Solo qualche settimana fa hanno fatto il giro del mondo le spettacolari immagini di Encelado, una delle lune di Saturno, prese dalla sonda Cassini in un passaggio ravvicinato sopra la sua superficie. In esse sono ben visibili imponenti getti di acqua ghiacciata che si innalzano sullo sfondo di un cielo completamente nero, prodotti da fratture della sua superficie. Oggi grazie ai dati forniti dagli altri stumenti a bordo di Cassini, emergono nuovi dettagli su di essi e l’ambiente in cui orbita Encelado.
Il Cassini Plasma Spectrometer (CAPS) e il Magnetospheric IMaging Instrument (MIMI) hanno infatti messo in evidenza che Encelado e i getti che si sprigionano dalla sua superficie assorbono continuamente le particelle elettricamente cariche che compongono la “nuvola” di plasma che avvolge il corpo celeste e si muove rispetto ad esso a una velocità di 30 kilometri al secondo. Questo processo lascia una zona povera di particelle laddove è passato il corpo celeste. A compensare questa perdita ci pensano la polvere e il gas porveniente da Encelado che, caricati elettricamente dal campo magnetico di Saturno, diventano così sorgenti di nuovo plasma che va a ripristinare l’abbondanza di particelle nelle porzioni di spazio precedentemente “saccheggiate”.
Questo complesso processo di cattura e rilascio di particelle cariche però non avviene in modo uniforme ma piuttosto turbolento. “Alla fine il plasma assorbito da Encelado viene poi rilasciato nello spazio dalla stessa luna di Saturno” dice oggi Sheila Kanani, ricercatrice del Mullard Space Science Laboratory, alla presentazione dello studio da lei guidato durante il National Astronomy Meeting. Il congresso, in corso a Glasgow, è organizzato dalla Royal Astronomical Society . “Questa restituzione non avviene però in modo continuo e ordinato. Dai dati a nostra disposizione possiamo piuttosto pensare che si formino vere e proprie bolle di particelle di bassa energia durante il processo di riempimento delle zone di plasma precedentemente svuotate”.
“Encelado è la principale sorgente del plasma intrappolato nella magnetosfera di Saturno, che è confinato in una zona dalla forma di una enorme “ciambella” che circonda il pianeta” prosegue Kanani. “Ci aspettiamo di osservare simili caratteristiche nelle ’scie’ lasciate dalle altre lune di Saturno in seguito alla loro interazione con il plasma. A tutt’oggi però solo Encelado è stato studiato con un livello di dettaglio così accurato per mostrare questo fenomeno”.
Fonte: INAF
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