martedì 23 ottobre 2012

Soluzione Per Acqua Marziana Che Appare E Scompare


I ricercatori dell'Università di Arkansas hanno creato un modello che potrebbe spiegare come l'acqua possa aver prodotto i flussi osservati dai veivoli spaziali in orbita attorno a Marte.

La ricerca di Vincent Chevrier professore presso la Brown University, è stata pubblicata sul Geophysical Research Letters.
I ricercatori dell'Università di Arkansas hanno studiato un piccolo flusso originariamente identificato dal NASA Mars Reconnaissance Orbiter e dettagliato in un documento pubblicato sulla rivista Science nel luglio 2011.

Queste caratteristiche di flusso, che appaiono e scompaiono con le stagioni e mostrano una forte preferenza per i pendii rivolti equatore, indicano la possibile presenza di acqua liquida sul Pianeta Rosso. Chevrier e Rivera-Valentin hanno costruito il modello più completo fino ad oggi del comportamento di acqua e di sale in combinazione, chiamato salamoia, per mostrare che l'acqua congelata possa fondere, creando il flusso e poi evaporano come osservato su Marte.

I sali possono abbassare il punto di fusione di acqua, così i ricercatori hanno utilizzato diverse forme di sale note su Marte per calcolare come essi si sciolgono, quanto diventerebbero liquidi e per quanto tempo il liquido dovrebbe durare dal momento che passa da zero gradi all'evaporazione.
Essi hanno basato il loro modello su terreni fino a 20 centimetri di profondità, perché al di là quella profondità le temperature stagionali non pregiudicherebbero gli aspetti di congelamento e di fusione delle miscele di acqua salata.

"Abbiamo dovuto trovare una miscela di acqua salata che va e viene", in altre parole, qualcosa di non completamente liquido o solido, ha detto Chevrier, un professore assistente di ricerca nel Centro di Arkansas per lo spazio e Scienze Planetarie al William J. Fulbright College of Arts and Sciences.
"In un giorno potremmo formare abbastanza liquida per creare queste caratteristiche di flusso sulla superficie", ha detto.

Il modello del ricercatore ha anche spiegato il perché delle caratteristiche del flusso scomparse, incorporando l'evaporazione nel modello.
"Se Si scioglie facilmente, più facilmente evapora", ha detto Chevrier. A basse concentrazioni di salamoia, "non appena si scioglie, evapora e scompare".

Tuttavia, i ricercatori hanno dimostrato di poter fondere la salamoia abbastanza senza che essa evapori completamente, creando così le condizioni che possano spiegare le caratteristiche di flusso.

Il loro modello si adatta con il cambio di stagione nelle osservazioni di flusso, con i flussi che si verificano su pendii rivolti equatore e con i cambiamenti stagionali. Inoltre, alti tassi di evaporazione superficiale come dimostrato nel loro modello spiegano il perché, se ci fosse stata acqua, sarebbe scomparsa in tempi relativamente brevi e perché l'imaging di spettrometria su Marte non ha individuato le tracce d'acqua.


Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Foto:
Esempio di un "Recurring Slope Llineae" (RSL) nell'Horowitz crater su Marte. [Credit: NASA/JPL/University of Arizona]

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121022112849.htm

lunedì 22 ottobre 2012

L'Illusione Della Vita Sui Pianeti Extrasolari


Quando un meteoroide entra nell’atmosfera di un pianeta extrasolare, aggiunge gas organici che potrebbero farlo sembrare abitato, quando in realtà non lo è. E’ quanto sostengono i ricercatori del progetto Darwin dell’ESA e del Terrestrial Planet Finder
Negli ultimi anni, gli astronomi hanno scoperto centinaia di pianeti extrasolari. Molti di questi si trovano all’interno delle zone abitabili, le aree con un clima che potrebbe garantire l’acqua allo stato liquido sulla superficie, alimentando le speranze che la vita come noi la conosciamo, possa esistere anche fuori dalla nostra Terra.

Generalmente gli scienziati vanno alla ricerca di metano e ossigeno, segni significativi per la presenza della vita. Per oltre 40 anni, gli astronomi hanno fatto riferimento alle nubi di metano osservate su Marte, aumentando la possibilità di organismi viventi sotto la sua superficie. Sebbene la vita o i sottoprodotti della vita siano responsabili per quasi tutto il metano trovato nell’atmosfera terrestre, non sono l’unica fonte a produrlo. Per esempio, i vulcani possono produrre metano grazie alle reazioni chimiche tra acqua, anidride carbonica e sali minerali. Sebbene su Marte il numero dei micrometeoriti che colpiscono il pianeta rosso non spiegherebbero i livelli di metano presenti sul pianeta, in altri sistemi solari molto più polverosi, si potrebbe ottenere molto metano che andrebbe ad emettere una falsa firma atmosferica sulla vita.

“Questo potrebbe costituire un problema, in quanto la ricerca di vita su questi pianeti extrasolari dipende da osservazioni remote quali l’analisi spettroscopica delle loro atmosfere, come era stato fatto per rilevare il metano nell’atmosfera di Marte“, ha detto il ricercatore Richard Court, un geologo planetario presso l’Imperial College di Londra. “Non c’è alcuna possibilità per i veicoli spaziali di visitare fisicamente questi pianeti extrasolari ubicati a molti anni luce di distanza“.

Ricerche precedenti indicano che gli unici sistemi solari in grado di imitare la firma della vita sono quelli in possesso di dischi detritici abbastanza densi, o sistemi sottoposti a molte collisioni tra corpi, come avvenuto nel nostro sistema solare 3,9 miliardi di anni fa. Attualmente la Terra riceve circa 40.000 tonnellate di micrometeoriti ogni anno, mentre Marte circa 12.000 tonnellate. I ricercatori stimano che nel corso del bombardamento avvenuto agli albori del sistema solare, la Terra e Marte ne abbiano visto da 1.000 a 10.000 volte di più. La Terra, in quel periodo, potrebbe aver ricevuto circa 33 milioni di miliardi di tonnellate di micrometeoriti, mentre Marte 1.700.000 miliardi di tonnellate.

Tutto questo può essere sufficiente per avere abbastanza metano su un pianeta da farlo sembrare abitato. Finora gli astronomi hanno individuato una serie di sistemi che potrebbero presentare questo aspetto. Un esempio può comprendere Gliese 581 a circa 20 anni luce dalla Terra, che ha uno e forse due “super-Terre” – pianeti rocciosi più grandi della Terra, che possono raggiungere fino a 10 volte la massa del nostro pianeta – intorno alla nana rossa della zona abitabile del sistema. I ricercatori hanno pubblicato i loro lavori dettagliati sulla rivista Planetary and Space Science.

Foto
Credit: European Space Agency di David Sing

A Cura della fonte

Fonte:
http://www.meteoweb.eu/2012/10/lillusione-della-vita-su-un-pianeta-extrasolare/157831/

venerdì 19 ottobre 2012

Alpha Centauri B b: Nuove Prospettive


Sorprendentemente, c'è una probabilità del 10 per cento che Centauri B b sia un mondo in transito e una probabilità leggermente superiore che il nuovo pianeta sia nel piano orbitale delle stelle binarie. Le due stelle principali di Centauri sono a soli undici gradi dalla nostra vista. Stiamo parlando di uno scenario di rilevamento molto impegnativo, ma che non è fuori questione per uno strumento come il telescopio spaziale Hubble. Chiaramente, un transito sarebbe un grande impulso, che ci permetterebbe di determinare il raggio e la densità del pianeta.

Stéphane Udry (Observatoire de Genève), ha detto alla conferenza stampa che una proposta di esaminare Centauri B per i transiti è già stata inviata al team di Hubble.

Lavori d'osservazione sulla velocità radiale delle Centauri hanno dimostrato che richiederebbe circa 500 notti di osservazione per un periodo di nove anni. Inoltre Alpha Centauri A e B non sono esattamente statiche e la luce diffusa dalla brillante Centauri A potrebbe facilmente contaminare gli studi sulla B.

La presenza del nuovo pianeta a soli 3,2 giorni dalla stella offre una più clemente possibilità di trovare altri pianeti a distanze più ampie dalla stella.

Alla conferenza stampa, Laughlin ha paragonato il nostro stato attuale alla fine del primo tempo di una partita di calcio. Abbiamo tirato fuori una rivelazione importante, ma anche se si inizia a speculare su mondi rocciosi più lontani nel sistema, siamo di fronte ad osservazioni sempre più difficili. Possiamo aspettarci che la storia di Alfa Centauri si svilupperà lentamente, ma Xavier Dumusque (Centro de Astrofisica da Universidade do Porto) ha sottolineato quanto più difficile diventi ora trovare altri pianeti nel sistema Centauri B, aggiungendo che ci sarebbe voluto almeno il doppio di molte misure fatte dal team di Ginevra per il pianeta scoperto.

A circa 230 giorni di orbita attorno ad Centauri B dovrebbe esistere la zona abitabile, il posto in cui ci piacerebbe trovare un mondo terrestre. Fortunatamente, si tratta di una regione di stabilità orbitale, in cui gli effetti della Centauri A non sono rilevanti.
Centauri B b probabilmente dovrebbe essere un mondo fatto di roccia e lava con una temperatura superficiale intorno al 1500 Kelvin, sicuramente in un'orbita a rotazione sincrona.

Laughlin ha preso atto di questi scenari:
Abbiamo visto l'altro giorno che il concetto di missione ESA denominata NEAT offre nuovi modi per studiare Alpha Centauri e altre stelle vicine, e TESS (Transit exoplanet satellitarity Ml Survey) ci avrebbe permesso di rilevare 2,5 milioni di stelle più brillanti nel cielo. I dati di una missione come questa potrebbero essere alla portata del James Webb Telescope in prossimità
di lancio.

Alpha Centauri B è stata la maggiore candidata in questa sessione di ricerca non solo da parte del team di Ginevra, ma anche dal team di e da un terzo gruppo in Nuova Zelanda. Entrambe le stelle potrebbero avere molti pianeti tra cui uno terrestre nella relativa zona abitabile e nel caso di A non si può escludere che esistano anche pianeti grandi come dieci masse terrestri e giganti gassosi.

L'attenzione si è tuttavia concentrata su Centauri B, perché è favorita per i metodi di velocità radiale utilizzati in questa indagine. Il suo livello di attività stellare è bassa, il che significa che ci sono meno perturbazioni che possono distorcere le misurazioni della velocità radiale. E' anche una stella più fredda rispetto al nostro Sole, il che significa che la zona abitabile sarà più vicina alla stella rispetto che ad Centauri A. Ricordate che con i metodi della velocità radiale che stiamo guardando distorsioni incredibilmente piccole nel movimento della stella (nel caso di Centauri B b, 51 centimetri al secondo, o 1,8 chilometri all'ora, la massima precisione mai raggiunta con questo metodo).

Una massa più piccola significherebbe maggiore variazione di velocità radiale per un pianeta di massa simile, quindi, possibilità di essere individuato più facilmente.

Gran parte del lavoro del team di Ginevra è stato quello di esaminare le osservazioni spettrografiche di HARPS tra il febbraio del 2008 e luglio del 2011 per modellare e rimuovere tutte le fonti di illuminazione perturbanti non-planetarie.

Le velocità radiali di α Centauri B hanno esposto alcuni segnali che hanno reso possibile la sua identificazione. La loro origine è associata ad un rumore strumentale, alle oscillazioni stellari, alla granulazione della superficie della stella, all'attività rotazionale, all'attività a lungo termine indotta dal ciclo magnetico, al moto orbitale della compagna binaria e alla contaminazione luminosa di A e infine alle imprecise coordinate stellari.

Ciascuno di questi fattori dovevano essere modellati e sottratti dai dati. Il team ha eseguito delle simulazioni da Monte Carlo per verificare il segnale di 3,236 giorni che non fosse un artefatto dall'eliminazione dei segnali stellari ed è stato in grado di concludere che il segnale è reale.

Xavier Dumusque, autore principale dello studio, ha mostrato i grafici nella conferenza stampa sull'attività magnetica di Centauri B, notando che, come quest'ultimo saliva, la velocità radiale aumentava.

Per il Sole, come per le altre stelle simili a α Centauri B, per convezione si induce un blueshift agli spettri stellari. Pertanto, non essendoci un blueshift convettivo all'interno di queste regioni, lo spettro della superficie stellare integrata apparirebbe spostata verso il rosso. Poiché un redshift, misura la velocità positiva radiale, si attende una correlazione positiva tra la variazione del ciclo magnetico e una variazione a lungo termine della velocità radiale.
Il rumore di 51 centimetro al secondo persisteva in tutti i dati ed era il disturbo di Centauri B b.

C'era un senso di euforia in aria, mentre veniva divulgata la scoperta del pianeta attorno ad Alpha Centauri B e dopo poco tutti i media ne stavano dando la notizia.
John Grunsfeld, Science Mission Associate Administrator della NASA, ha detto in merito a questa scoperta:

"Il James Webb Space Telescope (JWST) fornirà una struttura unica che servirà per il prossimo decennio per scoprire pianeti extrasolari in transito e scoprire di tali pianeti le proprietà come la massa, il raggio, e la struttura fisica, e la caratterizzazione delle atmosfere. Se ci sono altri pianeti del sistema Alpha Centauri, il JWST potrà essere in grado di rilevarli anche attraverso le immagini.
La NASA sta anche studiando due missioni per i pianeti extrasolari per il volo spaziale del prossimo decennio".

La presenza di un pianeta roccioso implica per Alpha Centauri B, secondo i modelli di formazione planetaria, la presenza di altri mondi e il team di Ginevra spera di essere all'altezza di scovarli.

La strategia ottimale di osservazione utilizzata per monitorare α Centauri B è di raggiungere la precisione necessaria per la ricerca di super-Terre abitabili intorno a stelle di tipo solare utilizzando la tecnica della velocità radiale. Tuttavia, richiede un importante investimento in tempo di osservazione e quindi solo pochi obiettivi possono essere osservati su più anni. Recenti analisi statistiche e modelli teorici sulla formazione dei pianeti suggeriscono che i pianeti rocciosi di piccola massa e in particolare i gemelli della Terra dovrebbero essere comuni. Siamo quindi fiduciosi di essere sulla strada giusta.

Alpha Centauri è ovviamente un obiettivo primario per qualsiasi sonda interstellare futura, perché è molto più vicina di altre stelle.
La strumentazione spaziale del futuro sarà un giorno in grado di dirci qualcosa più grande del sistema Centauri B.
La scoperta di un mondo terrestre nella zona abitabile, sarebbe uno da stimolo per l'esplorazione automatizzata e potrebbe guidare l'interesse pubblico e i finanziamenti per le tecnologie sempre sofisticate e adatte al compito.
Centauri B b è un inizio entusiasmante e da vita ad un processo che richiederà tempo, pazienza e fatica.
Sembra la trama di un bellissimo romanzo di fantascienza, ma è realtà.


A Cura Di Arthur McPaul adattato dalla fonte

Fonte:
http://www.centauri-dreams.org/?p=25168

giovedì 18 ottobre 2012

Scoperto Pianeta Circumbinario


Grazie ad sforzo congiunto di scienziati e astronomi professionisti è stato riportato il primo caso di un pianeta che orbita intorno a delle stelle che a loro volta sono in orbita ad una seconda coppia di stelle.

Con l'aiuto dei volontari del sito web Planethunters.org, un team della Yale University ha guidato degli astronomi dilettanti che hanno individuato e confermato la scoperta del fenomeno, chiamato pianeta circumbinario in un sistema di quattro stelle.

Solo sei pianeti sono noti che orbitano attorno a due stelle e nessuno di questi è posto in orbita lontano dalle stelle.
"I Pianeti circumbinari sono gli esempi estremi di formazione dei pianeti", ha detto Meg Schwamb della Yale, autore di un articolo sul sistema, presentato il 15 ottobre in occasione della riunione annuale della Divisione per le Scienze Planetarie della American Astronomical Society a Reno, in Nevada.

"La scoperta di questi sistemi ci costringe a tornare al tavolo da disegno per capire come questi pianeti siano in grado di formarsi ed evolversi in modo dinamico in questi ambienti difficili".

Soprannominato PH1, il pianeta è stato identificato dagli scienziati che partecipano al Planet Hunters, un programma guidato da Yale che arruola i membri del pubblico per esaminare i dati astronomici della sonda Keplero della NASA sui candidati esopianeti. E' la prima scoperta confermata del progetto.

I volontari Kian Jek di San Francisco e Robert Gagliano di Cottonwood, Arizona,
hanno esaminato i dati deboli salti di luce causati dal pianeta mentre passava davanti alle sue stelle madri, un metodo comune per trovare pianeti extrasolari. Schwamb, un ricercatore post-dottorato di Yale, ha guidato il team di astronomi professionisti che hanno confermato la scoperta e caratterizzato il pianeta, a seguito delle osservazioni dei telescopi Keck di Mauna Kea, nelle Hawaii. PH1 è un gigante gassoso con un raggio di circa 6,2 volte quella della Terra, il che rende un pó più grande di Nettuno.

"Planet Hunters" è un progetto simbiotico tra gli astronomi dilettanti e un team di astronomi professionisti", ha detto Debra Fischer, professore di astronomia all'Università di Yale ed esperto cacciatore di pianeti che ha contribuito al lancio di Planet Hunters nel 2010.
"Questo sistema unico nel suo genere potrebbe essere stato del tutto perso se non ci fosse stato l'occhio acuto del pubblico".

Le orbite di PH1 si eclissiano circa ogni 20 giorni con le stelle che sono di 1,5 e 0,41 volte la massa del Sole. Esso ruota intorno al suo ospite stellare all'incirca ogni 138 giorni. Al di là dell'orbita del pianeta a circa 1000 UA (circa 1000 volte la distanza tra la Terra e il Sole) vi è una seconda coppia di stelle che orbitano intorno al sistema planetario.
"Le migliaia di persone che sono coinvolte con Planet Hunters, stanno eseguendo un servizio importante", ha dichiarato il co-autore Jerome Orosz, che ha guadagnato il suo Ph.D. a Yale nel 1996 e ora è professore associato di astronomia alla San Diego State University.
"Molte delle tecniche automatiche utilizzate per individuare caratteristiche interessanti nei dati di Kepler non funzionano sempre nel modo più efficiente come vorremmo. Il duro lavoro dei cacciatori di pianeti aiuta a garantire che le scoperte importanti non vadano perse".

Gagliano, uno dei due astronomi dilettanti coinvolti nella scoperta, ha detto di essere "assolutamente entusiasta di individuare un piccola variazione nella curva di luce della stella binaria a eclisse dal telescopio Keplero, la traccia di un potenziale nuovo pianeta circumbinario".
Ha continuato, "E' un grande onore essere un cacciatore di pianeta e di lavorare mano nella mano con gli astronomi professionisti, fornendo un fattivo contributo alla scienza".

Jek ha espresso meraviglia per la possibilità della scoperta: "Continua a stupirmi come si possano raccogliere così tante informazioni su un altro pianeta a migliaia di anni luce di distanza semplicemente studiando la luce dalla sua stella madre".

Il documento è disponibile sul server di preprint arXiv ed è stato presentato al Journal. Un team della Johns Hopkins University ha lavorato su un foglio a parte, sugli aspetti del sistema planetario.

La ricerca è stata sostenuta dalla NASA e dalla National Science Foundation Astronomia e Astrofisica Postdoctoral Fellowship.


A Cura Di Arthur McPaul adattato dalla fonte

Foto
Rappresentazione del sistema circumbinario di PH1. Crediti: Haven Giguere/Yale.

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121015150031.htm

mercoledì 17 ottobre 2012

Sorprese Dal Meteorite Marziano


Un meteorite caduto nel deserto del Marocco 14 mesi fa, sta fornendo ulteriori informazioni su Marte, il pianeta da cui ha avuto origine

L'Università di Alberta, grazie al suo ricercatore Chris Herd, sta studiando il meteorite Tissint, che contiene interessanti tracce dell'atmosfera marziana con cui è stato a contatto.
"Il nostro team ha scoperto elementi gassosi presenti all'interno del meteorite Tissint coerenti con i campioni di atmosfera raccolti nel 1976 dal Viking, la missione lander della NASA", ha detto Herd.
Herd
.

"Il meteorite nacque 600 milioni anni fa quando fu esplulso dal pianeta dall'impatto di un asteroide che causó un'immensa onda d'urto", ha detto Herd. "Le fessure all'interno della roccia sono state sigillate immediatamente dal calore, intrappolando all'interno i componenti di atmosfera di Marte con la formazione di punti neri vitrei".

Il team stima che per un periodo compreso tra 700.000 e un milione di anni la roccia ha vagato nello spazio esterno, fino a quando nel luglio del 2011 è atterrata in Marocco.

"Questa è solo la quinta volta che siamo testimoni di un atterraggio di un meteorite marziano".
ha affermato Herd. "L'importanza di questo meteorite è che è stato esaminato solo pochi mesi dopo lo sbarco e non è stato sottoposto all'erosione degli atmosferici o alla contaminazione dell'ambiente terrestre.

La roccia marziana presenta erosione da acqua, il che significa che l'acqua era presente sulla superficie di Marte negli ultimi centinaia di milioni di anni. Ma Herd dice questo esempio di meteorite non porta alcuna prova che l'acqua abbia sostenuto eventuali forme di vita.

"Poiché la roccia marziana è stata sottoposta a tale intenso calore, eventuali forme di vita microbiche idriche che potrebbero essere esistite nel profondo delle sue crepe sono state ormai distrutte", ha detto Herd.

Il rover Curiosity della NASA si sta muovendo sul pianeta rosso alla ricerca di maggiori informazioni sulla storia di Marte.

Il team sta studiando una missione su Marte che riporterà le rocce sulla Terra, in modo da fornire uno studio migliore per vedere se la vita è mai sorta sulla superficie di Marte.

Per la ricerca scientifica del meteorite Tissint è stato coinvolto un team internazionale di studiosi e il documento relativo è stato pubblicato online sulla rivista Science dell'11 ottobre.


A Cura Di Arthur McPaul adattato dalla fonte

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121011141439.htm

Eccezionale Scoperta. Alpha Centauri B Ospita Una Terra.


Gli Astronomi dell'ESO hanno scoperto un esopianeta con la massa simile alla Terra che orbita attorno ad Alpha Centauri B. Esso è anche il più leggero pianeta extrasolare mai scoperto attorno ad una stella come il Sole. Il pianeta è stato rilevato utilizzando lo strumento HARPS montato sul telescopio di 3.6 metri dell'ESO di La Silla in Cile.

Lo sapevamo già da un pezzo che, il nostro intuito di sognatori non sbagliava.
Fin da quando ho iniziato a guardare il cielo e a comprenderne il suo significato, ho immaginato che attorno alle stelle di Alpha Centauri ci fossero dei pianeti come quelli del nostro Sistema Solare. Ma questo sogno o intuito che dir si voglia, non l'ho avuto soltanto io, ma anche illustri scienziati e persino cineasti, a livello mondiale (vedi Avatar).

Alpha Centauri è una delle stelle più brillanti nei cieli meridionali ed è il sistema stellare più vicino al nostro Sistema Solare (dista solo 4,3 anni luce). In realtà è una stella tripla, un sistema costituito da due stelle simili al Sole che orbitano una vicina all'altra, Alpha Centauri A e B, ed un componente più lontano e debole noto come Proxima Centauri (di cui a mio avviso permangono alcuni dubbi sulla sua appartenenza al sistema stesso).

Dal momento che alcuni astronomi del XIX secolo hanno speculato la possibilità che esistessero dei pianeti orbitanti, furono mosse severe critiche a tale possibilità da alcune branche conservatrici dell'astrofisica ufficiale.
Come spesso accade ultimamente, invece, i solidi palazzi crollano e quello che era solo diceria e fantasia, diventa realtà, trasformando viceversa in menzogna ció che ci è stato insegnato sbeffeggiando le nostre spesso curiose domande.

E invece...
"Le nostre osservazioni andavano avanti da oltre quattro anni utilizzando lo strumento HARPS e hanno rivelato un piccolo, ma reale, segnale proveniente da un pianeta in orbita intorno ad Alpha Centauri B, ogni 3,2 giorni" dice Xavier Dumusque (dell'Osservatorio di Ginevra, Svizzera e Centro de Astrofisica dell'Universidade do Porto, Portogallo), autore principale dello studio.

"E 'una scoperta straordinaria che ha spinto la nostra tecnica al limite!"

Il team europeo ha rilevato il pianeta raccogliendo le piccole oscillazioni nel moto della stella Alpha Centauri B creato dall'attrazione gravitazionale del pianeta orbitante. L'effetto è minuto, fa sì che la stella per muoversi avanti e indietro da non più di 51 centimetri al secondo (1.8 km / ora). Questa è la massima precisione mai raggiunta con questo metodo.

Alpha Centauri B è molto simile al Sole, ma un pó più piccolo e meno brillante. Il pianeta appena scoperto, con una massa di poco superiore a quella della Terra è in orbita a circa sei milioni di chilometri dalla stella, molto più vicino di quanto sia Mercurio al Sole nel Sistema Solare.

L'orbita della componente luminosa della stella doppia, Alpha Centauri A, è centinaia volte più lontano, ma sarebbe comunque un oggetto molto brillante nei cieli del pianeta.

Il primo pianeta extrasolare intorno ad una stella simile al Sole è stato trovato dallo stesso team che scoprì il primo pianeta extrasolare nel 1995 e da allora sono state più di 800 scoperte confermate, ma la maggior parte sono molto più grandi della Terra e molti sono grandi come Giove.

Gli astronomi adesso cercheranno di scoprire un pianeta di massa paragonabile a quello della Terra che orbita nella zona abitabile intorno al sistema e ad altre stelle vivine al Sole, ma il primo passo è stato compiuto.

"Questo è il primo pianeta con una massa simile alla Terra mai scoperto attorno ad una stella come il Sole. La sua orbita è molto vicino alla sua stella e deve essere troppo caldo per spitare la vita come noi la conosciamo", aggiunge Stéphane Udry (Osservatorio di Ginevra ), co-autore e membro del team, ma potrebbe essere solo un pianeta in un sistema di più pianeti.

I nostri risultati con HARPS e le nuove scoperte del telescopio spaziale Keplero mostrano chiaramente che la maggior parte dei pianeti di massa bassa si trovano in tali sistemi. Questo risultato rappresenta un importante passo verso l'individuazione di una Terra gemella nelle immediate vicinanze del Sole. Viviamo in tempi interessanti!" conclude Xavier Dumusque.

Lo studio relativo a questa eccezionale scoperta è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 su Nature.

Adesso speriamo che vengano scoperti altri pianeti attorno al sistema Centauri e che giungano nuove notizie su Nemesis, la compagna oscura del nostro Sole che la NASA da tempo sta cercando ai remoti confini del Sistema Solare. Tutto è ormai possibile e nessuno puó negarlo.

Champagne!!!




A Cura Di Arthur McPaul adattato dalla fonte

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121016184436.htm

lunedì 15 ottobre 2012

L'Uomo Caduto Dallo Spazio


Ieri notte una grandiosa impresa é stata compiuta. Un uomo si è tuffato dalla stratosfera dimostrando al mondo intero come sia ancora possibile superare ogni limite.

Felix Baumgartner, il temerario astronauta (perché non si sono altri termini per definirlo) si è infatti lanciato da un'altitudine di 128.097 piedi (circa 39 km), alzando le braccia in segno di vittoria come se nulla fosse mentre toccava terra e regalando per l'umanità intera un successo travolgente.

L'austriaco è atterrato nei pressi di Roswell nel New Mexico, dopo un volo in caduta libera a 4,19 m/s raggiungendo una velocità di 1137 km / h.
Il volo invece é durato circa 6 minuti.

Il quarantatreenne Felix Baumgartner ha compiuto un'impresa sovrumana che ha polverizzato e ridicolizzato il precedente record, che era detenuto dal pilota dell'Air Force Joe Kittinger di 31 km, stabilito nel 1960.

L'impresa, finanziata dalla Red Bull è stato ribattezata Red Bull Stratos ed era in programma da più di cinque anni ed è stato il frutto di innumerevoli sessioni di preparazione..

Baumgartner ha infranto anche un secondo record, divrntando il primo uomo a infrangere la barriera del suono durante la sua caduta. La discesa dai 36 km d'altitudine ha superato i Mach 1 velocità, o circa 690 mph (o 1.110 chilometri all'ora). Il precedente detentore del record, Kittinger era arrivato a 0,9 Mach (614 mph o 988 chilometri all'ora) durante i suoi quattro minuti e 36 secondi in caduta libera.

Baumgartner era dotato di una speciale tuta pressurizzata per proteggerlo dall'inospitalità della stratosfera..
Il suo primo salto di prova per la missione Red Bull Stratos, fu condotto nel mese di marzo da 22 km di altitudine nel New Mexico e Il suo secondo nel mese di luglio da 29,6 km.

La capsula spaziale che lo ha portato nella stratosfera è un edificio di 55 piani (102.5m) che ha richiesto otto ore per essere gonfiato. Poiché il pallone è composto da un materiale plastico ad alta prestazione 10 volte più sottile di un sacchetto di plastica, è stato necessario attendere il vento calmo a meno di 3 kmh per il lancio.

L'evento trasmesso in mondovisione, è stato ripreso in esclusiva per l'Italia da Sky.
Atterrando al suolo, Baumgartner è entrato nella storia e noi vi proponiamo il video dell'evento.




A cura di Arthur McPaul

Fonte:
http://abclocal.go.com/wtvd/story?section=news/local&id=8846883

venerdì 12 ottobre 2012

La "Piramide" Marziana Ha Mostrato Sorprese Inaspettate


La prima roccia marziana individuata dal Curiosity della NASA, stranamente squadrata e piramidale, ha mostrato delle sorprese inaspettate dopo l'analisi chimica dei materiali.

Il team ha utilizzato due strumenti montati sul rover Curiosity, adatti a studiare la composizione chimica della roccia trapezio/piramidale chiamata "Jake Matijevic". I risultati hanno rivelato alcuni sorprendenti risultati mai individuati in precedenti missioni e invisibili e processi planetari.

"Questa roccia ha una composizione chimica di un tipo insolito, ma ben noto nelle rocce ignee che si trovano in molte province vulcaniche sulla Terra", ha detto Edward Stolper del California Institute of Technology di Pasadena.

Sulla Terra, rocce simili a questa in genere provengono da processi nel mantello del pianeta sotto la crosta, dalla cristallizzazione del magma relativamente ricco d'acqua a pressione elevata.
Jake é stata la prima pietra analizzata dal braccio del rover Alpha Particle X-Ray Spectrometer (APXS) e la trentesima esaminata dalla (ChemCam), la fotocamera chimica.

"Jake è una una strana roccia marziana", ha detto Ralf Gellert, della University of Guelph in Ontario. "E' ad alto contenuto di elementi coerenti con il feldspato minerale e povera di magnesio e di ferro"..

ChemCam ha trovato delle composizioni uniche per ciascuno dei 14 punti di riferimento sulla roccia, colpendo grani di minerali differenti al suo interno.
"ChemCam aveva visto suggestive composizioni di feldspato dal mese di agosto e ci stiamo avvicinando a confermare i dati apxs, anche se ci sono altre prove da fare", ha detto Roger Wiens, del Los Alamos National Laboratory nel New Mexico.

L'esame della roccia Jake ha incluso il primo confronto tra i risultati su Marte apxs e i risultati di verifica della stessa roccia con ChemCam, che spara impulsi laser.
La ricchezza delle informazioni provenienti dai due strumenti è solo un'anteprima. Curiosity svolge anche delle analisi di laboratorio all'interno del rover per fornire altre informazioni circa la composizione dei campioni di polvere di rocce e del terreno.

Nel corso della missione i ricercatori useranno Curiosity di con i suoi 10 strumenti per valutare se l'area di studio mai ha offerto le condizioni ambientali favorevoli per la vita microbica.
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Foto
La strana roccia chiamata Jake Matijevic ed esaminata dagli strumenti a bordo del rover Curiosity. (Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS)

A cura di Arthur McPaul

Fonte:http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121012004808.htm

Scoperta super-Terra di diamante


Una nuova ricerca condotta dagli scienziati dell'Università di Yale ha rivelato che un pianeta roccioso due volte le dimensioni della Terra è composto interamente di diamante.

"Questo è il nostro primo assaggio di un mondo roccioso con una chimica fondamentalmente diversa dalla Terra", ha detto il ricercatore Nikku Madhusudhan, un ricercatore post-dottorato in fisica e astronomia a Yale.

"La superficie di questo pianeta è probabilmente coperta di grafite e diamante piuttosto che da acqua e granito".
Il pianeta, chiamato 55 Cancri e, ha un raggio doppio della Terra e una massa otto volte maggiore, il che lo rende una "super-Terra".
Si tratta di uno dei cinque pianeti in orbita intorno una stella simile al Sole, 55 Cancri, che si trova a 40 anni luce dalla Terra ed è visibile ad occhio nudo nella costellazione del Cancro.

Il pianeta orbita attorno ad essa in appena 18 ore, a differenza dei 365 giorni terrestri. Esso è anche incredibilmente caldo, con una temperatura di circa 3.900 gradi Fahrenheit.

Secondo le misurazioni effettuate da Madhusudhan e colleghi in precedenza, si supponeva che fossero presenti notevoli quantità di carbonio e carburo di silicio e una quantità trascurabile di ghiaccio d'acqua, ma la nuova ricerca suggerisce che il pianeta non ha acqua e sembra essere composto principalmente da carbonio (come grafite e diamante), ferro, carburo di silicio, e forse, alcuni silicati.
Lo studio stima che almeno un terzo della massa del pianeta, l'equivalente di circa tre masse terrestri, potrebbero essere di diamante.

"Al contrario della Terra, l'interno è ricco di ossigeno, ma estremamente povero di carbonio, meno di una parte in migliaia di massa" dice il co-autore Kanani Lee.
L'identificazione di un ricca super-Terra di carbonio significa che i esistono pianeti rocciosi con gli stessi costituenti chimici simili a quelli della Terra.

La scoperta apre anche nuove strade per lo studio dei processi geofisici e geochimici negli esopianeti. Una terra ricca di carbonio potrebbe influenzare l'evoluzione termica del pianeta e la sua tettonica a placche, ad esempio, con implicazioni per il vulcanesimo, l'attività sismica e la formazione delle montagne.
"Le stelle sono semplici, se pensiamo alla loro struttura di base e alla storia" ha detto David Spergel, professore di astronomia e astrofisica all'Università di Princeton, ma "I pianeti sono molto più complessi. Questo pianeta diamante è probabilmente solo un esempio della ricca varietá di scoperte che ci attendono, man mano che si va avanti ad esplorare gli esopianeti intorno a stelle vicine".

Nel 2011, Madhusudhan aveva effettuato la prima scoperta di un pianeta con l'atmosfera ricca di carbonio nell'atmosfera aprendo la possibilità a lungo teorizzata che esistono realmente pianeti rocciosi ricchi di carbonio (o "pianeti diamanti").

La nuova ricerca rappresenta la prima volta che gli astronomi hanno individuato un pianeta diamante intorno ad una stella simile al Sole precisandone la sua composizione chimica.

La ricerca è stata sostenuta dalla Yale Center for Astronomy and Astrophysics (YCAA) presso il Dipartimento di Fisica di Yale.

Il documento e le relazioni sui risultati sono state accettate per la pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters.

Foto
Illustrazione dell'interno di 55 Cancri e. (Credit: Image by Haven Giguere)

A cura di Arthur McPaul

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121011090647.htm

giovedì 11 ottobre 2012

Mars Curiosity Scopre Oggetto Misterioso: La NASA indaga


Un misterioso oggetto luminoso ha attirato l'attenzione degli scienziati che lavorano per l'esplorazione del rover Curiosity della NASA. Tubo di gomma staccatosi dal rover o forma di vita aliena?

La valutazione preliminare del team della NASA è che l'oggetto luminoso possa essere materiale proveniente dallo stesso rover e non di origine marziana.
Sembrerebbe infatti essere un filo di materiale plastico, probabilmente benigno, ma non è stato definitivamente identificato.

Per procedere con cautela, il team sta continuando le indagini per un altro giorno prima di decidere se riprendere l'elaborazione del campione. I piani includono le immagini ambientali riprese con il Mastcam.
Un campione di sabbia e polvere raccolte il Sol 61 sono rimaste per precauzione nella paletta. I piani per il trasferimento dalla paletta per l'analisi e l'elaborazione sono state rinviate in seguito a questa scoperta.





L'indagine preliminare rivela che l'oggetto possa essere un certo involucro di plastica, come ad esempio un tubo utilizzato intorno ad un filo, forse caduto dal rover dal Mars Science Laboratory in fase di discesa durante lo sbarco in agosto.

Questo strano oggetto ha attirato non solo l'attenzione degli scienziati della NASA, ma di tutto il pubblico che sta seguendo con trepidazione l'esplorazione marziana di Curiosity, soprattutto da internet.

Questo oggetto non è una sicuramente una roccia e non è un grumo di polvere. Con un pó di immaginazione sembrerebbe quasi la pelle di un serpente scartato dopo la muta o forse qualcuno avrà immaginato che sia un qualche tipo di pianta aliena o un verme.

Attendiamo ulteriori news da parte della NASA, ma l'ipotesi che si tratti di un qualche tipo di forma biologica aliena è bassissima.




Foto
Credit: NASA / JPL-Caltech

A cura di Arthur McPaul

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121010152853.htm

mercoledì 10 ottobre 2012

Dieci Mesi Per Tehran


Continua senza sosta l'estenuante propaganda anti-iraniana da parte degli Stati Uniti, per ottenere dall'opinione pubblica, il via libera ad un attacco militare. Gli Illuminati spingono per la distruzione di Teheran, ma era sempre mancato il movente...

L'Iran é uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio e da tempo è ormai un obiettivo prioritario per gli Illuminati che come sappiamo, controllano l'economia mondiale.
A suo sfavore, inoltre, l'Iran è governato da un presidente-dittatore, Mahmud Ahmadinejad, poco simpatico e poco incline al piegarsi ai voleri delle multinazionali staunitensi.

La guerra all'Iran, già da anni preparata a tavolino dagli stratega militari americani per nome e per conto degli Illuminati, potrebbe tuttavia essere imminente, almeno da quanto emerge dal nuovo rapporto pubblicato dall'Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale..

Il rapporto, offre infatti stime sulle scorte di uranio e sui tassi di arricchimento in base ai dati delle ispezioni delle Nazioni Unite e dall'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (AIEA).

Per accumulare i 25 chilogrammi di uranio altamente arricchito che sono necessari per una sola arma nucleare, l'Iran "richiederebbe almeno 2-4 mesi", dice il rapporto.

La relazione appare sostanzialmente in linea con la posizione del governo degli Stati Uniti la quale afferma che l'Iran, una volta preso la decisione di costruire una bomba, potrebbe impiegare solo pochi mesi per produrre e costruire un dispositivo atomico.

Il segretario alla Difesa Leon Panetta ha detto l'11 settembre, che gli Stati Uniti avrebbero circa un anno per intervenire se l'Iran decidesse di costruire un'arma nucleare.
Ma il tempo necessario per l'Iran per uscire dal trattato di non proliferazione nucleare basterebbe ugualmente.

"Inoltre, gli Stati Uniti e i loro alleati manterranno la capacità di reagire con forza a qualsiasi decisione iraniana di uscirne" ha detto Panetta.

"L'Iran potrebbe produrre sufficiente WGU (uranio per le armi) più velocemente di quanto gli ispettori dell'AIEA possano rilevare", scrivono inoltre gli autori del rapporto.

Nonostante le ripetute accuse da parte di paesi occidentali e le conclusioni assai critiche da parte degli ispettori delle Nazioni Unite, l'Iran insisterebbe nel suo programma nucleare esclusivamente per scopi pacifici.

Gli Stati Uniti sarebbero sotto pressione da parte di Israele per fissare una scadenza precisa di un'azione militare, ma il volere degli Illuminati è al momento quello di cercare di tenere Tehran al tavolo dei negoziati.

L'Iran nega che sia alla ricerca di armi atomiche, sostenendo che il suo programma nucleare è per scopi energetici e civili.

Una volta che l'Iran abbia ottenuto abbastanza materiale per una bomba, sarebbe estremamente difficile per le Nazioni Unite o i paesi esterni, intervenire.

"Se l'Iran ha prodotto con successo, abbastanza WGU per un'arma nucleare, il processo di militarizzazione conseguente potrebbe non essere rilevabile fino a che l'Iran non testi il suo dispositivo nucleare. Pertanto, la strategia più pratica per impedire all'Iran di ottenere armi nucleari è quello di evitare l'accumulo di quantità sufficienti di materiale nucleare", conclude il rapporto.

La crisi economica mondiale che sta attanagliando attualmente l'Euro ed Eurolandia, potrebbe essere la conseguenza di un piano prestabilito per spingere il Governo degli USA a programmare un forte attacco militare all'Iran.

Basti pensare alla Grande crisi del 1929, che portó da lì a a pochi anni alla seconda guerra mondiale e anche in quel caso fu la Germania, il paese pilota che ne esasperó le tensioni internazionali.

Il tracollo dell'Euro, sarebbe l'apice del fallimento per i traffici commerciali internazionali e del progetto di un New World Order (NWO) per i Gran Maestri Illuminati.

Allora, la ricetta che potrebbe rimettere in moto le fabbriche di tutto il mondo, garantendo un abbassamento della disoccupazione e una nuova rinascita statunitense, potrebbe essere la guerra, così come é sempre stato.

Questa volta l'obiettivo è appunto l'Iran, che non accetta di aprirsi slle multinazionali, che rende difficile l'approvvigionamento del petrolio in Medio Oriente, che minaccia Israele con le armi atomiche, che fa da polveriera pronta a spingere il mondo islamico alla rivolta ecc. ecc.

Se gli ispettori presto diranno che Tehran ha la bomba, allora tutta l'opinione pubblica si lascerà influenzare e non ci saranno veti sfavorevoli affinché Tehran vada distrutta.

E' così che i Gran Maestri hanno deciso, ed è cosi che sarà probabilmente.

Dopo la tempesta, peró, ci sarà poi il bel tempo in tutto l'Occidente, fino a quando ovviamente bisognerebbe poi trovare un nuovo nemico per inscenare una nuova crisi.
Passo dopo passo, si arriverà a fondare il NWO, che hanno tanto proclamato in conferenza tutti i presidenti d'Occidente, da G.W. Bush al nostro caro e simpatico Napolitano.

Nel 2013, probabilmente in primavera o al massimo a settembre, potrebbe partire l'attacco all'Iran. La conseguente ripresa potrebbe esserci già per il 2014.


A cura di Arthur McPaul


Fonte: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/iran/9595505/Iran-could-make-nuclear-bomb-within-10-months.html

venerdì 5 ottobre 2012

Un Pianeta Per Alpha Centauri


E' emerso nel corso degli ultimi anni che le stelle che ospitano esopianeti hanno meno ferro rispetto alle stelle prive di essi.

Una piccola parte di questi elementi sono in genere rinchiusi nei pianeti rocciosi e negli asteroidi nati dal condensamento del disco di polvere e ghiaccio che circondava la stella nascente.
Gli elementi non riescono a cadere nella loro stella per arricchirla chimicamente. Anche un pianeta massiccio come solo un paio di volte la Terra lascerà un deficit rivelatore nella chimica della stella.

Con una precisione straordinaria, Ivan Ramirez dell'Università del Texas a Austin ha studiato la composizione di 11 stelle.
La giusta combinazione di elementi poteva tradire la presenza di pianeti giganti terrestri e gassosi e raccontare come essi si sono formati.

L'indagine spettroscopica di Ramirez ha scoperto che il 15 per cento delle stelle di tipo solare hanno indizi della presenza di pianeti terrestri, vale a dire una percentuale leggermente inferiore alle stime di rilevazione da parte dell'osservatorio spaziale Kepler della NASA.

Le stelle binarie 16 Cygni sono state usate come un buon banco di prova. La stella compagna in cui è stato trovato un pianeta ha una carenza lieve di elementi più pesanti rispetto alla sua compagna.
Ma di gran lunga il candidato più emozionante è a solo 4,3 anni luce dalla Terra e si chiama Alpha Centauri A, la più grande stella del sistema stellare triplo. Rispetto all'85 per cento dei gemelli solari studiati nell'indagine di Ramirez, ha la temperatura più vicina e l'abbondanza di ferro simile al nostro Sole.

Ramirez ha detto che questi fattori sosterrebbero con forza la presenza di uno o più pianeti terrestri che circondano la stella. Molte ricerche sono in corso, ma nessuna prova ne ha accertato la presenza.
La stella compagna più vicina, Alpha Centauri B è abbastanza lontana per consentire ad un pianeta di avere un'orbita stabile intorno ad entrambe.

Trovare un pianeta vicino ad Alpha Centauri A fornirebbe un forte incentivo a costruire nuovi telescopi spaziali per decifrare i segreti della sua atmosfera e in futuro molto più lontano, cercare oceani e continenti.

Poiché Alpha Centauri è della stessa età del Sole, sarebbe naturale pensare che un pianeta con elementi atmosferici come l'ozono, ossigeno il metano e l'anidride carbonica avrebbe avuto abbastanza tempo per evolversi in forme di vita multicellulari e scoprire magari la presenza di una seconda Terra.

Diverebbe poi naturale ideare qualche mezzo super tecnologico capace di viaggiare almeno al 10 per cento della velocità della luce per poter essere raggiunto in poco più di 40 anni, ovvero quello che potrebbe essere il "progetto Apollo" per il prossimo secolo.




A Cura Di Arthur McPaul adattato dalla fonte

Fonte:
http://news.discovery.com/space/earth-like-planet-might-whirl-around-alpha-centauri-a-121003.html

mercoledì 3 ottobre 2012

Un'Altra Piramide Pre-Diluviana?


Ovunque si scavi, sembrano affiorare piramidi. Questa volta il celebre edificio ciclopico sembra essere stato scoperto a Gunung Padang, Cianjur, West Java, sotto quella che sembra non essere una montagna naturale, ma opera di una civiltà sconosciuta risalente ad oltre 12.000 anni fa.

Gunung Padang è un sito megalitico che si trova nel villaggio di Karyamukti, nella reggenza di Cianjur, West Java di Indonesia , 50 km a sud-oves t della città di Cianjur o 6 chilometri dalla stazione Lampegan, ed è il più grande sito megalitico nel sud-est asiatico.
La piramide sarebbe situata a circa 885 metri sul livello del mare e il sito si estende su una collina che presenta una serie di terrazze delimitate da muri di pietra a cui si accede per passi successivi dopo circa 400 gradini.

La gente del posto considera il luogo come sacro e ritengono che il sito risalga al tempo del re Siliwangi e fu il tentativo di costruire un palazzo in una notte.

Una seria indagine è stata condotta nel 2012 dalla quale sono emerse molte novità.
Il sito è risalente a 6500 anni, dato desunto dalla datazione radiometrica al carbonio, ma dai 3 o 4 metri sotto la superficie agli 8 ai 10 metri risale a 12.500 anni fa.
Sulla base di dati geoelettrici, georadar e geomagnetici almeno fino a 15 metri sotto la superficie ci sono grandi camere.
Il lato sud presenta 5 terrazze di pietra, il lato est dispone di 100 terrazze in pietra con larghezza e altezza 2×2 metri, nel lato ovest ci sono anche terrazze in pietra, ma è ancora coperto dalla terra e vegetazione, nella parte nord, oltre ad una scala di 1,5 metri di larghezza ci sono anche terrazze.
L’area del sito è di circa 25 ettari.
La costruzione della parete di terrazze è simile al Machu Pichu in Perù.

L’immagine radar mostra che la montagna nasconde enclavi di roccia che assomigliano a santuari. Se questa ipotesi è corretta, allora l’edificio che è stato dimenticato per migliaia di anni sarà considerato alla stregua delle piramidi in Egitto.
Il mistero del sito di Monte Padang.

L’età della “piramide” potrebbe risalire dal 4,700 ai 10,900 aC, rispetto all’età delle piramidi di Giza in Egitto, che sono solo del 2.500 aC.
I geologi continuano ad essere scettici circa la scoperta della “piramide” ritenendola di origine naturale. A loro avviso è troppo presto per giungere a queste conclusioni.

Si è cominciato a parlare di Gunung Padang dopo un sisma avvenuto a circa quattro miglia a nord del sito. Il team che fece le prime scoperte era formato da personale speciale del Presidente per l’assistenza sociale e Catastrofe naturale Arief Andi.

La polemica esplose dopo che Andy ha annunciato all’inizio dello scorso anno che ci fosse una specie di piramide a Padang Gunung. “E’ chiaro che il sito nasconde delle cavità”, ha detto Andi. “A prima vista, non sembra una montagna, ma qualcosa di artificiale.”
Il suo sospetto che fosse un manufatto è sorto guardando la forma della montagna che è quasi come un triangolo, visto dal nord.
Andi Arief dice che il lavoro del suo team di Padang Gunung è quasi finito. Ma per arrivare a delle conclusioni occorrerà attendere l’esito degli scavi in loco, che saranno molto costosi e si protrarranno nel tempo’,” ha affermato.

Siamo forse in procinto di riscrivere parte della storia dell'umanità. alla luce delle nuove scoperte che in ogni parte del mondo vengono effettuate?




A Cura Di Arthur McPaul adattato dalla fonte

Fonte:
http://www.express-news.it/scienza/misteri/la-misteriosa-piramide-di-gunung-padang-avrebbe-12-500-anni

martedì 2 ottobre 2012

Vesta Pianeta Mancato?


Un'immagine presa dal veicolo spaziale Dawn della NASA, il 24 luglio 2011, mostra gli avvallamenti lungo l'equatore dell'asteroide Vesta (Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA)

Un vasto sistema di avvallamenti trovati sull’asteroide Vesta ha sorpreso gli scienziati. Sulla base delle immagini fornite lo scorso anno dal veicolo spaziale Dawn della NASA durante il suo passaggio vicino all’asteroide, i ricercatori hanno effettuato nuove misurazioni della topografia di Vesta, da cui hanno tratto alcune ipotesi sulla formazione di queste molteplici depressioni. Secondo Debra Buczkowski, del dipartimento di Fisica Applicata della Johns Hopkins University, la cui ricerca sarà pubblicata online questo sabato su Geophysical Research Letters, Vesta è stato caratterizzato da forti collisioni che hanno formato le profonde crepe presenti sulla sua superficie. Questo sarebbe stato possibile perché l’asteroide avrebbe al suo interno una differenziazione di livelli in un nucleo, un mantello e una crosta di base. Per questo, i suoi strati hanno densità differenti, che reagiscono diversamente alla forza di impatto e rendono la sua superficie ricca di avvallamenti. “Dicendo che è differenziato, stiamo praticamente affermando che Vesta era un piccolo pianeta che provava a formarsi”.

La ricerca ha mostrato la presenza di segni di roccia ignea su Vesta, segno che questa roccia era una volta fusa sull’asteroide. Questa anomalia, dato che la maggior parte degli asteroidi sono molto semplici, sarebbe la prova della sua struttura differenziata. Sempre secondo Buczkowski, le crepe trovate sulla superficie dell’asteroide sarebbero dei graben, cioè delle fosse tettoniche. “Le immagini della missione Dawn mostrano che le depressioni di Vesta hanno molte delle qualità dei graben” ha detto Buczokwski. “Ad esempio le pareti degli avvallamenti su semplici asteroidi come Eros e Lutetia sono a forma di V. Quelli di Vesta, invece, hanno piani o piatti o curvi e hanno pareti distinte su entrambi i lati, come la lettera U”.

Vesta è il secondo asteroide più massiccio del Sistema Solare ed è largo un settimo della Luna. È percorso da un vasto sistema di depressioni. La più grande, denominata Divalia Fossa, supera la dimensione del Grand Canyon e si estende per 465 chilometri di lunghezza, 22 chilometri di larghezza e 5 chilometri di profondità.

La sonda Dawn ha lasciato l’asteroide per esplorare un altro asteroide, Cerere.




A Cura Di Sivia Dragone

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/09/27/vesta-pianeta-mancato/

Nuovo Impatto Su Giove


Riportiamo la notizia di quanto avvistato dall'astrofilo Dan Peterson di Racine nel Wisconsin, che ha avvistato con un pregevole telescopio amatoriale Meade 12-inch LX200GPS, un flash luminoso vicino all’equatore di Giove.

Dopo aver segnalato l'evento alla comunità scientifica, l’astrofotografo George Hall di Dallas stava filmando Giove con un piccolo telescopio e una webcam:
“Se Peterson non avesse avvistato l’evento e non lo avesse segnalato, non avrei rivisto in dettaglio i miei video per individuare l’impatto” ha spiegato Hall alla rivista New Scientist. Il fotografo dei cieli è riuscito, infatti, a catturare un video di quattro secondi di un lampo luminoso sul lato orientale di Giove.

Secondo gli astronomi, molto probabilmente l’evento è stato causato dall’impatto di una cometa o di un asteroide. Grazie all’aumento delle osservazioni, negli ultimi tre anni su questo pianeta sono stati avvistati quattro impatti.
“Non è che su Giove questi eventi siano diventati più frequenti”, ha spiegato Franck Marchis del SETI Institute di Mountain View, in California.
“È solo che adesso gli astronomi dilettanti hanno la capacità di individuarli. Noi non possiamo osservare il pianeta continuamente".




Vedere in tempo reale l’impatto e studiare le cicatrici lasciate su Giove darà agli scienziati spiegazioni uniche sulle proprietà atmosferiche del gigante gassoso. Questo tipo di eventi potrà fornire agli astronomi maggiori elementi sullo studio delle collisioni tra asteroidi, dando un quadro più preciso delle dimensioni e del numero degli oggetti di questo tipo che affollano il Sistema Solare. Gli impatti ripresi su Giove contribuiranno a redigere il primo censimento dei corpi con 100 metri di diametro e di quelli più piccoli nella parte esterna del Sistema Solare.

“La recente ondata di impatti mette in evidenza il ruolo di Giove come “spazzino cosmico”, che con la sua attrazione gravitazionale sgombera il sistema solare dai detriti che altrimenti potrebbero colpire la Terra” dice Glenn Orton del NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California.

Foto e video in Alto:
(Credit: George Hall Footage)

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/09/13/un-lampo-su-giove/

Curiosity Mostra Pietre Modellate Dall'Acqua


Il rover Curiosity della NASA, ha inviato a terra una foto che mostra quello che gli scienziati aspettavano da sempre: le tracce inequivocabili della presenza di acqua liquida su Marte.

Nella foto in alto è risultato evidente che la roccia marziana ha subito la modellazione diretta di un flusso scorrevole di acqua.
In base alle forme e alle dimensioni delle ghiaie, gli scienziati hanno capito che l'acqua si stava muovendo a circa 3 metri al secondo. Questa è la prima volta che è possibile vedere una prova netta e inequivocabile di pietra trasportata dall'acqua su Marte.

Il sito si trova tra il bordo a nord del cratere Gale e la base del Monte Sharp, una montagna all'interno del cratere. L'immagine mostra un conoide alluvionale di materiale colato giù dal bordo, attraversato da molti canali.

La forma arrotondata di alcune pietre appartenenti al conglomerato indica che il trasporto è avvenuto da lunga distanza sopra il bordo, in cui un canale denominato Pace Vallis alimentava il conoide alluvionale.
L'abbondanza di canali nella ventola tra il cerchio e conglomerato suggerisce che i flussi erano continui o che si sarebbero ripetuti per un lungo tempo.
Le ghiaie presenti nei conglomerati, vanno dai granelli di polvere alle dimensioni di una pallina da golf, sia angolari che arrotondati.

Le forme e le dimensioni indicano che tali ghiaie non sono state trasportate dal vento ma da un flusso d'acqua, secondo Rebecca Williams del Planetary Science Institute di Tucson, in Arizona.
Il Curiosity sarà utilizzato per scoprire altre aree dove scorreva l'acqua liquida ma la pendenza del Monte Sharp in Gale Crater rimane la destinazione principale del rover. I minerali argillosi e il solfato rilevati dall'orbita, potrebbero custodire prodotti chimici organici a base di carbonio che sono gli ingredienti possibili per la vita.

"Un lungo ruscello fluente può essere un ambiente abitabile", ha detto Grotzinger. "Non è la nostra migliore scelta come ambiente per la conservazione delle sostanze organiche, però, fino al Monte Sharp, potremmo trovare il nostro primo ambiente potenzialmente abitabile".

Durante i due anni di missione primaria del Mars Science Laboratory, i ricercatori useranno i 10 strumenti di Curiosity per verificare se le zone del Gale Crater abbiano mai offerto condizioni ambientali favorevoli per la vita microbica.

Foto in Alto:
(Credit: NASA's JPL - Curiosity Rover)

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2012-305#5

lunedì 1 ottobre 2012

I Flash Dallo Scontro Dei Buchi Neri


Secondo la relativita di Einstein, ogni volta che degli oggetti massicci interagiscono tra loro, avverrebbe la produzione di onde gravitazionali, le cosiddette distorsioni nel tessuto dello spazio e del tempo, che si propagano verso l'Universo alla velocità della luce. Mentre gli astronomi hanno trovato prove indirette di questi disturbi, le onde hanno finora eluso il rilevamento diretto. Gli osservatori a terra progettati per trovarli sono sul punto di ottenere una maggiore sensibilità e molti scienziati pensano che questa scoperta sia ormai imminente.

Quando i buchi neri della massa di milioni di Soli si scontrano tra di essi, producono onde gravitazionali ondulate che si propagano così lentamente che non sono rivelabili con strutture terrestri. Gli scienziati avranno bisogno di strumentazione più potente come l'Antenna Spaziale a interferometria laser, che è una priorità per la comunità astronomica.

Un team che include gli astrofisici del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, sta attendendo quel giorno, utilizzando dei modelli computazionali per esplorare le fusioni di super buchi neri.
Il loro più recente lavoro indaga sul tipo di "flash" che potrebbe essere visto dai telescopi prodotto da un evento del genere.

Lo studio delle onde gravitazionali darà agli astrofisici un'opportunità senza precedenti per testimoniare i fenomeni più estremi dell'Universo, portando a una nuova comprensione delle leggi fondamentali della fisica, come la morte delle stelle, la nascita dei buchi neri e forse, i primi momenti dell'Universo.

Un buco nero è un oggetto così grande che nulla, nemmeno la luce, può sfuggire alla sua attrazione gravitazionale.
La maggior parte delle grandi galassie, compresa la nostra Via Lattea, contengono un buco nero centrale che milioni di volte la massa del Sole e quando due galassie si scontrano, i loro buchi neri diventano un sistema binario vicino.

"I buchi neri quando orbitano uno intorno all'altro perdono energia orbitale attraverso l'emissione di forti onde gravitazionali e questo fa sì che le loro orbite si riducono. I buchi neri innescano una spirale uno verso l'altro e alla fine si fondono", ha detto l'astrofisico John Goddard Baker.
Vicino a queste masse titaniche in movimento, lo spazio e il tempo diventano flessibili e si deformano. Il disturbo forma delle increspature come sulla superficie di uno stagno, spingendo le onde sismiche che si propagano in tutto l'Universo.
Mentre le onde gravitazionali promettono di svelare agli astronomi molte cose sui corpi che le hanno create, non possono fornire un'informazione fondamentale sulla posizione esatta della fonte. Quindi, per capire veramente un evento di fusione tra buchi neri, i ricercatori hanno bisogno di un segnale elettromagnetico di accompagnamento, un lampo di luce, che va dalle onde radio ai raggi X, che permetterà di individuare con i telescopi la galassia ospite della fusione.

Comprendere le controparti elettromagnetiche che possono accompagnare la concentrazione dei buchi neri, rappresenta il difficile compito di monitoraggio delle complesse interazioni con i dischi di gas caldo e magnetizzato che li circondano e che possono orbitare fino a oltre la metà della velocità della luce.

Dal 2010, numerosi studi che utilizzano ipotesi semplificatrici hanno scoperto che la fusione potrebbe produrre un lampo di luce, senza conoscere come questo si sia verificato, o se l'emissione fosse stata abbastanza forte da essere rilevabile dalla Terra.
Per esplorare il problema in modo più dettagliato, un team guidato da Bruno Giacomazzo presso l'Università del Colorado, Boulder, ha compreso grazie alle simulazioni al computer Baker ciò che accade nel gas magnetizzato (chiamato anche plasma) nelle ultime fasi di una fusione con il buco nero.
Il loro studio è stato pubblicato nell'edizione del 10 giugno del Astrophysical Journal Letters.

Le simulazioni riportano le complesse interazioni elettriche e magnetiche nel gas ionizzato, noto come magnetoidrodinamica, nell'estremo ambiente ambiente gravitazionale determinato dalle equazioni della relatività generale di Einstein, un compito che richiede l'uso di avanzati codici numerici e velocissimi supercomputer.

Entrambe le simulazioni riportate nello studio, sono state eseguite sul supercomputer Pleiades del NASA Ames Research Center di Moffett Field, in California.

Ulteriori simulazioni sono state eseguite sui supercomputer Ranger e Discover, rispettivamente presso l'Università del Texas, Austin, e il Centro NASA per simulazioni climatiche a Goddard, al fine di valutare gli effetti in diverse condizioni iniziali, con un minor numero di orbite e altre varianti.

"Quello che colpisce nella simulazione magnetica è che il campo magnetico iniziale del disco si è rapidamente intensificato di circa 100 volte e il buco nero risultante dalla fusione è circondato da un più caldo, più denso e più sottile disco di accrescimento che nel caso non fosse non magnetizzato".
ha spiegato Giacomazzo.

Nell'ambiente turbolento in prossimità dei buchi neri, il campo magnetico si intensifica quando diventa contorto e compresso e gli studiosi suggeriscono che la simulazione di ulteriori orbite comporterebbe un'amplificazione ancora maggiore.
Il risultato più interessante della simulazione magnetica è lo sviluppo di una struttura ad imbuto, con una zona che si estende fuori dal disco di accrescimento in prossimità del buco nero.
"Questo è esattamente il tipo di struttura necessaria per guidare i getti di particelle che vediamo dai centri di galassie attive con un buco nero attivo", ha detto Giacomazzo.

L'aspetto più importante di questo studio è la luminosità del flash della fusione. Il team ritiene che il modello magnetico produce emissioni con getti a vista che sono circa 10.000 volte più luminosi rispetto a quelli osservati negli studi precedenti, che hanno esemplificato ed ignorare gli effetti di plasma nei dischi di fusione.
"Abbiamo bisogno di onde gravitazionali per confermare che una fusione tra buchi neri si sia realmente verificata" ha detto Baker .

Foto in Alto:
(Credit: NASA's Goddard Space Flight Center; P. Cowperthwaite, University of Maryland)

Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/09/120927153118.htm