Happy Camp in California. Un mese più tardi, Biscardi annunció nello show radiofonico che avevano catturato il Bigfoot e stavano organizzando un evento in pay-per-view per vederlo. Biscardi apparve su Coast to Coast AM qualche giorno dopo per annunciare che non vi era nessun Bigfoot e accusó una donna senza nome di averlo indotto in errore a mentire.
Il 9 luglio 2008, Rick Dyer e Matthew Whitton pubblicó un video su YouTube affermando di aver scoperto il corpo di un Sasquatch morto in una foresta nel nord della Georgia (Video In Alto). Tom Biscardi fu contattato per indagare. Dyer e Whitton ricevettero $ 50.000 dalla Bigfoot, Inc., come gesto di buona fede.
La storia fu trasmessa e ripresa da numerose reti tra cui la BBC, CNN, ABC News e Fox News. Subito dopo la conferenza stampa, il corpo del presunto Bigfoot arrivó in un blocco di ghiaccio e quando i contenuti vennero scongelati, si scoprì che i capelli non erano reali, la testa era vuota, ed i piedi erano di gomma. Dyer e Whitton successivamente ammisero che era un falso di fronte a Steve Kulls, direttore esecutivo di Squatchdetective.com.
Figura 6 - Ricostruzione di esemplare di Gigantopithecus comparata con un uomo medio
I sostenitori del Bigfoot Grover Krantz e Geoffrey Bourne ritengono che questa creatura possa essere qualche esemplare sopravvissuto di Gigantopithecus (Figura 6).
Bourne sostiene che la maggior parte dei fossili di Gigantopithecus si trovano in Cina e potrebbero essere migrati, come molte specie di animali, attraverso il ponte di terra di Bering, fino al Nord America.
L'ipotesi del Gigantopithecus è generalmente considerata del tutto speculativa. Questi fossili non sono mai stati ritrovati nelle Americhe. Poiché i fossili recuperati sono solo composti da mandibole e denti, vi è una certa incertezza sulla loro locomozione secondo Krantz, ma in base alla forma della mandibola, il Gigantopithecus Blacki sarebbe potuto essere bipede. Tuttavia, la parte rilevante della mandibola non è presente in alcun fossile. L'opinione dominante tuttavia è che il Gigantopithecus fosse quadrupede e che a causa della sua enorme massa sarebbe stato difficilmente in grado di sostenere un'andatura bipede.
Matt Cartmill fece notare un altro grande problema relativo all'ipotesi che il Bigfoot fosse un Gigantopithecus: "esso non era un ominide e forse neanche una sottospecie di ominidi, ma la prova fisica implica che il Bigfoot sia un bipede in posizione verticale con le natiche e un lungo alluce, ovvero un ominide antropomorfo, il che non si trova in altri mammiferi o altri bipedi. Sembra improbabile che il Gigantopithecus si sia evoluto con queste caratteristiche in modo univoco in parallelo".
Figura 7 - Australopithecus robustus
Una specie di Australopithecus, come l'Australopithecus robustus(Figura 7), con il suo cranio crestato e l'andatura bipede, fu suggerito dal primatologo John Napier e dall'antropologo Gordon Strasenburg, come possibile candidato per l'identità scientifica del Bigfoot, nonostante il fatto che i fossili di Australopithecus siano stati ritrovati solo in Africa.
Figura 8 - confronto tra alcuni teschi e quelli di Gigantopithecus Meganthropus (ricostruzioni fatte da Grover Krantz).
Michael Rugg, del Bigfoot Discovery Museum, ha presentato un confronto tra alcuni teschi e quelli di Gigantopithecus Meganthropus (ricostruzioni fatte da Grover Krantz) Figura 8.
Egli ha paragonato favorevolmente un dente moderno di sospetta provenienza da un Bigfoot con i denti fossili di un Meganthropus, notando lo smalto indossato sulla superficie occlusale. I fossili di Meganthropus provenivano dall'Asia, il dente è stato invece trovato nel nord-ovest del Pacifico.
Altri suggeriscono che il Bigfoot possa essere il Neanderthal, l'heidelbergensis Homo erectus, ma non sono mai stati ritrovati resti di queste specie snelle Americhe.
Una teoria supportata dall'investigatore del paranormale Jon-Erik Beckjord, ha teorizzato che la mancanza di prove concrete dell'esistenza di supporto Bigfoot possano essere dovute al fatto che la creatura sia un un essere interdimensionale.
In USA, il dibattito sulla sua legittimità ha raggiunto l'apice nel 1970, con una serie televisive e speciali TV che hanno dato primo piano alle teorie che sostenevano l'esistenza della creatura, inventate da sedicenti esperti. La controversia ha portato gli antropologi e altri scienziati a correre ai ripari. Di conseguenza, le "prove" a favore del Bigfoot furono presentate sostanzialmente incontrastate, per legittimare le affermazioni pseudoscientifiche. Poiché l'esistenza della bestia non poteva essere smentita, molti lettori e spettatori ebbero la sensazione che la sua esistenza era piuttosto probabile.
Nei tre decenni successivi, l'uso sempre più comune di pseudoscienza, trasformó il dibattito pubblico.
La comunità scientifica snobba del tutto l'esistenza del Bigfoot, in quanto non vi è alcuna prova a sostegno della sopravvivenza di una così grande creatura preistorica simile alle scimmie.
In un articolo del 1996 su USA Today, lo zoologo dello Stato di Washington John Crane disse: "Non esiste una cosa come il Bigfoot. Nessun altro dato certo è stato mai chiaramente presentato".
Oltre alla mancanza di prove, gli scienziati affermarono il fatto Bigfoot non potrebbe vivere in regioni inusuali per un grande primate non umano, vale a dire, latitudini temperate dell'emisfero settentrionale. Tutte le scimmie non umane riconosciute si trovano nei tropici di Africa e Asia (anche se alcuni primati più piccoli, come i macachi giapponesi, si trovano in Asia fino alla latitudine della California del Nord e in sono grado di affrontare temperature fino ai -20 ° C (- 4 ° F)).
Così, come con altri criptidi proposti, il clima e i problemi di approvvigionamento alimentare renderebbero la sopravvivenza ad una creatura in in tali habitat segnalati del tutto improbabile.
Inoltre, le grandi scimmie non si trovano nei reperti fossili nelle Americhe e non ci sono resti archeologici del Bigfoot. In effetti, il parere scientifico è che la popolazione nidificante di tale animale se realmente esistente, sarebbe stata così grande da non poter passare inosservata restand solo avvistamenti sporadici.
Alcuni scienziati sono stati meno scettici circa le affermazioni dell'esistenza del Bigfoot. Jeffrey Meldrum che considera la ricerca di come "un valido sforzo scientifico", ha detto che i resti fossili di una antica scimmia gigante detta Gigantopithecus potrebbe rivelarsi un antenato del Bigfoot. John Napier ha affermato che l'atteggiamento scettico della comunità scientifica nei confronti del Bigfoot deriva principalmente da prove insufficienti, mentre altri scienziati hanno mostrato interesse, come ad esempio l'antropologo David Daegling, il biologo George Shaller, Russell Mittermeier, Daris Swindler, Esteban Sarmiento e l'antropologo razziale Carleton S. Coon. Jane Goodall, in una intervista del 27 settembre 2002 sul National Public Radio espresse le sue idee circa l'esistenza del Bigfoot.
In primo luogo affermó: "Sono sicuro che esistono", ma poi continuó dicendo ridacchiando: "Beh, io sono un romantico e ho sempre voluto che loro esistessero. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei biologi evoluzionisti, antropologi e paleontologi respingono completamente la possibilità dell'esistenza del Bigfoot/Sasquatch".
Ci sono diverse organizzazioni dedicate alla ricerca e alle indagini di avvistamenti sul Bigfoot negli Stati Uniti. La più antica e più grande è la Bigfoot Research Organization (BFRO). Il BFRO fornisce anche un database gratis per i privati e altre organizzazioni. Il loro sito internet include i rapporti da tutto il Nord America che sono stati studiati dai ricercatori per determinare la credibilità.
Secondo il mio personale parere, il Bigfoot, non è nient'altro che una delle tante leggende metropolitane, su cui tanta gente in passato ha cercato di ricamare su per guadagnare pubblicitá a proprio favore o per le sue pubblicazioni.
Tuttavia, non è impossibile, tutt'ora, che esistano numerose specie antropomorfe non ancora scoperte, sia viventi che estinte nel passato.
Come spesso accade, sarà probabilmente il caso, un giorno, a farci scoprire la verità.
A cura di Arthur McPaul
Fonte di riferimento:
http://en.m.wikipedia.org/wiki/Bigfoot
Anche l'Europa potrebbe ospitare un dinosauro vivente in carne e ossa. Ma in questo caso tutte le presentazioni sono davvero inutili, perche stiamo parlando del cosiddetto "Mostro di Loch Ness", che ha impegnato diverse generazioni di criptozoologi e ha appasssionato milioni di persone.
Le origini del nome di questa misteriosa creatura derivano dal gaelico e scozzese Niseag o Nessie ma è meglio conosciuto in tutto il mondo come il Mostro di Loch Ness.
Secondo molti criptozoologi, potrebbe In realtà essere un dinosauro sauropode acquatico (plesiosauro) che vivrebbe nel lago di Loch Ness situato nelle Highlands scozzesi.
La leggenda del "mostro" di Loch Ness ebbe inizio il 2 maggio del 1933 per conto di Alex Campbell che pubblicô un articolo sul Corriere Inverness su un primo presunto avvistamento del plesiosauro.
Figura 1 - Prima foto al mostro di Loch Ness
La notizia completa apparve solo
il 4 agosto del 1933, in cui il signor George Spicer, dichiaró di aver visto assieme alla moglie un animale preistorico nel lago, durante un giro in auto nelle sue prossimità.
La notizia fu ripresa dai quotidiani nazionali e il 6 dicembre del 1933 fu pubblicata anche la prima fotografia del presunto mostro, scattata da Hugh Gray sul Daily Express (Figura 1), scatenando la reazione ufficiale del Segretario di Stato per la Scozia che ordinó alla polizia locale di prevenire eventuali attacchi della creatura.
Figura 2 - La seconda foto al Mostro Di Loch Ness
Nel 1934, l'interesse sul mostro preistorico aumentó grazie alla pubblicazione di un'ulteriore foto (Figura 2 e al libro pubblicato da RT Gould, il primo di molti testi che descrivono la ricerca personale dell'autore di Nessie.
Il primo avvistamento storico della creatura apparve tuttavia nella Vita di San Columba da Adomnan, scritto nel VII secolo. Secondo Adomnan, scrivendo circa un secolo dopo gli eventi da lui descritti, il monaco irlandese San Colombano si trovava nella terra dei Pitti con i suoi compagni quando incontrò gli abitanti di Ness che seppellivano un uomo. Essi spiegarono che l'uomo era stato attaccato e sbranato da un "bestia acquatica" mentre nuotava,
Pur cercando di salvarlo su una barca, riuscirono solo di trascinare il suo cadavere.
Sentendo questo, Columba invió ai Pitti un suo seguace che attraversó a nuoto il fiume attirando la bestia.
Columba fece il segno della croce e ordinò: "... Vai oltre e non toccare l'uomo. Vai via e non fare ritorno...".
La bestia si fermò immediatamente, come se fosse stata "tirata indietro da corde" fuggendo in preda al terrore. Da allora i Pitti pagani lodarono Dio per il miracolo.
Il più antico manoscritto relativo a questa storia è stato messo on-line nel 2012. I credenti del mostro di Loch Ness spesso puntano su questa storia, che si svolse in particolare luogo il fiume Ness piuttosto che verso il lago.
Tuttavia, gli scettici mettono in discussione l'affidabilità della narrazione, notando che le storie su bestie acquatiche erano molto comuni nelle vite dei santi medievali, come tale, il racconto di Adomnan è probabilente un riciclaggio di una storia medievale comune collegata a un punto di riferimento locale.
Secondo gli scettici, inoltre. la storia di Adomnan potrebbe essere indipendente dalla moderna leggenda del mostro di Loch Ness e inoltre, in un articolo per Criptozoology, AC Thomas ha rilevato che anche se ci fosse qualcosa di vero in essa, potrebbe essere spiegata razionalmente mediante un incontro con un tricheco o una creatura simile, che aveva nuotato fino al fiume. R. Binns ha sostenuto che tutti gli altri avvistamenti di mostri prima del 1933 sono molto dubbi e non provano la sua esistenza.
Il moderno interesse per Nessie fu innescato dall'avvistamento del 22 luglio 1933, quando George Spicer e sua moglie videro un animale straordinario attraversare la strada davanti alla loro auto.
Descrissero la creatura con un grande corpo (circa 4 piedi (1,2 m) di altezza e 25 piedi (7,6 m) di lunghezza) e un lungo e stretto collo un pó più spesso di una proboscide di un elefante e lungo fino a 3-4 m. Il collo aveva inoltre numerose ondulazioni.
Notarono che era senza arti e barcollando attraversó la strada a 20 metri di distanza, lasciando solo una scia di sottobosco.
Nel mese di agosto del 1933 un motociclista di nome Arthur Grant affermó di aver quasi colpito la creatura mentre si avvicina ad Abriachan sulla costa nord-orientale, a circa 1 del mattino.
Grant affermó di aver visto una piccola testa collegata ad un lungo collo mentre attraversava la strada e faceva ritorno nel lago. Uno studente di veterinaria, la descrisse come un ibrido tra un sigillo e un plesiosauro. Grant disse che in acqua vide solo delle increspature.
Tuttavia in molti credono che questa storia è stato intesa come una spiegazione divertente di un incidente avvenuto in moto.
Nel 1938, Il capo della polizia William Fraser scrisse una lettera dicendo che senza ombra di dubbio il mostro esisteva esprimendo preoccupazione per una battuta di caccia armata in cui i pescatori erano decisi a prendere il mostro "vivo o morto". Credeva che il suo potere per proteggere il mostro dai cacciatori era "molto dubbia". La lettera è stata rilasciata dai National Archives of Scotland il 27 aprile 2010.
Nel maggio 1943, Farrel CB del Royal Observer Corps, fu presumibilmente distratto da un avvistamento Nessie. Egli affermó essere stato a circa 230 metri da una creatura pinnata (da 6 a 9 metri), e un lungo collo che sporgeva lungo 1,2-1,5 m fuori dall'acqua.
Nel mese di dicembre del 1954 uno strano contatto sonar fu rilevato dalla barca da pesca Rival III. L'equipaggio della nave osservó le letture sonar di un grande oggetto a una profondità di 146 m.
Il Dr. Wilson affermó che stava guardando il lago quando vide il mostro, quindi afferrò la sua macchina fotografica e fece cinque foto. Dopo che fu sviluppato il film solo due esposizioni risultarono chiare. Solo la prima mostró ciò che sembrava una piccola testa e la schiena. La seconda, un'immagine più sfocata, ebbe un pó di pubblicità perché era difficile da interpretare. L'immagine fu giudicata un falso sul The Telegraph Sunday del 7 dicembre 1975. che sarebbe stata ripresa da Robert Kenneth Wilson, un ginecologo di Londra, pubblicata sul Daily Mail, il 21 aprile 1934. A causa del rifiuto di Wilson a non mettere il suo nome associato con la fotografia portó la stampa a chiamarla la "Foto del cCirurgo". Le increspature erano stranamente piccole rispetto alle onde. L'analisi dell'immagine originale non tagliata favorì ulteriori dubbi. Nel 1993, i creatori del documentario di Discovery Communications, analizzando l'immagine scoprirono che era visibile un oggetto bianco in tutte le versioni della foto, implicando che fosse presente anche sul negativo. Si ritenne pertanto che fosse la causa delle increspature, vale a dire come se l'oggetto fosse stato trainato artificialmente, anche se non si potette escludere un difetto in negativo. Inoltre, un'analisi conpleta della fotografia riveló che tale oggetto era piuttosto piccolo, vale a dire solo circa 60/90 cm.
Figura 3 - Il libro "Nessie - The Surgeon's Photograph - Exposed"
Nel 1979 fu dichiarato di essere l'immagine di un elefante. Altri scettici nel 1980 sostennero invece che la foto era quella di una lontra o un uccello in immersione o un sottomarino a giocattolo con una finta testa del mostro collegata ad esso. I dettagli su come la foto è stata compiuta sono stati pubblicati nel libro del 1999, "Nessie - The Surgeon's Photograph - Exposed", (Figura 3) che conteneva un fac-simile dell'articolo del 1975 apparso sul Telegraph Sunday.
In sostanza, si trattava di un sottomarino a giocattolo acquistato dalla Woolworths FW con la testa e il collo in legno e plastica, costruito da Christian Spurling.
Spurling dichiaró che per vendicarsi con Marmaduke Wetherell commise il falso, con l'aiuto di suo figlio Ian Marmaduke, che acquistó il materiale e Maurice Chambers (un agente di assicurazione) che chiese al chirurgo Kenneth Robert Wilson di offrire le immagini al Daily Mail.
Tim Dinsdale invece contestó che questa fotografia fosse una beffa nel suo libro sostendo di averla studiata così bene e da diverse angolazioni. Affermó in merito: "Dopo un esame molto attento, sono emerse alcune caratteristiche piuttosto oscure nella foto che hanno un significato profondo".
Le due caratteristiche oscure sarebbero: un oggetto solido che irrompe nella superficie alla destra del collo e a sinistra e dietro il collo vi è un altro segno di un certo tipo.
Dopo aver fatto questa affermazione Dinsdale discute che questi oggetti sono troppo difficili da identificare, ma dimostrano solo che potrebbero essere parte del mostro. Secondo Dinsdale, o gli oggetti fanno parte di un falso molto preciso o sono veramente parti del mostro. Un altro oggetto che farebbe notare come la fotografia non sia un falso sono le vaghe increspature più piccole che si trovano dietro il collo, che sembrano essere state causate dall'irruzione di quest'ultimo con la superficie. Egli enfaticamente ha affermato che questa è una parte subacquea dell'animale
Alastair Boyd, uno dei ricercatori che hanno scoperto la bufala, sostenne che il mostro di Loch Ness era comunque reale e che, sebbene la famosa foto fosse non vuol dire che tutte lo furono così come anche i racconti dei testimoni oculari e i filmati, essendo stato lui stesso testimone oculare della presenza di Nessie.
Figura 4 - Copertina del libro di Maurice Burton - The Elusive Monster
Nel 1938, GE Taylor, un turista sudafricano, registró circa tre minuti di video con una cam a colore da 16 mm, in possesso di Maurice Burton. Burton si rifiutó di mostrare il film ai ricercatori (come Peter Costello o il Loch Ness Investigation Bureau). Venne pubblicato soltanto un singolo fotogramma nel suo libro The Elusive Monster, (Figura 4), prima di ritirarsi. Roy P. Mackal, un biologo e criptozoologo, dichiaró che rapprentava una "prova positiva" per la reale esistenza.
In seguito, fu dimostrato dall'Istituto Nazionale di Oceanografia, ora noto come National Oceanography Centre a Southampton.
Nel 1960, l'ingegnere aeronautico Tim Dinsdale giró il video di una "gobba" che attraversava l'acqua lasciando una potente scia (video in alto). Egli avrebbe avvistato l'animale nel suo ultimo giorno di caccia e lo descrisse come rossastro con una macchia a lato nei pressi del muso. Quando montó la sua macchina fotografica l'oggetto inizió a muoversi registrando 40 piedi di pellicola. Inoltre dichiaró che l'oggetto era "probabilmente animato". Altri che osservarono le immagini dissero che aumentando il contrasto pareva scorgere un uomo seduto in barca.
Nel 1993 la Discovery Communications realizzó un documentario chiamato Loch Ness Discovery che valorizzava in digitale il film di Dinsdale, migliorandone la qualità e portando in evidenza un'ombreggiatura presente nel negativo che non era molto evidente nella versione positiv. Valorizzando e sovrapponendo i fotogrammi, i tecnici notarono quello che sembrava essere un corpo subacqueo.
Per altri esperti tuttavia queste ombreggiature furono ritenute improbabili a causa della posizione dell'illuminazione solare che non coincideva con quelle presenti.
Altri ancora fecero notare che potesse dipendere dall'intorpidimento causato dal movimento del corpo della creatura.
Il 26 maggio del 2007, Gordon Holmes, un signore di 55 anni, tecnico di laboratorio, catturó il video di quello che giudicó essere "un qualcosa di nero lungo circa 14 metri e che si muoveva abbastanza velocemente in acqua"(video in alto).
Adrian Shine, un biologo marino presso il Loch Ness Center 2000 a Drumnadrochit, descrisse le immagini come "il miglior filmato mai visto". Il video andó in onda sui canali della BBC il 29 maggio del 2007. La STV News mandó le immagini il 28 maggio 2007 e intervistó Holmes. In questa intervista, Shine Adrian del Loch Ness Center suggerì che il filmato mostrava semplicemente un uccello o una lontra.
La credibilità di Holmes venne messa in dubbio anche in un articolo sul sito web Cryptomundo, in cui fu svelato un fine semplicemente pubblicitario per la vendita di sue successive pubblicazioni.
Il suo video mostrava anche altri oggetti per il confronto delle dimensioni.
Il team di Monster Quest studió questo video anche in un loro episodio "Morte di Loch Ness", in cui esaminarono le prove che Nessie fosse in realtà morto. In questo documentario, Holmes affermó che vide due creature. In un rapporto per la CNN mostró il filmato e un'intervista a Gordon Holmes. Joe Nickell suggerì che i filmati mostravano uno o più lontre che nuotavano nel lago.
Figura 5a - Immagine sonar ripresa da Marcus Atkinson. Il filamento verde sarebbe il Mostro di Loch Ness
Il 24 agosto 2011, Marcus Atkinson, un appassionato di barche sul lago di Loch Ness, fotografó un'immagine sonar di un oggetto lungo 5 m nei pressi della sua barca ad una profondità di 75 piedi (Figura 5a). Egli escluse la possibilità che fossero piccoli pesci o relitti.
Nel mese di aprile del 2012, uno scienziato del National Oceanography Center, ha dichiarato che questa immagine è una fioritura di alghe e zooplancton.
Tuttavia, Roland Watson, un ricercatore criptozoologo ha criticato questa analisi, affermando che l'oggetto nell'immagine è molto improbabile che sia una fioritura di alghe e zooplancton, poiché le alghe necessitano di luce solare per crescere e le acque di Loch Ness sono molto scure e quasi prive di luce solare a 75 piedi di profondità.
Figura 5b - sorprendente e misteriosa immagine sulle acque del Lago di Loch Ness ripresa da George Edwards
Di recente, il 3 agosto 2012, lo skipper George Edwards ha pubblicato una fotografia che afferma di essere "la fotografia più convincente mai fatta a Nessie", che ha affermato di aver ripreso il 2 novembre 2011 (Figura 5b). Si vede una gobba fuori dall'acqua, che, secondo lui è rimasta così per cinque-dieci minuti. Il Daily Mail ha fatto analizzare la foto da specialisti. Edwards passa circa 60 ore alla settimana sul lago a bordo della sua barca "Nessie Hunter IV", portando i turisti a fare un giro sul lago e afferma di aver cercato il mostro di Loch Ness per 26 anni. Egli ebbe modo di dire:
"Secondo me, somiglia probabilmente ad un lamantino, ma non è un mammifero. Quando le persone vedono tre gobbe, sono probabilmente tre mostri separati".
Tuttavia, altri ricercatori hanno messo in dubbio l'autenticità della fotografia. Una successiva indagine del ricercatore Steve Feltham, suggerì che l'oggetto in acqua era una gobba in fibra di vetro utilizzata in un precedente documentario del National Geographic in cui Edwards aveva fatto parte. Il ricercatore Dick Raynor anch'egli mise in dubbio le affermazioni di Edward e contestando la sua foto.
Inoltre, Raynor ha anche dichiarato che Edwards aveva in precedenza detto di aver truccato una fotografia nel 1986, promossa come autentica nel documentario del National Geographic.
Il Loch Ness Phenomena Investigation Bureau (LNPIB), fu costituito nel Regno Unito nel 1962 da Norman Collins, Fitter RSR, David James, MP, e Costanza, per studiare la creatura di Loch Ness.
ma chiuse nel 1972.
La società aveva un costo di abbonamento annuale, che riguardava le spese di amministrazione. La sua attività principale era l'osservazione mediante volontari del lago da punti di vista diversi, dotati di cineprese con lenti telescopiche.
Dal 1965 al 1972 ha avuto un campo di roulotte per il pernottamento con 1.030 membri, di quali 588 dal Regno Unito.
Il Prof. D. Gordon Tucker, presidente del Dipartimento di Ingegneria Elettronica ed Elettrotecnica presso l'Università di Birmingham, in Inghilterra, offrì i suoi servigi come sviluppatore ed esperto di sonar a Loch Ness nel 1968. Il gesto era parte di un più ampio sforzo timonato dal LNPIB dal 1967 al 1968 e coinvolse volontari e professionisti in vari campi. Tucker aveva scelto Loch Ness come sito di prova per un prototipo trasduttore sonar con una portata massima di 800 metri (2.600 piedi). Il dispositivo fu fissato sott'acqua alla Temple Pier Urquhart Bay e diretto verso la sponda opposta, coprendo in modo efficace tutta la la larghezza del lago di Loch Ness attraverso i quali nessun oggetto in movimento poteva passare inosservato. Durante le due settimane di prova nel mese di agosto, vennero identificati più target animati di 6 m di lunghezza. Le analisi dei profili di immersione esclusero che respiravano aria perché tali obiettivi non salirono mai in superficie o si spostato ad una profondità inferiore a mezz'acqua. Gli oggetti in movimento raggiunsero una velocità di almeno 10 nodi (19 km / h; 12 mph). Gordon concluse che gli oggetti erano chiaramente animali ed escluse la possibilità che potessero essere pesci ordinari. Egli dichiaró:
"L'alto tasso di salita e discesa fa sembrare molto improbabile l'ipotesi che siano pesci e i biologi che abbiamo consultato non riescono a suggerire quali pesci potrebbero essere.
C'é la tentazione di supporre che possano essere le creature misteriose ora osservate per la prima volta nella loro attività subacquee!"
Nel 1969 Andrew Carroll, un ricercatore sul campo per il New York Aquarium a New York City, promosse una sessione di sonar scan a Loch Ness.
Il progetto fu finanziato dalla Fondazione Griffis (che prende il nome da Nixon Griffis, direttore dell'acquario). Questa era la coda (e la porzione di maggior successo) del LNPIB del 1969 lo sforzo coinvolse sommergibili con arpioni da biopsia. La scansione a strascico di Carroll Rangitea, ebbe luogo nel mese di ottobre. Una delle scansioni lasció una forte eco animata per quasi tre minuti appena a nord di Foyers. L'identità del contatto rimane un mistero. Dopo l'analisi fu determinato che l'intensità dell'eco di ritorno era due volte più grande di quello previsto da una balena di 3 metri.
Ritornando alla University of Chicago, il biologo Roy Mackal e sottopose i dati sonar ad un maggior controllo da parte dei colleghi che confermarono le dimensioni del misterioso essere di 20 piedi (6 m).
In precedenza il lavoro sommerso aveva prodotto risultati miseri. Con il patrocinio della World Book Encyclopedia, il pilota Dan Taylor salpó con il Viperfish a Loch Ness il 1 ° giugno 1969. Le sue immersioni purtroppo furono afflitte da problemi tecnici e non produssero nuovi dati.
Il The Deep Star III costruito dalla General Dynamics e il Westinghouse di un anonimo, erano in programma per navigare nel lago, ma non lo fecero mai. Durante una di queste escursioni subacquee per un film, fu individuato un un altro grosso oggetto in movimento ma l'eco di spostó rapidamente fuori portata sonar e scomparve.
Figura 6 - Pubblicazione sul Mostro di Lock Ness, di Roy Mackal
Durante la cosiddetta Big Expedition del 1970, Roy Mackal, un biologo che aveva insegnato per 20 anni presso l'Università di Chicago, mise a punto un sistema di idrofoni (microfoni subacquei) e distribuì loro a intervalli per tutto il lago. Ai primi di agosto un gruppo di idrofoni furono posti nei pressi dell'Urquhart Bay e ancorati a 700 piedi (210 m) di profondità, mentre altri due a 300 e 600 piedi (180 m). Dopo due notti di registrazione, il nastro (sigillato all'interno di un tamburo 44 litri insieme ad altri componenti sensibili del sistema), fu recuperato e registró "Cinguettii tipo uccelli" e nel mese di ottobre furono registrati altri suoni da un altro idrofono all'Urquhart Bay, seguiti da un suggestivo "fruscio turbolento" causato dalla locomozione della coda di un animale acquatico di grandi dimensioni. I risultati furono ritenuti essere suoni di eco-localizzazione di un animale prima di cacciare e uccidere le proprie prede. I rumori erano interrotti dal passaggio lungo la superficie del lago e riprendevzno di intensità una volta raggiunta l'imbarcazione a distanza di sicurezza. In precedenti esperimenti, fu osservato che le intensità di chiamata erano maggiori a profondità inferiore di 100 piedi (30 m). I membri del LNPIB decisero di tentare la comunicazione con gli animali che producevano le chiamate, riproducendo le chiamate stesse, precedentemente registrate in acqua e l'ascolto varió notevolmente.
A volte i modelli di chiamata o intensità cambiarono, ma a volte non ci fu nessun cambiamento. Mackal notó che non vi era alcuna somiglianza tra le registrazioni e le centinaia di suoni noti prodotti da animali acquatici. Egli pubblicó un libro sulla sua ricerca (Figura 6).
Nei primi anni 1970, un gruppo di persone guidate da Robert H. Rinesottennero alcune fotografie subacquee. Due furono le immagini piuttosto vaghe, forse di una pinna romboidale (anche se altri hanno respinto l'immagine come bolle d'aria o una pinna di pesce). La presunta pinna fu fotografata in diverse posizioni, indicandone il movimento. Sulla base di queste fotografie, il naturalista britannico Peter Scott annunció nel 1975 che il nome scientifico del mostro d'ora in poi poteva essere Nessiteras rhombopteryx (greco per "Il mostro Ness con le pinne a forma di diamante").
Scott intese che questa nomenclatura avrebbe consentito a Nessie di essere aggiunto in un registro britannico di fauna selvatica protetta ufficialmente. Il politico scozzese Nicholas Fairbairn sottolineó che il nome era l'anagramma di "bufala del mostro da Sir Peter S".
Figura 7 - Foto subacqua di Rines in cui appare la sagoma del presunto plesiosauro
Le foto subacquee sarebbero state faticosamente ottenute esaminando le profondità con sonar per insolite attività subacquea. Rines sapeva che l'acqua era torbida e piena di legno galleggiante e torba, così ha preso precauzioni per evitarli. Una telecamera sul sommergibile con un faro ad alta potenza di illuminazione fu posta per accendersi in caso di segnali radio anomali.
Molte delle fotografie, nonostante la loro qualità, ovviamente, torbida, effettivamente sembravano mostrare un animale simile a un plesiosauro in varie posizioni e luci. Una fotografia sembrerebbe mostrare la testa, il collo e la parte superiore del tronco di un plesiosauro (Figura 7).
Figura 8 - Immagine subacquea di Rines che mostrerebbe una pinna del plesiosauro di Loch Ness.
Dopo due contatti sonar distinti, la fotocamera con luce stroboscopica fotografó due grossi oggetti in acqua, suggerendo la presenza di due grossi animali che vivevano nel lago. Un'altra foto sembrava invece raffigurare una testa cornuta tipo gargoyle, coerente a quella di diversi avvistamenti del mostro.
Appaiono anche alcuni primi piani di ciò che sarebbe una pinna (Figura 8) a forma di diamante della creatura in posizioni diverse, come se la creatura si muovesse, ma è stata fortemente ritoccata dall'originale. Il Museo delle Hoaxes mostra la foto originale non modificata. Il membro del team Charles Wyckoff ha sostenuto che qualcuno ritoccó la foto e che la valorizzazione iniziale ha mostrato una pinna molto più piccola.
L'8 agosto 1972, Rines Raytheon, con l'unita sonar DE-725C operante ad una frequenza di 200 kHz e ancorato ad una profondità di 35 piedi (11 m), identificó un bersaglio mobile (o target) stimato dalla forza dell'eco di essere da 20 a 30 piedi (6-9 m) di lunghezza. Gli specialisti della Raytheon, della Simrad (ora Kongsberg Maritime), e della Hydroacoustics, Inc.; Marty Klein del MIT and Associates Klein (un produttore di sonar a scansione laterale), e il dottor Ira Dyer del Dipartimento del MIT dell'Ocean Engineering furono tutti a disposizione per esaminare i dati.
Inoltre, P. Skitzki del Raytheon suggerì che i dati mostravano una protuberanza di 10 piedi (3 m) di lunghezza, sporgente da una delle due echo. Mackal propose che la forma era una "coda altamente flessibile appiattita lateralmente" o il ritorno interpretato da due animali che nuotavano insieme.
Nel 2001, l'Accademia di Scienze Applicate di Rines, filmó una potente scia a forma di V che attraversava l'acqua in un giorno calmo. L'AAS videoregistró anche un oggetto sul pavimento del lago che assomigliava ad una carcassa, vongole e conchiglie marine e un fungo organismo che normalmente non si trova in laghi d'acqua dolce, suggerendo qualche legame con il mare e un possibile ingresso di Nessie.
Nel 2008, Rines teorizzó che il mostro potesse essersi estinto, citando la significativa mancanza di letture sonar e un calo delle testimonianze. Rines intraprese un'ultima spedizione per cercare i resti del mostro, utilizzando il sonar e la macchina fotografica subacquea, nel tentativo di trovare una carcassa e ritenendo che gli animali non sono riusciti ad adattarsi a causa dei cambiamenti di temperatura l del riscaldamento globale.
Figura 9 - Operazione Deep Scan
Nel 1987 ebbe luogo l'Operazione DeepScan, (Figura 9), con ventiquattro barche in schieramento, dotate di attrezzature eco su tutta la larghezza del lago.
La BBC News riferì che gli scienziati avevano ripreso un contatto sonar con un grande oggetto non identificato di dimensioni inusuali nei pressi di Urquhart Bay ad una profondità di 600 piedi (180 m).
Dopo aver esaminato i dati dell'ecogramma, Lowrance disse:
"C'è qualcosa che non capisco e c'è qualcosa che è più grande di un pesce, magari una specie che non è stata mai rilevata in precedenza".
I ricercatori decisero di tornare nello stesso posto e rieseguire la scansione. Dopo aver analizzato le immagini dell'ecoscandaglio, furono identificati soltanto dei detriti sul fondo del lago, sebbene fossero detriti in movimento.
Nel 1993 la Discovery Communications, studio approfonditamente cominciato l'ecologia del lago. Lo studio non si concentró interamente sul mostro, ma sui nematodi del Loch (con la scoperta di nuova specie) e i suoi pesci, con altre 20 nuove specie scoperte.
Utilizzando il sonar, il team rilevó un tipo di disturbo sottomarino (chiamato sessa) a causa di accumulo di energia (ad esempio da un vento) che causa uno squilibrio tra gli strati più caldi e più freddi del Loch (conosciuto come il termoclino). Durante la rassegna stampa della manifestazione del giorno dopo, annunciarono tre contatti sonar, ciascuno seguito da una scia potente. Questi eventi sono stati successivamente mostrati in un programma chiamato Loch Ness Scoperto, combinati con l'analisi e i miglioramenti del film del 1960 di Dinsdale, le foto del chirurgo e la foto di Flipper Rines.
Nel 2003, la BBC sponsorizzó una ricerca completa del Loch Ness con 600 fasci separati e sonar di localizzazione satellitari. La ricerca aveva una risoluzione sufficiente per riprendere una boa di piccole dimensioni. Nessun animale di dimensioni considerevoli fu trovato e gli scienziati coinvolti nella spedizione ammisero che fu dimostrato che il mostro di Loch Ness era solo un mito.
Le Ipotesi
Una molteciplità di spiegazioni sono state postulate nel corso degli anni per spiegare gli avvistamenti del mostro di Loch Ness. Queste possono essere classificati come:
- errori di identificazione degli animali più comuni;
- errori di identificazione di oggetti inanimati;
- rivisitazione della tradizione del folklore scozzese,
- falsi allarmi
- specie esotiche di animali di grandi dimensioni.
Un barista di nome David Munro ha affermato di aver assistito a una scia che si muoveva a zig zag, che credeva fosse una creatura che immergevs e riappariva. Ci furono anche altri 26 testimoni nel un parcheggio nelle vicinanze.
Alcuni avvistamenti descrissero l'inizio di una scia a forma di V, come se ci fosse stato qualcosa sott'acqua.
Inoltre, molti avvistamenti descrissero qualcosa di non conforme alla forma di una barca. In condizioni di acqua calma, una creatura troppo piccola per essere visibile ad occhio nudo potrebbe lasciare una scia chiara a forma di v, in particolare, un gruppo di uccelli a nuoto, secondo Dick Raynor.
Un anguilla gigante è stata una delle prime proposte fatte per spiegare mti avvistamenti. Le anguille si trovano nel lago Loch Ness e un'anguilla insolitamente grande si adatterebbe a molti avvistamenti. Questo è stato descritto come una spiegazione conservatrice. Le anguille non si sporgono a mó di cigno dall'acqua e quindi non spiefherebberogli avvistamenti del collo.
Dinsdale respinse la proposta perché le anguille si muovono m di lato a ondulazione.
Il 2 maggio 2001, furono trovato due gronghi sulla riva del lago. I gronghi sono animali di acqua salata e Loch Ness è un lago d'acqua dolce, si ritiene che furono stati messi apposta.
In un articolo del 1979, il biologo Dennis Potenza e il geografo Donald Johnson affermarono che le fotografie del chirurgo erano in realtà la parte superiore della testa, il tronco lungo e le narici dilatate di un elefante a nuoto, probabilmente fotografato altrove pur affermato di essere da Loch Ness. Nel 2006, il paleontologo e artista Neil Clark analogamente suggerì che i circhi itineranti avrebbero permesso agli elefanti di rinfrescarsi nel lago e che il tronco potrebbe quindi essere la testa e il collo, con la testa di elefante e posteriore a fornire le gobbe. A sostegno di questa ipotesi ha fornito un quadro.
Osservando attraverso un telescopio o binocolo senza riferimento esterno, è difficile giudicare le dimensioni di un oggetto in acqua. Nel lago di Loch Ness trovano un habitat naturale le lontre e le loro immagini a nuoto potrebbero essere male interpretate, secondo Bins così come allo stesso modo un cervo a nuoto e colli di uccelli che potrebbero essere co fusi come un tipico avvistamento del mostro.
Un certo numero di fotografie e un video hanno confermato la presenza delle foche sigillo nel lago. Nel 1934, la spedizione di Sir Edward Mountain concluse proprio che potesse trattarsi di un sigillo a collo lungo, come fu riportato in un quotidiano a diffusione nazionale. Gould scrisse: "Un sigillo grigio ha un collo lungo e sorprendentemente estensibile e non vi è nulla di sorprendente nel suo essere visto sulla riva del lago, o attraversare una strada".
Questa spiegazione riguarderebbe avvistamenti del mostro sia sul lago che a terra, durante il quale la creatura presumibilmente si dondola dopo essere stata sorpresa, alla maniera di sigilli.
I sigilli potrebbero anche spiegare le tracce sonar che agiscono come oggetti animati. Sulla base di queste, si è sostenuto che tutte le specie conosciute di pinnipedi sono di solito visibili sul terreno durante le ore diurne per prendere il sole, qualcosa che Nessie non è noto fare. Tuttavia i sigilli sono stati osservati e fotografati a Loch Ness e gli avvistamenti sono sufficientemente frequenti per consentire occasionali avvistamenti piuttosto che parte di una colonia permanente.
Nel 1982 in una serie di articoli per New Scientist, il Dott. Maurice Burton propose che gli avvistamenti di Nessie e creature simili potevano effettivamente essere tronchi di pino silvestre in fermentazione che salgono in superficie delle acque fredde. Inizialmente, un tronco marcio non può rilasciare gas causato dal degrado, a causa degli alti livelli di tenuta della resina ma successivamente, la pressione del gas diverrebbe tale da fuoriuscire da una estremita spingendo attraverso l'acqua e talvolta alla superficie. Burton ha affermato che la forma dei tronchi d'albero con i loro monconi filiali sono molto simili alle varie descrizioni del mostro.
Quattro laghi scozzesi sono molto profondi, tra cui il Morar, il Ness e il Lomond. Solo i laghi con le pinete sulle loro coste hanno leggende di mostri e Loch e Lomond, sono senza pinete. Emissioni gassose e tensioattivi derivanti dal decadimento potrebbero causare la scia schiumosa riportata in alcuni avvistamenti. Infatti, mti tronchi di pino spiaggiati presentano tracce di fermentazione.
Loch Ness, a causa della sua forma lunga e diritta, è soggetto ad alcune increspature insolite che riguardano la sua superficie. Un sessa è una grande oscillazione regolare di un lago, causata da un tornando d'acqua che torna al suo livello naturale solo dopo l'esplosione di una estremità del lago. L'impulso di questo ritorno continua fino alla fine del lago e ritorna di nuovo. Nel lago di Loch Ness, il processo si verifica ogni 31,5 minuti.
Le condizioni del vento può dare un aspetto leggermente increspato e opaco all'acqua, con occasionali macchie calme che appaiono come ovali scuri (che riflettono le montagne) dalla riva, e che possono apparire come gobbe ai visitatori che non hanno familiarità con il lago. Nel 1979, Lehn ha dimostrato che la rifrazione atmosferica potrebbe distorcere la forma e le dimensioni degli oggetti e degli animali e in seguito ha mostrato una fotografia di un miraggio di roccia sul lago di Winnipeg che sembrava una testa e un collo.
Il geologo italiano Luigi Piccardi ha proposto spiegazioni geologiche per alcune antiche leggende e miti. Egli ha sottolineato che la prima osservazione registrata di una creatura, nella Vita di San Columba, è stata accompagnata da un "cum ingenti fremitu" (con un forte fremito). Il lago di Loch Ness si trova lungo la faglia del Great Glen e questo potrebbe essere la descrizione di un terremoto. Inoltre, in molti avvistamenti, la relazione consiste in nient'altro che un grande disturbo sulla superficie dell'acqua. Questo potrebbe essere causato da un rilascio di gas e potrebbe essere facilmente scambiato per un grande animale presente appena sotto la superficie.
Binns giunge alla conclusione che non sarebbe saggio presentare una sola spiegazione del mostro, e probabilmente, una vasta gamma di fenomeni naturali sono stati scambiati per il mostro: lontre, cervi al nuoto, onde anomale. Tuttavia, egli aggiunge che questo tocca anche alcuni aspetti della psicologia umana e della capacità dell'occhio di vedere solp ciò che vuole vedere.
Secondo il naturalista e scrittore svedese Bengt Sjögren (1980), le credenze di mostri come quella di Loch Ness sono associate con le vecchie leggende dei Kelpies chs rifletterebbero la presenza dei plesiosauri.
La specifica menzione del Kelpie come un cavallo di acqua a Loch Ness fu data in un giornale scozzese nel 1879, e è venne commemorata nel titolo di un libro The Water Horse libro di Tim Dinsdale.
Uno studio della letteratura folkloristica delle Highlands prima del 1933 con specifici riferimenti al Kelpies, ai Cavalli d'acqua e ai Tori d'acqua, suggerisce che Loch Ness è stato il più citato lago per questi soggetti.
Il fenomeno del mostro di Loch Ness ha subito diversi tentativi di truffa al pubblico, alcuni dei quali di grande successo.
Nel mese di agosto del 1933, il giornalista italiano Francesco Gasparini pubblicó un articolo sul mostro di di Loch Ness che a sua detta era il primo in merito. Nel 1959, egli confessó che:
"Ho avuto l'ispirazione di scrivere un articolo su un pesce strano ma l'idea del mostro avrebbe prodotto più fascino, e ho deciso di promuovere l'essere immaginario al rango di mostro senza ulteriori indugi".
Nel 1930, un cacciatore di nome Marmaduke Wetherell si recó a Loch Ness per cercare il mostro ma falsificó delle impronte.
Nel 1972 un team di zoologi dello Yorkshire Flamingo Park Zoo andarono in cerca del leggendario mostro e scoprirono un grande corpo che galleggia nell'acqua. Il cadavere, era di 16-18 metri di lunghezza e pesava fino a 1,5 tonnellate. Lo descrissero all Press Association con "la testa di un orso bruno e un corpo squamoso con pinne simili ad artigli." La creatura venne messa in un furgone per essere esaminata ma la polizia intercettó i truffatori scoprendo che si trattava di cavaderi di altri animali assemblati.
Il 2 luglio del 2003, Gerald McSorely scorì un fossile presumibilmente appartenente a Nessie quando inciampò e cadde nel lago. Dopo l'esame, fu scoperto che era un falso.
Nel 2004, un team per la televisione Channel Five, usando esperti di effetti speciali cinematografici, cercó di far credere alla gente che ci fosse qualcosa nel lago. Hanno costruito un modello animato di un plesiosauro soprannominato "Lucy". Furono segnalati oltre 600 avvistamenti.
Nel 2005, due studenti affermarono di aver trovato un dente enorme incorporato nel corpo di un cervo sulla riva lago. Pubblicizzarono il ritrovamento anche con la creazione di un sito web, ma l'analisi degli esperti ben presto rivelato che il "dente" era il corno di un muntjac. Fu una trovata pubblicitara per promuovere un romanzo horror di Steve Alten intitolato The Loch.
Nel 2007, un video pubblicato su Youtube, pretendeva di mostrare Nessie che saltava in aria, ma si trattava solo di pubblicità per promuovere l'allora imminente pellicola della Sony Pictures "The Water Horse".
Nessie è un Plesiosauro?
Nel 1933 fu proposto che il mostro avesse una somiglianza impressionante con il plesiosauro presumibilmente estinto" (Figura 10).
Al tempo questa era una spiegazione popolare.
Figura 10 - Scheletro fossile di un plesiosauro Thalassiodracon hawkinsi (credit: wikipedia)
I seguenti argomenti sono stati messi contro di essa:
In risposta a queste critiche, i sostenitori come Tim Dinsdale, Peter Scott e Roy Mackal postularono che si tratterebbe di una creatura marina intrappolata che si è potuta evolvere da un plesiosauro o alla forma di un plesiosauro da una evoluzione convergente. Robert Rines ha anche spiegato che le "corna", descritte in alcuni avvistamenti potrebbero essere tubi di respirazione o narici che permettono all'animale di respirare senza rompere la superficie.
RT Gould, ha suggerito qualcosa di simile a un tritone dal lungo collo e Roy Mackal ha discusso questa possibilità, dando così il punteggio più alto (88%) nella sua lista di possibili candidati.
Nel 1968 Casa Frank propose che Nessie e altre creature misteriose dei laghi, come Morag, potessero essere spiegato da un invertebrato gigante come un "bristleworm" citando il Tullimonstrum estinto, come esempio per la forma. Egli affermó che questo fornisce una spiegazione per gli la avvistamenti a terra e per la forma posteriore variabile e si riferisce alla descrizione medievale di draghi come "vermi".
Antoon Cornelis Oudemans, prima propose che il mostro di Loch Ness potesse essere una forma sconosciuta di pinnipede dal collo lungo (semi-acquatico, mammifero, incluso le guarnizioni). Poi giunse alla conclusione che diversi avvistamenti di serpenti di mare erano probabilmente enormi plesiosauri-pinnipedi. Chiamó questa ipotetica nuova specie Megophias Megophias. Egli teorizzò che il Loch Ness Cryptid era semplicemente una versione d'acqua dolce dei suoi megophias. Nel 2003, anche i criptozoologi Loren Coleman e Patrick Huyghe hanno discusso e proposto l'ipotesi pinnipede.
Il Mio parere
Seguo la vicenda fin da tenera età negli anni '80, quando non esisteva questo blog, non esisteva internet e le notizie le si leggevano sporadicamente solo nelle pagine finali di qualche quotidiano o in libreria.
Da esperto di dinosauri e criptozoologia, l'ipotesi che "Nessie", possa essere un plesiosauro, non è certamente plausibile ma soprattutto al contrario se fosse un plasiosauro, la maggior parte delle foto sarebbero dei falsi.
Il plesiosauro, quello realmente esistito, era un celebre rappresentate dei rettili marini che popolavano le acque del Giurassico i cui resti ossei sono stati ritrovati in Inghilterra e Germania e sono risalenti ad un periodo che risale a circa 180 milioni di anni fa.
Le dimensioni dei resti fossili, tra i tre e i cinque metri, sembrerebbero anche corrispondere in parte alle dimensioni di sei metri dell'oggetto ripreso dai sonar di varie spedizioni nel lago di Loch Ness. Esisteva una specie simile che raggiungeva i sei metri (Seeleyosaurus), ritrovata in Germania nei pressi di Württemberg.
La descrizione fisica dell'animale è quella che maggiormente assomiglia alla creatura avvistata nel lago scozzese: collo allungato a dismisura e testa schiacciata, corpo tozzo e ampiamente pinnato, coda corta.
La maggior parte delle foto, infatti, ritraggono Nessie con il lungo collo fuori dall'acqua, a "mó di cigno", ma questa postura non poteva assolutamente essere assunta dai plesiosauri, il cui studio delle vertebre ha dimostrato che erano semirigide e impossibilitate a poter elasticizzars fino a tale posizione eretta.
Nel mese di ottobre 2006, il New Scientist, rivista online dal quale traggo la stragrande maggioranza delle mie fonti, pubblicó un articolo intitolato "Perché il mostro di Loch Ness non è un plesiosauro" a cura di Leslie Noè, del Museo Sedgwick a Cambridge.
Egli scrisse: "L'osteologia del collo rende assolutamente certo che il plesiosauro non potesse alzare la testa fuori dall'acqua".
Il lago inoltre è sorto solo circa 10.000 anni fa alla fine dell'ultima era glaciale.
Prima di tale data esso era completamente ghiacciato.
Se creature simili ai plesiosauri fossero vissute nelle acque del lago di Loch Ness, si sarebbero viste molto spesso perché sarebbero dovute emergere più volte al giorno per respirare.
C'è da dire inoltre che i primi esemplari fossili di plesiosauro, vennero ritrovati alla fine dell'800 ed è probabile che tale scoperta nel corso dei decenni successivi avesse suggestionato molta gente, fino al punto da far nascere il mito di Nessie.
Potremmo stare per ore e ore a portare prove tali da dimostrare che nessun dinosauro marino esiste nel lago scozzese e viceversa, i sostenitori di Nessie, potrebbero riesumare e rimostrare le foto e i video noti per dire il contrario.
Di sicuro, Nessie non puó essere un Plesiosauro, almeno come lo intendiamo dagli scheletri fossili noti e dai dati incrociati e desunti dal contesto storico, climatico e geologico.
E' possibile tuttavia, che possa esistere nell'Atlantico un nuovo tipo di animale che sia un lontano discendente del plesiosauro, adattatosi a temperature molto basse e che sia da sempre sfuggito ai zoologi. In tal caso il Mostro di Loch Ness, potrebbe essere uno di questi. Volendo avallare questa ipotesi già formulata da Roy Mackal, Nessie potrebbe essere giunto nel lago dai collegamenti fluviali con l'oceano, adattandosi alle acque dolci, ma se così fosse, non sarebbe da solo e della sua famiglia non ci sono né prove, né avvistamenti.
A cura di Arthur McPaul
Fonte di riferimento:
http://en.wikipedia.org/wiki/Loch_Ness_Monster
Nell'Africa centro equatoriale, in larga parte impenetrabile e inesplorata, potrebbero esistere numerose specie di animali non ancora note e tra queste magari anche alcune specie di dinosauri non estinti. In questo articolo, ripercorreremo l'affascinante storia del Mokélé-mbembé, quello che viene definito "l'ultimo dinosauro".
Mokélé-mbembé, che significa "colui che interrompe il flusso dei fiumi" in lingua lingala è una creatura leggendaria nota nel bacino del fiume Congo, che a volte è descritta come una creatura vivente, a volte come uno spirito, e ricorda vagamente il mostro di Loch Ness in Scozia. Secondo molti criptozoologi è in realtà un sauropode non estinto.
Numerose spedizioni furono condotte nella speranza di trovare la prova dell'esistenza del Mokélé-mbembé e sul soggetto sono state scritte numerose pubblicazioni e realizzati anche documentari televisivi.
Secondo Robert T. Carroll, "negli ultimi duecento anni nessuno ha fotografato la creatura o fornito alcuna prova fisica della sua esistenza".
Il Mokélé-mbembé e il suo folklore associato appaiono anche in numerose opere di narrativa e in film come "Jurassic Park III".
Figura 1 - Lago Telé, Congo - Habitat naturale del Mokélé-mbembé
Secondo le tradizioni del bacino del fiume Congo, il Mokélé-mbembé sarebbe un grosso dinosauro erbivoro che abiterebbe nel Lago Télé (Figura 1) e nella zona circostante, con una preferenza per le acque profonde e i suoi luoghi di riposo e caccia sarebbero le anse degli afflienti del lago.
Le descrizioni del Mokélé-mbembé variano. Alcune leggende lo descrivono come un essere dal corpo di elefante dotato di una coda e un collo lunghi collo e una testa piccola, similmente ad alcuni sauropodi estinti.
Di solito è descritto di colore grigio-marrone e in alcune tradizioni, come quelle del villaggio di Boha, viene descritto come uno spirito, piuttosto che una creatura in carne e ossa.
La BBC / Discovery Channel, ha documentario in Congo (2001) una serie di interviste ad un certo numero di membri delle tribù locali. Spesso identificato come rinoceronte, non sono tuttavia note specie di rinoceronti africani nel bacino del Congo e il Mokélé-mbembé potrebbe essere una miscela tra mitologia e memoria popolare di un tempo in cui questi animali furono trovati nella zona.
Numerose spedizioni in passato, sono state intraprese in Africa, alla scoperta del Mokélé-mbembé, in cui sarebbero avvenuti avvistamenti da parte dei criptozoologi coinvolti che avrebbero identificato una creatura simile ad un dinosauro. Anche se molte delle spedizioni hanno riferito di incontri ravvicinati, nessuna di esse è mai stata in grado di fornire la prova incontrovertibile della sua reale esistenza.
L'unica prova trovata è la presenza nel folklore locale di racconti e aneddoti che coprono un periodo di tempo considerevole.
Il primo riferimento che cita la presenza del Mokélé-mbembé proviene dal libro edito nel 1776 da Abbé Lievain Bonaventura, un missionario francese nella regione del fiume Congo. Tra le molte altre osservazioni sulla flora, sulla fauna e sugli abitanti nativi, egli scrisse di aver visto enormi impronte nella regione, che a sua detta "deve essere stato mostruoso: i segni delle unghie sono stati notati a terra con una stampa della pianta di circa un metro di circonferenza".
Figura 2 - Stampa dell'epoca raffigurante gli indigeni congolesi scacciare il Mokélé-mbembé
Secondo il racconto del tenente Paul Gratz del 1909, le leggende indigene parlavano del "Nsanga", una bestia che abitava la regione del lago di Bangweulu. Gratz l'ha descritta come una creatura simile a un sauropode. Si tratta di uno dei primi riferimenti che collegano una leggenda della zona con i dinosauri, ed è stata sostenuta per descrivere un l'esistenza del Mokélé-mbembé.
Oltre ad ascoltare le storie del "Nsanga" a Gratz fu mostrata una pelle che doveva appartenere alla creatura.
Nel 1909 un'altra menzione del Mokélé-mbembé appare nell'autobiografia di Carl Hagenbeck. Egli ha affermato di aver sentito da più fonti indipendenti, l'esistenza di una creatura che viveva nella regione del Congo, descritta come "metà elefante,metà drago". Il naturalista Joseph Menges avrebbe detto ad Hagenbeck della presenza di un animale descritto come "una specie di dinosauro, apparentemente simile ai brontosauri". Un'altra delle fonti di Hagenbeck, Hans Schomburgk, ha affermato che nel Lago Bangweulu, vi era una mancanza di ippopotami e le sue guide indigene lo informarono di un grande ippopotamo che uccideva le altre creature che vivevano nel lago Bangweulu, tuttavia, come indicato di seguito, Schomburgk ritenne che la testimonianza era inaffidabile.
La relazioni creatura-dinosauro causó una reazione nei mass media e giornali in Europa e Nord America che riportarono molti articoli sul tema nel 1910-1911 (Figura 2).
Un altro resoconto proviene dagli scritti del capitano tedesco Freiherr zu Lausnitz von Stein, a cui fu ordinato di condurre un sondaggio tra le colonie tedesche in quello che ora è il Camerun nel 1913.
Ebbe modo di sentire storie di un enorme rettile sospettato di vivere nella giungla e trascrisse una descrizione della bestia nella sua relazione ufficiale.
Secondo Willy Ley, "von Stein recita la sua relazione con la massima cautela" sapendo che potrebbe essere giudicato male. Tuttavia, von Stein pensava che le storie erano credibili.
Sebbene la relazione di von Stein non è mai stato formalmente pubblicata, alcune porzioni sono state incluse nelle opere successive, tra cui un libro del 1959 di Ley. in cui Von Stein ha scritto:
"L'animale si dice che sia di un colore grigio-bruno, con una pelle liscia, le sue dimensioni sono approssimativamente quelle di un elefante o almeno quella di un ippopotamo. Si dice che abbia un collo lungo e molto flessibile ed un solo dente, ma molto lungo, alcuni dicono che sia un corno. Altri hanno parlato di una lunga coda muscolosa simile a quella di un alligatore. Le canoe che si avvicinano ad esso si dice che siano attaccate e l'equipaggio lucciso, ma senza mangiare i corpi. La creatura si dice che vive nelle grotte che sono state scavate dal fiume nella creta delle sue sponde a curve strette. Si dice che sale sulle coste, anche durante il giorno in cerca di cibo, la sua dieta è del tutto vegetale. Questa caratteristica non è in accordo con una possibile spiegazione di mito.
Vicino alfiume Ssombo mi è stato mostrato un percorso cui si dice che sia stato fatto da questo animale, al fine di arrivare al suo cibo. Il percorso era fresco e c'erano liane spezzate nelle vicinanze. Ma dal momento che ci sono stati troppi branchi di elefanti, ippopotami e altri grandi mammiferi non è stato possibile rilevare una traccia particolare, con qualsiasi quantità di certezza".
Figura 3 - Stampa dell'epoca sul Mokélé-mbembé
Una spedizione di 32 membri fu inviata in Africa dalla Smithsonian Institution di Washington DC, tra il 1919 e il 1920. L'obiettivo era quello di scoprire ulteriori esemplari di piante e animali. Accompagnó la spedizione una tróupe di fotografi dalla Società Universal Manufacturing Film, al fine di documentare la vita degli animali in Africa.
Figura 4 - Field Guide To Monsters Lake - il libro.
Secondo i criptozoologi Loren Coleman e Patrick Huyghe, autori del Field Guide to Monsters Lake, (Figura 4): "Le guide africane trovarono grandi tracce inspiegabili, lungo la riva di un fiume e poi in una palude la squadra udì deiruggiti misteriosi, che non avevano alcuna somiglianza con animali noti ".
Tuttavia, la spedizione finì in tragedia. Nel corso di uno spostamento in treno attraverso una zona allagata dove si diceva che un intera tribù avesse visto il dinosauro, la locomotiva improvvisamente deraglió e si capovolse. Quattro membri del team furono schiacciati a morte e un'altra mezza dozzina di loro rimase gravemente ferita. La spedizione fu documentata sul giornale Shantz HL.
Nel 1927 ci fu la pubblicazione di Trader Horn, il libro di memorie di Alfred Aloysius Smith, che aveva lavorato per una società commerciale britannic in quello che oggi è il Gabon, alla fine del 1800. Nel libro, egli ha parla dai nativi che raccontano di una creatura chiamata con due nomi diversi: "Jago-nini" e "Amali". La creatura è definita essere molto grande e in grado di lasciare grandi, rotonde, impronte a tre artigli.
Il criptozoologo ha affermato che, mentre era in Camerun nel 1932, ha assistito ad una enorme creatura nel fiume Mainyu. La creatura, apparentemente gravemente ferita, è stata visibile solo per poco in quanto barcollava in acqua. Di colore scuro, la testa dell'animale era quasi delle dimensioni di un ippopotamo, secondo Sanderson. Le sue guide indigene chiamato la creatura "m'koo m'bemboo", nella trascrizione fonetica di Sanderson.
Nel 1938, l'esploratore Leo von Boxberger diresse una spedizione per indagare in parte sul Mokélé-mbembé. Egli raccolse molte informazioni dai nativi, ma i suoi appunti e gli schizzi furono persi nel corso di un incendio
Nel 1939, il giornale coloniale tedesco Gazette (dell'Angola) pubblicó una lettera di Frau Ilse von Nolde, in cui affermó di aver sentito parlare di un animale chiamato "Coye ya menia" ("leone d'acqua") visto da molti testimoni oculari natuvi e coloni.
Egli descrisse la creatura con un lungo collo e di essere delle dimensioni di un ippopotamo, o anche un pó più grande. Era noto soprattutto per attaccare ippopotami anche a terra ma non li mangiava.
Figura 5 - Presunta impronta del Mokelé-Mmembé
Nel mese di agosto o settembre del 1966, Yvan Ridel fotografó una grande impronta con tre dita, a nord-est di Loubomo (Figura 5)..
Nel 1970, una spedizione in Zaire dell'erpetologo James H. Powell, Jr., fu annullata a causa di complicazioni legali.
Nel 1976, tuttavia, avendo risolto i problemi di viaggio internazionale, e egli andò a Gabon, ispirato dal libro "Trader Horn. Ottennw finanziamenti dal Club Explorer. Sebbene l'obiettivo della ricerca apparente di Powell era quello di studiare i coccodrilli, egli aspirava a scoprire e studiare il Mokélé-mbembé.
In questo viaggio, Powell fu un testimone oculare di un animale chiamato "N'yamala", o "Jago-nini", che ritenne fosse lo stesso del "Amali" di Smith. I nativi dichiararono che lo "n'yamala" mangiava le liane fiorite, come avevano riferito a von Stein mezzo secolo prima.
Quando Powell mostró le illustrazioni di vari animali, sia vivi ed estinti, ai nativi, in genere suggerirono che il Diplodocus era quello più vicino al "N'yamala".
Powell tornò nella stessa regione nel 1979, conoscendo il missionario Eugene Thomas, che gli fece conoscerediversi testimoni oculari rivendicati. Egli ritenne che il n'yamala era probabilmente identico al Mokélé-mbembé. Anche se apparentemente erbivori, i testimoni hanno riferito che la creatura era temibile, ed era nota per i suoi attacchi alle canoe che sterzavano troppo vicino ad essa.
Il reverendo Stati Uniti d'America, raccontó a James Powell e Roy P. Mackal nel 1979 una storia che ha coinvolto l'uccisione di un presunto Mokélé-mbembé vicino al lago Tele nel 1959. Thomas era un missionario che aveva servito in Congo dal 1955 e raccolse la gran parte delle prime testimonianze e delle relazioni sostenendo di aver avuto due incontri con l'animale.
I nativi della tribù Bangombe che vivevano nei pressi del lago Tele dicevano di aver costruito un grande recinto spinato in un affluente del Tele per impedire al Mokélé-mbembé di interferire con la loro pesca. Ma il Mokélé-mbembé riuscì a sfondarlo rimanendo ferito dalle punte e gli indigeni dicono poi di aver ucciso la creatura.
Come scrive William Gibbons, "Il Pastore Thomas ha anche ricordato che i due pigmei imitavano il grido dell'animale mentre veniva attaccato e infilzato.
Successivamente fu tenuta una festa di vittoria nel corso della quale le parti dell'animale furono cotte e mangiate. Tuttavia , coloro che parteciparono alla festa morirono, sia per intossicazione alimentare che per cause naturali. Credo anche che la mitizzazione (poteri magici, ecc) che circonda il Mokélé-mbèmbés ebbe inizio con questo incidente.
Per la sua terza spedizione nel febbraio 1980, Powell fu raggiunto da Roy P. Mackal. Sulla base delle dichiarazioni dei testimoni oculari, Powell e Mackal decisero di concentrare i loro sforzi per visitare le regioni del nord del Congo, vicino al fiume aux Herbes Likouala del lago Tele. A partire dal 1980, questa regione è stata poco esplorata e la spedizione non riuscì a raggiungere il lago Tele. Powell e Mackal intervistarono diverse persone che dichiararono di aver visto il Mokélé-mbembé e Clark scrive che le descrizioni della creatura erano "incredibilmente simili", da 5 a 9 metri di lunghezza e la maggior parte dissero che aveva una testa di serpente e il collo e la coda lunghi. Il corpo ricordava un ippopotamo ma più bulboso.
Gli informatori dissero anche che assomigliava alla foto di un sauropode.
Mackal e Jack Bryan realizzarono una spedizione nella alla stessa area alla fine del 1981. Doveva esserci anche Herman Regusters, ma a causa di divergenze decise di dividersi e fare una spedizione separata. Anche se, ancora una volta, Mackal non riuscì a raggiungere il lago Tele, raccolse informazioni su altri criptidi e dinosauri viventi possibili, come l'Emela-ntouka, il Mbielu-Mbielu-Mbielu, il Nguma-monene, il Ndendeki (tartaruga gigante), la Mahamba (un coccodrillo gigante di 15 metri), e il Ngoima (una gigantesca scimmia mangia aquile).
Nel 1981 ci furono gli unici "incontri ravvicinati" delle spedizioni Mackal, avvenuto quando, su un fiume si udì un tonfo forte e videro visto quello che Greenwell descrisse come "una scia di grandi dimensioni proveniente dalla riva orientale". Greenwell affermó che la scia fu causata da un oggetto animato che era diverso da un coccodrillo o da ippopotamo.
Inoltre, Greenwell disse che l'incontro avvenne in un'ansa del fiume dove secondo i nativi, il Mokélé-mbembé spesso viveva grazie alle acque profonde.
Figura 6Mackal e il suo celebre libro "A living Dinosaur?"Nel 1987 ci fu la pubblicazione del libro di Mackal, "A Dinosaur Living?", In cui Mackal raccontó in modo dettagliato la sua spedizione e le sue conclusioni sul Mokélé-mbembé. Mackal tentó, senza successo, di raccogliere fondi per ulteriori viaggi in Africa.
Figura 6 - Unico fotogramma rilasciato dai coniugi Regusters sul Mokélé-mbembé
Nel 1981, l'ingegnere americano Herman Regusters portó la sua spedizione in cerca del Mokélé-mbembé. Regusters e sua moglie Kai raggiunsero il lago Tele, rimanendovi per circa due settimane. Dei 30 membri della spedizione (28 erano uomini del villaggio Boha), solo Regusters rme Herman e sua moglie sostennero di aver osservato un lungo collo viaggiare attraverso il lago Tele. Essi affermarono inoltre di aver cercato di filmare l'essere, ma la pellicola cinematografica è fu rovinata dal calore e dall'umidità. Una sola immagine è stata rilasciata mostrando un grande, ma non identificabile, oggetto nel lago (Figura 6). La spedizione di Regusters riportó escrementi e calchi di impronte ritenuti di essere del mokele-mbembe.
Riportó anche registrazioni sonore dei presunti versi dell'animale. Questa registrazione è stata presentata per la valutazione tecnica ma risultando inconcludenti, se non per notare che i suoni non erano attribuibili a qualsiasi fauna selvatica conosciuta.
Nonostante questo risultato, questo nastro fu successivamente contestato da Mackal, il quale affermó che le vocalizzazioni erano più correttamente associate alla Emela-ntouka, una creatura simile descritta nelle leggende dell'Africa Centrale.
Foto 7 - Fotogramma che ritrarrebbe il Mokélé-Mbembé secondo il biologo congolese Agnagna.
Il biologo congolese Marcellin Agnagna portó nel 1983 una spedizione fino al lago Tele. Secondo il suo racconto, Agnagna affermó di aver visto un Mokélé-mbembé a distanza ravvicinata per circa 20 minuti. Pur cercando di filmarlo, riferì in una intervista che nel suo entusiasmo, dimenticó di rimuovere il tappo dell'obiettivo della macchina da presa di.
In un'altra intervista lo stesso Agnagna sostenne, contraddittoriamente, che il film non fu rovinato a causa del copriobiettivo, ma dalle errate impostazioni nell'esposizione del Super 8.
Nel dicembre del 1985 Rory Nugent notó un'anomalia muoversi attraverso il centro del lago Tele, a circa 1 chilometro dalla sua posizione sulla riva. Nel suo racconto pubblicato come un libro (Drums Along The Congo, 1993, Houghton-Mifflin, New York), Nugent affermó che aveva la forma di una "curva snella francese" e si muoveva attraverso l'acqua con poca scia. Quando chiese una barca per avvicinarsi gli fu ordinato a mano armata dagli indigeni di non salpare {vedi:. Drums Along Il Congo, Capitolo VIII). Nugent scrisse che essi adoravano la creatura come un dio" e che nessuno poteva avvicinarsi ad essa" {Drums Along The Congo, capitolo VIII}} Egli ha anche fornito alcune immagini, che sono troppo sfocate per essere identificabili.
Figura 8 - Il libro di William Gibbons Mystery Beast Of The Congo Basin
L'Operazione Congo ebbe luogo tra il dicembre del 1985 e l'inizio del 1986 da parte di "quattro giovani inglesi entusiasti ma ingenui", guidati dal creazionista della Terra giovane William Gibbons.
Essi assunsero Agnagna per portarli fino al lago Tele, ma notarono nessuna anomalia.
Gli uomini inglesi, tuttavia, affermarono che Agnagna e C. imbrogliavano e rubavano (pellicole e forniture) e mettevano i portieri contro di noi". Dopo le accuse penali depositate contro di lui, un tribunale congolese ha ordinó ad Agnagna di restituire gli oggetti che aveva preso dalla spedizione.
Anche se il team non trovó prove del Mokélé-mbembé, essi scoprirono una nuova sottospecie di scimmia, che è stata successivamente classificata come Mangabey Crested (Cerocebus galeritus) e nuovi campioni di pesce e insetti. Pubblicarono un libro sulla loro avventura in Congo (figura 8)
Nel 1986 un'altra spedizione composta da quattro olandesi, organizzati e guidati dal biologo olandese Ronald Botterweg, che aveva già avuto esperienza con la foresta pluviale tropicale nella Repubblica Democratica del Congo e che in seguito hanno visitato vissuto e lavorato in diversi paesi africani. Questa spedizione entró in Congo lungo il fiume Ubangi da Bangui nella Repubblica Centrafricana e raggiunsero con notevoli difficoltà organizzative il lago Tele, con un gruppo di guide del villaggio di Boha, alcuni dei quali avevano accompagnato anche Regusters. Dal momento che era riuscito ad ottenere il permesso da parte delle autorità locali per un periodo molto limitato nella zona, trascorsero circa tre giorni sul lago prima di tornare a Boha. Durante il loro soggiorno trascorsero del tempo, per quanto possibile, ad osservare il lago e i suoi dintorni attraverso dal loro accampamento provvisorio sulla costa nord-orientale e navigarono con una piroga. Tuttavia fu trovato alcuna traccia dell.'animale.
Sulla via del ritorno, arrivando alla città di Impfondo, furono arrestati dal biologo congolese Agnagna e dalla sua squadra, che erano appena arrivati per una spedizione con il team britannico per non possedere i documenti necessari. Essi vennero arrestati per un breve periodo e la maggior parte dei loro film e diapositive a colori furono confiscati, prima di essere rilasciati e di lasciare il paese (sempre dal fiume Ubangui e Bangui).
Nessun segno, tracce o qualsiasi cosa tangibile o visibile degli animali presunti fu avvistata o mostrata a parte tracce, escrementi e altri segni di elefanti e gorilla, così come coccodrilli nel lago. Nonostante il fatto che le guide erano cacciatori africani estremamente capaci ed esperti della foresta equatoriale africana, non furono in grado di mostrare qualsiasi traccia o segno del Mokélé-mbembé e nessuna delle diverse guide intervistate affermó di averlo visto mai personalmente. Notevole è il fatto che le guide che furono intervistate dalla spedizione olandese e che accompagnarono Regusters dichiararono di non aver mai visto un Mokélé-mbembé durante quella spedizione, anche se Regusters affermó di averne visto uno.
Questa spedizione ricevette una certa attenzione dai media olandese (radio, TV e giornali) dal 1985 al 1987 e da un programma radiofonico,
Figura 9 - Fotogramma anomalo della tróupe giapponese (1992)
Nel 1988 fu la volta di una spedizione giapponese e nel 1992, i membri di una tróupe cinematografica giapponese avrebbero girato il video del Mokélé-mbembé.
Mentre stavano girando delle riprese aeree da un piccolo aereo sopra la zona del lago Tele, con l'intenzione di ottenere alcuni scatti per un documentario, il cameraman avrebbe notato un disturbo in acqua. Furono girati circa 15 secondi di filmato che gli scettici hanno identificato sia come due uomini in canoa che come elefanti a nuoto, (Figura 9).
Figura 10 - No Mercy, A Journey In The Hearth Of Congo
Lo scrittore inglese Redmond O'Hanlon si recó nella regione nel 1989 e non solo non riuscì a scoprire alcuna prova di Mokélé-mbembé ma scoprì che molte persone del luogo ritenevano che la creatura fosse uno soltanto spirito, piuttosto che un essere fisico e che le indicazioni per la sua autentica esistenza erano tutte false. La sua esperienza è stata raccontata in Granta n. 39 (1992) e nel suo libro Viaggio in Congo (UK, 1996), pubblicato come No Mercy (Figura 10), negli Stati Uniti (1997).
Figura 11 - Drums Along The Congo - Il libro di viaggio di Rory Nugent
William Gibbons lanció una seconda spedizione nel 1992, da lui chiamata "Operazione Congo 2". Insieme a Rory Nugent la cercarono in quasi due terzi del fiume Bai insieme a due laghi poco delineati: il Lago Fouloukuo e Tibeke, entrambi dal folklore locale siti di attività d Mokélé-mbembé.
La spedizione non fornì alcuna prova conclusiva sul Mokélé-Mbembé, anche se Nugent scattó due fotografie di oggetti non identificati in acqua, uno dei quali secondo lui era la testa della creatura.
Il team di Extreme Expeditions doveva recarsi in Congo presso la Regione Likouala, ma la guerra civile del 1997-1999 rese tutto impossibile.
Nel 1999 l'esploratore J. Michael Fay non scoprì alcuna traccia del Mokélé-mbembé. Tuttavia, il suo tragitto di viaggio non toccó il Likouala e il lago Tele.
Nel gennaio del 2000, ebbe luogo il Congo Millennium Expedition (aka. DINO2000) la seconda spedizione estrema, composta da Andrew Sanderson, Adam Davies, Keith Townley, l'esploratore svedese Jan-Ove Sundberg e altri cinque componenti.
Nel novembre del 2000, William Gibbonsfece qualche ricerca preliminare in Camerun per una futura spedizione, accompagnato da David Wetzel, e l'operatore video Elena Dugan. Durante la visita con un gruppo di pigmei, furono informati in merito ad un animale chiamato Ngoubou, ovvero una creatura cornuta. I pigmei affermarono che non era un normale rinoceronte, ma aveva più di un corno (sei corna secondo un testimone oculare) e che il padre di uno dei membri anziani della comunità aveva ucciso uno di essi con la lancia anni fa. La gente del posto aveva notato diminuire la popolazione di questi animali che erano difficili da trovare. Gibboni identificó l'animale con uno Styracosaurus, ma, oltre ad essere estinto, i fossili noti di questi dinosauri sono stati ritrovati soltanto nel Nord America.
Nel febbraio 2001, giunse in Camerun una joint venture tra la CryptoSafari e il British Columbia Scientific Criptozoologic Club (BCSCC), composta da un gruppo di ricercatori che comprendeva William Gibbons, T. Scott Norman, John Kirk, lo scrittore Robert A. Mullin e la guida locale Pierre Sima Noutchegeni, ebbero l'accompagnamento della tróupe televisiva della BBC. Nulla che potesse risalire al Mokélé-mbembé fu trovato.
Nel dicembre del 2004 Roland Smith pubblicó il libro Cryptid Hunters, che comprendeva una ricerca alla sfuggente creatura al lago Tele in Congo.
Nel gennaio 2006, il Milt Marcy Expedition viaggió lungo il fiume Dja in Camerun, vicino al confine con il Congo. Composto da Milt Marcy, Peter Beach, Rob Mullin e Pierre Sima, parlarono con i presunti testimoni del Mokélé-mbembé solo due giorni prima, ma non scoprirono l'animale. Tuttavia, fecero ritorno con quello che credettero essere il calco in gesso di un'impronta del Mokélé-mbembé.
Nel maggio del 2006 fu pubblicato l'episodio "Super Snake" del National Geographic della serie Incontri pericolosi", in cui si parlava anche della spedizione guidata da Brady Barr al lago Tele. Non furono scoperti animali misteriosi.
Nel 2006, David Choe si recó nella Repubblica del Congo in cerca dell'ultimo dinosauro vivente.
Choe ed i suoi compagni non riuscirono a trovare l'animale e la messa a fuoco del documentario fu rivolto ai rituali delle loro guide pigmee.
Nel marzo del 2008, un episodio della SyFy (ex SciFi Channel) Destinazione Verità coinvolse il ricercatore Joshua Gates e l'equipaggio alla ricerca del dinosauro sfuggente. Non visitarono la Regione Likouala, che comprendeva il Lago Tele, ma visitarono il Lago Bangweulu in Zambia, cui era stata segnalata una creatura simile chiamata "'nsanga".
L'equipaggio di Destination Truth continuó a chiamare l'animale "Mokélé-mbembé" per la gente del posto, quando quel nome viene utilizzato solo nella Repubblica del Congo. Il nome utilizzato in quel punto particolare è "chipekwe". Il loro episodio ha caratterizzato un incontro filmato girato da una grande distanza. In applicazione di tecniche di valorizzazione di video digitali, l'incontro si è rivelato niente di più che due ippopotami sommersi.
E arriviamo quasi ai giorno nostri. Nel marzo del 2009 in un episodio della serie di History Channel MonsterQuest che coinvolse William Gibbons, Rob Mullin e la guida locale Pierre Sima con un equipaggio di due persone fimato dalla White Wolf Productions si recarono in Camerun, nella regione di Dja, Boumba, e lungo il fiume Nkogo, vicino al confine con la Repubblica del Congo Video in alto
Anche in questo caso non furono segnalati avvistamenti della bestia ma fu scoperta l'esistenza di una grande grotta sotterranea con prese d'aria. Il team ha anche ricevuto letture sonar di molto lunghi con serpentine subacquee.
Nell'episodio del marzo 2011 di Hunter Beastsul National Geographic Channel ci fu una ricerca sul Mokélé-mbembé nel bacino del Congo.
Secondo lo scrittore di scienza e criptozoologo Willy Ley, mentre ci sono sufficienti aneddoti che suggeriscono "che ci sia un nascondiglio in cui vive un grande animale nelle acque poco profonde dei fiumi dell'Africa Centrale", il corpo di prove rimane insufficiente per trarre conclusioni realistiche sulla reale esistenza del Mokele-Mbembe..
Secondo gli scritti del biologo e criptozoologo Mackal Roy, che ha organizzato due spedizioni senza successo per trovarlo, è improbabile che il Mokélé-mbembé sia un mammifero o un anfibio e ritiene che l'ipotesi del rettile sia l'unica plausibile.
Tra tutti i rettili viventi, egli sostiene che l'iguana e il varano possano essere i più simili al Mokélé-mbembé ma potrebbe anche anche che la descrizione del Mokélé-mbembé è coerente con un piccolo dinosauro sauropode non noto, per il fatto che si tratta in larga parte di territori disabitati e inesplorati dove possa vivere indisturbato.
Dopo questa interessante cronaca, non resta che chiedersi se il Mokélé-mbembé sia semplicemente frutto della religione/mito locale o rappresenti davvero un animale che in qualche modo è riuscito a sopravvivere dal lontano passato.
Conclusioni
Come la scienza ha ormai appurato, i dinosauri sauropodi sono estinti da oltre 60 milioni di anni e ovviamente non possono esistere sopravvissuti, anche se queste specie di rettili avevano una vita assai longeva. E' possibile pertanto, nel caso analizzato del Mokélé-mbembé, che si tratti di una specie nana di dinosauro sopravvissuta e poco diffusa, oppure potrebbe soltanto essere un'iguana insolitamente gigante o un altro rettile ben noto ma di proporzioni fuori norma.
Tuttavia la totale assenza di documentazione valida, pone grossi dubbi sulla reale esistenza dell'animale.
Come si puó facilmente notare dai fotogrammi pubblicati e altri facilmente reperibili sul web, si tratta di elementari e scadenti fotomontaggi o nella migliore delle ipotesi di altri animali, come ippopotami o elefanti a nuoto.
Le testimonianze degli indigeni non hanno inoltre alcuna validità scientifica se non supportate da reperti filmati autentici o prove biologiche della creatura.
Mito, folklore, religione, suggestione, burla, ignoranza, bramosia di denaro e di suscitare facile clamore nel caso degli esploratori stranieri, sono tutti ingredienti che fanno ritenere il Mokélé-mbembé, soltanto un'affascinante ipotesi e uno strumento per pubblicare e vendere diari di viaggio e bestiari senza alcun valore, né scientifico, né letterario.
A Cura Di Arthur McPaul tratto dal sito
http://paleo.cc/paluxy/stegosaur-claim.htm