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mercoledì 1 settembre 2010

I dischi dei Dropa: leggenda, fandonia o verità?

 

I Dropa (noti anche come Dropas, Drok–pa o Dzopa) sarebbero, secondo alcuni controversi scrittori, una razza di nani extraterrestri, atterrati vicino al confine cinese–tibetano circa dodicimila anni fa. Gli scettici notano, tuttavia, un certo numero di incongruenze e la mancanza di prove d’appoggio. Il caso presenta notevoli dubbi circa la realtà delle più sensazionalistiche notizie sui Dropa. I critici più duri sostengono che l'intera vicenda è una beffa.
La presunta scoperta – Chi Pu Tei, professore di archeologia presso l'Università di Pechino, avrebbe compiuto una spedizione con un gruppo di studenti per esplorare una serie di grotte nelle montagne himalayane prive di sentieri del remoto Bayan–Kara–Ula, nel Qinghai, al confine tra la Cina e il Tibet. Le grotte potevano essere state scolpite artificialmente per costituire un sistema di tunnel sotterranei e magazzini. Le pareti erano squadrate e vetrificate, come se fossero state tagliate nella montagna con un gran calore.
Essi avrebbero scoperto molte file di tombe contenenti piccoli scheletri, alti circa 130 cm, dalle teste anormalmente grandi, ma con i corpi piccoli, sottili e fragili. Un membro del gruppo suggerì che potessero essere i resti di una specie sconosciuta di gorilla di montagna. Si dice che il Prof Chi Pu Tei rispondesse: "Chi ha mai sentito parlare di scimmie che si seppelliscono l'una con l'altra?"

Non c’erano epitaffi presso le tombe, ma sarebbero stati trovati centinaia di dischi di pietra ("Dropa Stones") larghi una trentina di cm, con buchi nei loro centri del diametro di circa 2 cm. Sulle pareti erano scolpite le immagini del sole che sorge, luna, stelle, la terra, le montagne, e linee punteggiate che collegavano la terra con il cielo. Insieme con i dischi, i disegni della grotta furono datati a circa 12.000 anni fa.

I dischi dei Dropa
Si racconta che ogni disco di pietra fosse inciso con due belle scanalature a spirale dal bordo del buco nel centro del disco, in modo forse simile al disco di Festo.
I dischi sarebbero stati classificati insieme ad altri reperti di spedizione e conservati all’Università di Pechino per vent’anni, durante i quali i tentativi per decifrarli non ebbero successo. Quando i dischi furono attentamente esaminati dal Dr Tsum Um Nui di Pechino verso il 1958, questi avrebbe concluso che ogni scanalatura effettivamente consisteva di una serie di piccoli geroglifici, di modello e d’origine sconosciuti. Le righe di geroglifici erano così piccole che una lente d’ingrandimento fu necessaria per vederle chiaramente. Molti dei geroglifici erano stati cancellati dall’erosione. Quando il Dr Tsum decifrò i simboli, essi avrebbero raccontato la storia di un'astronave dei Dropa, precipitata sulla Terra, e dell'uccisione della maggior parte dei sopravvissuti da parte di tribù locali, chiamate Ham.

Secondo Tsum Um Nui, una delle linee di geroglifici reciterebbe: “I Dropas sono venuti giù dalle nuvole nei loro aeromobili. I nostri uomini, donne e bambini si nascosero nelle grotte dieci volte prima del sorgere del sole. Quando finalmente capirono il linguaggio dei segni dei Dropas, capirono che i nuovi arrivati avevano intenzioni pacifiche.... “ Un'altra sezione esprime il “rammarico” degli Ham per il fatto che l'imbarcazione degli alieni fosse precipitata in una remota e inaccessibile catena montuosa e che non vi fosse stato modo di costruirne una nuova, per consentire ai Dropas di tornare al loro pianeta.

La relazione del Dr Tsum dovrebbe essere apparsa in una rivista scientifica nel 1962. Egli sarebbe stato successivamente messo in ridicolo, sino al punto di auto–imporsi l’esilio in Giappone, dove sarebbe morto. L'Accademia di preistoria di Pechino non gli ha mai permesso di pubblicare le sue conclusioni e non ne parla mai.
"Tsum Um Nui" non è un vero e proprio nome cinese, e i critici suggeriscono che il Dr Tsum può non essere effettivamente esistito. Tuttavia Tsum Um Nui è un nome giapponese adattato alle lingua cinese. Non vi è alcuna prova di lui al di là della storia dei Dropa.

Ulteriori ricerche
Nel 1965, il professor Chi Pu Tei e quattro dei suoi colleghi avrebbero finalmente avuto il permesso di rivelare la loro teoria e l’avrebbero pubblicata con il titolo “Le scritte a scanalature riguardanti le navi spaziali che, come registrato sui Dischi, sbarcarono sulla Terra 12.000 anni fa”.
La documentazione di circa 716 dischi con scanalature, scoperti in seguito nelle stesse grotte, racconta una sorprendente storia di una sonda spaziale inviata dagli abitanti di un altro pianeta. Dopo l'atterraggio nella catena montuosa di Bayan–Kara–Ula – si dice che quelle scritture narrino – le intenzioni pacifiche degli stranieri confusero i membri della tribù Ham, abitanti delle vicine grotte, che diedero la caccia agli extraterrestri e li uccisero.
Le foto che pretendono di mostrare i dischi Dropa sono in realtà dei dischi Bi, trovati a migliaia in tutta la Cina, soprattutto nelle Province del Sud. I dischi Bi hanno una gamma di dimensioni da pochi centimetri a diverse decine di centimetri (alcuni piedi), e sono il più delle volte fatti o di giada o nefrite, con un piccolo foro centrale rotondo o quadrato.



La maggior parte dei dischi Bi data al periodo neolitico (circa 3000 a.C.), ma se ne trovano fino al periodo della dinastia Shang. I dischi Bi più recenti del periodo Shang sono di solito più riccamente scolpiti, con draghi, serpenti e, talvolta, pesci, e utilizzati in cerimonie rituali.
La maggior parte dei dischi Bi neolitici è stata trovata in siti tombali. Essi erano sepolti sotto la testa o i piedi del defunto. E' stato teorizzato che ciò fosse per assistere lo spirito del defunto. Nessun disco Bi è stato trovato contenente iscrizioni o scanalature a spirale, come narra la storia dei Dropa riferita da autori come Hartwig Hausdorf. 

Si dice che i dischi Dropa siano di soli 12 pollici (30 cm) di diametro. Tuttavia, una foto in bianco e nero proposta da Hausdorf e altri per visualizzare un disco Dropa mostra chiaramente il disco appoggiato su un sedile, ed è chiaramente più largo in diametro (diversi piedi) e non presenta segni di sorta.


Le ricerche degli scienziati russi
Scienziati russi avrebbero chiesto di vedere i dischi e molti di questi sarebbero stati inviati a Mosca per l'esame. I dischi furono grattati per pulirli da particelle di roccia che si erano incrostate e poi furono sottoposti ad analisi chimica. Per la sorpresa degli scienziati, i dischi contenevano grandi quantità di cobalto e altre sostanze metalliche. Inoltre, se messi su un piatto speciale, secondo il Dr Vyatcheslav Saizev, che descrisse gli esperimenti nella rivista sovietica Sputnik, essi vibrano o "ronzano" in un insolito ritmo, come se una carica elettrica passasse attraverso di loro o, come suggerì uno scienziato, "come se essi formassero una parte di un circuito elettrico". Ad un certo tempo, essi devono essere stati chiaramente esposti ad una tensione straordinariamente alta. "Essi sembrano come antichi dischi rigidi, e ruotano come i dischi rigidi che abbiamo oggi. Forse se riuscissimo a leggere questi antichi dischi rigidi, ci sarebbe possibile trovare risposte".

Le foto di Wegerer
L’ingegnere austriaco Ernst Wegener avrebbe fotografato nel 1974 due dischi che corrispondevano alle descrizioni dei dischi di pietra dei Dropa. Egli partecipava ad una visita guidata del Museo Banpo a Xian, quando vide i dischi di pietra in mostra. Egli sostiene di aver visto un buco al centro d’ogni disco e geroglifici in parte incisi a spirale come scanalature.



Il disegno che Wegener avrebbe fatto di un disco Dropa: sembra l’ingenua rappresentazione di un disco in vinile, fatta da un bambino, con due soli solchi a spirale, di lunghezza piuttosto ridotta.


Wegerer avrebbe chiesto ai manager del Museo Banpo maggiori informazioni sui pezzi in vetrina. La guida culturale non sapeva nulla della storia delle pietre, anche se era in grado di raccontare una storia completa su tutti gli altri artefatti di creta. Lei sapeva solo che i dischi di pietra erano "oggetti di culto" di poco conto.
A Wegerer sarebbe stato consentito di prendere uno dei dischi in mano. Egli avrebbe stimato il loro peso a 1 kg (2 libbre) e il diametro a 30 cm (un piede). I geroglifici non possono essere visti nella sua foto, perché si sarebbero sbriciolati in parte, e il flash della fotocamera ne avrebbe fatto sparire i dettagli fini, come le scanalature a spirale. Perciò di solito i siti che ne parlano suppliscono con un disegno esemplificativo della sua descrizione.
Pochi giorni dopo la sua visita, si racconta che la direttrice sia stata rimossa dal suo posto di lavoro senza rivelarne la ragione. Lei e i due dischi di pietra sono scomparsi, secondo il professor Wang Zhijun, il direttore del Museo Banpo, nel marzo del 1994.

Ricerche di conferme
Negli anni trascorsi dal momento della scoperta del primo disco, archeologi e antropologi avrebbero appreso di più sulla zona isolata di Bayan–Kara–Ula. La maggior parte delle informazioni è stata interpretata come sostegno alla storia registrata sui dischi.
Leggende presumibilmente ancora conservate nella zona parlerebbero di piccoli, esili uomini dalla faccia gialla, “venuti dalle nuvole, molto, molto tempo fa”, che avevano enormi teste sporgenti e corpi sottili ed erano così brutti e repellenti che erano evitati da tutti. "Uomini con i cavalli rapidi" diedero la caccia ai brutti nani. Stranamente, la descrizione degli "invasori" si dice corrispondente a quella degli scheletri che sarebbero stati originariamente trovati nelle grotte dal professor Chi Pu Tei.

Le critiche
I critici hanno ampiamente respinto la pretese di cui sopra, sostenendo che sono una combinazione di truffa e leggenda urbana. Ad esempio, lo scrittore David Richie prende atto che i racconti sui Dropa abbiano incuriosito Gordon Chreighton, un Fellow della Royal Antropological Society e della Royal Geographical Society. Dopo le sue indagini, Chreighton giudicò le sensazionalistiche narrazioni relative ai Dropa–Extraterrestri come "prive di fondamento", e dettagliò le proprie conclusioni in un articolo per Flying Saucer Review (La Rivista del Disco Volante).
Non esistono prove rintracciabili o credibili per questa teoria, né si può dimostrare che ne siano esistite in passato. I fautori della storia dei dischi dei Dropa sostengono che ciò sia il risultato di perturbazioni sociali, causate dalla Rivoluzione Culturale cinese, e di una cospirazione di "coverup" da parte delle autorità cinesi. Tuttavia questa storia supera i confini della Cina. Gli oppositori sostengono che è ampiamente dimostrato che si tratti di un falso imbastito da Erich von Däniken.
Di seguito è riportato un dettagliato resoconto della maggior parte delle pretese sensazionalistiche sulla storia dei Dropa/ Extraterrestri:

1. La presunta scoperta
Non ci sono menzioni di 'Tsum Um Nui' in nessun luogo, poiché si suppone che egli sia fuggito dalla Cina e sia morto in Giappone negli anni 1960, ciò non può dipendere dalla teoria di una coverup comunista attuata dalla Rivoluzione Culturale. Inoltre, non vi è alcuna traccia del 1938 di una spedizione archeologica alla catena di Banyan Kara Ulla. Nessuna "Peking Academy of Pre–History" è mai esistita. 

2. Le prime Fonti
La prima menzione della storia è nel libro pieno di frottole di Erich von Daniken del 1968, “Carri degli Dei”. Il libro è stato ampiamente criticato in quanto inaffidabile. Di fatto, la stragrande maggioranza dei nomi e delle fonti del libro non può essere confermata, e non si può dimostrare l’esistenza dei seguenti studiosi sovietici o cinesi, al di fuori di questa storia: Cho Pu Tei, Tsum Um Nui, Ernst Wagener, Vyatcheslav Saizev, e Sergei Lolladoff. Per dirne di più, Däniken dice che la sua principale fonte per la parte sovietica della storia fu lo scrittore di fantascienza Alexander Kazantsev; lo stesso Kazantsev tuttavia non è d'accordo col racconto di Däniken e dice che è stato Däniken a raccontare a lui la storia, non il contrario.

3. Fonti più tarde
Il libro “Dei Solari in Esilio”, “edito” da David Agamon, apparve nel 1978 per dare sostegno alla storia dei Dropa, ma Agamon ammise nella rivista “Fortean Times” nel 1988 che il libro era una finzione e che il suo presunto autore, un ricercatore britannico chiamato dottor Karyl Robin–Evans, era immaginario. Alcuni siti web pretendono di mostrare una foto del dottor Robin–Evans con il Dalai Lama: un fragile vecchio, a fianco del Dalai Lama attuale. La fotografia è abbastanza recente e non può essere il dottor Robin–Evans, il quale sarebbe morto nel 1978, secondo Hartwig Hausdorf.




4. Traduzione
Non vi è assolutamente alcun precedente di una lingua sconosciuta decifrata con successo. Tutte le lingue perdute dell’antichità sono state riscoperte solo perché erano sopravvissute in forme familiari per gli scienziati. Anche in tali casi, la decifrazione e la comprensione di queste antiche forme linguistiche e delle loro scritture di solito ha richiesto decenni a più squadre di linguisti altamente competenti, e le loro conclusioni sono costantemente oggetto di dibattito e di aggiornamento. Molti scritti antichi (in particolare il Lineare A dell'isola di Creta e il Rongorongo dell’Isola di Pasqua), hanno sfidato la decifrazione proprio perché non possono essere collegate a nessuna lingua conosciuta. Alla luce di questi fatti, ci sarebbe anche una maggiore difficoltà nel tradurre una vera e propria lingua extraterrestre. E' quindi altamente improbabile che un singolo studioso cinese privo di un’adeguata preparazione linguistica possa da solo decifrare una scrittura o lingua aliena nel suo tempo libero.
5. I Dischi

Tutto ciò che esiste dei presunti dischi alieni sono diverse fotografie riprese col grandangolare. I dischi fotografati, in primo luogo, non corrispondono alla descrizione di "dischi da 12 pollici ": i dischi fotografati sono molto grandi. In secondo luogo, le foto non mostrano nessuno delle presunte profonde scanalature. Infine, assolutamente nessuna foto, descrizione, analisi o nessun’altra prova dell’effettiva “scrittura aliena” appare in nessun luogo.

6. Si è supposto che i dischi siano stati immagazzinati in diversi musei in Cina. Nessuno di questi musei possiede o ricorda alcuna traccia di questi dischi, né può esserne trovata alcuna di quelli apparentemente inviati in URSS per l'analisi.

7. La tribù Dropa
Mentre si racconta che si tratti d’una tribù di deboli nani, in realtà i Dropas sono pastori nomadi che abitano la maggior parte dell’altopiano settentrionale tibetano. Anche gli Ham sono abitanti del Tibet, e tradizionalmente hanno fornito i guerrieri del Tibet: molte delle guardie del corpo del 13° Dalai Lama, durante la sua fuga dall’invasione cinese, erano Ham tibetani. La parola "Dropa", secondo Chrieghton, indica i nomadi residenti sugli altipiani tibetani, e può essere approssimativamente tradotta come "solitudine" o "isolato". Inoltre, Chreighton non ha descritto i Dropa come somiglianti a "trogloditi", o come nani, ma al contrario essi tendono ad essere piuttosto grandi e robusti, il che corrisponde alla loro attività di pastori. (Richie, 95–96)

traduzione a cura di Ellie Crystal 

Fonte: www.crystalinks.com/dropa.html

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