giovedì 29 aprile 2010

Vita aliena presto scoperta sugli esopianeti, ma...

Nuove prospettive per la ricerca di vita extraterrestre verranno dallo studio delle super Terre, con i nuovi telescopi spaziali, ma tuttavia il primo contatto potrebbe essere un sogno irrealizzabile


Anche se i nostri telescopi saranno in grado di individuare i segni della presenza di vita sui pianeti extrasolari entro i prossimi 100 anni, sarebbe probabilmente necessario attendere ancora molti secoli prima di poterli guardare veramente da vicino.

"Purtroppo, forse ci vorrá ancora più tempo dei 23 secoli trascorsi da quando Epicuro ipotizzò la presenza di altri pianeti, prima di poter vedere gli alieni da vicino" ha detto Jean Schneider, astrobiologo presso l'Osservatorio di Parigi a Meudon. Lui e i suoi colleghi hanno discusso della difficoltà di studiare a distanza la vita aliena. Schneider e i suoi colleghi affermano che nei prossimi 15-25 anni, ci saranno due generazioni di missioni spaziali in grado di analizzare con maggior dettaglio i pianeti extrasolari. La prima generazione conterrà dei coronografi da 1,5 a 2,5 metri di larghezza che bloccheranno la luce diretta da una stella per la ricerca di pianeti giganti e super-Terre nelle vicinanze. La seconda generazione sarà caratterizzata da interferometri, coronografi e altre attrezzature capaci di analizzare meglio la luce riflessa da questi pianeti extrasolari. Queste missioni, potrebbero rivelare le sostanze chimiche contenute nelle loro atmosfere o sulla loro superficie. Allo stesso tempo, verranno probabilmente installate anche delle telecamere coronografiche sui più grandi telescopi terrestri.

Dopo questi progetti, le future missioni potrebbero cercare pianeti potenzialmente abitabili da stelle distanti oltre 50 parsec o lune rocciose dei pianeti giganti osservati nelle zone abitabili delle stelle vicine. Le missioni potrebbero anche profondamente indagare sui pianeti extrasolari che mostrano potenziali segni di vita. Tali missioni richiederebbero matrici molto più grandi nello spazio: ad esempio, prendendo un immagine di 100 pixel di un pianeta doppio distante della Terra a circa 16,3 anni luce di distanza, sarebbero richiesti gli elementi che compongono una matrice di un telescopio spaziale posto a più di 43 chilometri di distanza.

Da tali immagini di pianeti extrasolari riusciremmo a capire dettagli come gli anelli, le nuvole, gli oceani, i continenti e forse anche un accenno di foreste o savane. Il monitoraggio a lungo termine potrebbe rivelare avvicendamenti stagionali, eventi vulcanici e cambiamenti climatici. Potrebbero anche essere rilevata la presenza di lune, dalla proiezione dalle ombre sui pianeti. Strumenti più sensibili nell'infrarosso potrebbero rilevare l'anidride carbonica, che potrebbe dire molto sull'atmosfera.

Al di là poi dei segni convenzionali di vita come noi la conosciamo, rappresentati dall'ossigeno atmosferico, un altro tipo di segnale potrebbe essere quello "tecnologico", caratteristiche che cioė non possono essere spiegate semplicemente dalla complessa chimica organica. Alcuni esempi di queste traccie potrebbero includere la luce laser, i gas clorofluorocarburi, o anche le costruzioni artificiali.

"Cercare gli alieni è filosoficamente importante, ci ricorderebbero ciò che è essenziale nella condizione umana", ha detto Schneider.

Il sistema stellare più vicino al Sole è il sistema di Alpha Centauri. Alpha Centauri A, conosciuta anche come Rigil Kentaurus, è la stella più luminosa della costellazione del Centauro ed è la quarta stella più brillante nel cielo notturno. Alpha Centauri A è della identica classe spettrale del Sole, pertanto molti scienziati ipotizzano che potrebbe avere pianeti che ospitano la vita.


"Tuttavia, se gli scienziati effettivamente rilevassero i segni della presenza di vita, sarebbe davvero frustrante dover attendere diversi secoli prima che l'umanità possa realizzare la speranza di vedere da vicino questi alieni" ha spiegato Schneider. Per ottenere le immagini di organismi giganti su un ipotetico pianeta di Alpha Centauri A o B a circa 4,37 anni luce di distanza, gli elementi che compongono una matrice telescopica dovrebbero coprire una distanza di circa 400.000 km di larghezza, o quasi il raggio del Sole. L'area necessaria per raccogliere anche un solo fotone da un pianeta è di circa 60 miglia di larghezza. Per determinare se la forma di vita si muove con una velocità di anche 2 metri al minuto e che il moto non sia dovuto ad errori di osservazione, l'area richiesta per la raccolta dei fotoni necessari dovrebbe essere di circa 1,8 milioni di chilometri di larghezza .

L'unica alternativa sarebbe quella di inviare i veicoli spaziali sul pianeta, ma un tale viaggio sarebbe lungo e pericoloso. Alla velocità del 30% della velocità della luce, con una grana da 100 micron di spessore, circa la larghezza di un capello umano occorrerebbe all'incirca la stessa energia cinetica per un corpo da 100 tonnellate che viaggi a 60 miglia all'ora. Nessuna tecnologia attualmente disponibile potrebbe accelerarlo fino a velocità elevate. Si potrebbe invece viaggiare più lentamente e quindi più sicuri, ma anche andando all'1% della velocità della luce (o circa 1.860 miglia al secondo) occorrerebbero millenni per il veicolo spaziale prima di raggiungere la sua meta di destinazione.

Indipendentemente dal metodo, a quanto pare ci vorranno secoli per avere un diretto contatto visivo con qualsiasi tipo di vita aliena nelle vicinanze, almeno nel quadro della scienza e della tecnologia che abbiamo ora. Ciò che la fisica potrebbe però fare in un millennio, non è prevedibile, hanno detto i ricercatori.

"Spero che ci sarà una rivoluzione imprevedibile nei concetti fisici," ha detto Schneider scherzando [ha poco da ridere... aggiungerei, ndt]

Non tutti hanno però ritengono queste prospettive deludenti.

"Abbiamo sempre cercato la vita indirettamente, mediante la ricerca di traccie atmosferiche della presenza sua presenza,forse più probabili della scoperta di una cellula", ha detto l'astrobiologo Alan Boss alla Carnegie Institution di Washington, che non ha preso parte a questo studio. "Questo è ciò che abbiamo sempre sperato e siamo ancora ben lontani dal poter conseguire questo modesto traguardo. Saremo felicissimi di trovare intanto vita su Marte prima di metterci a cercare le prove della vita al di fuori del Sistema Solare! "

Certo, c'è sempre una possibilità che arriveremo a studiare gli alieni da vicino, piuttosto che il contrario, però secondo Boss, è un evento improbabile.
"Non abbiamo bisogno di preoccuparci della venuta degli alieni sulla Terra per schiavilizzarci, i viaggi interstellari dalle creature viventi sono solo fantascienza, e non scienza", ha detto.

Il nostro commento
Ennesimo articolo che affronta a distanza di pochi giorni il solito argomento. Siamo soli? Dove sono gli alieni? Quando gli scopriremo? Quando li vedremo da vicino? Esiste una seconda Terra?

Le solite domande apparentemente senza risposta. La comunità scientifica sta facendo grossi passi da gigante per rispondere nel più breve tempo possibile a queste domande. I nuovi supertelescopi spaziali scopriranno presto nuove terre, ma come giustamente si chiedono gli studiosi, sarà come guardare e non toccare, perchè le immani distanze non ci permetteranno di scoprire quali forme di vita abitano il pianeta o comunicare con loro.

Sembra che l'invalicabile limite della velocità della luce sia l'unica barriera a tale eventualità, ma anche se la si riuscisse a superare in laboratorio, non sarebbe possibile probabilmente inviare a tale velocità nessun mezzo né automatico né con equipaggio.

Con le moderne tecnologie, non riusciamo nemmeno ad essere certi se su Marte sia effettivamente esistita la vita e non abbiamo nemmeno i fondi per rimandare gli astronauti sulla Luna, ad una manciata di centinaia di migliaia di km dalla Terra. Con queste premesse, non so come potrà essere perseguita l'ardita impresa di scoprire forme di vita extrasolari, se non con traccie indirette dai prossimi supertelescopi. La scoperta di queste traccie sconvolgerebbero definitivamente le idee di unicità della presenza umana nel Cosmo, ma di fatto, una seconda Terra a 100 o più anni luce da noi non cambierebbe nulla e non aprirebbe nessuna prospettiva reale.

Non resta dunque che rimettere le mani alla relatività di Einstein e soprattutto alla fisica quantistica per cercare di accorciare o annullare queste distanze, come qualche fisico sosterrebbe. Senza una nuova fisica, nuove tecnologie, nuovi fondi e nuove risorse, i "pianeti pullulanti" di vita che il Webb Space Telescope potrebbe scoprire, riempiranno solo i libri di astronomia e le pagine dei blog, ma in concreto non darebbero molto altro all'esplorazione e alla sete di conoscenza che l'uomo ha.


A cura di Arthur McPaul

Fonte: http://www.astrobio.net/exclusive/3476/seeing-the-closest-aliens-will-take-centuries


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