Il giorno del Ringraziamento del 2013, scienziati, astronomi e osservatori dilettanti puntarono i loro strumenti verso il Sole attendendo il passaggio ravvicinato della cometa Ison per riprendere quello che si presagiva essere un grande spettacolo celeste. Invece ISON si spense misteriosamente.
"Riteniamo che ISON si sciolse prima di avvivinarsi al Sole", ha detto Bryans un ricercatore presso l'Osservatorio d'Alta quota del NCAR.
Gli scienziati solari, come Bryans, sono interessati a comete come ISON, perché possono contribuire a velare i misteri della corona e del campo magnetico solare. I passaggi di tali comete non sono così inusuali, ma in genere non sopravvivono a causa delle loro ridotte dimensioni. Qualcuno però come la cometa Lovejoy, riuscì a sopravvivere durante il suo incontro nel dicembre 2011. In genere esse durante questa fase della loro orbita perdono molta massa lasciando una scia abbagliante di emissioni ultraviolette estreme nella loro scia.
La cometa ISON, avvistata un anno prima che raggiungesse il Sole, fu ritenuta abbastanza grande abbastanza per sopravvivere al viaggio, essendo molto luminosa.
In uno studio pubblicato nel 2014, i ricercatori hanno ipotizzato che la cometa ISON non abbia emesso radiazione ultravioletta estrema come la cometa Lovejoy perché passó più lontano dal Sole.
Ma nel nuovo studio, pubblicato sul The Astrophysical Journal, Bryans e Pesnell hanno posto in dubbio tali conclusioni. Utilizzando i dati raccolti dal Solar Dynamics Observatory, hanno effettuato una valutazione sistematica tra le due comete, come ad esempio la densità dell'atmosfera solare, il campo magnetico del Sole, la dimensione delle comete e come tali differenze possano aver interessato le emissioni di radiazione ultravioletta estrema.
È emerso che ISON non fosse tanto più lontano dal Sole rispetto Lovejoy per spiegare il motivo della sua scomparsa nel nulla. Ma piuttosto il raggio di IOSN era almeno quattro volte più piccolo rispetto a Lovejoy nonostante la sua intensa luminosità.
Per spiegarne la causa, gli scienziati hanno ipotizzato che ISON stesse compiendo il suo primo viaggio intorno al Sole, il che significa che fosse ancora ricca di materia altamente volatile rendendola più luminosa rispetto sue dimensioni ridotte.
Inoltre essi hanno supposto che la cometa si sia rotta in numerosi frammenti prima di entrare a contatto con la corona del Sole dissolvendosi del tutto.
Traduzione e adattamento a cura di Vito Di Paola
Foto in alto:
Un'immagine migliorata della cometa ISON ripresa dal Telescopio Spaziale Hubble maggio 2013.
Credit: NASA
Fonte
"Riteniamo che ISON si sciolse prima di avvivinarsi al Sole", ha detto Bryans un ricercatore presso l'Osservatorio d'Alta quota del NCAR.
Gli scienziati solari, come Bryans, sono interessati a comete come ISON, perché possono contribuire a velare i misteri della corona e del campo magnetico solare. I passaggi di tali comete non sono così inusuali, ma in genere non sopravvivono a causa delle loro ridotte dimensioni. Qualcuno però come la cometa Lovejoy, riuscì a sopravvivere durante il suo incontro nel dicembre 2011. In genere esse durante questa fase della loro orbita perdono molta massa lasciando una scia abbagliante di emissioni ultraviolette estreme nella loro scia.
La cometa ISON, avvistata un anno prima che raggiungesse il Sole, fu ritenuta abbastanza grande abbastanza per sopravvivere al viaggio, essendo molto luminosa.
In uno studio pubblicato nel 2014, i ricercatori hanno ipotizzato che la cometa ISON non abbia emesso radiazione ultravioletta estrema come la cometa Lovejoy perché passó più lontano dal Sole.
Ma nel nuovo studio, pubblicato sul The Astrophysical Journal, Bryans e Pesnell hanno posto in dubbio tali conclusioni. Utilizzando i dati raccolti dal Solar Dynamics Observatory, hanno effettuato una valutazione sistematica tra le due comete, come ad esempio la densità dell'atmosfera solare, il campo magnetico del Sole, la dimensione delle comete e come tali differenze possano aver interessato le emissioni di radiazione ultravioletta estrema.
È emerso che ISON non fosse tanto più lontano dal Sole rispetto Lovejoy per spiegare il motivo della sua scomparsa nel nulla. Ma piuttosto il raggio di IOSN era almeno quattro volte più piccolo rispetto a Lovejoy nonostante la sua intensa luminosità.
Per spiegarne la causa, gli scienziati hanno ipotizzato che ISON stesse compiendo il suo primo viaggio intorno al Sole, il che significa che fosse ancora ricca di materia altamente volatile rendendola più luminosa rispetto sue dimensioni ridotte.
Inoltre essi hanno supposto che la cometa si sia rotta in numerosi frammenti prima di entrare a contatto con la corona del Sole dissolvendosi del tutto.
Traduzione e adattamento a cura di Vito Di Paola
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Un'immagine migliorata della cometa ISON ripresa dal Telescopio Spaziale Hubble maggio 2013.
Credit: NASA
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