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martedì 19 gennaio 2010

Encelado si rifà la crosta



Strane cose stanno avvenendo su Encelado. La sonda Cassini ha immortalato la luna di Saturno mentre rigurgita dalla superficie lava di ghiaccio caldo proveniente dal mantello. Questi getti di grandi dimensioni osservati nelle regioni del Polo Sud rappresentano l’ultimo atto del tumultuoso e rarissimo processo di ricambio della crosta lunare, come hanno spiegato Craig O'Neill, della Macquarie University di Sydney, e Francis Nimmo, planetologo dell’Università della California Santa Cruz, nella ricerca pubblicata questa settimana su Nature Geoscience.


In base alle recenti osservazioni della missione ASI-ESA-NASA partita 12 anni fa alla volta di Saturno e della luna Encelado, i ricercatori hanno elaborato un modello di moti convettivi che finalmente spiegherebbe molte stranezze di questo satellite, come la sua superficie deformata e le correnti di calore. Circa quattro anni fa lo spettrometro a infrarossi di Cassini rilevò infatti un flusso di calore nella regione polare di almeno 6 gigawatt, l’equivalente di una dozzina di centrali elettriche. Inoltre anche la datazione della crosta di Encelado si è rivelata un puzzle per gli astrofisici a causa della grande variabilità: nell’emisfero nord alcuni crateri sembrano essersi formati più di 4 miliardi di anni fa, mentre la regione equatoriale avrebbe tra i 170 milioni e i 3,7 miliardi di anni. Le rocce al Polo Sud invece sarebbero molto più giovani, si sarebbero formate meno di 100 milioni di anni fa, alcune forse appena 500 mila anni or sono.

Tutti questi misteri si spiegherebbero con la nuova teoria per cui periodicamente parte del mantello interno di Encelado viene riciclato ed eruttato fuori attraverso bolle di ghiaccio leggero e caldo, mentre il ghiaccio freddo e pesante in superficie viene risucchiato all’interno della crosta. Questi forti moti convettivi, spiegano gli scienziati, potrebbero aver avuto ruolo anche nel plasmare la superficie di altri satelliti ghiacciati del Sistema Solare.
La cosa più sorprendente è che si tratta di fenomeni episodici: moti convettivi catastrofici di questo tipo durano circa 10 milioni di anni, intervallati da lunghi periodi di quiete che durerebbero da 100 milioni fino a 2 miliardi di anni. Encelado è stato attivo solo dall’1 al 10% della sua esistenza, e avrebbe riclicato in questo modo dal 10 al 40% della sua superficie. Gli autori hanno concluso che stiamo assistendo a una delle rare fasi di rifacimento del manto di Encelado.

link:
http://www.nasa.gov/mission_pages/cassini/media/cassini-20100111.html

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