Uno dei più grandi obiettivi degli scienziati è quello di scoprire vite aliene nello spazio. Non solo forme basilari, ma proprio forme di vita intelligenti con cui comunicare. Molti ricercatori hanno provato a cercare una soluzione, finora senza esiti positivi. Un giorno, dicono gli scienziati, sarà possibile comunicare agevolmente anche con le navette interstellari.
Avete mai pensato a come inviare messaggi nello spazio o come parlare, se fosse possibile, con gli extraterrestri? Da sempre astronomi, ricercatori e amatori provano a mandare messaggi agli alieni, cercando di ricevere una risposta, cosa che non è mai accaduta (almeno per ora!). Di recente è stato pubblicato uno studio di David Messerschmitt, dell’Università della California, dal titolo“Design for minimum energy in starship and interstellar communication”, nel quale si descrive la progettazione di un eventuale sistema di comunicazione all’avanguardia per mandare messaggi alle navicelle interstellari o, perché no, a chiunque ci ascolti da lassù.
Messerschmitt ha spiegato che possiamo già comunicare con le sonde che sono una certa distanza dalla Terra (per esempio, Voyager 1 nello spazio interstellare) grazie alle radiofrequenze, e ci sono anche strumenti di comunicazione laser che vengono utilizzati tra la Terra e la Luna. Il ricercatore però sa che a causa delle lunghe distanze che deve percorrere il nostro saluto agli astronauti, le informazioni possono perdersi e perdere anche di intensità. Pensando proprio al compromesso tra una larghezza di banda più ampia e meno bit consegnati al ricevente a causa della scarsa energia, il nuovo progetto utilizzerebbe una larghezza di banda non vincolata e quindi minimizza l’energia erogata.
C’è da dire, inoltre, che noi non conosciamo i sistemi di comunicazione che utilizzano gli extraterrestri (qualora esistessero altre forma di vita intelligente), quindi molti tentativi che negli anni sono stati fatti possono essere andati a vuoto. Comunicare da navicella a navicella non dovrebbe essere ostico, dato che utilizzerebbero metodi di comunicazioni bidirezionali con tecnologie simili. Nello studio, però, l’esperto spiega che le navicelle spaziali delle altre civiltà a noi ancora sconosciute (chissà ancora per quanto!) utilizzano quasi sicuramente tecnologie diverse e sarà più difficile comunicare con loro. Sicuramente gli ostacoli non saranno solo tecnologici, ma anche “diplomatici”, per così dire.
Ci vorrà del tempo per mettere insieme un messaggio adatto da lanciare nello spazio. In entrambi i casi l’energia necessaria sarebbe comunque molta, non tanto per comunicare con le navicelle spaziali, che spesso sono vicine alla Terra, ma quanto per parlare con gli alieni. In questo caso “il costo di antenne e trasmettitori sarebbe considerevole”, ha detto lo studioso, suggerendo che una soluzione sarebbe quella di minimizzare l’energia fornita al ricevitore. Altre civiltà potrebbero aver trovato modi più efficienti per superare questo problema, chissà! Intanto proviamo ancora: c’è qualcuno lassù?
a cura di Eleonora Ferroni
Fonte: http://www.media.inaf.it/2014/02/14/terra-chiama-spazio-di-nuovo/
Messerschmitt ha spiegato che possiamo già comunicare con le sonde che sono una certa distanza dalla Terra (per esempio, Voyager 1 nello spazio interstellare) grazie alle radiofrequenze, e ci sono anche strumenti di comunicazione laser che vengono utilizzati tra la Terra e la Luna. Il ricercatore però sa che a causa delle lunghe distanze che deve percorrere il nostro saluto agli astronauti, le informazioni possono perdersi e perdere anche di intensità. Pensando proprio al compromesso tra una larghezza di banda più ampia e meno bit consegnati al ricevente a causa della scarsa energia, il nuovo progetto utilizzerebbe una larghezza di banda non vincolata e quindi minimizza l’energia erogata.
C’è da dire, inoltre, che noi non conosciamo i sistemi di comunicazione che utilizzano gli extraterrestri (qualora esistessero altre forma di vita intelligente), quindi molti tentativi che negli anni sono stati fatti possono essere andati a vuoto. Comunicare da navicella a navicella non dovrebbe essere ostico, dato che utilizzerebbero metodi di comunicazioni bidirezionali con tecnologie simili. Nello studio, però, l’esperto spiega che le navicelle spaziali delle altre civiltà a noi ancora sconosciute (chissà ancora per quanto!) utilizzano quasi sicuramente tecnologie diverse e sarà più difficile comunicare con loro. Sicuramente gli ostacoli non saranno solo tecnologici, ma anche “diplomatici”, per così dire.
Ci vorrà del tempo per mettere insieme un messaggio adatto da lanciare nello spazio. In entrambi i casi l’energia necessaria sarebbe comunque molta, non tanto per comunicare con le navicelle spaziali, che spesso sono vicine alla Terra, ma quanto per parlare con gli alieni. In questo caso “il costo di antenne e trasmettitori sarebbe considerevole”, ha detto lo studioso, suggerendo che una soluzione sarebbe quella di minimizzare l’energia fornita al ricevitore. Altre civiltà potrebbero aver trovato modi più efficienti per superare questo problema, chissà! Intanto proviamo ancora: c’è qualcuno lassù?
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Fonte: http://www.media.inaf.it/2014/02/14/terra-chiama-spazio-di-nuovo/
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