David Weinberger è uno dei maggiori studiosi dell'impatto della Rete e della network society sulla cultura e la conoscenza. Il Cluetrain Manifesto, di cui Weinberger è stato uno dei firmatari, ha influenzato nel profondo la Internet culture. Nel suo talk al Wired Next Fest, Weinberger ha parlato, seguendo il filo conduttore che lega il suo ultimo libro Too Big To Know, delle caratteristiche che la conoscenza assume nel passaggio dal mondo offline della carta a quello connesso e networked della Rete.
"Tendiamo a collegare la conoscenza ai libri perché siamo stati abituati a dare alla conoscenza la forma dei libri", ha esordito Weinberger parlando alla platea del festival di Wired. Ma i libri, per loro stessa definizione, hanno limiti, sono la produzione di una mente unica e generano conseguentemente una cultura filtrata dalle scelte editoriali degli autori, degli editori e delle elite che essi rappresentano. E una volta pubblicata su carta, la conoscenza non può più essere modificata.
Questo paradigma, secondo David Weinberger, è stato completamente stravolto dall'approdo della Rete che "ha dato alla conoscenza la forma della Rete", donandole anche una forma più vicina alla sua natura. La networked knowledge, trasmessa dalla Rete, è connessa, costruita sui link ed è, a tutti gli effetti, un network. "I link", ha aggiunto Weinberger, "contrariamente alle pagine di un libro, non hanno fine né limiti". Contrariamente ai limiti imposti dalle autorità del mondo della carta, inoltre, la networked knowledge è un "costante disaccordo" ed è fondata su "un dibattito costante" che la rende automaticamente più credibile, proprio perché fallibile. E la conoscenza, attraverso il network, diventa più solida proprio quando riconosce i suoi propri errori. Inoltre, ha concluso Weinberger nel descrivere le caratteristiche della conoscenza in Rete, un'altra novità è il sense of humour, mutuato, ancora una volta dalla cultura della Rete. Secondo Weinberger, questi cambiamenti radicali sono del medium con cui approcciamo la cultura che, come conseguenza di questo mutamento, si è resa più "umana e naturale della conoscenza tradizionalmente intesa".
La visione di Weinberger, però, non è utopica e lo studioso riconosce alcuni problemi che emergono anche in questo scenario per via della natura umana. Nonostante la netta democraticizzazione della conoscenza emersa grazie alla Rete, sarebbe sbagliato pensare che non esistano più, per esempio, concentrazioni di potere e di sapere: "alcuni siti Web hanno un numero enorme di clic, mentre una vasta maggioranza di altri domini ne hanno pochissimi", ha precisato Weinberger. Inoltre, online, la cultura spesso perde il suo contesto originario: basti pensare a un tweet che può essere ritwittato in un altro contesto o da un altro autore, perdendo la sua originale significanza. Inoltre, online, spesso tendiamo a sovrastimare i contenuti o la portata delle notizie. E infine, in Rete, tendiamo a polarizzarci attorno alle opinioni e alle credenze con cui siamo già d'accordo, rifiutando l'incontro con altre posizioni. E siamo conformisti, ha spiegato Weinberger.
Per lo studioso di Harvard, questi limiti della networked knowledge non sono nuovi e nascono ben prima e, come abbiamo visto, fanno parte della natura umana. "Sì, spesso online la conoscenza perde il suo contesto", ha spiegato Weinberger, ma "credere in qualcosa solo per buon senso ha sempre portato a ingiustizie", anche offline. "La Rete, inoltre, non è mai perfettamente equa, ma è meno centralizzata di qualsiasi altro medium abbiamo mai conosciuto" ha puntualizzato Weinberger. E se anche in Rete è presente senza dubbio la tendenza all'esagerazione, non si può certo dire che i giornali di carta non abbiano questa caratteristica. E se si pensa alla polarizzazione delle opinioni, i media tradizionali - il calzantissimo esempio usato da Weinberger è stato Fox News - hanno sempre creato "casse di risonanza di opinioni", molto più che i new media.
Ma questi limiti, in Internet, possono essere aggirati molto più facilmente: se qualche contenuto perde contestualizzazione, possiamo sempre ricostruirlo affinando le ricerche; e se abbiamo online grandi concentrazioni, abbiamo anche la coda lunga dei contenuti; se qualche contenuto viene sopravvalutato, abbiamo strumenti - come Snopes - per fare fact-checking e, infine, se la polarizzazione delle opinioni sono certamente un problema è altrettanto vero che su Internet abbiamo la possibilità di discutere apertamente e in pieno rispetto come mai prima.
"Ci sono problemi che persistono anche quando la tecnologia della conoscenza cambia", ha aggiunto Weinberger, "ma questo avviene perché questi non sono problemi tecnologici, ma umani" per i quali servono soluzioni umane. Per superarli, dobbiamo acettare la nostra responsabilità nei confronti della conoscenza, essere sempre più partecipi e coinvolti e difendere apertamente i fondamenti che la reggono, facendoli sempre più nostri. Fondamentale è riconoscere il "ruolo umano" presente nella conoscenza. Online, possiamo costruire la conoscenza insieme. Online, la conoscenza, nonostante tutti i limiti esposti, "è davvero nostra".
Fonte:
http://wired.it/daily/news/internet/2013/06/01/weinberger-wired-next-fest-53259.html
Sponsor:
La Tisana Buddista
"Tendiamo a collegare la conoscenza ai libri perché siamo stati abituati a dare alla conoscenza la forma dei libri", ha esordito Weinberger parlando alla platea del festival di Wired. Ma i libri, per loro stessa definizione, hanno limiti, sono la produzione di una mente unica e generano conseguentemente una cultura filtrata dalle scelte editoriali degli autori, degli editori e delle elite che essi rappresentano. E una volta pubblicata su carta, la conoscenza non può più essere modificata.
Questo paradigma, secondo David Weinberger, è stato completamente stravolto dall'approdo della Rete che "ha dato alla conoscenza la forma della Rete", donandole anche una forma più vicina alla sua natura. La networked knowledge, trasmessa dalla Rete, è connessa, costruita sui link ed è, a tutti gli effetti, un network. "I link", ha aggiunto Weinberger, "contrariamente alle pagine di un libro, non hanno fine né limiti". Contrariamente ai limiti imposti dalle autorità del mondo della carta, inoltre, la networked knowledge è un "costante disaccordo" ed è fondata su "un dibattito costante" che la rende automaticamente più credibile, proprio perché fallibile. E la conoscenza, attraverso il network, diventa più solida proprio quando riconosce i suoi propri errori. Inoltre, ha concluso Weinberger nel descrivere le caratteristiche della conoscenza in Rete, un'altra novità è il sense of humour, mutuato, ancora una volta dalla cultura della Rete. Secondo Weinberger, questi cambiamenti radicali sono del medium con cui approcciamo la cultura che, come conseguenza di questo mutamento, si è resa più "umana e naturale della conoscenza tradizionalmente intesa".
La visione di Weinberger, però, non è utopica e lo studioso riconosce alcuni problemi che emergono anche in questo scenario per via della natura umana. Nonostante la netta democraticizzazione della conoscenza emersa grazie alla Rete, sarebbe sbagliato pensare che non esistano più, per esempio, concentrazioni di potere e di sapere: "alcuni siti Web hanno un numero enorme di clic, mentre una vasta maggioranza di altri domini ne hanno pochissimi", ha precisato Weinberger. Inoltre, online, la cultura spesso perde il suo contesto originario: basti pensare a un tweet che può essere ritwittato in un altro contesto o da un altro autore, perdendo la sua originale significanza. Inoltre, online, spesso tendiamo a sovrastimare i contenuti o la portata delle notizie. E infine, in Rete, tendiamo a polarizzarci attorno alle opinioni e alle credenze con cui siamo già d'accordo, rifiutando l'incontro con altre posizioni. E siamo conformisti, ha spiegato Weinberger.
Per lo studioso di Harvard, questi limiti della networked knowledge non sono nuovi e nascono ben prima e, come abbiamo visto, fanno parte della natura umana. "Sì, spesso online la conoscenza perde il suo contesto", ha spiegato Weinberger, ma "credere in qualcosa solo per buon senso ha sempre portato a ingiustizie", anche offline. "La Rete, inoltre, non è mai perfettamente equa, ma è meno centralizzata di qualsiasi altro medium abbiamo mai conosciuto" ha puntualizzato Weinberger. E se anche in Rete è presente senza dubbio la tendenza all'esagerazione, non si può certo dire che i giornali di carta non abbiano questa caratteristica. E se si pensa alla polarizzazione delle opinioni, i media tradizionali - il calzantissimo esempio usato da Weinberger è stato Fox News - hanno sempre creato "casse di risonanza di opinioni", molto più che i new media.
Ma questi limiti, in Internet, possono essere aggirati molto più facilmente: se qualche contenuto perde contestualizzazione, possiamo sempre ricostruirlo affinando le ricerche; e se abbiamo online grandi concentrazioni, abbiamo anche la coda lunga dei contenuti; se qualche contenuto viene sopravvalutato, abbiamo strumenti - come Snopes - per fare fact-checking e, infine, se la polarizzazione delle opinioni sono certamente un problema è altrettanto vero che su Internet abbiamo la possibilità di discutere apertamente e in pieno rispetto come mai prima.
"Ci sono problemi che persistono anche quando la tecnologia della conoscenza cambia", ha aggiunto Weinberger, "ma questo avviene perché questi non sono problemi tecnologici, ma umani" per i quali servono soluzioni umane. Per superarli, dobbiamo acettare la nostra responsabilità nei confronti della conoscenza, essere sempre più partecipi e coinvolti e difendere apertamente i fondamenti che la reggono, facendoli sempre più nostri. Fondamentale è riconoscere il "ruolo umano" presente nella conoscenza. Online, possiamo costruire la conoscenza insieme. Online, la conoscenza, nonostante tutti i limiti esposti, "è davvero nostra".
Fonte:
http://wired.it/daily/news/internet/2013/06/01/weinberger-wired-next-fest-53259.html
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Ho perso kg in modo naturale con questa tisana e ora sto meglio con me stessa!
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