domenica 30 dicembre 2012

Berlusconi-Monti: Guerra Massonica Per Il Potere In Italia


La frase con cui l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha infierito contro Monti c'é un complotto contro di me, lascia intendere senza mezzi termini che è in atto l'ennesima guerra tra clan massonici in Italia, per lo spartimento del potere e il controllo della politica nazionale.

La guerra in atto, è iniziata probabilmente quando Monti è stato destinato a traghettatore delle finanze del Paese, poco più di un anno fa. Berlusconi non era adatto a condurre il gioco di repressione fiscale ordinato dai reggenti massonici europei, affiliati alle grande famiglie di massoni facenti capo alla The Goldman Sachs Group, Inc., una delle più grandi banche d'affari del mondo, che si occupa di investimenti bancari e azionari, di risparmio gestito e di altri servizi finanziari, prevalentemente con investitori istituzionali (multinazionali, governi e privati).

Tra i suoi esponenti più illustri figurano il Governatore della Banca centrale europea Mario Draghi e colui che è diventato senza voto alcuno del popolo, l'attuale Presidente del Consiglio italiano Mario Monti.

L'élite finanziaria massonica, dopo aver inscenato la ormai nota crisi dello spread, obbligó alcuni paesi come l'Italia e la Grecia a cambiare leader governativo per poter "curare" il male presente e porre rimedio per il futuro prossimo. In realtà, come ha avuto modo di dire Berlusconi in questi giorni, lo spread rovente, volutamente innalzato da manipolazioni finanziarie internazionali, è stato soltanto una truffa in atto per spingere l'Italia e la Grecia ad attuare una politica fiscale repressiva nei confronti della popolazione. Il prestanome illustre messo a capo dell'Italia, Mario Monti, doveva avere il compito di attuare un annientamento della libertà finanziaria e del potere economico di gran parte della popolazione.
Questa tecnica di controllo, già ampiamente nota e dibattuta in altri articoli precedenti, ha la funzione di rendere la persona schiava del lavoro sottopagato e del sistema macroenomico cui appartiente.

Lo scopo prioritario di questa casta massonica iIluminata è infatti schiavizzare l'individuo al debito, per mezzo della leva fiscale e monetaria.

Quando si parlava di alcune manovre assurde e fantascientifiche che presto sarebbero state attuate dai governi più illustri dell'economia mondiale, gente come me e il padre del cosiddetto complottismo come David Icke, erano considerati dei pazzi complottisti.
Invece, Mario Monti, è riuscito in un batter d'occhio ad applicare alcune limitazioni della libertà economica come già ampiamente previsto. che è il classico esempio, attuata in fase preliminare con la riduzione degli acquisti in contanti non oltre i 1000 euro, fa parte di questo percorso che porterà (ormai credo che mi darete ragione) entro breve all'annullamento totale degli acquisti in contanti e alla sconparsa della cartamoneta. Questo vorrà dire che i soldi non li vedremo più se non quando i nostri creditori vorranno. Stipendi, pensioni, paghe per lavori saltuari o a chiamata, fino a poco fa regolari e spesso "in contanti" a fine prestazione, da qualche mese sono ufficialmente solo un antico ricordo. Ora vengono elargiti solo a termine e con la scusante dei contanti e della crisi, dilazionati a 45-60-90 giorni, facendo gli interessi di chi li dispone e creando un danno di povertà per il povero dipendente (per lo più ragazzi) che li dovranno ricevere.

Ecco che il potere piramidale attuato dall'alto, dai "geni" malati della finanza massonica, fatto legge poi dai prestanome come lo erano ad esempio Berlusconi e poi Monti, ricade sulle nostre tasche privando della libertá a noi cittadini, sempre più poveri e sottomessi alla mercé di questi pazzi Illuminati.

Ma quello che sta accadendo in questi giorni è una vera e propria guerra in atto.
Berlusconi, fu convocato dagli emissari massonici, presumibilmente durante uno dei vertici europei poco prima delle sue dimissioni il 13 novembre del 2011 e gli fu chiesto di mettersi da parte per lasciare il posto a Mario Monti, che avrebbe in cambio attuato i disegni di legge e le famose riforme che lo stesso Berlusconi desiderava, come la riforma della Magistratura, sulla privacy/intercettazioni e il federalismo fiscale, caro anche all'amico alleato Bossi. Gli fu promesso probabilmente che avrebbe ripreso le redini del paese come Presidente Della Repubblica di una Italia come Stato federale entro il 2013/2014 fino al termine del mandato, per poi ritirarsi dalla scena politica.
Tutto ció come ben sappiamo non è avvenuto, la crisi non è stata colmata, ma Monti ha attuato leggi che seppur definite di stabilità e rigore, hanno ridotto ancor più la popolazione italiana alla fame sotto ogni punto di vista.
A far gola ai massoni dell'alta finanza Illuminata sono i risparmi degli italiani, che ammonterebbero secondo varie stime, ancora a diversi miliardi di euro.
Quei soldi devono essere dilapidati, sbloccati, annientati.
Solo una politica come quella attuale puó obbligare le famiglie ad intaccare ed esaurite le proprie riserve monetarie e patrimoniali e ridurci a schiavi. Un'Italia povera fa gola a molti, perché diverebbe luogo a buon mercato una serie di investimenti lucrosi in tutto il Mediterraneo. Gli italiani sono un popolo intelligente e saggio che da solo puó tenere testa con la propria produttività a imperi immensi come quello inglese e americano, ma va tenuto a bada, per non innescare la miccia che porterebbe tutti i Paesi dell'Euro ad uscire.

Arriviamo quindi al dicembre del 2012. Berlusconi, non aveva intenzione di ricandidarsi in attesa di quanto gli era stato promesso. Attendeva sornione la riforma federale del Paese preannunciata dalla recente legge che ha ridotto le provincie italiane. Tuttavia qualcosa è andato storto. Egli si è reso conto di essere stato una semplice pedina di un "complotto" e ha deciso di fare lo sgambetto a colui che doveva essere solo un suo vassallo.
Berlusconi deve aver dimenticato la gerarchia del potere. Monti non solo non è un suo vassallo ma è uno dei più potenti prestanome al mondo, il cui potere puó essere paragonato a quello della Merkel o addirittura dei Bush. Monti è membro della Trilateral Commission, un'organizzazione non governativa fondata da David Rockefeller, capace di controllare le finanze del mondo intero. Ma egli non é soltanto membro onorario, è anche Presidente Europeo di tale organizzazione e il suo potere massonico è smisuratamente grande, tanto da rendere Berlusconi a confronto, piccolo e insignificante.

Lo sgambetto di sfiducia fatto dal Cavaliere a Monti ha inscenato una crisi di Governo anticipata, creando scompiglio dell'Ordine massonico cui fa da prestanome lo stesso Monti. E' evidente dalle reazioni scomposte post crisi.

Dapprima Monti aveva dichiarato di non candidarsi, forte del supporto di altri eventuali prestanomi che evidentementi sono venuti a mancare, poi ha annunciato di chiedere a vari gruppi politici di promuoverlo nuovamente per un secondo governo tecnico "per il bene del Paese", ma di fronte alla sfrontatezza di Berlusconi, irato e pronto "a parlare" a viso aperto del complotto, ha deciso di candidarsi apertamente come uomo politico per tornare a guidare il paese. A suo favore si è dichiarato persino la Santa Sede, che probabilmente è legata alla stessa famiglia massonica della Goldman Sachs.

Berlusconi è ovvio che andrà adesso contro tutto e tutti. Egli è un massone atipico. Imprenditore di classe e abile diplomatico mediatico è affetto da un grande patriottismo e ama l'Italia, scimmiottando probabilmente in cuor suo le gesta del Duce. A differenza del normale politico o del dittatore autarchico, egli tratta l'Italia non come la propria patria natale cui combattere, ma come il miglior gioiello da vendere sul banco dei suoi prodotti. Se egli avesse i pieni poteri da dittatore dispotico, probabilmente avrebbe reso in breve tempo l'Italia uno dei Paesi più moderni e ricchi del mondo, con infrastrutture all'avanguardia e una burocrazia snella e un'economia vivace. Avrebbe di sicuro sperperato miliardi di euro se avesse potuto stampare moneta e avremmo il suo nome stampato oltre che sulla Lira, anche sulla carta igienica. Saremmo tornati indietro di un secolo ma avremmo accumulato assieme ad un debito pubblico assurdo e ad un'inflazione galoppante, capitali e ricchezze da capogiro. La fantapolitica non avrebbe limite all'immaginazione se non ci fosse stato l'Euro.

Con la politica di schiavitù monetaria dettata dalla Comunità Europea invece e la lentezza burocratica dell'Italia, anche un imprenditore megalomane come Berlusconi, ha dovuto e potuto fare poche cose nel suo "ventennio" di governo rispetto alle sue intenzioni.
Qualche anno or sono, parlando della crisi della FIAT disse che se avesse potuto gestirla da imprenditore, l'avrebbe risanata in pochissimo tempo e probabilmente l'avrebbe resa un'impresa fiore all'occhiello dell'Italia e vedendo come va il suo impero personale, c'era da credergli.

Di certo seppur anch'egli prestanome di potenti famiglie massoniche fino alla diaspora con Fini, ha in un certo senso limitato i danni alla nostra libertà imposti dall'Europa degli Illuminati, da tempo in programma anche per il nostro Paese.

La sua caduta ha aperto le porte al cinismo spietato della massoneria finanziaria e alla riduzione in schiavitù del potere economico degli italiani.

Quale sarà il futuro?
Analizzando la questione secondo il celebre motto di Icke Problema-Reazione-Soluzione e con una visione della politica esatta e priva di fronzoli partitici e ideologici, è possibile prevedere chiaramente quello che sarà il futuro in tre possibili scenari.
Essendo in "democrazia" e non più in regimi totalitari come prima della Seconda guerra mondiale, la battaglia si combatterà nei termini dettati dai voti degli italiani che daranno ai vari canditati.
Questa volta come non mai, il futuro è nelle nostre mani, anche se, quasi in ogni caso, il potere finirà nelle mani di qualche famiglia massonica.
Si scontrano tre grossi schieramenti.
1 Quello dell'alta finanza capeggiata dalla Goldman Sachs che rivedrà Mario Monti candidato premier. Lui giustificherà il suo mandato come portavoce del "risanamento", della lotta allo spread, dei sacrifici per il bene del Paese e prometterà già entro giugno nuova occupazione e una prima forte ripresa economica. Cose ovviamente false che con l'attuale situazione finanziaria dell'Europa e in particolare dell'Italia non sono nemmeno lontanamente realizzabili. Monti cercherà di raccogliere a se i moderati di centro, i cattolici e la gente comune, coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato da difendere, proprietà, capitali e tutti gli statali e la gente speranzosa, ingenua e fiduciosa, ignara persino dell'esistenza della massoneria, cioé la stragrande maggioranza degli elettori.

2 Berlusconi, rientrato alla ribalta dove aver tolto la maggioranza e la fifucia a Monti, irato e preso in giro, non tratterrà a se più le parole per far capire agli elettori che ha probabilmente subito una conguira a suo discapito per essere politicamente eliminato e da quanto ha affermato, se eletto, aprirà un'inchiesta parlamentare sul golpe bianco subito a novembre 2011.
Per far colpo sull'elettorato prometterà durante questa breve campagna elettorale l'eliminazione di tutte le leggi salva stato impopolari fatte dal governo Monti, in primis l'odiata IMU, la tassa sulla prima casa di proprietà, ridurrà nuovamente l'IVA. Ma cercherà di recupare fondi tagliando servizi ed eliminando sprechi dai servizi pubblici. Inoltre di sicuro cercherà l'appoggio dei vecchi alleati della Lega ed è a mio avviso ipotizzabile che cercherà un dialogo con la striminzita minoranza dei massoni aristocratici e post fascisti capeggiati da Fini, che potrebbero rivedere i loro turbati rapporti col Cavaliere. A questo punto chiederà l'appoggio di alcune loggie cattoliche come Comunione e Liberazione a lui vicine, per accaparrarsi i voti dei cattolici d'élite, sperando che la loro adesione convinca anche i cattolici su larga scala. Berlusconi farà un restyle della sua immagine, riproponendo tutte le cose buone dai suoi precedenti governi e prometterà di abbassare le tasse sia ai privati che alle imprese, non ultima potrebbe promettere come già accennato anche la riduzione dell'IVA e le accise sui carburanti. E' passato inerme a quasi un ventennio di battaglie e per Monti sarà dura, nonostante la sua immagine è stata gettata nel fango anche a causa di scandali sentimentali, probabilmete costruiti e gonfiati ad arte dai servizi segreti di logge non governative.

3 In queste elezioni ci sono potenti outsider, che in ogni caso entreranno in Parlamento. Si parte dal Partito Democratico di Bersani e si arriva al Movimento 5 Stelle di Grillo, che ormai sta raccogliendo ovunque consensi con una politica alternativa e giovanile, capace quasi di dire la verità sulle nefandezze dei grandi gruppi ombra, mancando peró di convincere, più che altro per una errata e striminziata utilizzazione dei mass media. Grillo non ama le televisioni e questo nuocerà al suo movimento per colpire nel cuore la stragrande maggioranza degli italiani che non seguono internet, non vanno nelle piazze e che passano le serate a guardare la tv e i dibattiti politici nei talks show. A mio avviso, il Movimento Cinque Stelle è quello più puro da un punto di vista massonico ed ideologico, anche se non mancherà di far gola a gente senza scrupoli.

Berlusconi vincerà nuovamente le elezioni di febbraio ma con una maggioranza striminzita, perché gli italiani da sempre seguono il "partito della pagnotta", ovvero coloro che promettono meno tasse e più ricchezza, stanchi di pagare IMU, IVA, tasse regionali e continui rialzi dei prezzi.

Tuttavia il Sole non è così che tornerà a splendere sul Bel Paese, o almeno fino a quando tutti capiremo come alcuni pazzi Illuminati ci tengono sotto scacco.

A cura di Arthur McPaul

sabato 29 dicembre 2012

Rocce Argillose Molto Più Comuni Su Marte


Un nuovo studio indica che i minerali argillosi, le rocce che si formano quando l'acqua è presente per lunghi periodi di tempo, coprono una porzione di Marte maggiore di quanto si pensasse.
Lo studio è stato pubblicato online l'edizione di Geophysical Research Letters.


Il progetto, che è stato condotto da Eldar Noe Dobrea del Planetary Science Institute, ha individuato i minerali argillosi con un analisi spettroscopica dal Mars Reconnaissance Orbiter. La ricerca mostra che le argille sono presenti anche nella pianura Meridiani che Opportunity percorse verso la sua attuale posizione.
"Non è una sorpresa che Opportunity non ha trovato argille, mentre esplorava", ha detto Wray, membro di facoltà presso la Scuola di Scienze della Terra e atmosferica. "Non sapevamo che esistessero su Marte prima che arrivasse il rover. Opportunity non ha gli stessi strumenti che si sono rivelati così efficaci per la rilevazione di argille dall'orbita".
Le tracce di argilla vicino al cratere Eagle sono molto deboli, soprattutto rispetto a quelle lungo il bordo del cratere Endeavour e dentro. Wray ritiene che le argille avrebbero potuto essere più abbondanti in passato, ma la storia vulcanica di Marte ha eliminato parte di esse.

"E' stato anche sorprendente trovare la presenza di argilla nel terreno geologicamente più giovane dei solfati", ha detto Dobrea. Le attuali teorie della storia geologica di Marte suggeriscono che le argille, un prodotto derivante dall'alterazione acquosa, si fosse in realtà formato nella fase iniziale, quando le acque del pianeta erano più alcaline.

Quando l'acqua si acidificó a causa di vulcanesimo, la mineralogia fu alterata divenendo solfato. "Questo ci costringe a ripensare circa le nostre ipotesi correnti della storia dell'acqua su Marte", ha aggiunto.

Anche se Opportunity ha raggiunto un'area che si ritiene ricca di depositi argillosi, le probabilità di rilevarle sono ancora negative. Opportunity avrebbe dovuto sopravvivere per soli tre mesi ma è ancora operativo dopo nove anni, ma i due strumenti mineralogici non funzionano più.
Invece, Opportunity deve scattare foto di rocce con la sua macchina fotografica panoramica e analizzare gli obiettivi con uno spettrometro per cercare di determinare la composizione degli strati di roccia.

"Fino ad ora, siamo solo stati in grado di identificare le aree dei depositi di argilla dall'orbita", ha detto Wray. "Se Opportunity riuscisse a trovare un campione e ci desse uno sguardo più attento, dovremmo essere in grado di determinare come si formó la roccia, ad esempio in un profondo lago, uno stagno poco profondo o un sistema vulcanico".
Per quanto riguarda l'altro rover sul lato opposto di Marte, gli strumenti di Curiosity sono meglio attrezzati per la ricerca di segni di condizioni passate o attuali per la vita abitabile, grazie anche ad Opportunity. Wray è un membro del team scientifico di Curiosity.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121220144201.htm

domenica 23 dicembre 2012

Una Stella Spazza Via Onde Shock Di Polvere


Come una nave che solca acque tranquille, la stella gigante Zeta Ophiuchi è in eccesso di velocità attraverso lo spazio, aprendo onde nella polvere che incontra di fronte. Il telescopio della NASA Spitzer Space Telescope ha catturato un drammatico ritratto a infrarossi di queste onde luminose, noto anche come arco shock.

Gli astronomi ipotizzano che questa stella era una volta vicino ad una stella compagna più massiccia, ma quando quella stella esplose, Zeta Ophiuchi fu spazzata via.
Zeta Ophiuchi, che è 20 volte più massiccia e 80.000 volte più luminosa del nostro Sole, è sfuggita via a circa 54 mila miglia all'ora (24 chilometri al secondo).
In questa prospettiva, la luce a infrarossi che non possiamo vedere con i nostri occhi è stata assegnata a colori visibili. Zeta Ophiuchi appare come la stella luminosa blu nel centro. La polvere, che appare verde, è spostata dai feroci venti stellari che spingono il materiale in onde.
Quando le onde sono più compresse e calde, appaiono di colore rosso. Questo arco shock è analogo alle increspature che precedono la prua di una nave che si muove attraverso l'acqua, o il pile-up di aria prima di un aereo supersonico, che si traduce in un boom sonico.

Il NASA Wide-field Infrared Survey Explorer, o WISE, ha pubblicato un quadro simile dello stesso oggetto nel 2011. WISE ha ripreso la luce a infrarossi cone Spitzer ma WISE è stato soltanto un sondaggio progettato per scattare istantanee di tutto il cielo.
Spitzer, invece, osserva meno porzioni di cielo ma più in dettaglio. L'immagine di WISE può essere vista qui: http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2011-026.

Per ulteriori informazioni su Spitzer, visitare i siti: http://spitzer.caltech.edu e http://www.nasa.gov/spitzer.

Foto d'apertura
Foto di Spitzer dell'arco shock di Zeta Ophiuchi (Credit: NASA/JPL-Caltech)

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121218153330.htm

sabato 22 dicembre 2012

Anche La Vicina Stella Tau Ceti Ospita Pianeti


Un team internazionale di astronomi guidato dall'Università di Hertfordshire ha scoperto che Tau Ceti, una delle stelle più vicine e più simile al Sole, potrebbe ospitare cinque pianeti, di cui uno orbitante nella zona abitabile.

Distante dodici anni luce e visibile ad occhio nudo nel cielo serale, Tau Ceti è la stella singola più vicina che ha la stessa classificazione spettrale del Sole. I suoi cinque pianeti si stima che abbiano masse da due a sei volte quelle della Terra, diventando così il sistema planetario di massa più bassa mai rilevato. Uno dei pianeti si trova nella zona abitabile della stella e ha una massa di circa cinque volte quella della Terra, diventando così il più piccolo pianeta trovato in orbita nella zona abitabile di una stella simile al Sole.

Il team internazionale di astronomi provenienti dal Regno Unito, dal Cile, dagli Stati Uniti e dall'Australia, hanno elaborato i dati provenienti da più di sei mila osservazioni da tre diversi strumenti.

Utilizzando nuove tecniche, il team ha trovato un metodo per rilevare i segnali di pianeti con metà delle dimensioni precedentemente possibili. Questo migliora notevolmente la sensibilità di ricerca dei piccoli pianeti e suggerisce che Tau Ceti non è una stella solitaria, ma ha un sistema planetario.

Mikko Tuomi, presso l'Università di Hertfordshire e il primo autore dello studio, ha detto:"Abbiamo sperimentato nuove tecniche di modellazione dei dati con l'aggiunta di segnali artificiali ai dati e prova il nostro recupero dei segnali con una varietà di approcci diversi.
Questo ha notevolmente migliorato le nostra tecniche di modellazione del rumore e ha aumentato la nostra capacità di trovare pianeti di piccola massa".

"Abbiamo scelto Tau Ceti per questo studio di modellazione del rumore perché avevamo pensato che non contesse nessun segnale e perché è così luminosa e simile al nostro Sole che rappresenta un sistema di riferimento ideale per testare i nostri metodi al fine di individuare pianeti di piccole dimensioni", ha commentato Hugh Jones presso l'Università di Hertfordshire.

James Jenkins, presso l'Universidad de Chile e Visiting Fellow presso l'Università di Hertfordshire, ha spiegato: "Tau Ceti è uno dei nostri vicini cosmici più luminosi e possiamo essere in grado di studiare le atmosfere di questi pianeti in un futuro non troppo lontano.
I sistemi scoperti attorno a stelle vicine al nostro Sole indicano che questi sistemi sono comuni nella nostra galassia".

Al momento, sono stati scoperto ben oltre 800 pianeti in orbita altri mondi, ma quelli attorno a stelle simili al Sole sono particolarmente preziosi. Steve Vogt presso la University of California, Santa Cruz ha detto: "Questa scoperta è in linea con la nostra visione emergente che praticamente ogni stella ha pianeti e che la galassia deve avere molti di questi potenzialmente abitabili delle dimensioni della Terra, anche nella porta accanto. Ora stiamo cominciando a capire che la natura sembra preferire sistemi con tipologie varie di pianeti con orbite di meno di cento giorni. Questo è molto diverso dal nostro Sistema Solare dove non c'è nulla con un'orbita interna a quella di Mercurio. Quindi il nostro Sistema Solare è molto particolare.
Ma dobbiamo continuare a cercare mondi potenzialmente abitabili come il nostro", ha sottolineato Chris Tinney presso l'Università del New South Wales.

Foto d'apertura
Rappresentazione artistica el sistema Tau Ceti. (Credit: J. Pinfield for the RoPACS network at the University of Hertfordshire, 2012)

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121219084102.htm

venerdì 21 dicembre 2012

Un'Esplosione di Supernova Alle Origini Del Sistema Solare


Un nuovo studio pubblicato da ricercatori dell'Università di Chicago rivoluziona la teoria sulla nascota del nostro Sistema Solare.

In questo studio, pubblicato online il mese scorso in Earth and Planetary Science Letters, gli autori Haolan Tang e Nicolas Dauphas hanno trovato l'isotopo radioattivo di Ferro 60 (il segno rivelatore di una stella esplosa) in abbondanza e ben miscelata nel materiale Sistema Solare.

I cosmochimici, cercano i resti di esplosioni stellari nei meteoriti per aiutare a determinare le condizioni esistenti quando si formó il Sistema Solare.
Alcuni resti sono isotopi radioattivi: gli atomi instabili altamente energetici che decadono nel corso del tempo.
Gli scienziati negli ultimi dieci anni hanno trovato elevate quantità di isotopi radioattivi di Ferro 60 nei primi materiali del Sistema Solare. "Se vi era abbondanza di Ferro 60 nel Sistema Solare, è la prova della presenza di una supernova", ha detto Dauphas, professore di scienze geofisiche.

Il Ferro 60 non può che provenire che da una supernova secondo gli scienziati che hanno cercato di spiegare questa apparente abbondanza.
L'esplosione di una supernova si verificó nei pressi del Sistema Solare, diffondendo l'isotopo nel materiale che lo costituì.

Ma i risultati di Tang e Dauphas erano diversi dal lavoro precedenti: I ricercatori hanno scoperto che i livelli di Ferro 60 erano uniformi e bassi nei primi mesi della formazione. Sono arrivati ​​a queste conclusioni analizzando i campioni di meteoriti.

Per misurare l'abbondanza di Ferro 60, hanno osservato gli stessi materiali su cui i ricercatori avevano precedentemente lavorato, ma hanno utilizzato un approccio diverso e più preciso.

I metodi precedenti avevano tenuto i campioni di meteoriti intatti senza rimuovere del tutto le impurità, portando a maggiori errori di misura. Tang e Dauphas tuttavia, hanno rimosso a fondo le impurità.

Questo processo ha infine prodotto i risultati con errori molto più piccoli. "Haolan ha dedicato cinque anni di duro lavoro per raggiungere queste conclusioni. Siamo stati molto attenti a raggiungere un esito che possa essere accettato con certezza", ha detto Dauphas.

Per far fronte alla presenza del Ferro 60, Tang e Dauphas hanno osservato un altro isotopo del ferro, il Ferro 58.
Le supernove producono entrambi gli isotopi dai processi stessi, quindi erano in grado di rintracciare la distribuzione di ferro 60 misurando la distribuzione di ferro 58.
"I due isotopi si comportano come due gemelli inseparabili: una volta sapevamo dov'era presente il Ferro 58 e sapevamo che il Ferro 60 non poteva essere molto lontano", ha spiegato Dauphas.

Hanno trovato una piccola variazione di ferro 58 nelle loro misurazioni di vari campioni di meteoriti, che hanno confermato la loro conclusione che il ferro 60 è stato distribuito in modo uniforme. Per spiegare i loro risultati senza precedenti, Tang e Dauphas suggeriscono che i bassi livelli di Ferro 60, probabilmente provenivano dal suo accumulo a lungo termine nel mezzo interstellare dalle ceneri di innumerevoli stelle, invece che da un evento catastrofico di una vicina supernova.

Se questo fosse vero, Dauphas ha detto che non "c'è bisogno di invocare una stella vicina per giustificarne la presenza di Ferro 60".
Tuttavia è più difficile spiegare l'abbondanza di alluminio 26, che comporta la presenza di una stella vicina.
Invece di spiegare questa abbondanza di supernova, Tang e Dauphas propongono che una stella massiccia (forse più di 20 volte la massa del Sole) perde i suoi strati gassosi esterni attraverso i venti, diffondendo l'alluminio 26 e contaminando il materiale che avrebbe poi formano il Sistema Solare, mentre il Ferro 60 è rimasto chiuso dentro l'interno della stella massiccia. Se il Sistema Solare si è realmente formato da questo materiale, questo scenario alternativo spiegherebbe le abbondanze di entrambi gli isotopi.

"In futuro, questo studio dovrà essere considerato quando i teorici ricostruiranno la storia sulle origini del Sistema Solare e sulla sua formazione", ha detto Tang.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121217091017.htm

sabato 15 dicembre 2012

Cassini Riprende Il Grande Vortice A Nord Di Saturno


Questo stupefacente vortice può apparire come un uragano terrestre, ma in realtà è qualcosa di molto, molto più grande: è un enorme ciclone che si sta agitando sopra il polo nord di Saturno, catturato in una immagine grezza dalla sonda Cassini della NASA il 27 novembre 2012.

La sua rapida rotazione e la mancanza di qualsiasi superficie solida su Saturno ha alcune delle più elevate velocità del vento nel Sistema Solare, che soffia a oltre 500 metri al secondo (1.100 chilometri all'ora) in direzione est, attorno al suo equatore. Alle alte latitudini i venti a volte si spostano in varie direzioni, creando tempeste a spirale dalle cesoie potenti.

Ai poli questi vortici si fondono grazie all'energia eolica in vasti vortici con delle filature cerchiate che sfornano le nubi, e il loro centro si immerge in profondità nell'atmosfera di Saturno.

Grazie alla sonda Cassinidella NASA in orbita sopra i poli di Saturno, possiamo ancora una volta ottenere una buona occhiata a queste caratteristiche dinamiche e affascinanti, aiutando gli scienziati a capire meglio i cambiamenti stagionali sul pianeta degli anelli.

Immagine:
NASA / JPL / Space Science Institute.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://news.discovery.com/space/big-pic-cassini-saturn-storm-121128.html

Sonda Cinese Incontra Toutatis


L'orbiter lunare cinese Chang'e 2 ha completato il suo passaggio ravvicinato con l'asteroide Toutatis, cinque chilometri di roccia spaziale che recentemente ha avuto un incontro ravvicinato con la Terra.

La sonda, che ha completato la sua prima missione di mappatura della Luna nel 2011, era stata spostata nel giugno 2011 per raggiungere il punto langrangiano Terra-Sole L2, una regione di stabilità gravitazionale, a circa 1,5 milioni di chilometri di distanza in direzione opposta il Sole.

Questa missione è stata estesa per il flyby del 13 dicembre con l'asteroide 4179 Toutatis dopo che è stato ordinato di lasciare il punto L2 all'inizio di quest'anno.

Secondo l'agenzia spaziale cinese Xinhua News Agency, la sonda ha avuto un incontro ravvicinato di soli 3,2 chilometri con l'asteroide a forma di patata, viaggiando ad una velocità di 10,73 km al secondo rispetto all'asteroide. La serie di immagini qui sopra ritraggono l'asteroide quando la sonda era tra i 93 e i 240 chilometri di distanza.

"Fonti della Xinhua hanno riferito che Chang'e-2 sta continuando il suo viaggio in profondità nello spazio e raggiungerà una distanza di oltre 10 milioni di km di distanza dalla Terra nel mese di gennaio del prossimo anno", dice il rapporto.

L'Agenzia spaziale cinese è la quarta ad aver avuto un randez-vuos con un asteroide dopo la NASA, l'ESA e JAXA.




Immagine In Alto
Il più vicino fly-by è avvenuto alle 08:30:09 UTC del 13 dicembre, ad un'altitudine di soli 3,2 km e ad una velocità relativa di 10,73 km / s. Le foto sono state scattate con la fotocamera CCD a bordo della sonda cinese Chang'e 2.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://news.discovery.com/space/chinese-moon-probe-buzzes-asteroid-121214.html

Curiosity Puó Essere Indiviaduto Da Un'Eclisse Di Phobos


Le osservazioni del rover Curiosity della NASA continuano a sorprendere. Questa volta è stata ripresa la piccola luna Phobos che attraversa il Sole, aiutandoci a capire la posizione esatta del rover stesso.

La posizione esatta di Curiosity sulla superficie di Marte è determinata sulla base dei dati trasmessi dalle sue antenne e dalle sonde spaziali attorno a Marte. E' molto improbabile che se questi sistemi fallissero, ci sarebbe un'alternativa per determinare la posizione del rover.

"Osservando le eclissi ci offrono un metodo indipendente per determinare le coordinate di Curiosity", spiega Gonzalo Barderas, ricercatore presso l'Università Complutense di Madrid (UCM) e coautore dello studio.
Per questo metodo il robot deve avere una macchina fotografica o un sensore in grado di inviare dati relativi ad un eclisse. "Potrebbe rivelarsi particolarmente utile quando non vi è alcuna comunicazione diretta con la Terra che permette di stimare la sua posizione mediante datazione radiometrica o immagini fornite da un orbiter," delinea il ricercatore.

L'obiettivo iniziale del gruppo era quello di creare uno strumento matematico per predire le eclissi di Phobos dalla superficie di Marte. Ma il loro metodo si è anche dimostrato utile nel localizzare l'esatta posizione di un veicolo spaziale, che sono anche in grado di osservare le eclissi da lì. I dettagli sono stati pubblicati nel Monthly Notices della Royal Astronomical Society journal.

Il modello ha previsto le eclissi parziali che hanno avuto luogo il 13 e il 17 settembre. La fotocamera MastCam di Curiosity l'ha catturata senza problemi. Lo strumento spagnolo REMS, ossia la stazione ambientale del veicolo, ha anche rilevato una riduzione della radiazione solare ultravioletta durante le eclissi del 5% nel primo caso.

Le simulazioni iniziali e le immagini finali reali hanno coinciso con una precisione di un secondo. Al fine di rendere i loro calcoli, gli scienziati hanno considerato l'area iniziale di atterraggio previsto per Curiosity: un'ellisse di 7 x 20 km2.
Inoltre, con soli due minuti di osservazioni e con gli orari di inizio e di fine di Phobos a contatto con il Sole, l'errore può essere ridotto nelle coordinate del rover da un ordine di grandezza di chilometri ad uno di metri.

Secondo il modello, le eclissi successive della luna marziana si svolgeranno tra il 13 e il 20 agosto del 2013 e tra il 3 e l'8 agosto del 2014. Curiosity avrà la possibilità di osservare nuovamente le eclissi e gli scienziati spagnoli saranno in grado di confermare la validità del loro strumento.

"In ogni caso, questo metodo può essere applicato ad altre sonde spaziali operanti sulla superficie di Marte che hanno la capacità di fare osservazioni ottiche o che hanno strumenti che misurano la radiazione solare," delinea Luis Vázquez, uno degli autori.
In effetti, sotto la direzione scientifica di Vázquez, questo studio fa parte di un progetto alla missione MetNet, congiunta tra spagna e finlandia e russa per distribuire piccole stazioni meteorologiche su tutto Marte.

Il progetto si chiama Strumentazione Ambientale su Marte per le terra e l'atmosfera (MEIGA). Il suo scopo è quello di mettere diversi sensori sul pianeta rosso, compresi quelli riguardanti le radiazioni solari in grado di rilevare le eclissi.

mmagine In Alto
Phobos in Eclisse visto da Marte (Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121213111732.htm

venerdì 14 dicembre 2012

Scoperto Un Fiume Nilo In Miniatura Su Titano


Gli scienziati della missione Cassini della NASA hanno individuato quello che sembra essere il Nilo in miniatura: una valle fluviale su Titano che si estende per più di 200 miglia (400 chilometri) dalle sue "sorgenti" fino ad un grande mare. E' la prima volta che le immagini hanno rivelato un sistema fluviale così vasto e in alta risoluzione su un altro corpo celeste.

Gli scienziati deducono che il fiume, che è situato nella regione polare a nord di Titano, è composto da idrocarburi liquidi poiché appare scuro in tutta la sua lunghezza nella immagine ad alta risoluzione radar, indicante una superficie liscia.

"Anche se ci sono alcuni brevi, locali meandri, la rettilineità relativa della valle del fiume suggerisce che segua la traccia, similmente ad altri grandi fiumi in esecuzione nel margine meridionale di questo stesso mare di Titano", ha detto Jani Radebaugh, uno scienziato del team di Cassini alla Brigham Young University, Provo, Utah. "Tali difetti, fratture nella roccia di Titano, non possono implicare una tettonica delle placche, come sulla Terra, ma portano all'apertura dei bacini e forse, alla formazione dei mari giganti".
La nuova immagine è disponibile online all'indirizzo: http://www.nasa.gov/mission_pages/cassini/multimedia/pia16197.html.

Titano è l'unico altro mondo noto che ha dei liquidi stabili sulla sua superficie. Mentre il ciclo idrologico della Terra si basa sull'acqua, il ciclo equivalente di Titano e alimentato dagli idrocarburi liquidi quali l'etano e il metano. Nelle regioni equatoriali di Titano, le immagini di Cassini nella luce visibile delle telecamere alla fine del 2010 hanno rivelato che oscuravano le regioni a causa di recenti piogge. La mappaputa con lo spettrometro ad infrarossi e in luce visibile della sonda Cassini hanno confermato la presenza di etano liquido in un lago in nell'emisfero sud di Titano noto come l'Ontario Lacus nel 2008.

"Titano è l'unico posto che abbiamo trovato oltre la Terra che abbia un liquido in continuo movimento sulla sua superficie", ha affermato Steve Wall.
"Questa immagine ci dà, un'istantanea di un mondo in movimento con la pioggia che cade e fiumi che scorrono verso laghi e mari, dove l'evaporazione fa ricominciare il ciclo da capo come sulla Terra fa acqua.
Su Titano, è il metano".

L'immagine radar in alto è stata scattata il 26 settembre del 2012 (credito NASA/ESA).
Essa mostra la regione polare a nord di Titano, dove la valle del fiume sfocia nel Mare Kraken, un mare che è, in termini di dimensioni, a metà tra il Mar Caspio e il Mar Mediterraneo, sulla Terra. Il fiume Nilo vero e proprio si estende circa 4.100 miglia (6.700 km).
Ora possiamo dire che anche Titano ha il suo Nilo ma di metano liquido.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121212164028.htm

mercoledì 12 dicembre 2012

Curiosity Si Prepara A Trapanare Una Roccia


Il rover Curiosity è in prossimità di una zona chiamata "Yellowknife Bay", dove ricercatori intendono scegliere per la prima volta, una roccia da forare.

Curiosity dopo aver lasciato il promontorio chiamato "Lake Point" e aver percorso circa 600 metri dal punto di arrivo, il mese scorso, è giunto nei pressi di un sperone chiamato "Shaler", in cui è stato utilizzata la ChemCam e la Mastcam, per valutare la composizione della roccia e osservarne la sua stratificazione.

Prima della partenza da Lake Point, un quarto campione di sabbia polverosa che il rover aveva con sé dal "Rocknest" è stato analizzato dallo strumento SAM.

Curiosity, a causa di divergenze di calcolo sul percorso è stato poi per precauzione fermato lunedì scorso: "Il rover sta attraversando un terreno diverso da quello percorso in precedenza e sta rispondendo in modo diverso a tali variazioni", ha dichiarato Rick Welch, responsabile della missione per la NASA. "Stiamo facendo progressi, anche se siamo ancora in fase di apprendimento, andando un pó più lentamente su questo terreno di quanto possibile".

Curiosity si sta avvicinando alla Yellowknife Bay. Il team di scienziati e tecnici del rover stanno verificando con attenzione per un modo sicuro verso per farlo scendere. Yellowknife Bay è la destinazione temporanea per il primo utilizzo del trapano di perforazione della roccia prima che venga diretto sul Monte Sharp, meta della destinazione dell'intera missione.

Foto In Alto
Roccia stratificata nell'Area 'Glenelg': Curiosity ha usato la sua fotocamera Mastcam durante la missione del 120° giorno marziano, o sol (7 dicembre 2012), per registrare questo punto di vista di un affioramento roccioso stratificato informalmente denominato "Shaler." (Credit: NASA / JPL-Caltech / MSSS)

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121211185550.htm

lunedì 10 dicembre 2012

Nuove Scoperte E Ipotesi per Titano


Gli scienziati hanno a lungo sospettato che un vasto oceano di acqua allo stato liquido fosse presente sotto la crosta di Titano, la più grande luna di Saturno. Una nuova analisi suggerisce che il calore generato internamente dipende dalle interazioni con Saturno e le sue lune ed è capace di mantenere l'oceano sommerso liquido.

Una nuova analisi dei dati topografici e della gravità di Titano, indicherebbe che la crosta ghiacciata esterna di Titano è due volte più spessa di come è stata generalmente ipotizzata. Il nuovo studio suggerisce che il calore generato internamente che mantiene quel mare liquido dal congelamento dipende molto dalle interazioni di Titano con Saturno e dalle sue lune più di quanto si sospettava.
Zebker Howard, professore di geofisica e di ingegneria elettrica presso la Stanford University, presenterà i risultati in occasione della riunione annuale della American Geophysical Union (AGU) a San Francisco il 4 dicembre.

Zebker fa parte del team di interpretazione dei dati radar di Titano acquisite dalla sonda Cassini della NASA, che è in orbita intorno a Saturno dal 2004.
Egli ha studiato la topografia di Titano e ha combinato le misure radar migliorate della superficie lunare con le misure della gravità appena rilasciata per rendere la nuova analisi.
Titano è stato a lungo studiato con particolare attenzione dagli scienziati a causa delle somiglianze con la Terra.

Come la Terra, Titano sembra avere una struttura stratificata, rozzamente simile agli strati concentrici di una cipolla, anche se molto meno commestibile.
"Titano probabilmente ha un nucleo che è una miscela di ghiaccio e roccia", ha detto Zebker. Il nucleo è ricoperto dal mare e dalla crosta ghiacciata.

La roccia nel nucleo è ritenuta contenere gli elementi radioattivi rimasti dalla formazione del Sistema Solare. Come nel centro della Terra, quando tali elementi decadono, generano calore. Su Titano, il calore è fondamentale per mantenere il suo oceano dal pieno congelamento.

Quando Titano orbita attorno a Saturno, lentamente ruota anche sul suo asse, una rotazione per ogni viaggio intorno a Saturno.
Eppure, la rotazione è sufficiente per lo strumento di gravità a bordo di Cassini a misurare la sua resistenza a qualsiasi cambiamento nella sua rotazione, chiamato anche momento di inerzia.

"Il momento d'inerzia dipende essenzialmente dallo spessore degli strati di materiale all'interno Titano" ha detto Zebker. Così, lui e i suoi colleghi sono stati in grado di utilizzare tali dati per calcolare la struttura interna della luna.
"L'immagine di Titano che si ottiene è quella di un nucleo gelido e roccioso con un raggio di poco più di 2.000 chilometri, un oceano da qualche parte nel range dai 225 a 300 chilometri di spessore e da uno strato di ghiaccio che è di 200 chilometri di spessore", ha detto.

I modelli precedenti della struttura di Titano avevano stimato la crosta ghiacciata circa 100 chilometri di spessore. Quindi, se vi è più ghiaccio, ci dovrebbe essere meno calore nel nucleo di quanto era stato stimato.
Un modo per spiegare il calore generato internamente è che ci sia meno roccia e più ghiaccio nel nucleo rispetto a quanto avevano previsto i modelli precedenti.

Tutto sembrerebbe abbastanza semplice, ma c'è una complicazione. Titano non è una sfera perfetta. La sua forma è distorta dall'attrazione gravitazionale di Saturno, rendendolo una sorta di luna oblunga lungo il suo equatore e un pó schiacciata ai poli.
Dalla misurazione del suo campo gravitazionale, si può calcolare quale forma dovrebbe avere. Ma i nuovi dati mostrano che la forma di Titano è molto più distorta di quanto sarebbe prevista da un semplice modello gravitazionale.
Tale differenza implicherebbe che la struttura interna di Titano non è così semplice.

"Titano per esercitare la sua attrazione gravitazionale osservata, la densità media da qualsiasi punto verso il centro del nucleo deve essere la stessa", ha detto Zebker.
Ma non è questo il caso, dato che Titano è un pó schiacciato. Secondo i dati, la densità del materiale sotto i poli deve essere leggermente maggiore di quella che è sotto l'equatore.

Poiché l'acqua liquida è più densa del ghiaccio, il team di Zebker ha motivato che lo strato di ghiaccio deve essere leggermente più sottile ai poli rispetto al centro e lo strato di acqua corrispondentemente più spesso.
Gli scienziati hanno calcolato che lo spessore della crosta di ghiaccio possa di circa 3000 metri in meno della media dei poli e 3.000 metri superiore alla media all'equatore. La combinazione della gravità e della topografia suggerisce inoltre che lo spessore medio dello strato di ghiaccio è di circa 200 km.

Per far si che la crosta ghiacciata vari di spessore sulla superficie di Titano, la distribuzione del calore all'interno della luna dovrebbe anche variare. Ma se la variazione di calore provenisse dal nucleo della luna, non sarebbe abbastanza uniforme in tutte le direzioni.

Zebker ha detto che la variazione dello spessore del ghiaccio può essere un risultato della variazione della forma dell'orbita intorno a Saturno, che non è perfettamente circolare.
"La variazione della forma dell'orbita, leggermente distorta, implica che vi sia una certa flessione nell'orbita", ha detto Zebker. Anche altre lune del pianeta esercitano una certa influenza sulle maree di Titano, ma l'influenza principale è Saturno.
"Le maree generano un pó di calore".

Ad esempio, se si prende una sottile striscia di metallo e la si piega, inizierà a indebolirsi e infine, si può rompere. L'indebolimento è il risultato del calore che viene prodotto quando si flette il metallo.
"Le interazioni di marea tendono ad essere più concentrate ai poli rispetto all'equatore, il che significa che vi è leggermente più calore generato ai poli, che a sua volta si scioglie un pó sul fondo dello strato di ghiaccio, l'assottigliamento del ghiaccio in tale regione rispetto ad altre parti del pianeta", ha detto Zebker.

La missione Cassini è stata recentemente prorogata per continuare a funzionare fino al 2017, il che significa che verranno acquisiti altri cinque anni di dati, che potranno contribuire a fornire ulteriori perfezionamenti del modello Zebker per Titano.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121204112215.htm

giovedì 6 dicembre 2012

Dagli Anelli Sorsero I Satelliti Dei Pianeti


Due ricercatori francesi hanno recentemente proposto il primo modello che spiega come mai la maggior parte dei satelliti regolari nel nostro Sistema Solare si sono formati sopra anelli del pianeta. Il modello, unico nel suo genere, è stato testato nel 2010 per le lune di Saturno. Sembrerebbe spiegare la distribuzione attuale dei pianeti "giganti" e spiega anche come i satelliti dei pianeti "terrestri", come la Terra o Plutone siano venuti in essere. Questi risultati rappresentano un importante passo avanti per spiegare la formazione dei sistemi planetari in tutto l'Universo.

C'è una differenza fondamentale tra sistemi planetari giganti, come Giove e Saturno e quelli terrestri come la Terra o Plutone. Considerando che i giganti sono circondati da anelli e da una miriade di piccoli satelliti naturali, i pianeti terrestri hanno poche lune, o una sola e sono senza anelli.

Fino ad ora, due modelli sono stati comunemente usati per spiegare la presenza dei satelliti regolari nel nostro sistema solare. Questi indicano che i satelliti dei pianeti terrestri come la Terra e Plutone si sono formati a seguito di una collisione. Essi indicano inoltre che i satelliti dei pianeti giganti si sono formati in una nebulosa che circondava il pianeta. Non riescono tuttavia a soiegare la distribuzione specifica e la composizione chimica dei satelliti in orbita dei pianeti giganti. Un'altra teoria quindi sembrava necessaria.

Nel 2010 e nel 2011, un gruppo di ricercatori francesi ha sviluppato un nuovo modello per descrivere come le lune di Saturno siano firmate sulla base di simulazioni numeriche e dati provenienti della sonda Cassini della NASA. I ricercatori hanno scoperto che gli anelli di Saturno, che sono costituiti da blocchi molto sottili di ghiaccio che circondano il pianeta, avrebbero a loro volta dato luce anche ai satelliti di ghiaccio. Ciò è dovuto al fatto che gli anelli scaglionati nel tempo, quando raggiungono una certa distanza dal pianeta (noto come limite di Roche o raggio Roche), si agglomerano e formano piccoli corpi che si staccano e si allontanano. Questo è il modo in cui nascono gli anelli e i satelliti in orbita intorno al pianeta.

In questo nuovo studio, il docente di ricerca, Aurélien Crida dall'Università di Nizza Sophia Antipolis e dell'Observatoire de la Côte d'Azur con il collega Sébastien Charnoz dalla Université Paris Diderot e il CEA, hanno messo alla prova il nuovo modello per scoprire se potesse essere esteso ad altri pianeti. I loro calcoli hanno portato alla luce molti fattori importanti. Questo modello di formazione dei satelliti e degli anelli del pianeta spiegherebbe infatti perché i satelliti più grandi si trovino più lontano dal pianeta rispetto a quelli più piccoli. Lo studio indicherebbe anche l'accumulo dei satelliti in prossimità del limite di Roche, il loro "luogo di nascita", sul bordo esterno degli anelli.

Questa distribuzione è in perfetto accordo con il sistema planetario di Saturno. Lo stesso modello può valere anche per i satelliti dei pianeti giganti, Urano e Nettuno, che sono organizzati secondo un sistema simile. Ciò suggerirebbe che questi pianeti un tempo avessero anelli enormi simili a Saturno, che poi sono stati persi per dare alla luce i loro satelliti. Infine, il modello può essere applicato anche alla formazione dei satelliti dei pianeti terrestri. Secondo i calcoli dei ricercatori, esistono casi particolari in cui un singolo satellite può essere formato dall'anello intorno al pianeta. Questo è il caso della Terra e della Luna o di Plutone e Caronte.

Così, questo meccanismo di diffusione planetario da solo potrebbe spiegare come la maggior parte dei satelliti regolari si sono formati nel nostro Sistema Solare.

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati il 30 novembre 2012 su Science.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121204112012.htm

mercoledì 5 dicembre 2012

Voyager Raggiunge Una Nuova Regione Ai Confini Remoti Del Sistema Solare


Dopo una lunga attesa, la sonda Voyager 1 è entrata in una nuova regione ai confini del nostro Sistema Solare, l'ultima prima di raggiungere lo spazio interstellare.

Gli scienziati hanno annunciato infatti che questa nuova regione si presenta come una zona magnetica composta da particelle cariche, perché le linee del campo magnetico del nostro Sole sono collegate alle linee del campo magnetico interstellare.
Questo collegamento permette alle particelle cariche di energia inferiore che provengono dalla nostra eliosfera (la bolla di particelle cariche emesse da Sole intorno a sé) di diminuire e consente alle particelle esterne ad alta energia di entrare in questa regione, per cui la particelle cariche rimbalzano in tutte le direzioni, come se intrappolate in flussi all'interno della eliosfera.

Il team di scienziati che segue ed analizza i dati del Voyager, ha pertanto dedotto che questa regione è ancora all'interno della nostra bolla solare perché la direzione delle linee di campo magnetico non sono cambiate. La direzione di queste linee di campo magnetico si prevede che cambierà solo quando Voyager entrerà nello spazio interstellare.
I nuovi risultati sono stati descritti al meeting dell'American Geophysical Union a San Francisco il Lunedi.

"Anche se Voyager 1 è ancora dentro l'ambiente del Sole, essa è giunta in un'area ricca di particrlle esterne", ha detto Edward Stone. "Crediamo che questa sia l'ultima tappa del nostro viaggio prima dello spazio interstellare. La nostra ipotesi migliore è che probabilmente mancano solo pochi mesi o al massimo un paio di anni. La nuova regione non è quello che ci aspettavamo, ma ci si aspetta l'inaspettato da Voyager".

Dal dicembre 2004, quando Voyager 1 attraversó un punto nello spazio chiamato il termination shock, la navicella ha esplorato lo strato esterno dell'eliosfera, chiamata heliosheath. In questa regione, il cui flusso di particelle cariche proviene dal Sole, noto come vento solare, bruscamente rallentó da velocità supersoniche e divenne turbolento. Tale ambiente perduró per circa cinque anni e mezzo. La navicella poi rilevó che la velocità di andata del vento solare era rallentata a zero, mentre l'intensità del campo magnetico inizió ad aumentare.

I dati provenienti dai due strumenti di bordo del Voyager che misurano le particelle cariche, hanno mostrato l'entrata in questa regione magnetica discontinua il 28 luglio 2012. La sonda è poi rientrata stabilmente nella regione il 25 agosto.

"Se giudicassi soltanto i dati sulle particelle cariche, avrei pensato che era al di fuori della eliosfera", ha detto Stamatios Krimigis, ricercatore principale dello strumento a bassa energia di particelle cariche, con sede presso la Johns Hopkins Applied Physics Laboratory, Laurel, Md . "Ma abbiamo bisogno di guardare a ciò che tutti gli strumenti ci dicono e solo il tempo ci dirà se le nostre interpretazioni su questa frontiera sono corrette".

I dati della navicella hanno rivelato che il campo magnetico diventa più forte ogni volta Voyager entra nella regione magnetica, tuttavia, la direzione delle linee di campo magnetico non cambia.
"Siamo in una regione magnetica differente a qualsiasi altra visitata prima, circa 10 volte più intensa rispetto a prima della termination shock, ma i dati del campo magnetico non mostrano alcuna indicazione che siamo nello spazio interstellare", ha detto Leonard Burlaga, un Voyager membro del team magnetometro base della NASA al Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland.
"I dati del campo magnetico si sono rivelati indispensabili per individuare quando Voyager ha attraversato il termination shock. E ci aspettiamo che questi dati ci dicano anche quando essa raggiungerà lo spazio interstellare".

Voyager 1 e 2 sono state lanciate nel 1977. Hanno visitato Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Voyager 1 è il più distante oggetto costruito dall'uomo, a circa 11 miliardi di miglia (18 miliardi km) di distanza dal Sole. Il segnale proveniente da Voyager 1 impiega circa 17 ore per arrivare sulla Terra. Voyager 2, la navicella spaziale più a lungo funzionante in modo continuo, è a circa 9 miliardi di miglia (15 miliardi km) di distanza dal nostro Sole. Mentre Voyager 2 ha visto modifiche simili a quelle viste dal Voyager 1, i cambiamenti sono molto più graduali. Gli scienziati non credono che Voyager 2 abbia raggiunto la zona magnetica.

Le sonda Voyager sono state costruite e continuano ad essere gestite da Jet Laboratory della NASA, a Pasadena, in California Caltech gestisce JPL per la NASA.

Le missioni Voyager sono una parte del NASA's Heliophysics System Observatory, promosso dalla Divisione Eliofisici della direzione Science Mission della NASA a Washington.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/12/121203154500.htm

lunedì 3 dicembre 2012

Un Nuovo Paradigma Spiegherebbe L'Inizio Dell'Universo


Un nuovo paradigma per la comprensione dei primordi della storia dell'Universo è stato sviluppato dagli scienziati della Penn State University.

Utilizzando dei concetti propri della moderna cosmologia quantistica "a loop", hanno esteso la loro ricerca alle grandi strutture che oggi osserviamo che si sono evolute da fluttuazioni fondamentali nella natura essenziale di "spazio-tempo", che esistevano già oltre 14 miliardi di anni fa. La realizzazione prevede anche nuove opportunità per testare le teorie concorrenti della cosmologia che i telescopi di nuova generazione potranno confermare o smentire.

"Noi esseri umani abbiamo sempre desiderato capire di più circa l'origine e l'evoluzione del nostro Universo", ha dichiarato Abhay Ashtekar, autore principale della carta. "É un momento emozionante per il nostro team in questo momento, da quando abbiamo iniziato a utilizzare il nostro nuovo paradigma per capire, più in dettaglio, le dinamiche che la materia e la geometria hanno sperimentato durante le primissime epoche dell'Universo". Ashtekar è titolare della cattedra in Fisica presso la Penn State e direttore dell'Istituto dell'Università per la Gravitazione e il Cosmo. I coautori della carta, insieme a Ashtekar, sono stati i borsisti post-dottorati Agullo Ivan e William Nelson.
Il nuovo paradigma fornisce un quadro concettuale e la matematica per descrivere l'esotica "meccanica quantistica e geometrica dello spazio-tempo" nell'Universo neonato.

Nei primi momenti di vita, con densità inimmaginabili, l'Universo non era governato dalla fisica classica della teoria generale della relatività di Einstein, ma da una teoria ancora più fondamentale che incorpora anche le strane dinamiche della meccanica quantistica.

La densità di materia era enorme, presumibilmente circa 1094 grammi per centimetro cubo, rispetto alla densità di un nucleo atomico oggi, che è solo 10alla14 grammi.
In questo bizzarro ambiente quanto-meccanico, in cui si può parlare solo di probabilità degli eventi, piuttosto che di certezze, le proprietà fisiche erano molto diverse da quelle in cui viviamo oggi. Tra queste differenze, ha detto Ashtekar, il concetto di "tempo", così come le mutevoli dinamiche dei vari sistemi nel tempo, sperimentano il tessuto della geometria quantistica stessa.
Nessun osservatorio spaziale è stato in grado di rilevare tracce di questa epoca remota descritta dal nuovo paradigma. Ma un paio di osservatori si sono avvicinati. La radiazione cosmica di fondo è stata rilevata in un'epoca in cui l'Universo aveva solo 380 mila anni. A quel punto, dopo un periodo di rapida espansione detta "inflazione", l'Universo mutó in una versione diluita della sua precedente super-compressa.

All'inizio dell'inflazione, la densità dell'Universo era un trilione di volte inferiore a quella durante la sua infanzia e i fattori quantistici ora sono molto meno importanti nel governare le grandi dinamiche della materia e della geometria.

Le osservazioni della radiazione cosmica di fondo mostrano che l'Universo aveva una consistenza uniforme prevalentemente dopo il gonfiaggio, ad eccezione di una spruzzata luce di alcune regioni che erano più dense e altre che erano meno dense.
Il paradigma standard dell'inflazione per descrivere l'Universo primordiale, che utilizza le classiche equazioni standard di Einstein, trattano lo spazio-tempo come un continuum liscio.

"Il paradigma inflazionario gode di un notevole successo per spiegare le caratteristiche osservate della radiazione cosmica di fondo. Tuttavia questo modello è incompleto. Mantiene l'idea che l'Universo esplose dal nulla in un Big Bang, che deriva naturalmente dalla incapacità generale della fisica standard di descrivere bene le situazioni estreme della meccanica quantistica", ha detto Agullo. "Abbiamo bisogno di una teoria quantistica della gravità, come la cosmologia quantistica a loop, per andare al di là di Einstein, al fine di catturare la vera fisica vicino all'origine dell'Universo".

All'inizio del lavoro con la fisica quantistica a loop, Ashtekar e colleghi avevano aggiornato il concetto di Big Bang con il concetto intrigante di un Big Bounce, che prevede la possibilità che il nostro Universo non fosse emerso dal nulla, ma da un super-compressa massa di materia che in precedenza aveva aveva una storia a sé stante.

Anche se le condizioni della meccanica quantistica all'inizio dell'Universo fossero molto diverse condizioni dalla fisica classica dopo l'inflazione, la nuova realizzazione dai fisici della Penn State rivela una sorprendente connessione tra i due diversi paradigmi che descrivono queste epoche.

Quando gli scienziati hanno usato il paradigma dell'inflazione con le equazioni di Einstein per modellare l'evoluzione dei semi (le zone sparse in tutta la radiazione cosmica di fondo) hanno scoperto che le irregolarità fungevano da semi che si evolvevano nel corso del tempo negli ammassi di galassie e di altri grandi strutture che vediamo nell'Universo di oggi. Sorprendentemente, quando gli scienziati della Penn State hanno usato il loro nuovo paradigma con le sue equazioni della cosmologia quantistica, hanno scoperto che le fluttuazioni fondamentali nella natura stessa dello spazio al momento del Big Bounce si sono evolute per diventare come le strutture a semi viste nella radiazione cosmica di fondo.
"Il nostro nuovo lavoro mostra che le condizioni iniziali dell'Universo portano alla struttura a larga scala che osserviamo oggi", ha detto Ashtekar. "In termini umani, è come scattare una fotografia di un bambino alla nascita in cui poi siamo in grado di proiettarne un profilo preciso di come sarebbe all'età di 100".

"Questa carta spinge indietro la genesi della struttura cosmica del nostro Universo dall'epoca inflazionistica fino al Big Bounce, che copre circa 11 ordini di grandezza nella densità della materia e della curvatura dello spazio-tempo", ha detto Nelson. "Ora abbiamo ristretto le condizioni iniziali che possono esistere al tempo del Big Bounce, scoprendo che l'evoluzione di tali condizioni iniziali è d'accordo con le osservazioni della radiazione cosmica di fondo".

I risultati del team hanno anche individuato una gamma più ristretta di parametri per i quali il nuovo modello predice nuovi effetti, distinguendolo dall'inflazione standard. Ha detto Ashtekar, "É emozionante che ben presto saremo in grado di verificare le previsioni di queste due diverse teorie contro le future scoperte con le missioni di osservazione di prossima generazione. Tali esperimenti ci aiuteranno molto presto ad avere una comprensione più profonda dell'Universo".

La ricerca è stata sostenuta dalla National Science Foundation e sarà pubblicata l'11 dicembre del 2012 sul Physical Review Letters.

Foto In Alto
L'immagine mostra la potenza dello spettro della "Cosmic microwave background (CMB)" predetto nella "Loop Quantum Cosmology" e nello Scenario Inflazionario Standard.
I due differenti spettri sono contrastati per mostrare il loro andamento in funzione dell'inverso della durata delle onde nelle fluttuazioni delle microonde nello sfondo cosmico. Per molti dei parametri osservabili le onde k sono più grandi di 9 e le due previsioni sono indistinguibili.
(Credit: Image courtesy of Penn State)

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121129143452.htm

sabato 1 dicembre 2012

Disco Di Formazione Planetaria Attorno Ad Una Nana Bruna


Grazie all'Atacama Large Millimeter / submillimetrica Array (ALMA), per la prima volta è stato scoperto che la regione esterna di un disco di polvere che circonda una nana bruna, contiene grani solidi di dimensioni millimetrici, come quelle che si trovano in dischi più densi che circondano le stelle appena nate. La sorprendente scoperta sfida le teorie sulla formazione dei pianeti rocciosi e suggerisce che essi possono essere ancora più comuni del previsto.

I pianeti rocciosi, si ritiene, secondo le teorie più accreditate, che si formano attraverso la collisione casuale e la fusione delle microscopiche particelle di polveri presenti nel disco di materiale attorno ad una stella. Questi piccoli granelli, noti come polvere cosmica, sono simili a fuliggine molto fine. Tuttavia, nelle regioni esterne intorno a un nana bruna, gli astronomi si aspettavano che tali grani non potessero accrescere perché i dischi erano troppo scarsi e le particelle si sarebbero trasferite troppo velocemente per restare insieme dopo la collisione.

"Siamo stati completamente sorpresi di trovare dei grani di dimensioni millimetriche in questo disco piccolo e magro", ha detto Luca Ricci dell'Istituto di Tecnologia della California, Stati Uniti d'America, che ha guidato un team di astronomi con sede negli Stati Uniti, in Europa e Cile. "I Grani solidi di tali dimensioni non dovrebbero essere in grado di formarsi, nelle regioni fredde esterne di un disco attorno ad una nana bruna, ma sembra che lo facciano. Non possiamo essere sicuri se un intero pianeta roccioso potrebbe da ció svilupparsi, ma stiamo assistendo ai primi passi di una teoria che potrebbe essere completamente rivoluzionata", ha detto.

La maggiore risoluzione di ALMA rispetto ai precedenti telescopi ha anche permesso al team di individuare il monossido di carbonio intorno alla nana bruna, la prima volta che il freddo gas molecolare è stato rilevato in un disco. Questa scoperta e che le dimensioni millimetriche dei grani, suggeriscono che il disco è molto più simile a quello attorno a stelle giovani.

Ricci ed i suoi colleghi hanno fatto la loro scoperta con il telescopio parzialmente completato dell'ALMA posto in alta quota nel deserto cileno. ALMA è una crescente collezione di piatti e antenne ad alta precisione, che lavorano insieme come un unico grande telescopio per osservare l'Universo con dettaglio innovativo e grandissima sensibilità. ALMA "vede" l'Universo nei millimetri della lunghezza d'onda della luce, che è invisibile agli occhi umani. Il termine della costruzione di ALMA è prevista per la fine del 2013, ma gli astronomi cominciarono ad utilizzare ALMA parzialmente già nel 2011.

Gli astronomi hanno osservato in questo caso la giovane nana bruna ISO-Oph 102, nota anche come Rho-Oph 102, nella regione di formazione stellare Rho Ophiuchi nella costellazione di Ofiuco (Portatore Serpente). Con circa 60 volte la massa di Giove, ma solo 0,06 volte quella del Sole, la nana bruna ha una massa troppo piccola per innescare le reazioni termonucleari con cui le stelle ordinarie. Tuttavia, emette calore rilasciato dalla sua lenta contrazione gravitazionale e brilla con un colore rossastro, anche se molto meno intensamente di una stella.

ALMA ha raccolto la luce con le lunghezze d'onda di circa un millimetro, emesso da materiale discale riscaldato dalla nana bruna. I grani del disco non emettono radiazioni a lunghezze d'onda molto più a lungo delle proprie dimensioni, quindi una caratteristica drop-off di luminosità può essere misurata a lunghezze d'onda maggiori. ALMA è uno strumento ideale per la misurazione di questo drop-off e quindi per il dimensionamento i grani. Gli astronomi confrontato la luminosità del disco a lunghezze d'onda di 0,89 mm e 3,2 mm. Il calo di luminosità da 0,89 mm a 3,2 millimetri non era così ripido come previsto, dimostrando che almeno alcuni dei granuli sono di un millimetro o più dimensioni.
"ALMA è un nuovo potente strumento per risolvere i misteri della formazione del sistema planetario", ha commentato Leonardo Testi dell'ESO, un membro del team di ricerca.
"Con i telescopi della generazione precedente avremmo avuto bisogno di quasi un mese di osservazione. Utilizzando solo un quarto di ALMA, siamo stati in grado di farlo in meno di un'ora!" ha esclamato.
Nel prossimo futuro, il telescopio completato di ALMA sarà abbastanza potente da rendere le immagini dettagliate dei dischi intorno a Rho-Oph 102 e altri oggetti. Ricci ha spiegato: "Saremo presto in grado non solo di rilevare la presenza di piccole particelle in dischi, ma di mappare il modo in cui sono sparsi in tutto il disco circumstellare e come interagiscono con il gas che abbiamo rilevato anche nel disco. Questo ci aiuterà a capire meglio come i pianeti sono venuti in essere".

Immagine In Alto:
Rappresentazione artistica del disco di polveri attorno a Rho-Oph 102, in attesa di poter vedere le vere immagini, quando il telescopio ALMA sarà completato.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121130095118.htm

lunedì 26 novembre 2012

Curiosity Ha Scoperto Qualcosa Di Straordinario


Mentre il rover Curiosity continua a muoversi sulla superficie di Marte, all'interno del Gale Crater in una pianura chiamata Aeolis Palus, il Mars Science Laboratory (MSL) porta avanti le analisi dei campioni di roccia e detriti.

< B>John Grotzinger, responsabile della missione ha annunciato che il rover ha fatto una scoperta epocale, che quando verrà annunciata, sarà scritta nei libri di storia.
Di cosa si tratta? E' stata scoperta forse la prova della vita aliena?

Curiosity, come poc'anzi detto sta raccogliendo campioni da una cresta di sabbia in una zona geologicamente interessante chiamata "Rocknest". Gli strumenti di laboratorio SAM Chemin stanno rivelando i segreti della superficie marziana.

Recentemente, la NASA ha annunciato alcuni risultati di SAM dopo aver analizzato dei campioni di atmosfera con una scarsa presenza di metano, elemento fondamentale in ambienti dove esistono forme di vita.
SAM, tuttavia avrebbe fatto un'ulteriore scoperta, ma gli scienziati della missione stanno mantenendo il tutto "Top Secret".

Uno degli obiettivi principali della missione è per Curiosity capire se Marte possa ospitare o abbia mai ospitato forme di vita, scoprendo tracce di sostanze organiche.
Se Curiosity rilevasse queste sostanze, la missione confermerebbe la presenza degli elementi costitutivi della vita ma non della vita stessa.

Grotzinger avrebbe scoperto qualcosa di sensazionale grazie a SAM che ha come scopo principale esaminare la "chimica del carbonio attraverso la ricerca di composti organici, lo stato chimico degli elementi leggeri diversi dal carbonio e tracciare gli isotopi del cambiamento planetario.

Forse questi dati hanno rilevato elementi di chimica organica?

Sebbene l'attenzione sembra essere rivolta sulla presenza di elementi organici, nulla è certo per ora e non ci resta che aspettare !

Immagine: Curiosity nel sol 102 accampato a Rocknest. Credit: NASA / JPL-Caltech

A cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://news.discovery.com/space/mars-mystery-what-has-curiosity-discovered-121120.html

domenica 25 novembre 2012

Wasp-12b Continua Ad Evaporare Nascondendo La Sua Stella


Un pianeta di circa 1,4 volte le dimensioni di Giove, viene consumato dalla sua stella e nascosto dietro un velo di magnesio che assorbe tutte le lunghezze d'onda della luce, in base a quanto é emerso dalle nuove osservazioni da parte del Telescopio Spaziale Hubble (HST).

WASP-12 b, individuato nel 2008, è un pianeta gigante gassoso che orbita molto vicino alla sua stella madre. La distanza tra la stella e il pianeta è così piccola che il pianeta completa un'orbita della sua stella in poco più di un giorno terrestre. Questa vicinanza fa "evaporare" una nube di gas circa tre volte il raggio di Giove che alimenta la stella. Tuttavia, questo gas si sta muovendo verso lo spazio interstellare, creando una nube intorno alla stella.
Il gas è molto sottile e risulta essere quasi impercettibile nella luce ottica, ma le nuove osservazioni effettuate con l'HST negli UV lo hanno rilevato molto bene.

Il team ha scoperto che uno degli elementi che compone la nube è il magnesio, che è estremamente efficiente nell'assorbimento della luce UV. Queste lunghezze d'onda sono estremamente sensibili alla presenza di gas tenue e in esso la stella può apparire completamente invisibile.

Lo studio è stato fatto dai ricercatori del consorzio Wide Angle Planets Research del Regno Unito (WASP), che individuó originariamente il pianeta nel 2008, con lo Spettrografy Cosmic Origins a bordo del HST e dall'assorbimento interstellare del Center for Astrophysics and Space Astronomy presso l'Università del Colorado.

Il senior Lecturer in Astronomia presso la Open University, il dr. Carole Haswell, che ha condotto lo studio, ha detto che una struttura come questa non era mai stata osservata intorno ad una stella, aggiungendo: "È come se un velo fosse stato steso facendo scomparire il pianeta".

Immagine in Alto
WASP-12b. (Credit: NASA/STScI/Ann R. Feild)

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121119213147.htm

mercoledì 21 novembre 2012

Il Pianeta Nano Makemake Non ha Atmosfera Significativ


Il pianeta nano Makemake [1] è circa due terzi delle dimensioni di Plutone e viaggia intorno al Sole in un percorso lontano che si trova al di là di quella di Plutone, ma più vicino al Sole di Eris, il più massiccio pianeta nano conosciuto del Sistema Solare. Precedenti osservazioni del freddo Makemake hanno spinto alcuni astronomi a teorizzare una sua atmosfera simile a quella di Plutone. Tuttavia, il nuovo studio mostra che Makemake non sarebbe circondato da un'atmosfera significativa.

Il team, guidato da José Luis Ortiz (Instituto de Astrofisica de Andalucia, CSIC, Spagna), combinando più osservazioni con tre telescopi dell'ESO a La Silla e Paranal in Cile, (il Very Large Telescope (VLT), il New Technology Telescope ( NTT) e TEPPIST, con i dati di altri piccoli telescopi in Sud America [2], hanno osservato Makemake mentre passava davanti a una stella lontana [3].
"Mentre Makemake passò davanti alla stella scomparve e riapparve molto bruscamente, invece di svanire a poco a poco e illuminarsi. Ciò significa che il pianeta nano non ha un'atmosfera significativa", ha detto José Luis Ortiz.

Makemake non ha lune e la sua grande distanza da noi rendono difficile lo studio [4] e quel poco che si sa su di esso sono nozioni solo approssimative. Nuove osservazioni del team aggiungono molti dettagli per determinare le sue dimensioni e stimare la densità del pianeta nano. Essi hanno anche stimato la quantità luce del Sole che riflette la sua superficie ovvero l'albedo [5]. L'albedo di Makemake, di circa 0,77, ed è paragonabile a quello della neve sporca, superiore a quello di Plutone, ma inferiore a quello di Eris.

Le occultazioni sono particolarmente rare nel caso di Makemake, perché si muove in una zona del cielo con stelle relativamente scarse. Prevedere con precisione questi rari eventi è estremamente difficile e necessiterebbe dell'osservazione da parte di vari team coordinati sparsi in molti siti in tutto il Sud America.
"Plutone, Eris e Makemake sono tra gli esempi più grandi dei numerosi corpi ghiacciati orbitanti lontano dal nostro Sole", dice José Luis Ortiz. "Le nostre nuove osservazioni hanno notevolmente migliorato la nostra conoscenza di Makemake e presto saremo in grado di utilizzare queste informazioni per esplorare gli oggetti più intriganti in questa remota regione dello spazio".

Note
[1] Makemake era inizialmente conosciuto come 2005 FY9. E' stato scoperto un paio di giorni dopo la Pasqua nel marzo 2005, guadagnandosi il soprannome di Easterbunny. Nel luglio del 2008 gli è stato dato il nome ufficiale di Makemake, il creatore dell'umanità e dio della fertilità nei miti dei popoli indigeni dell'isola di Pasqua.
Makemake è uno dei cinque pianeti nani finora riconosciuti dall'Unione Astronomica Internazionale. Gli altri sono Cerere, Plutone, Haumea ed Eris. Ulteriori informazioni su pianeti nani e pianeti è disponibile presso l'Unione Astronomica Internazionale.

[2] Un altro dei telescopi usati in questa campagna era un telescopio da 0,84 metri installato sul Catolica della Norte Università del Cile. Questo telescopio è situata sul Cerro Armazones, la futura sede della European Extremely Large Telescope (E-ELT).

[3] Makemake passò davanti alla debole stella 1181-0235723 il 23 aprile 2011. Il team ha osservato questo evento utilizzando sette diversi telescopi da tutto il Brasile e dal Cile. L'evento duró circa un minuto, per cui gli astronomi hanno potuto approfittare di una speciale telecamera ad alta velocità conosciuta come UltraCam denominata ISAAC imager ad infrarossi.

[4] Nel caso di oggetti in orbita come una o più lune, esse potrebbero essere utilizzate per ricavare la massa dell'oggetto. Ciò non era possibile nel caso di Makemake.

[5] Per il pianeta nano è stata calcolato un albedo geometrico di 0,77 ± 0,03, maggiore di Plutone, ma inferiore a quella di Eris. L'albedo di 1 rappresenta un corpo perfettamente riflettente e 0 una superficie nera che non rispecchia affatto. Le osservazioni, insieme con i risultati precedenti indicano che Makemake ha una densità di 1,7 ± 0,3 grammi per centimetro cubo, che a sua volta ha permesso al team di dedurre la forma e l'aspetto di uno sferoide schiacciato, una sfera appiattita leggermente su entrambi i poli, con assi di 1430 ± 9 chilometri e 1502 ± 45 chilometri. Makemake mostra l'atmosfera ad un livello di un millesimo di quella di Plutone. Tuttavia, esso potrebbe avere un'atmosfera locale, che è possibile in teoria e non è esclusa dalle osservazioni.

Traduzione A Cura Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121121145516.htm

Eccezionale Foto Di Un Pianeta Extrasolare


A sinistra (a): in falso colore, nel vicino infrarosso (1,2-2,4 micron) Kappa e. L'elaborazione delle immagini ha rimosso la luce della stella, che si trova dietro la maschera (un disco scuro generato dal software), al centro della foto. Le chiazze colorate rappresentano la luce delle stelle che rimane dopo la rimozione della luce della stella ospite. Separata da circa 55 unità astronomiche dalla sua stella ospite, il pianeta super-Giove, Kappa e B (in alto a sinistra), risiede ad una distanza di circa 1,8 volte quella di Nettuno dal Sole. (Credit: NAOJ)
Destra (b): Il "segnale-rumore" generato dall'immagine, a sinistra. Le chiazze colorate rappresentano la luce residua che rimane dopo la sottrazione della luce della stella ospite. La funzione in bianco verso l'alto a sinistra, rappresenta un elevato rapporto segnale-rumore, che indica il rilevamento del super-Giove con elevata sicurezza. (Credit: NAOJ)


Un team internazionale di astronomi, guidato da Joseph Carson (College of Charleston e Max-Planck-Institut per l'astronomia), ha scoperto un pianeta "super-gioviano" in orbita alla stella massiccia Kappa Andromedae. Utilizzando lo strumento High Contrast con il Subaru Adaptive Optics (HiCIAO) e la Infrared And Spectrograph Camera (IRCS) montata sul telescopio Subaru, il team è stato in grado di vedere direttamente l'immagine del nuovo esopianeta, un gigante gassoso con una massa di circa 13 volte quella di Giove con un'orbita un pó più grande di quella di Nettuno.
La stella ospite ha una massa 2,5 volte quella del Sole.

L'imaging diretta di un pianeta extrasolare è assai difficile, perché la luminosità della stella centrale oscura la luce più debole emessa da un pianeta in orbita intorno ad esso. Uno degli obiettivi principali del progetto SEEDS (Nota), di cui il team di scienziati fa parte, è quello di esplorare centinaia di stelle vicine, nel tentativo di ottenere immagini dirette dei pianeti extrasolari e dei dischi e detriti protoplanetari. Il team ha utilizzato il Subaru Telescope con lo strumento ad alto contrasto di imaging, HiCIAO, con il sistema AO 188 di ottica adattiva per la caccia di pianeti extrasolari.

Kappa Andromedae situata a 170 anni luce dal nostro Sistema Solare, è un membro del gruppo stellare Columba, con un'età stimata di 30 milioni di anni. Sistemi stellari giovani sono bersagli appetibili per la cattura di immagini dirette dei pianeti perché i pianeti giovani trattengono il calore dalla loro formazione, migliorando così la loro luminosità a lunghezze d'onda infrarosse.
< B>Kappa e B, è un cosiddetto "super-Giove" (un gigante gassoso molto più grande di Giove), rilevato in osservazioni indipendenti nel mese di gennaio e luglio del 2012 a quattro lunghezze d'onda differenti.

Il confronto delle sue posizioni relative tra i due periodi di tempo ha rivelato che Kappa e B presenta "un movimento comune proprio" con la stella ospite, a dimostrazione che i due oggetti sono legati gravitazionalmente. Un confronto di luminosità di Kappa e b tra le quattro diverse lunghezze d'onda ha rivelato colori infrarossi simili a quelli di una manciata di altri pianeti gassosi giganti impressi con successo intorno alle stelle.

La ripresa diretta di un pianeta extrasolare è eccezionalmente rara, in particolare per gli oggetti con separazioni orbitali identiche a quelle dei pianeti del nostro Sistema Solare. In una singola istantanea a raggi infrarossi, il bagliore della stella ospite travolge completamente il piccolo punto di luce prodotto da Kappa e b. La sua luce è stata distinta solo dopo aver utilizzato una tecnica nota come imaging differenziale angolare, che combina un tempo di-serie di singole immagini in un modo che consente di rimuovere il bagliore altrimenti schiacciante della stella ospitante.

La grande massa della stella ospite e del suo pianeta gigante contrastano fortemente rispetto aagli oggetti del nostro Sistema Solare. Negli ultimi anni alcuni osservatori e teorici hanno sostenuto che le stelle di grandi dimensioni come Kappa Andromedae possono avere pianeti di grandi dimensioni, forse conforme a una semplice scala del nostro Sistema Solare. Altri esperti suggeriscono che ci sono dei limiti da estrapolare dal nostro Sistema Solare, se una stella è troppo grande, la sua potente radiazione può interrompere la normale formazione del pianeta che altrimenti si verifica nel disco che circonda la stella.
La scoperta del super-Giove intorno a Kappa Andromedae dimostra che le stelle grandi da 2,5 masse solari sono ancora pienamente in grado di produrre pianeti nel loro dischi circumstellari.

La ricerca del team di SEEDS sta continuando a studiare la luce emessa da Kappa e B in un'ampia lunghezza d'onda, al fine di comprendere meglio la chimica atmosferica del gigante gassoso e definire le sue caratteristiche orbitali. La squadra continua a esplorare il sistema per eventuali pianeti secondari, che possono aver influenzato la formazione di Kappa e B e la sua evoluzione orbitale. Questi studi di follow-up daranno ulteriori indizi non solo sulla formazione del Super-Giove, ma anche dei principi di formazione dei pianeti intorno a stelle massicce.

Riferimenti:
Il documento che descrive la ricerca che ha portato a questa scoperta è stato accettato per la pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters.

Membri principali del gruppo di ricerca sono:
J. Carson, College of Charleston, Stati Uniti d'America e Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
C. Thalmann, Università di Amsterdam, Paesi Bassi e Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
M. Janson, Princeton University, USA
T. Kozakis, College of Charleston, Stati Uniti d'America
M. Bonnefoy, Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
B. Biller, Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
J. Schlieder, Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
T. Currie, Università di Toronto, Canada
M. McElwain, Goddard Space Flight Center, USA
M. Goto, Ludwig Maximilians-Universität, Germania
T. Henning, Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
W. Brandner, Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
M. Feldt, Max-Planck-Institut per l'astronomia, la Germania
R. Kandori, National Astronomical Observatory of Japan, Giappone
M. Kuzuhara, Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone e l'Università di Tokyo, Giappone
H. Tamura, National Astronomical Observatory of Japan, Giappone

Ringraziamenti:
Questa ricerca è stata resa possibile in parte dal sostegno della National Science Foundation statunitense.

Nota:
Il progetto SEEDS è iniziato nel 2009 per un periodo di cinque anni con 120 notti di osservazione al telescopio Subaru, che si trova in cima del Mauna Kea sull'isola di Hawaii. Motohide Tamura (National Astronomical Observatory of Japan) conduce l'indagine di SEEDS.

Traduzione A Cura Arthur McPaul

Fonte:
http://www.naoj.org/Pressrelease/2012/11/19/index.html

lunedì 19 novembre 2012

Scoperto Sistema Planetario Multiplo


Jun Hashimoto (National Astronomical Observatory of Japan) e Ruobing Dong (Princeton University) ha utilizzato lo strumento High Contrast con il Subaru Generation Adaptive Optics (HiCIAO) per osservare ed esaminare PDS 70 (Nota 1), una giovane stella di circa 10 milioni di anni con una massa simile a quella del Sole. Le immagini acquisite dalle osservazioni mostrano chiaramente un divario enorme all'interno del disco protoplanetario, il più grande mai trovato tra le stelle di massa inferiore simili al Sole.

Un disco protoplanetario è dove in genere si formano i pianeti e la forza gravitazionale dei pianeti neonati può spiegare l'enorme divario tra il bordo interno del disco e la stella centrale.
Non puó un singolo pianeta, indipendentemente da quanto sia massiccio, creare un gap gigante. I ricercatori pensano che il divario nel disco protoplanetario di PDS 70 sia imputabile alla nascita di diversi pianeti. Le immagini ad alto contrasto delle osservazioni hanno permesso ai ricercatori di studiare i dettagli del disco, che poi hanno a loro volta permesso di rivelare direttamente il sito di formazione di uno o forse più pianeti.
Il team di ricerca sta ora cercando di individuare quei pianeti.

I dischi protoplanetari si verificano intorno a molte stelle simili al Sole, ma sono composti da gas e polveri che circondano le stelle e forniscono i materiali di cui necessitano i pianeti come la Terra. I ricercatori conducono osservazioni sui dischi protoplanetari per comprendere la loro evoluzione e la formazione dei pianeti al loro interno. I dischi attorno a stelle massicce tendono ad essere più estesi e luminosi, quindi più facili da studiare in dettaglio; le stelle meno massicce pongono una sfida più ardua alla ricerca.
L'obiettivo dell'esplorazione strategica dei pianeti extrasolari e dei dischi con Subaru (SEMI, Nota 2), iniziato nel 2009, è quello di studiare i dischi attorno a stelle meno massicce come il Sole.

Come parte del progetto SEEDS, il team ha scelto di analizzare PDS 70, che si trova nella costellazione del Centauro, a circa 460 anni luce dalla Terra e avente una massa pari al 90% del Sole. La sua età, stimata in circa 10 milioni di anni, la rende una stella molto giovane.
Precedenti osservazioni della distribuzione spettrale dell'energia e con imaging diretta da parte del Very Large Telescope in Cile, hanno suggerito la presenza di un disco, ma i dati non erano in grado di mostrare i dettagli della sua struttura.

Le osservazioni con lo HiCIAO montato sul telescopio Subaru, invece mostrano chiaramente una bassa densità tra PDS 70 ed il bordo interno del disco che lo circonda, con un grande raggio di 70 unità astronomiche (UA, la distanza tra Terra e Sole). La figura in alto mostra una zona più scura in prossimità della stella, il che significa che c'è meno materiale nella zona. Le immagini ad alto contrasto da HiCIAO hanno permesso questa scoperta.

Le enormi dimensioni del gap nel disco attorno a PDS 70 hanno condotto il team a chiedersi come si possa essere formato tale divario. Studiando i dettagli della distribuzione spettrale di energia (riportando la luminosità della luce rispetto lunghezza d'onda) della stessa stella e del disco, hanno trovato un altro disco ad una distanza di solo 1 AU. La figura 2 illustra la struttura a doppio disco. L'interno, molto più piccolo del disco è molto vicino alla stella, ma l'osservazione attuale non mostra chiaramente che una parte di esso, perché è dietro la maschera con cui HiCIAO blocca la luce dalla stella centrale.

Le forze gravitazionali del pianeta (s) incorporati nel disco potrebbero spiegare questo tipo di gap nel disco, perché potrebbero tirare via il materiale da esso. Sarebbe molto difficile per un singolo pianeta creare il divario gigante nel disco intorno PDS 70. Il team di ricerca ritiene che più di un pianeta possa essere responsabile della creazione del vuoto. Tuttavia, individuare questi pianeti è difficile, perché la luce diffusa dal disco può oscurare la luce molto debole emessa dai pianeti.



Figura 2: resa artistica di PDS 70 e dei suoi due dischi protoplanetari, che mostrano il grande divario tra di loro. La forza gravitazionale di diversi pianeti neonati è probabilmente responsabile per lo sviluppo di un enorme divario tra i due dischi. (Credit: NAOJ)


Le immagini ad alto contrasto, rese possibili dalle osservazioni con l'HiCIAO hanno rivelato i sorprendenti dettagli del disco protoplanetario di PDS 70. Il Team leader Hashimoto (NAOJ) ha commentato:

"Grazie alla potente combinazione del telescopio Subaru e HiCIAO, siamo in grado di sondare i dischi intorno a stelle simili al Sole. PDS 70 mostra come potrebbe esser stato il nostro Sistema Solare nella sua infanzia. Vogliamo continuare questo tipo di ricerca per comprendere la storia della formazione planetaria", ha detto il team leader Ruobing Dong (Princeton University) ha poi aggiunto: "L'immagine diretta di pianeti nel processo di formazione di dischi protoplanetari sarebbe l'ideale in modo che ci potrebbe permettere di imparare quando, dove e come i pianeti formano".

Gli scienziati sono consapevoli della sfida posta dal contrasto tra i pianeti molto deboli e le loro stelle. Inoltre, l'elevata attività e variabilità della luce di stelle giovani rende le osservazioni ancora più difficili. Il rilevamento di pianeti giganti è più facile, perché causano più perturbazioni gravitazionale nei dischi. Poiché grandi pianeti creano più ampie lacune nei dischi sono più facili da osservare. "Il nostro studio con SEEDS di sistemi come PDS 70, che ha un divario enorme che potrebbe essere stato scavato da più pianeti giganti, apre un percorso promettente per studiare direttamente la formazione dei pianeti nei dischi" conclude Ruobing.

< B>Riferimenti:
Hashimoto et al. "Polarimetric Imaging - PDS 70: Osservazioni del disco" è stato pubblicato in Lettere APJ il 10 ottobre 2012 (ApJ 758, L19).
Dong et al 2012 "La struttura - PDS 70 Sistema" è in corso di stampa in ApJ.

Ringraziamenti:
Questa ricerca è stata in parte sostenuta da:
Grant-in-Aid per la ricerca scientifica in un settore prioritario del Ministero giapponese della Pubblica Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia (MEXT), Giappone
La Fondazione Mitsubishi, Giappone
National Science Foundation premi (n. 1.009.203 e n 1009314), Stati Uniti d'America

Membri del gruppo di ricerca di questo sono:
Giugno Hashimoto (National Astronomical Observatory of Japan)
Ruobing Dong (Princeton University)
Tomoyuki Kudo (Subaru Telescope, NAOJ)
Roman Rafikov (Princeton University)
Mitsuhiko Honda (Kanagawa University)
Zhaohuan Zhu (Princeton University)
Takayuki Muto (Kogakuin University)
Barbara Whitney (Wisconsin University)
Timothy Brandt (Princeton University)
Melissa McClure (Università del Michigan)
John Wisniewski (University of Oklahoma)

Note:
PDS è l'abbreviazione di "Pico dos Dias Survey", un nome di catalogo sulla base della grande indagine del 1990 nell 'Osservatorio di Pico dos Dias in Brasile. Circa un centinaio di oggetti sono stati elencati nel catalogo. L'oggetto numero 70 della lista è stato l'obiettivo di questa ricerca. Pertanto, è indicato come PDS 70.
L'esplorazione strategica di pianeti extrasolari e di dischi con il telescopio Subaru (SEMI), ha richiesto lo strumento HiCIAO, montato sul telescopio Subaru per condurre le proprie ricerche. Il progetto SEMI iniziata nel 2009 per un periodo di cinque anni con 120 notti di osservazione al telescopio Subaru. Il Project leader Motohide Tamura è il direttore di Extra-Solar Progetto Localizzazione Planet al Astronomico Nazionale del Giappone (NAOJ).

Foto Di Apertura
Figura 1: HiCIAO montato sul telescopio Subaru ha catturato questa immagine nel vicino infrarosso del disco protoplanetario intorno a PDS 70. Una maschera ha bloccato la luce nelle immediate vicinanze della stella centrale. I colori dell'immagine indicano la luminosità della luce infrarossa, l'area bianca ha una forte radiazione infrarossa mentre quella della zona più blu è più debole. La zona nera vicino a PDS 70, fuori della maschera, è il gap scoperto. (Credit: NAOJ)

Traduzione A Cura Arthur McPaul

Fonte:
http://www.naoj.org/Pressrelease/2012/11/08/index.html