giovedì 23 aprile 2009

Il vento solare abbronza gli asteroidi

Un nuovo studio pubblicato su Nature  mostra che la superfice degli asteroidi invecchia più velocemente di quanto si pensasse, in meno di un milione di anni, un batter d'occhio per un asteroide. 

(23 aprile 2009)
Questo studio ha confermato che il vento solare è la causa più probabile di una rapida modificazione degli asteroidi. Il risultato aiuterà gli astronomi ad idenfichicare quado si presenterà la comparsa di un nuovo asteroide per tracciare la sua storia  e di identificare eventuali postumi di un impatto catastrofico con un altro asteroide. 

Gli asteroidi sembrano subire un'abbronzatura molto rapidamente, ha detto l'autore Pierre Vernazza, ma non avviene come per le persone, da una dose eccessiva di radiazioni ultraviolette del Sole, ma dagli effetti del  forte vento. È noto da tempo che le superfici degli asteroidi modificano il loro aspetto con il tempo - gli asteroidi osservati sono molto più rossi dei meteoriti trovati sulla Terra. Ma le cause dei processi reali degli agenti atmosferici spaziali e le scadenze di queste variazioni sono molto controverse. 
Grazie alle osservazioni di diverse famiglie di asteroidi, utilizzando la European Southern Observatory's New Technology Telescope a La Silla e il Very Large Telescope a Paranal, in Cile e con i telescopi in Spagna e nelle Hawaii, la squadra di Vernazza ha  risolto l'enigma.

Quando due asteroidi si scontrano, creano una famiglia di frammenti che modificano le superfici. Gli astronomi hanno scoperto che queste nuove superfici esposte, sono rapidamente modificate e cambiano colore in meno di un milione di anni, un tempo breve rispetto all'età del Sistema Solare. 
La carica delle veloci particelle che si muovono dal vento solare danneggiano la superficie dell'asteroide ad un ritmo incredibile, ha detto Vernazza. A differenza della pelle umana, che è danneggiata dalla sovraesposizione ripetuta alla luce del sole, quelli causati agli degli asteroidi sono, forse un pò sorprendentemente, maggiori nei primi momenti di esposizione della nascita del Sistema Solarehanno quando si è verificata la maggior parte della maturazione di asteroidi.  

Attraverso lo studio di diverse famiglie di asteroidi, il team ha anche dimostrato che la composizione di un asteroide è un fattore importante affinchè la sua superficie pussa diventare rossa. Dopo i primi milioni di anni, la superficie si abbronza molto più lentamente. Il colore dipende più dalla composizione che dall'età. 

Inoltre, le osservazioni mostrano che le collisioni non possono essere il meccanismo principale dell'alta percentuale di parti fresche. Le superfici viste sugli asteroidi vicini alla Terra hanno un aspetto più fresco; le superfici possono essere i risultati degli incontri planetari, in cui la gravità di un pianeta ha scosso l'asteroide, esponendo materiale inalterato. Con questi risultati, gli astronomi saranno ora in grado di capire meglio come la superficie di un asteroide - che è spesso l'unica cosa che possiamo osservare - riflette la sua storia.

adattamento a cura di Arthur McPaul

giovedì 9 aprile 2009

Venere

Da più di 4 anni è in orbita attorno a Venere la sonda dell’ESA Venus Express la quale sta raccogliendo una grande quantità di dati scientifici sul pianeta che vanno dall’iterazione con i venti solari alla dinamica della sua densa atmosfera, dall’iterazione di quest’ultima con la superficie e le caratteristiche stesse della superficie.


Nonostante le grandi differenze tra le atmosfere di Venere e della Terra, gli scienziati hanno scoperto che meccanismi molto simili produrrebbero fulmini sui due pianeti. I tassi di scarico, l'intensità e la distribuzione spaziale dei fulmini sono comparabili, in tal modo gli scienziati sperano di poter capire meglio la chimica, la dinamica e l'evoluzione delle atmosfere dei due pianeti.



Il calore nell'atmosfera di Venere, indotto dal riscaldamento di un forte effetto serra, potrebbe effettivamente avere un effetto di raffreddamento sul pianeta interno. Questa teoria contro-intuitiva si basa sui calcoli di un nuovo modello presentato alla Planetary Science Congress europeo (EPSC) di Roma.




Ambiziosa missione per Venere
Dopo più di 20 anni di abbandono, il pianeta Venere è tornato ad essere tra i progetti di ricerca più ambiziosi della NASA. Una spedizione da sogno prevederebbe l'invio di scienziati che avrebbero a disposizione una flottiglia di esplorazione comprendente un robot di terra, aerei e orbiter spaziale.


La sonda dell'Agenzia spaziale europea, Venus Express, sta aiutando gli scienziati planetari ad indagare sulla possibilità che Venere, possa aver avuto in passato degli oceani. Se così fosse, potrebbe essere stato un pianeta abitabile simile alla Terra.




Proprio mentre il nuovo satellite giapponese per l’esplorazione di Venere, veniva lanciato nello spazio, arrivava una teoria per cercare di spiegare uno dei fenomeni più misteriosi legati a questo pianeta.







La sonda interplanetaria Akatsuki: rotta su Venere
Si chiama Akatsuki la sonda giapponese che andrà a far compagnia alla sonda europea Venus Express, che orbita intorno al “gemello” della Terra già da quattro anni e ha fornito importanti informazioni sul secondo pianeta del Sistema Solare, per esempio sulla sua attività vulcanica.


Una nuova analisi mostrerebbe su Venere, una recente attività vulcanica, che cambia radicalmente la storia geologica del pianeta [Nella foto: Il monte Idunn Mons (a 46 gradi di latitudine sud, 214.5 gradi di longitudine ovest) situato nella Imdr Regio di Venere (Credit: NASA/JPL-Caltech/ESA)]

domenica 5 aprile 2009

Terremoti e vulcanologia terrestre

GIAKARTA  - Migliaia di persone continuano a fuggire oggi dopo che il vulcano Sinabung, sull'isola indonesiana di Sumatra, che si è risvegliato ieri dopo 400 anni di inattività, ha registrato una nuova eruzione.


A Guatemala City si apre un buco enorme
Hanno già fatto il giro del mondo le fotografie della voragine che si è creata a Guatemala City che ha inghiottito un edificio di tre piani senza fortunatamente fare vittime. Secondo il National Geographic, sembra sempre più certo che la natura abbia solo contribuito a un disastro creato da una leggerezza umana.


Il vulcano islandese sta raffreddando l'Europa?
Nonostante in tv, i metereologi di turno continuano a dire che il freddo e la pioggia inconsueta che si sta abbattendo su tutta l'Europa continentale e l'Italia del Centro Nord sia cosa normale, sorge il dubbio che possa essere connessa all'eruzione del vulcano Eyjafjallajokull e alla diffusione delle sue ceneri.


L'Eyjafjallajokull potrebbe cambiare il clima in Europa e causare ancora disagi
La nube del vulcano islandese - spesso battezzato quello dal nome impronunciabile (Eyjafjallajokull) - riporta a terra gli aerei di molti aeroporti per l'oramai noto rischio di danno che potrebbe causare nei motori il suo pulviscolo.



Il Dio del Fuoco Eyjafjallajökull ritorna a ruggire
Ancora caos in Europa - BRUXELLES - Rialza la testa la nube del vulcano islandese dal nome impronunciabile, ma ormai ben conosciuto in tutta Europa: dopo avere vagato ieri lungo i Pirenei e avere proteso la sua ombra fino al Portogallo, a Barcellona, Madrid e Marsiglia, costringendo a terra 5 mila voli, in nottata la nube è arrivata sopra l'Italia. La conseguenza è stata la decisione dell'Enac di chiudere lo spazio aereo del Nord Italia sino alle 14.
 

Il vulcano in Islanda e le possibili ripercussioni sul clima
Il risveglio del potente vulcano islandese, sotto il ghiacciaio Eyjafjallajokull, pone grandi interrogativi sul rischio di effettive influenze sul clima, principalmente legato all'eventuale lunga durata di un'attività eruttiva così forte, su cui non è il momento di creare eccessivi allarmismi.



Nel Tirreno fa paura il Marsili: il più grande vulcano d'Europa
Scoperto negli anni venti del XX secolo e battezzato in onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, questo vulcano sottomarino è stato studiato di recente nell'ambito di progetti strategici del CNR per mezzo di un sistema multibeam e di reti integrate di monitoraggio per osservazioni oceaniche.


L'apocalisse di fuoco, ghiaccio, cenere e fulmini del vulcano Eyjafjallajökli
Un book fotografico che riassume la storia della recente eruzione del vulcano islandese che ha cosparso di ceneri l'Europa intera. Da non perdere!



Eruzione del vulcano islandese
Lo strumento Hyperion a bordo del Nasa Earth Observing-1 (il veicolo spaziale EO-1) mostra questa coppia di immagini dell'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull in Islanda. Nell'immagine a sinistra, creato da lunghezze d'onda visibili, i nuovi depositi di cenere nera sono visibili sul terreno, così come nelle vicinanze del ghiaccio e della neve brillante senza macchia e del vulcano marrone, pennacchio 



Eruzione del vulcano islandese: arrivano anche gli UFO
Questo video è stato prodotto da SKY news e stava commentando l'eruzione del vulcano islandese. il 18 aprile. All'improvviso, nello zoom a lato, appare un UFO "Aurora" V-MODEL, conosciuto dalgi ufologi già da almeno 15 anni e associato a prototipi sperimentali per i voli antigravitazionali e come bombardiere nucleare.


Ma i terremoti stanno davvero aumentando?
Malgrado gli ultimi avvenimenti occorsi in Haiti, Turchia, bassa California e Sumatra, fino all´ultimo di ieri in Cina, o la stessa serie di tremori successivi registrati in Turchia e Cile abbiano richiamato l´attenzione della stampa mondiale e delle persone in generale, a tutt´oggi non esiste qualsiasi prova scientifica che i terremoti stiano aumentando.


Biografia e nuova intervista a Giampaolo Giuliani
Mentre un infinito sciame sismico sembra scatenare periodicamente devastanti terremoti in tutto il mondo, il celebre e contestato ricercatore aquilano Giampaolo Giuliani, parla di cause di tipo astronomico. Di seguito la sua carriera e una recente interivsta.


Terremoto in Cile
Il terremoto in Cile del 2010 è stato un evento sismico verificatosi a largo della costa del Maule in Cile il 27 febbraio 2010 alle ore 3:34 locali, (6:34 UTC) con una magnitudo di 8,8 Mw durato per circa tre minuti . È stato il più forte terremoto che ha colpito il Cile dal 1960 (9,5 Mw, il più forte mai registrato), e il più forte al mondo dal Maremoto dell'Oceano Indiano del 2004.

sabato 4 aprile 2009

LA SUPERNOVA SILENZIOSA

Nell’attivissima galassia M82 nella costellazione dell’Orsa MAggiore, e’ esplosa una supernova, ma fino a ora non se ne era accorto nessuno.


(La galassia M 82 ripresa nell'ottico)

All’interno della galassia e’ stata notata un’anomalia luminosa che di fatto (confrontando le precedenti foto) non c’era. Si tratta di una galassia molto particolare per la produzione esagerata di materiale gassoso e polveri dovuta a stelle di grande massa che vi esplodono. Nell’ottico purtroppo queste caratteristiche a volte non si notano, ma utilizzanto “occhi sensibili” a tutto lo spettro luminoso, si puo’ notare quanto sia turbolenta questa galassia.

(M 82 combinazione di foto Hubble nell'ottico e di WIYN per l'H-alfa (parte viola)

A scovare la supernova nascosta SN 2008 IZ, e’ stato il team  di Brunthaler dell’Istituto Max Palnck che utilizzando strumenti per l’osservazione radio e strumenti per l’interferometria, ha potuto confrontare quelle che erano le immagini di qualche anno fa, con quelle dei giorni nostri, notando così una sorgente luminosa che fino a gennaio/febbraio 2008 non era presente.

 

(La galassia M82 a 12 milioni di AL dalla Terra)

La produzione di onde radio in questo tipo di fenomeni avviene nel momento in cui l’onda d’urto dell’esplosione viene in contantto con il materiale che circonda la stella esplosa. Questo tipo di supernova vengono definite core-collapse e portano alla nascita o di una stella di neutroni o di un buco nero. Sono incredibili le cifre che accompagnano la SN 2008 IZ: dopo soli 4 mesi dall’esplosione il materiale esplulso occupava gia’ un’area grande 650 volte l’orbita della Terra attorno al Sole; si e’ potuto cosi’ stimare la velocita’ raggiunta dal materiale espulsp: si parla del 4% della velocita’ della luce, cioè 40 milioni di km all’ora.

 
(M 81 e M 82 nella costellazione dell'Orsa Maggiore)