Eclisseforum.it ha intervistato in esclusiva il Professor Lorenzo Verderame, ricercatore e docente di Assiriologia presso l’università La Sapienza di Roma, di cui riportiamo la biografia alla fine dell’articolo.
Gli argomenti trattati e le domande poste, riguardano le civiltà mesopotamiche in generale, la figura del controverso scrittore Zecharia Sitchin, il famoso pianeta Nibiru e altre curiosità sulle lingue e le culture mesopotamiche.
Ringraziamo il Prof. Verderame per la cortesia e la disponibilità che ci ha dimostrato, nonchè per lo straordinario contributo che ci ha offerto, concedendoci quest’intervista.
L’articolo è il frutto del lavoro di squadra di staff e utenti del nostro forum, è rappresenta uno dei primi tasselli di un più ampio progetto di divulgazione che continuerà nei prossimi mesi, affrontando molti temi controversi nei loro molteplici aspetti, come parte del grande progetto di ConoScienza condivisa per cui è nato questo portale.
A cura di "Il Padre della Menzogna".
Una necessaria premessa. Alcune delle domande da voi poste, in particolare le prime, non possono trovare una risposta esauriente in questo breve spazio. Esse toccano problemi più ampi e generali, come il concetto di “civiltà” e “progresso”. Per necessità dunque risponderò brevemente ricorrendo in molti casi a generalizzazioni e semplificazioni.
In questa rassegna non vorrei risultare in alcun modo offensivo nei confronti dei lettori appassionati di un tipo di letteratura che, tuttavia, non può considerarsi in alcun modo scientifico.Anch’io sono cresciuto nutrito dai volumi di Peter Kolosimo che mio padre comprava e ho conservato un certo affetto verso questo genere. Rispondendo alle vostre domande mi si chiede, tuttavia, un parere in quanto ricercatore di lingue antiche e come tale ho proceduto. Per non tediarvi e non apparire pomposo, ho evitato di infarcire il testo con lunghe citazioni, ma ho riportato al termine una bibliografia scientifica attendibile, reperibile, in alcuni casi anche online.
1.Professore, sappiamo che ci sono difficoltà nel tradurre le scritture di civiltà scomparse, distanti nel tempo e nello spazio dalla nostra. Come si opera nel campo per comprendere ciò che è scritto in un’altra lingua e attraverso quali strumenti potete poi assegnare, in maniera oggettiva ed univoca, ad un simbolo/parola il giusto significato? Attraverso quale processo si svolge la “certificazione” di una traduzione affinché risulti attendibile?
La riscoperta di antiche culture e la decifrazione delle stesse procede per quelle che, partendo dal celebre caso del geroglifico egiziano, si chiamano “stele di Rosetta”, ovvero documenti il cui testo, invariato nei suoi tratti principali, è reso in due lingue o scritture differenti. Conoscendo una delle due lingue si può procedere alla decifrazione dell’altra. Si tratta, in parole povere, di una chiave di decrittazione e in tal senso operarono i primi decifratori del cuneiforme che, non conoscendo né la scrittura, né la lingua espressa, procedettero praticamente faticosamente alla cieca.
Nel 1857 si svolse a Londra il famoso esperimento che ratificò ufficialmente la decifrazione del cuneiforme: la Royal Asiatic Society fornì in busta chiusa un testo cuneiforme a quattro esperti (Hincks, Rawlinson, Oppert, Fox Talbot), le cui traduzioni indipendenti, ma corrispondenti nei tratti principali, dimostrarono che le conoscenze sino allora raggiunte e i metodi e strumenti creati permettevano una decifrazione corretta. Quindi una interpretazione non “soggettiva” e personale, ma “oggettivamente” provata a prescindere dal singolo studioso.
Ai giorni nostri ogni “certificazione” di una traduzione o di una lettura di un segno, etc. procede allo stesso modo, ovvero mediante il confronto, la critica e il riconoscimento della comunità scientifica.
Il processo di comprensione del sumerico e dell’accadico, tuttavia, ha proceduto lentamente. Non è stata un’impresa che un solo uomo o una sola generazione ha portato a compimento. Essa è il frutto della somma degli studi precedenti, compresi gli errori e i vicoli ciechi. A questo si aggiunga la casualità dei ritrovamenti archeologici e la difficile situazione politica del Vicino Oriente nell’ultimo mezzo secolo.
2. Come definirebbe il grado di civiltà e il livello tecnologico delle popolazioni mesopotamiche (Sumeri, Assiri, Babilonesi)?
È difficile rispondere a questa domanda che comporta spesso una certa relazione tra civilizzazione = progresso = tecnologia. È importante puntualizzare, per i meno esperti, che la Mesopotamia è una piana alluvionale praticamente priva di qualsiasi materia prima, se si eccettua l’argilla e la canna (e il petrolio per i tempi moderni) e con queste gli abitanti dell’alluvio mesopotamico hanno creato praticamente tutto: dagli strumenti per scrivere (tavoletta d’argilla e calamo fatto di canna) alle grandi costruzioni, come li Ziqqurat in mattoni d’argilla. Contrariamente all’Egitto la cui abbondanza di pietra, in particolare granito, ha permesso di creare monumenti imperituri che si considerano ancora oggi tra le più grandi meraviglie del passato, poco rimane delle antiche costruzioni mesopotamiche. Anche il legname era una materia prima preziosa, raramente usata in costruzioni, figurarsi se lo si poteva utilizzare come combustibile per cuocere i mattoni. Questi dunque, come avviene ancora ai giorni nostri, erano seccati al sole.
La forza delle civiltà sta sicuramente nella cooperazione/cooptazione delle grandi masse per grandi opere idrauliche (canali, dighe, etc.). Infatti il suolo della bassa Mesopotamia, paludoso, se lavorato è molto fertile, ma c’è bisogno appunto della collaborazione di tutti. È da questa necessità di controllo delle masse che sono nate le città e gli stati, la burocrazia e la scrittura, il controllo politico e teologico.
L’assenza di materie prime spinse gli abitanti della Mesopotamia sempre alla ricerca di soluzioni sostitutive, sviluppando quindi una tecnologia basata principalmente sulle poche risorse disponibili. Un esempio, solo per rendere l’idea dell’inventiva e delle risorse mesopotamiche: l’apprezzatissimo e raro lapislazuli, originario di una regione dell’Afghanistan, fu in parte sostituito da una “pietra” artificiale, costituita da sabbia e argilla.
3.Quali erano le conoscenze in campo astronomico dei Sumeri delle altre civiltà mesopotamiche di quel periodo? Conoscevano i pianeti? Avevano maturato una cosmogonia?
Le conoscenze astronomiche mesopotamiche sono strettamente legate alla ragioneria e al computo. La dea sumera Nisaba, letta anche Nidaba, è la dea dei cereali e patrona del computo, strettamente legato all’immagazzinamento, e, indirettamente delle conoscenze astronomiche. Di lei si dice che misura il cielo e la terra, e “conta i giorni”. La relazione di Nisaba con le stelle è evidente dal nome del suo tempio, “casa/tempio delle stelle” (e-mulmul) e da uno dei suoi principali attributi, la tavoletta di lapislazzuli definita “tavoletta delle stelle del cielo (puro)” (dub-mul-an(-ku)). Nonostante i vari riferimenti agli astri e altri elementi che suggeriscono una conoscenza profonda delle cose celesti da parte dei Sumeri del III mill., oco sappiamo delle loro conoscenze astrologiche e astronomiche. Di fatto nei successivi periodi si continueranno ad usare i nomi sumeri dei corpi celesti.
All’inizio del II mill. A.C. assistiamo ad una diffusione della letteratura in lingua accadica e ad un ampiamento dei generi letterari documentati, compresi i testi relativi ai movimenti celesti. Risale al XVIII sec. A.C. l’osservazione del ciclo di Venere registrata su di una tavoletta del periodo del re Ammi-ṣaduqa, uno dei successori di Hammurabi di Babilonia. Si tratta di un importante documento che permette di ancorare alla datazione astronomica la cronologia storica dell’antico Oriente. Nei secoli successivi compariranno importanti composizioni “astronomiche”, come il MUL.APIN, che registrano conoscenze dei moti celesti maturate nei secoli precedenti.
Per evitare lunghe e pedanti discussioni, possiamo dire che i testi del periodo “classico” (metà del II mill.) documentano una conoscenza approfondita dei pianeti e del loro ciclo oltre alle costellazioni, i confini delle quali e anche alcuni loro nomi coincidono con quelle greche. Molte di queste conoscenze, quali lo zodiaco e il calcolo sessagesimale (per es. la misurazione del tempo) e dell’arco, sono giunte immutate sino ai nostri giorni.
Tali conoscenze sono il frutto di un’osservazione costante: ogni giorno gli scribi mesopotamici osservavano e registravano i movimenti astrali; tali registrazioni erano conservate anche per secoli e lo studio dei loro dati aveva permesso di scoprire i movimenti dei pianeti e altri fenomeni, quali il ciclo del Saros.
Anche la matematica era molto sviluppata: in una civiltà fondata sull’estrema burocratizzazione e controllo di entrate ed uscite, si svilupparono presto calcoli complessi, come quello forfettario, e la geometria per la progettazione per esempio di opere idrauliche.
Risalgono all’inizio del II mill. una serie di tavolette con la rappresentazione di alcuni teoremi, tra cui quello di Pitagora!
Per quanto riguarda la cosmogonia, se intendiamo questo termine in senso moderno, la risposta è sicuramente negativa. Sumeri e Accadi avevano diverse idee della creazione del mondo, conservateci nei testi letterari e mitologici, tra cui anche la volta celeste e il ciclo dei pianeti. Nel noto passo della Tavola V dell’Enūma eliš, il poema della creazione babilonese, il dio Marduk
«Fece apparire le stazioni dei grandi dèi
e stabilì le “immagini” delle stelle, le costellazioni,
definì l’anno, del quale tracciò il quadro
e stabilì tre stelle per ogni mese.
Quando ebbe tracciato il “disegno” dell’anno,
fissò la stazione di Nebiru, per far conoscere le loro (delle stelle) relazioni
e in modo che nessuna di esse sbagliasse il suo percorso,
stabilì i sentieri di Enlil ed Ea».
4.Veniamo a Zecharia Sitchin. Come vengono considerate le sue traduzioni e le sue interpretazioni dei testi cuneiformi dal mondo accademico? La sua opinione personale?
Nel mondo accademico non vi è alcuna considerazione dei lavori di Sitchin ed il suo nome, quale autore di opere pseudo-scientifiche, è pressoché sconosciuto. A prescindere dalla generale chiusura degli ambienti accademici, non esistono lavori di Sitchin che possano ritenersi scientifici, per varie ragioni. Sitchin, come altri autori del genere, costruisce le sue teorie sulla traduzione di passi e non sull’interpretazione del testo originale, nonostante proclami di essere l’unico a conoscere il cuneiforme. A tal uopo, per sfatare dubbi e miti, l’Assiriologia, ovvero la disciplina che studia le culture che si sono espresse tramite la scrittura cuneiforme come quella sumerica e accadica, esiste da oltre un secolo ed è insegnata in molte università del mondo. Sebbene meno nota e appariscente della sorella Egittologia, è in continuo sviluppo e annualmente molti studenti frequentano i corsi di lingua e letteratura sumerica e accadica.
5.Sitchin afferma che i Sumeri ebbero contatti con razze extraterrestri, che la stessa razza umana sia una creazione extraterrestre. Aggiunge che le conoscenze astronomiche dell’epoca fossero tali da arrivare a definire un sistema solare così come oggi lo conosciamo e tali da permettere il calcolo di orbite e masse planetarie. Inoltre, secondo Sitchin, nel 2000 a.c. sarebbe scoppiata una guerra nucleare tra “extraterrestri” e la ricaduta nucleare sarebbe “il vento malvagio”che distrusse Ur. Egli avrebbe desunto tutto questo dalla traduzioni di cilindri, sigilli e tavolette mesopotamiche. Esiste qualche riscontro oggettivo di queste affermazioni?
Intanto dovremmo chiaramente distinguere le fasi di quelle che sono state le civiltà mesopotamiche che si sono sviluppate in circa tre millenni. Non possiamo appiattire l’evoluzione delle conoscenze maturate in secoli di osservazioni e farne un unico mucchio da cui attingere singoli dati fuori contesto.
Dunque, come già accennato, abbiamo pochissimi dati circa le conoscenze dei Sumeri nel III mill. e solo pochi indizi, per cui affermare che le loro conoscenze astronomiche fossero evolute è un’illazione. Inoltre, molte culture anche non complesse (quelle che si chiamerebbe “preistoriche”) hanno conoscenze astronomiche estremamente sviluppate, derivate dall’osservazione, senza che si debba attribuire a fattori esterni, tali conoscenze.
Per quanto riguarda la guerra nucleare e il vento malvagio che avrebbe distrutto Ur, alla fine di questo periodo il grande regno con capitale proprio ad Ur cadde. La letteratura posteriore attribuì alla decisione del consiglio divino la fine della dinastia, fine che ebbe luogo su un piano mitico tramite una tempesta distruttrice, sul piano umano tramite l’invasione di genti dalle montagne orientali. La tempesta distruttrice, spesso accompagnata da piena e diluvio, è l’arma prediletta delle divinità: Enlil la scatenò contro l’umanità con lo scopo di sterminarla nel celebre mito del diluvio. Entrambe le idee, quella della tempesta e della piena, sono strettamente legate alla realtà geofisica della Mesopotamia: le nubi cariche di pioggia, sin dall’antichità rappresentate come un gigantesco uccello dalla testa leonina, producevano improvvise piene incontrollabili causate dall’assenza di rocce. Gli stessi letti dl Tigri e dell’Eufrate sono fangosi e il loro corso, in particolare quello del Tigri, può mutare annualmente e investire le città o allontanarsi da esse determinandone la distruzione. Quindi si tratta di un motivo antico e costante nell’immaginario della regione. Non ci sono tracce di guerre per questo periodo.
L’archeologia inoltre non ha fornito alcuna traccia di distruzioni diffuse e in particolare proprio ad Ur c’è una continuità abitativa che indica un periodo di passaggio non traumatico.
6.Esiste un testo cuneiforme che parla di un pianeta chiamato Nibiru e che ne descrive caratteristiche fisiche ed orbitali?
Neberu in accadico significa “traghetto”. È un termine utilizzato per indicare anche alcuni corpi celesti in molti testi sia letterari che astronomico/astrologici. Va precisato infatti che a fianco di alcuni nomi associati in modo univoco ad un pianeta o stella, è sviluppato in Mesopotamia un sistema legato all’interpretazione teologica ed esoterica per cui alcuni astri possono avere più di un nome, associato ad un dio (Marte) o ad una caratteristica (rosso); in alcuni casi, inoltre, tali nomi sono volutamente ambigui e utilizzati per diversi corpi celesti. Nel caso di Neberu lo si definisce in vari passi come uno dei nomi del pianeta Giove; il passo sopra citato dall’Enūma eliš sembrerebbe indicare invece una stella fissa, forse la polare. Non vi sono invece descrizioni chiare delle caratteristiche fisiche (ma neanche per altri corpi) o orbitali di Neberu.
7.Nella mitologia Sumera/Babilonese/Assira e nei loro scritti, c’è qualche riferimento che possa far pensare che tali popoli avessero un livello tecnologico avanzato o che fossero venuti in contatto con qualcuno che possedesse una tecnologia paragonabile o superiore alla nostra?
No.
8. Sitchin collega molti elementi tratti dalle sue traduzioni di testi Sumeri, con avvenimenti narrati nella Genesi biblica, lasciando intendere che quest’ultima derivi in grande parte proprio dalla mitologia Sumera. Ad esempio, gli Anunnaki della mitologia Sumera, secondo Sitchin, sarebbero i Nephilim che compaiono nella Bibbia. Cosa può dirci a riguardo? Esistono riscontri oggettivi per queste supposizioni?
La relazione tra elementi della tradizione letteraria sumero-accadica e la successiva tradizione biblica sono note sin dalle prime scoperte delle tavolette cuneiforme nel XIX sec. Tra questi il più noto è il caso della narrazione del diluvio e l’arca di Noè. Nella religione sumerica gli Anunna(ki) sono gli dèi superiori e gli Igigi quelli inferiori. I Giganti (Nephilim) e l’idea dell’unione tra esseri sovraumani e donne umane è assente da qualsiasi fonte mesopotamica. L’idea generale di un contatto tra il divino e l’umano nella religione mesopotamica è totalmente assente. Persino l’idea di eroe in senso greco (figlio di un dio e un essere umano) è assente e documentato unicamente in un unico eccezionale caso, Gilgameš (si legge Ghilgamesh).
9.Sitchin afferma che dal sigillo VA 243 sia possibile ricavare che i Sumeri conoscessero 12 pianeti, compresi Sole e Luna. Può confermare questa interpretazione o si tratta di forzature?
Si tratta di forzature. Sole e Luna sono astri noti per ovvietà a tutte le culture. Oltre a questi vi era Venere identificata con la dea Inanna/Ištar, e poi i pianeti Marte, Mercurio, Giove e Saturno. Assieme a questi astri principali venivano spesso rappresentate anche le Pleiadi, simbolizzate da sette pallini. Queste rappresentazioni si trovano sui kudurru, pietre di confine coperte con segni astrali e simboli divini.
10.Alcune curiosità: come venivano rappresentati Sole, Luna e Stelle dai popoli Mesopotamici? Avevano una simbologia fissa e univoca, oppure gli stessi simboli venivano usati per indicare l’uno o l’altro astro o addirittura altri oggetti? E’ vero che nell’Enuma Elish il termine GA.GA corrisponde a Plutone? Cosa vuol dire la parola Nibiru?
Mentre per gli astri più importanti vi erano differenti nomi, i simboli che li rappresentavano erano fissi. Come detto le pleiadi erano rappresentati da sette pallini, Sole, Luna e Venere coincidenti con tre delle divinità principali, erano rappresentati da un astro iscritto in un cerchio con piccole differenze l’una dall’altro. Per gli altri pianeti non abbiamo rappresentazioni, ma si usano i simboli delle divinità ad esse associate.
11.Per finire, cosa si sente di dire a coloro i quali ritengono che Zecharia Sitchin fosse un brillante studioso, pioniere della traduzione di testi Mesopotamici, osteggiato dal mondo accademico per le sue scomode scoperte?
Il mondo accademico è sicuramente un ambiente chiuso, tuttavia, in particolare nel mondo dell’antichistica e, più specificamente, del Vicino Oriente antico le poisizioni e i punti di vista sono tra i più diversi. Basti pensare che tra questi studiosi ci sono molti che appartengono a ordinamenti religiosi e svolgono le loro ricerche avendo in mente di confermare le rispettive fedi. Nel secolo passato diverse persone hanno proceduto a leggere e interpretare in maniera personale le fonti mesopotamiche, in particolare quelle che descrivono riferimenti ai corpi celesti. La tentazione non ha risparmiato neppure il fisico Stephen Hawkins che in un suo volume ha interpretato il mito di Gilgameš come una rappresentazione astrale.
Per quanto riguarda Sitchin, che io sappia non ha mai tentato di far parte di quell’ambiente accademico che lo vorrebbe osteggiare.
Nel suo curriculum inoltre non è specificato in nessun luogo dove avrebbe svolto tali studi. Di sicuro non esistono traduzioni di testi mesopotamici da parte di Sitchin a me note e le sue pubblicazioni mostrano solo una grande creatività spesa a favore di coloro che apprezzano tale genere.
BIBLIOGRAFIA:
Traduzioni italiane di testi sumerici e accadici:
Bottéro, J., & Kramer, S. N. (1992). Uomini e dèi della mesopotamia. Alle origini della mitologia. Torino: Einaudi.
Castellino, G. R. (1977). Testi sumerici e accadici. Torino: UTET.
Pettinato, G. (2001). Classici delle religioni: Mitologia sumerica. Torino: UTET.
La letteratura sumerica si può trovare in trascrizione (ovvero resa in alfabeto latino della scrittura cuneiforme) può trovarsi alla pagina del progetto The Electronic Text Corpus of Sumerian Literature (ETCSL): http://etcsl.orinst.ox.ac.uk/
Un motore di ricerca per materiale mesopotamico è www.etana.org
Opere introduttive all’astronomia e astrologia mesopotamica in lingua italiana:
Neugebauer, O. (1974). Le scienze esatte nell’antichità. Milano: Feltrinelli.
Pettinato, G. (1998). La scrittura celeste. Milano: Mondadori.
Pichot, A. (1993). La nascita della scienza. Mesopotamia, egitto, grecia antica. Bari: Dedalo.
Walker, C. B. F. (1997). L’ astronomia. Prima del telescopio. Bari: Dedalo.
Alcune importanti opere in altre lingue:
Brown, D. (2000). Mesopotamian planetary astronomy-astrology. Groningen: Styx.
Horowitz, W. (1998). Mesopotamian cosmic geography. Winona Lake: Eisenbrauns.
Hunger, H., & Pingree, D. E. (1989). MUL.APIN : An astronomical compendium in cuneiform. Horn: F. Berger.
Hunger, H., & Pingree, D. E. (1999). Handbuch der Orientalistik: Astral sciences in Mesopotamia. Leiden – Boston – Köln: Brill.
Koch-Westenholz, U. (1995). Mesopotamian astrology. An introduction to Babylonian and Assyrian celestial divination. Copenhagen: The Carsten Niebuhr Institute of Near Eastern Studies.
Reiner, E. (1995). Astral magic in Babylonia. Philadelphia: The American Philosophical Society.
Rochberg, F. (2004). The heavenly writing: Divination, horoscopy, and astronomy in Mesopotamian culture. Cambridge – New York: Cambridge University Press.
Weidner, E. F. (1915). Handbuch der babylonischen Astronomie. Leipzig: J. C. Hinrichs.
Catalogo dei corpi celesti nella letteratura mesopotamica:
Gössmann, F. (1950). Planetarium babylonicum, oder die sumerisch-babylonischen Stern-namen. Roma: Papstl. Bibelinstituts.
Kurtik, G. E. (2007). ЗВЕЗДНОЕ НЕБО ДРЕВНЕЙ МЕСОПОТАМНН [the star heaven of ancient mesopotamia]. St. Petersburg: Aletheia.
Un ottimo sito ricco di informazioni e bibliografia è quello di van Gent, Bibliography of Mesopotamian Astronomy and Astrology
ESTRATTO DALLA BIOGRAFIA del Prof. Verderame, Biografia Completa:
Carriera accademica:
Lorenzo Verderame si è laureato presso la “Sapienza” Università di Roma nel 1998 discutendo una tesi in Assiriologia dal titolo “Le tavole I-XIV della serie astrologica mesopotamica Enuma Anu Enlil” e presso il medesimo ateneo ha coseguito il dottorato in “Studi Filologici e Letterari sul Vicino Oriente Antico e l’Iran pre-islamico” nel 2004 con la tesi “Il ruolo degli ‘esperti’ (ummânu) nel periodo neo-assiro”. Dal 2005 al 2009 è stato docente di Storia del Vicino Oriente Antico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo. Dal 2008 è ricercatore in Assiriologia presso la “Sapienza” Università di Roma.
Pubblicazioni:
Tra le principali pubblicazioni monografiche: Le Tavole I-VI della serie astrologica Enuma Anu Enlil, NISABA 2, Messina, 2002; (con F. D’Agostino) Umma Messenger Texts in the British Museum, Part Three (UMTBM 3), Supplemento alla Rivista degli Studi Orientali LXXVI, Roma, 2003; (con J. Politi) Drehem Texts in the British Museum (DTBM), NISABA 7, Messina, 2005; (con F.N.H. al-Rawi) Testi amministrativi neo-sumerici da Umma conservati al British Museum (NATU II), NISABA 11, Messina, 2006. Sono in preparazione Il rituale del re sostituto in Mesopotamia, The Role of the “Scholar” (ummânu) in the Neo-Assyrian Period, The Astrological Series Enuma Anu Enlil:Chapters VII-XIII, gli ultimi due per la casa editrice Brill.
Ricerca:
Gli ambiti di ricerca di Lorenzo Verderame sono i testi magici e divinatorii, la religione, i documenti amministrativi ed economici del III mill., gli studi tecnologici. Da vari anni si occupa, in collaborazione con altri colleghi, dell’edizione di testi astrologici e astronomici mesopotamci, in particolare della serie astrologica Enuma Anu Enlil, di cui ha curato l’editio princeps delle Tavole I-VI e sta preparando quella delle Tavole VII-XIII.
Progetti di Ricerca:
Dal 2008, in seguito ad un accordo con il British Museum, è il responsabile per il progetto di riedizione completa del materiale lessicografico e scolastico mesopotamico. Altri progetti di ricerca cui la cattedra di Assiriologia collabora sono: l’edizione ed il catalogo dei documenti neo-sumerici inediti del British Museum e di altre collezioni del Regno Unito; in collaborazione con F. Pomponio (Università di Messina), P. Mander (IUO Napoli), F. D’Agostino (“Sapienza” Università di Roma); il progetto di collaborazione con lo State Board of Antiquities della provincia del Dhi Qar (Nasiriya, Iraq).
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A cura di Padre Della Menzogna
Fonte:http://www.eclisseforum.it/2011/07/20/le-civilta-mesopotamiche-zecharia-sitchin-e-nibiru-intervista-esclusiva-al-prof-verderame/