venerdì 11 luglio 2014

Un'idea per rimuovere la spazzatura galattica


Dal 1957, anno di lancio dello Sputnik 1, lo spazio ha cominciato a riempirsi di migliaia di satelliti dagli usi più svariati—dalle telecomunicazioni ai fini militari.  E mentre le modalità di lancio venivano studiate nei minimi dettagli, nessuno si è mai posto il problema di quale sarebbe stato il destino dei satelliti guasti o che semplicemente avevano finito la propria missione. La risposta, nella maggior parte dei casi, è che i satelliti rimangono lassù fino a quando l’attrazione terrestre non li farà schiantare sul pianeta. 

I rischi di avere migliaia di satelliti inattivi in orbita—che spesso si sfaldano trasformandosi in piccole tempeste di rottami alla deriva—sono considerevoli. L’impatto con uno di essi può essere devastante per i satelliti attivi, o per veicoli spaziali di grandi dimensioni come la Stazione Spaziale Internazionale, che ha dovuto attivare un sistema di elusione per non farsi distruggere dalla spazzatura galattica. Accanto ai costi economici, ci sono quelli ambientali e di sicurezza: i satelliti "defunti" che tornano a Terra possono fare danni o contaminare l’ambiente con il loro propellente. 

Per questo un’impresa italiana, la D-Orbit , ha creato un dispositivo per evitare che il problema si perpetui in futuro. Il funzionamento di D-Orbit è semplice: “Si tratta, in sostanza, di un petardo di cinquanta centimetri”, mi ha spiegato al telefono uno dei fondatori dell’azienda, Renato Panesi. “Un motore a razzo alimentato da propellente solido, dotato di un’unità di controllo per manovrarlo, e di un apparato di comunicazione con la Terra”.   

L’idea è che D-Orbit sia montato sul satellite prima del lancio, rimanendo inattivo fino alla fine della missione. A quel punto sarà attivato, i tecnici ne orienteranno la traiettoria per pilotarne la caduta in un luogo sicuro e il razzo si accenderà, riportando il satellite inattivo a Terra.  

In altri casi, quando il satellite è troppo grande e pesante, verrà sparato romanticamente nello spazio profondo, dove vagherà in eterno, inoffensivo. (Off-topic: il pensiero di un enorme cimitero interstellare dei satelliti potrebbe fornire materiale agli scrittori di fantascienza per i prossimi cent’anni). 

Com’è evidente, più che risolvere il problema attuale, D-Orbit mira a scongiurare una crisi futura. “Si calcola che i satelliti spediti in orbita fino a oggi siano 6mila, di cui solo 1100 sono operativi”, ha detto Panesi. “ Se non si agisce ora, la situazione può solo peggiorare, e per ogni nuovo satellite il rischio di collisione aumenterà. Questo comporterà anche costi legali, perché se un satellite alla deriva fa qualche danno, a dover pagare è l’impresa che l’ha lanciato.” 

D-Orbit potrebbe fare il suo debutto già nel 2015, a bordo di un satellite spedito in orbita per fini di ricerca; ma è probabile che in futuro tutti i satelliti ne sfoggeranno uno. 

Il pasticcio dell’affollamento delle orbite, infatti, non è sfuggito alle autorità internazionali. Già alla fine degli anni Novanta, le maggiori agenzie spaziali, riunite nel Comitato Internazionale sui Detriti Spaziali (IADC) avevano stabilito che ogni satellite avrebbe dovuto essere riportato a terra, o comunque “de-orbitato”, dopo 25 anni dal lancio.  Molti degli aderenti al patto se ne sono classicamente infischiati, ma, recentemente, la Francia ha approvato una legge che stabilisce che tutti i satelliti di grandi dimensioni debbano avere un meccanismo di deorbitazione a bordo. Visto il gran numero di satelliti lanciati ogni anno dalla base spaziale della Guyana Francese, questo provvedimento costringerà molte compagnie ad adeguarsi.   

Adesso, la squadra di D-Orbit, capitanata dall’ingegner Luca Rossettini, sta lavorando al passaggio successivo: rimuovere i satelliti che sono già lassù. 

“Siamo in fase di brain-storming per escogitare un sistema di recupero dei satelliti defunti” mi ha detto Panesi. “Per quanto riguarda il recupero delle macerie, invece, è difficile dire se riusciremo a trovare una soluzione in tempi brevi. Sono troppe, troppo piccole, e difficili da localizzare. Alcuni, in passato, avevano pensato di usare delle reti, o delle calamite, ma, al momento, non c’è nessun vero rimedio”.  

1 commento:

  1. MA QUANTE CIALTRONATE!!!!! ...... A RIPETIZIONE!
    Ed ora noi piccoli omuncoli del nuovo millennio dovremmo essere così stupidi da credere che chi lancia o ha lanciato in orbita i satelliti, non aveva i netturbini per ripulire lo spazio?? :-|

    Non sono detriti, dite la verità invece di farvi TUTTI GLI STRAFATTI VOSTRI PER IL MONDO , POTENTI E RICCHI DI QUESTO MONDO.
    Ci sono astronavi in orbita, che voi spacciate per detriti, dopo i video che sono usciti su i vari canali free in internet, dove compaiono luci astronavi e chi più ne ha più ne metta.

    BUGIE..............................E BASTA ORA, .........DAI.

    Vabbè , la dico io la verità, visto che non la dite voi:
    TUTTO L'UNIVERSO E' ABITATO E VIAGGIANO NELLO SPAZIO. LA SPAZZATURA GLI ALIENI NON LA LASCIANO LA', TRANQUILLI. Grazie per la cordiale attenzione.

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